Fire Emblem: Three Houses – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

Sono passati più di dieci anni, ma finalmente Fire Emblem è tornato su una console principale Nintendo, dopo due capitoli (e un remake) approdati su 3DS, e continua così la sua evoluzione in un equilibrio tra la formula di gameplay inossidabile della serie e nuove feature a modellarne i contorni per creare un’esperienza sempre nuova.

Con Fire Emblem: Three Houses i ragazzi di Intelligent Systems ci permettono di forgiare il nostro piccolo esercito sin dall’adolescenza dei suoi componenti, direttamente dai tempi accademici, quando ancora l’ombra della guerra è solo uno spettro del passato, ma inevitabilmente destinato ad abbattersi nuovamente sulle loro terre.

Fire Emblem: Three Houses Garreg Mach

Equilibrio apparente

Ci troviamo nel Fódlan, un continente diviso in tre nazioni principali: l’Impero di Adrestian, il Sacro Regno di Faerghus e l’Alleanza di Leicester. Esse sono rivali ma allo stesso tempo in pace da anni, un equilibrio di potere amministrato e custodito dalla Chiesa di Seiros, un ordine religioso con un esercito indipendente che ha la propria sede principale nel Monastero di Garegg Mach, situato in una terra esattamente al centro tra di esse. In quanto paciere neutro, il Monastero è anche la residenza dell’accademia militare in cui vengono istruiti e formati i rampolli delle case nobiliari delle tre nazioni.

Il protagonista di Fire Emblem: Three Houses, di cui potremo personalizzare sesso e nome, è il figlio di un mercenario che un tempo era stato il capitano dei Cavalieri di Seiros, ormai ritiratosi. Padre e figlio si ritroveranno nuovamente nel monastero, dove l’Arcivescova ci chiederà di diventare uno dei professori che avrà il compito di formare una delle tre classi corrispondenti alle tre nazioni del Fódlan: le Aquile Nere di Adrestian, i Leoni Blu di Faerghus o i Cervi Dorati di Leicester.

A questo punto starà a noi scegliere quali studenti seguire, e con essi la loro personale prospettiva attraverso gli eventi che si succederanno in seguito. Una storia in cui l’amichevole rivalità dell’accademia dovrà lasciare il posto a conflitti ben più oscuri e sanguinosi.

La storia di Fire Emblem: Three Houses è suddivisa in due parti ben distinte: la fase iniziale che copre i mesi trascorsi nell’accademia che funge da preambolo e ha il ruolo di farci conoscere la situazione socio-politica del Fódlan, ma soprattutto i nostri studenti e quelli delle altre classi. Le prime avvisaglie della crisi sono già nell’aria e in più di un’occasione ci scontreremo contro personaggi che tramano nell’ombra qualcosa di bieco. Niente di davvero eclatante però succede fino a circa la metà del gioco, quando la tranquilla situazione di equilibrio cambierà radicalmente in una guerra vera e propria. La seconda parte racconta gli anni di conflitto, che cambieranno non solo gli equilibri di potere del Fódlan, ma soprattutto i protagonisti del suo destino: gli studenti del Monastero, un tempo compagni, ora divisi dalla guerra.

Questa duplice faccia dell’aspetto narrativo di Fire Emblem: Three Houses è sicuramente interessante, soprattutto perché ci permette di conoscere i diversi protagonisti in un contesto rilassato, approfondire le loro personalità e i rapporti tra di loro. Nonostante ciò, è anche vero che nella prima parte del gioco non succede niente di veramente significativo, a parte qualche missione in cui intravediamo per pochissimo i villain, e durando davvero molto (circa 20-30 ore) può spazientire chi è meno interessato ad approfondire il background dei personaggi ed è impaziente di vedere degli sviluppi più concreti della trama. Fortunatamente arrivati alla fine della prima parte gli eventi prendono una piega decisamente più coinvolgente ed emozionante, raccontando una storia epica di potere e amicizia sicuramente degna della serie.

Il grande punto di forza di Fire Emblem: Three Houses è la possibilità di scegliere una delle tre possibili storyline che ci porteranno attraverso gli eventi. Partendo dall’intuizione avuta per Fire Emblem Fates (e senza spaccare il gioco stavolta), gli autori ci offrono tre percorsi complementari, ognuno con i suoi personaggi a cui affezionarsi e le sue diverse battaglie da affrontare. Nonostante le numerose ore passate per finire il gioco con una delle classi, l’impulso di ricominciare scegliendone un’altra è davvero grande, e chiaramente questo va a moltiplicare la longevità del titolo. Preparatevi quindi a passare decine e decine di ore nel gioco, e a benedire la semi-portabilità di Nintendo Switch che vi permetterà di approfittare di ogni momento libero.

