F.E.A.R. Files – Recensione F.E.A.R. Files

Ritorno nel regno della P.A.U.R.A.

F.E.A.R. Files riunisce in un’unica confezione due espansioni stand-alone del capolavoro dei Monolith, quel F.E.A.R. che nel 2005 aveva contribuito a rendere decisamente poco tranquille le notti di tantissimi appassionati di videogiochi. Per quelli che non avessero mai sentito parlare di questo titolo, F.E.A.R. è un classico FPS dalle tinte fortemente horror, ispirato sotto tantissimi aspetti alle pellicole horror giapponesi (o ai loro rifacimenti americani) che all’epoca spopolavano nei cinema, con film quali “The ring”. Senza voler raccontare troppo della trama del capostipite della saga, F.E.A.R. vi mette nei panni di un giovane esponente di un corpo segreto dell’esercito degli Stati Uniti, l’unità F.E.A.R., che per i non anglofoni significa letteralmente “paura”, ma che in realtà è l’acronimo di “First Encounter Assault Recon”. Il compito di questa unità speciale è quello di intervenire in caso di crisi paranormali: proprio una di queste crisi avviene all’inizio del gioco, quando un uomo di nome Paxton Fettel scatena presso una sede della multinazionale Amacham, fornitrice di armi per l’esercito americano, il suo manipolo di soldati. Il problema è che nel luogo della crisi avvengono anche delle strane manifestazioni paranormali, il cui fulcro pare essere una bambina di nome Alma che appare improvvisamente portando morte e distruzione e che sembra collegata tanto a Paxton Fettel, quanto al protagonista del gioco. Il giovane esponente della squadra viene quindi mandato sul luogo della crisi, e da li comincia una storia ricca di suspence che portava ad un finale veramente spettacolare, ma che lasciava senza risposta tante domande. Delle due espansioni comprese in questo pacchetto, Extraction Point, precedentemente pubblicato per PC ma inedito per quanto riguarda la XBOX 360, continua le avventure del protagonista esattamente dal punto in cui si interrompeva la storia del gioco originale. Il soldato si ritrova isolato dalla sua squadra e dovrà fare di tutto pur di raggiungere il punto di estrazione dove potrà essere prelevato e portato finalmente in salvo. Ovviamente la minaccia paranormale non è certo scomparsa, così che il protagonista sarà continuamente ostacolato dalle manifestazioni di Alma, in un’avventura che vi farà fare diversi salti dalla sedia se giocata nelle giuste condizioni. La seconda espansione è invece Perseus Mandate: si tratta di una storia che si svolge parallelamente agli eventi narrati nel primo F.E.A.R. e ha un altro protagonista. Se gli eventi di Extraction Point portano a un finale che apre le porte all’imminente seguito, “F.E.A.R. 2: Project Origin”, la storia narrata in Perseus Mandate serve principalmente a svelare alcuni retroscena della saga. E’ difficile dire quale delle due campagne risulti migliore: sono tutte e due decisamente ben costruite come atmosfera, ma continuano a lasciare tantissime domande senza risposta (oltre ad aggiungerne delle nuove). Sarebbe stato auspicabile “regalare” qualche colpo di scena ai giocatori che invece dovranno aspettare il secondo capitolo della serie per avere le loro risposte.

          Uno dei primi scontri a fuoco, preludio di una delle situazioni più terrificanti!!!


