Earth Defense Force 2025 – Earth Defense Force 2025

Dopo una breve parentesi americana, il brand Earth Defense Force torna nelle mani dei suoi creatori, i giapponesi Sandlot. La serie, che nel suo paese d’origine riscuote sempre un discreto successo, è giunta da noi in molte versioni e su piattaforme differenti, ma resta di nicchia, poco conosciuta e distribuita quasi sempre in un esiguo numero di copie. 
Con il passare degli anni comunque, conquista sempre maggior pubblico; il motivo di questo piccolo, ma grande successo è forse da ricercarsi nelle meccaniche di un gioco unico nel suo genere, nella recente introduzione del multiplayer online, o nella costante campagna di promozione attraverso i social network.

 

Earth Defense Force 2025, è il naturale seguito di Earth Defense Force 2017, uscito per la sola console Microsoft Xbox 360, nel 2006, e recentemente in versione portatile su PS Vita. Gli eventi di questo nuovo capitolo sono ambientati in Giappone, esattamente otto anni dopo la fine del precedente scontro, conclusosi con una spettacolare quanto improbabile ed iniqua battaglia “One man vs Mothership”, vinta, per convenzione narrativa, dalle forze di difesa. Questo è il passato in quanto, nel 2025, i Ravagers sono tornati e l’incubo ricomincia.


 

Originale, sotto ogni aspetto!

L’intera serie EDF è stata fin dal principio concepita come titolo “low budget”, i primi episodi per Playstation 2, facevano infatti parte della collezione “Simple 2000”, collana di titolo a basso costo di cui EDF era di fatto uno dei titoli di punta. Fatta questa piccola, ma necessaria premessa, in qualche modo si spiega perchè la parte tecnica sia meno curata e onestamente peggiore del titolo Sandlot. Pensate a un possibile difetto che spesso è motivo di chilometriche discussioni sui forum, qui c’è: compenetrazioni; rallentamenti; v-sync;  modelli poligonali elementari; il team giapponese non ci risparmia nulla e, a essere sinceri, sono gli stessi difetti che abbiamo incontrato giocando a EDF 2017. Anche il comparto audio é di basso livello, suoni e voci infatti arrivano con molta probabilità dal primissimo episodio, conferendo al gioco un’atmosfera da retrogame, quasi vintage. Qualche passo avanti comunque è stato fatto: l’ambiente circostante, che ricordo essere interamente distruttibile, se prima era possibile ridurlo a una discarica a spallate, ora risulta più solido e difficile da radere al suolo, e le stesse animazioni risultano più curate e meglio soggette alla leggi naturali.

Questo è il gioco che fa per voi
 

Non è un caso che abbia iniziato a parlare di EDF partendo dai difetti che scoraggerebbero maggiormente il giocatore; quindi, se a questo punto non avete ancora smesso di leggere, c’è in voi ancora speranza e una generalizzata non curanza tecnica non sarà certo un difetto così grande da impedirvi di apprezzare un gioco che possiamo definire unico nel suo genere.


 

Tanto semplice quanto divertente

Earth Defense Force è una serie dalle meccaniche semplici, di facile assimilazione; è di base uno sparatutto in terza persona che segue però uno schema differente dal solito TPS. Ogni partita è uguale all’altra, cambia, sul campo, lo scenario e la quantità e qualità dei nemici affrontati. Le partite sono organizzate in missioni, ogni missione propone uno scenario e uno schema d’attacco del nemico sempre uguale; è possibile affrontare la missione successiva solo superando la precendente; di fatto così, la storia segue una linearitá dei fatti e il giocatore impara partita dopo partita a prendere confidenza con il sistema di controllo.