Fire Emblem: Three Houses Edelgard

Lezione Personale

L’impalcatura che regge Fire Emblem: Three Houses è fondamentalmente la stessa dei capitoli precedenti, con personaggi da potenziare non solo per livello di esperienza ma anche nelle disparate Competenze belliche, come abilità con vari tipi di arma, magie, ecc. Ora però le competenze potranno essere sviluppate non solo in battaglia, ma anche tramite l’istruzione accademica. Proprio il Monastero e il nostro ruolo di Professore sono al centro delle novità strutturali di Three Houses. Il ritmo dell’avanzamento di gioco è scandito in mesi, alla fine di ognuno dei quali non ci saranno esami scritti, ma missioni belliche affidateci dalla Chiesa di Seiros; avremo quindi circa un mese di tempo per prepararci. I giorni infrasettimanali passeranno automaticamente nella routine accademica (con alcune eccezioni per degli eventi particolari), mentre la domenica sarà libera e potremo agire attivamente. Potremo quindi scegliere se imbarcarci in battaglie fuori dal monastero per portare a termine missioni secondarie o combattimenti random per accumulare esperienza, oppure seguire seminari dei vari insegnanti presenti al Monastero che faranno aumentare automaticamente le nostre competenze belliche.

Tra le scelte principali c’è quella di esplorare il Monastero di Garegg Mach nei panni del Professore protagonista per interagire con gli studenti e intraprendere diverse attività per aumentare i loro livelli di Motivazione e Sostegno. La Motivazione è una sorta di “energia per lo studio”, la capacità di uno studente di sottoporsi all’istruzione personale del Professore. Ogni lunedì infatti, prima del normale ciclo settimanale di lezioni, potremo istruire direttamente alcuni studenti consumando i loro punti Motivazione per aumentare ancora di più le loro Competenze in modo mirato. Se ad esempio vogliamo che uno di essi sviluppi velocemente la maestria con l’arco sarà necessario aumentare la sua Motivazione la domenica e spenderla poi per aumentare il suo livello di competenza con quell’arma. Il Sostegno invece è praticamente una sorta di “livello di confidenza personale” già visto nei capitoli passati che permette di avere diversi benefici in battaglia e nello sviluppo; inoltre, come conseguenza di un Level-up del grado di Sostegno, la Motivazione di quello studente si riempirà completamente, pronta a essere utilizzata per potenziarlo ulteriormente. Ci sono diversi metodi per aumentare i livelli di Motivazione e Sostegno. Mentre esploriamo il Monastero è possibile incontrare e parlare con i diversi studenti, riportare loro oggetti che hanno perso in giro o fare loro dei regali appropriati ai rispettivi caratteri, invitarli a mangiare insieme, e così via.

I giocatori più ferrati in materia di JRPG avranno notato che tale struttura ricorda davvero molto quella dei titoli moderni della serie Persona di ATLUS, e in effetti le somiglianze con i suoi elementi di social sim sono evidenti. Saper gestire il tempo a disposizione e i vari meccanismi di istruzione sarà fondamentale per la crescita delle unità che dovremo poi schierare sul campo.

Il sistema di sviluppo così architettato permette una grande flessibilità per la gestione dei personaggi. Ognuno di essi possiede un’abilità personale diversa da tutti gli altri, ed è chiaramente portato naturalmente per certi ruoli e competenze, ma il giocatore nei panni del Professore ha tutti gli strumenti per plasmare come meglio preferisce la sua squadra. Non solo: anche se all’inizio del gioco è possibile scegliere una sola classe e i suoi componenti, gli studenti rivali non sono totalmente blindati e saranno disposti a passare dalla nostra parte se si migliorano determinate statistiche e si coltiva con loro un buon livello di Sostegno. Insomma, sia a livello di simpatia individuale che in quanto a malleabilità del team, il gioco permette una flessibilità davvero notevole.

Fire Emblem: Three Houses lezione

La struttura delle battaglie è rimasta approssimativamente la stessa dei predecessori, con solo alcune differenze. Ancora una volta è possibile scegliere la difficoltà di gioco (gli esperti della serie faranno bene a impostarla difficile da subito) e se includere o meno il permadeath. Direttamente da Fire Emblem Echoes Shadows of Valentia torna la possibilità di tornare indietro nei turni per correggere alcune scelte sbagliate che ci hanno messo in una situazione particolarmente sfavorevole, magari evitando la morte permanente di un personaggio. È stato invece abbandonato il sistema di “appaiamento” delle unità: ora ogni combattente rimane a sé e può ricevere dei bonus solo tramite la vicinanza dei suoi compagni.

Novità significativa al battle system di Fire Emblem: Three Houses sono i Battaglioni, ovvero delle truppe speciali che potremo assegnare a un personaggio che fungono sostanzialmente come abilità extra, e a seconda del tipo possono infliggere danni senza peraltro dover subire il contrattacco avversario, infliggere status negativi o supportare gli alleati. Non solo rappresentano un modo per personalizzare e rendere meno mono-dimensionale un personaggio (è possibile ad esempio assegnare un battaglione di maghi a un cavaliere), ma saranno fondamentali per affrontare dei demoni particolarmente potenti, che dispongono di più barre di energia e di uno scudo che potremo infrangere solo lanciandogli la carica di un battaglione per stordirli e darci così modo di consumare seriamente i loro punti vita.