Il gameplay e la tecnica

Il gameplay delle due espansioni non si discosta, nel bene e nel male, da quanto visto nel capitolo precedente. Ambedue i protagonisti posseggono la misteriosa abilità di potersi muovere in maniera estremamente veloce, che si riflette nel gioco con la possibilità di rallentare per un breve periodo il tempo, producendo un effetto di Slow Motion perfettamente integrato nel gameplay (in quanto senza usarlo è spesso difficilissimo uscire vivi dagli scontri a fuoco) e dalla resa grafica decisamente riuscita. L’arsenale vede il ritorno di tutte le armi del primo capitolo e qualche piacevole novità: la varietà è decisamente buona, sia perché ogni arma è perfettamente differenziata dalle altre, sia perché è importante usare l’arma giusta al momento e con il nemico giusto, pena una rapida sconfitta. A differenza di quanto avviene in altri FPS dovrete ben razionare le munizioni, in quanto vi ritroverete spesso a secco. Questo porta alla necessità di usare davvero tutte le armi, anche preferendo l’uso della pistola di base per gli scontri (apparentemente) più semplici in modo da conservare le poche munizioni delle armi più potenti per i momenti più caldi. Questo è un aspetto molto positivo del titolo, in quanto introduce un aspetto tattico spesso poco approfondito in altri FPS. L’aspetto più riuscito del titolo originale era indubbiamente l’intelligenza artificiale degli avversari, che viene ovviamente riproposta in tutto il suo splendore: nonostante siano passati quasi quattro anni, pochi giochi possono dire di essere riusciti ad avvicinarsi all’incredibile intelligenza dei nemici di F.E.AR.: questi sono decisamente agguerriti, sono in grado di nascondersi e creare incredibili strategie di attacco che, soprattutto ai livelli alti di difficoltà, saranno capaci di mettervi alla prova come pochi giochi riescono a fare.

                         Una delle nuove armi del gioco, in tutta la tua potenza

I difetti del precedente gioco rimangono tali e quali anche nel seguito: gli ambienti che percorrerete sono monotoni in quanto non vi è una grande varietà di ambientazioni durante il gioco. Sono state introdotte delle fasi all’esterno, che tuttavia era meglio non inserire nel gioco in quanto, se negli interni il motore grafico del gioco, non più all’avanguardia, fa comunque una buona figura, all’esterno la resa grafica è decisamente pessima. La longevità è buona: le due campagne durano singolarmente tra le sei e le otto ore a seconda del livello di difficoltà scelto (il sottoscritto consiglia i livelli di difficoltà superiori a normale, per godervi una vera sfida con una delle migliori AI di sempre). Una volta completata la campagna si può affrontare una difficilissima modalità chiamata “Azione istantanea”, dove si dovrà sopravvivere ad ondate di nemici agguerritissimi allo scopo di raggiungere la salvezza. Purtroppo difficilmente troverete altri spunti per giocare a questo titolo: il multiplayer è estremamente classico e decisamente sottotono. In effetti la saga non è mai riuscita ad imporsi tra gli appassionati di scontri on line, tant’è che ormai è davvero difficile trovare qualcuno che giochi con questo titolo sul Live. Il motore grafico ormai mostra i suoi quattro anni, pur regalando una resa grafica ancora accettabile che riesce a creare una buona atmosfera grazie ad un sapiente uso degli effetti, soprattutto per quanto riguarda le fasi paranormali. Anche il sonoro del gioco è funzionale alla creazione di un’atmosfera da incubo: gli effetti sonori contribuiranno ai numerosi salti sulla sedia, mentre la colonna sonora, che comunque non è certamente memorabile, limitandosi ad essere funzionale alla creazione dell’atmosfera, spesso sottolinea gli eventi e gli scontri cardine e viene usata con moderazione, in quanto gli eventi più terrificanti sono preceduti da momenti dove la componete musicale è, giustamente, assente.

             Spesso le situazioni horror sono di tipo psicologico… spegnete le luci!!!


Conclusione

F.E.A.R. Files è decisamente consigliato agli appassionati della serie, proponendo una formula praticamente identica al gioco precedente, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. I pregi ovviamente sono decisamente superiori, con due campagne appassionanti che purtroppo svelano ancora poco dei misteri della serie, limitandosi a fare da apripista per il seguito imminente. Ovviamente graficamente non è più all’avanguardia, ma grazie ad un’incredibile intelligenza artificiale e ad un’atmosfera da incubo è comunque un gioco che vale la pena di giocare. Peccato per il multiplayer, a cui ormai non gioca più nessuno: tenetene conto, qualora siate interessati principalmente a questo aspetto.

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