Le zone di gioco sono molto vaste e in molti casi veri e propri scenari con i quali poter interagire (leggi distruggere!); non ci sono zone off-limits o nascondigli dove poter riprendere fiato, il solo vincolo è costituito da muri invisibili che delimitano il limite entro il quale la console sarebbe riuscita a gestire tutto quanto presente a schermo.
Se, dal punto di vista tecnico, non si notano grandi passi avanti, dal punto di vista del gioco è stato fatto uno sforzo in più. Arrivano infatti le classi, già viste in verità in alcuni episodi passati, ma qui implementate in maniera incisiva. Abbandoniamo le vesti dell’anonimo e sacrificabile soldato di fanteria, per diventare un Ranger, una Wing Diver, un Air Raider o un Fencer.
Ranger è la soluzione più bilanciata, veloce sul campo e dotato di una discreta potenza di fuoco, è la scelta migliore per un approccio classico al gioco, Wing Diver, il soldato più veloce, è dotato di un jetpack in grado di volare per brevi distanze, paga questa sua peculiarità con armi deboli ed una corazza quasi inesistente; Air Raider, soldato di supporto, non ha grande potenza diretta, ma è in grado di chiamare aiuti esterni come bombardamenti a tappeto o mezzi pesanti; Fencer, il soldato corazzato, in grado di sparare contemporaneamente con due armi, ha una grande potenza d’attacco e la miglior difesa del gruppo, potendo anche contare su uno scudo; è però molto lento nei movimenti.


 

La componente strategica

Nel corso di tutte le nostre partite, abbiamo potuto notare con piacere che Il livello di sfida risulta sempre ben calibrato, rendendo il gioco adatto a tutti; sono infatti cinque i livelli di difficoltà proposti, da “easy” fino ad “inferno”, quest’ultimo capace di rendere il gioco duro anche ai videogiocatori più esperti. Possiamo giocare le missioni a ogni livello,  ma otterremo armi nuove e potenti solo superando le missioni più difficili. Anche in questo nuovo episodio, i power up raccolti durante la missione saranno disponibili dalla prossima, strategicamente quindi può essere valido rigiocare qualche livello già vinto per guadagnare maggiore potenza di fuoco. È doveroso sottolineare che ogni elemento guadagnato sarà utilizzabile e disponibile solo per la classe di soldato usata durante la partita, questo significa che potenzialente, Fencer, Ranger, Wing Diver o Air Driver, sarà sempre una sfida nuova e un approccio differente alla missione.

Online, divertente e longevo
 

Come anticipato all’inizio della recensione, una delle più importanti novità di questo nuovo capitolo è la modalità multiplayer online; che affianca la collaudatissima e immancabile co-op split screen in locale. Grazie al supporto fino a quattro giocatori, e alla possibilità di entrare e uscire dalle stanze anche a missione in corso, é molto facile trovare la partita adatta a noi, o creare la nostra personale stanza. Le opzioni disponibili sono il livello di difficoltà, alcuni messaggi per indicare le caratteristiche della partita, la facoltà di limitare livello armi e armatura. Quest’ultima opzione si rivela particolarmente utile per mantenere la sfida sempre sui giusti livelli, impedendo di equipaggiare armi esageratamente forti.
Grazie al supporto di server dedicati, la stanza resterà attiva anche dopo l’uscita di chi l’ha creata, a partita avviata sarà comunque uno dei giocatori a fare da host, e in tutti i test effettuati non sembrano esserci problemi di lag, la partita sembra come se fosse giocata in single player. Ben presto sarà chiaro il vantaggio di giocare online, a fronte di una maggiore resistenza del nemico, il power up raccolto da uno dei membri della squadra viene automaticamente assegnato a tutti, la raccolta di armi e armatura diventa più facile, rapida e redditizia; giocare poi con altre persone, limita l’imbarazzante IA alleata, spesso impegnata a sparare contro i muri nella vana speranza di colpire l’avversario dietro nascosto. Menzione particolare infine alla possibilità di sfidare un amico 1 vs 1, sfortunatamente opzione attiva solo in locale e a schermo diviso), ma che é in grado di aggiungere una curiosa variante al gioco.

Concludendo (EDF! EDF! EDF!)
 

Earth Defense Force 2025 é un gioco particolare, carente dal punto di vista tecnico, ma dannatamente giocabile sia da solo che in compagnia. Si poteva forse fare un lavoro migliore sulla risposta dei comandi e su difetti più pratici come rallentamenti e compenetrazioni poligonali, ma lo sappiamo, il gioco perfetto non esiste. EDF si presenta come un gioco mordi e fuggi, da giocare con il cervello rigorosamente spento, e forse é per quello che ci piace.
 
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