Fire Emblem: Three Houses battaglione

Tra le varie missioni facoltative che potremo intraprendere dal Monastero ce ne saranno alcune particolarmente importanti legate a specifici personaggi e che ne approfondiscono il background. In generale le battaglie che affronteremo sono in tutto e per tutto in linea con quanto già visto in passato nella serie. In alcune mappe di combattimento troveremo varianti territoriali che ci obbligheranno a modificare i nostri assetti e strategie. Ad esempio in alcune zone la nebbia celerà la presenza dei nemici fino a quando non ci avvicineremo abbastanza da poterli individuare; in altre la sabbia limiterà i movimenti di tutte le unità con l’eccezione di quelle volanti e magiche, e così via.

A parte queste variabili, le tipologie delle missioni sono rimaste le stesse anche in Fire Emblem: Three Houses, e sebbene non avessimo sperato in una rivoluzione di quella che rimane comunque una struttura solida, ci ha lasciato un po’ interdetti la poca varietà delle mappe e delle missioni, che si unisce a una generale mancanza di nuove idee a segnare l’avvento di un Fire Emblem di nuova generazione.

Fire Emblem: Three Houses fight

Graficamente il salto compiuto rispetto a Fates è evidente e lo si nota sin da subito guardando i modelli poligonali dei personaggi durante i dialoghi, decisamente più proporzionati ed espressivi, ma anche dal loro aspetto non più bidimensionale sul campo di battaglia. Il contrasto rispetto al passato è senz’altro soddisfacente, ma c’è da dire che non siamo di fronte a un gioco che sfrutta al meglio la potenza di Nintendo Switch. Nonostante gli indubbi (ma anche doverosi) passi avanti, il livello di dettaglio e le animazioni dei modelli poligonali non fanno sicuramente gridare al miracolo, così come la limitata possibilità di esplorazione del Monastero (l’unica ambientazione percorribile liberamente) o gli sfondi bidimensionali di bassa qualità visibili durante alcune conversazioni tra i personaggi.

Nonostante non eccelga sotto il profilo tecnico, le scelte artistiche di Fire Emblem: Three Houses sono sicuramente azzeccate. Garegg Mach, il posto dove passerete la maggior parte del tempo (escludendo i combattimenti) è convincente nella sua architettura e ha un’atmosfera affascinante. Trovarsi in un’ambientazione accademica fantasy strutturata in classi rivali fa inevitabilmente emergere l’impressione di trovarsi in una sorta di Hogwarts medievale, e la somiglianza è piacevole da sentire nell’aria. Anche durante i combattimenti si è cercato di portare un po’ di rinnovamento, avvalendosi del supporto tecnico di Koei Tecmo. Durante i rispettivi attacchi i personaggi vengono ritratti accostati con altri soldati random, ininfluenti ai fini del gameplay, ma che danno una punta di realismo sufficiente a non dare proprio l’impressione di essere uno sparuto gruppetto contro un esercito. Ecco quindi che quando un arciere porta a segno il suo attacco subito dopo vediamo altri dardi colpire lo stesso avversario, oppure abbattendo un nemico i soldati a lui vicino si voltano e battono in ritirata. Timide aggiunte che risultano comunque apprezzabili per rendere più realistici i combattimenti.

La colonna sonora del gioco curata da Takeru Kanazaki (già compositore per Fire Emblem Fates e Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia) è semplicemente fantastica, e sa coinvolgere grazie al sapiente utilizzo di archi, percussioni e trombe che scandiscono ritmi marziali e particolarmente epici. Il tema principale del gioco ci è entrato letteralmente nel cervello per quanto è avvincente e per come viene riproposto nei momenti più cruciali. Anche il brano di accompagnamento delle battaglie standard è talmente orecchiabile e coinvolgente da riuscire a non stancare mai anche dopo decine di ascolti.

Fire Emblem: Three Houses Garreg Mach

Così come l’introduzione dei Social Link non è stata apprezzata da tutti i fan dei primi Persona, è probabile che i nuovi elementi gestionali di Fire Emblem: Three Houses non piaceranno alla totalità dei puristi, abituati alla classica successione di battaglie, così come non ci aspettiamo che l’ambientazione accademica piacerà a tutti. La nuova struttura ha però il pregio di permettere una maggiore personalizzazione della propria squadra, oltre ad approfondire il lato più intimo dei personaggi coinvolti in questa storia dalla triplice prospettiva, che saprà regalarvi ore e ore di combattimenti e gestione del team. Anche se da questo capitolo ci saremmo aspettati un salto creativo maggiore, con Fire Emblem: Three Houses il team di Intelligent Systems piazza un altro titolo ben riuscito all’interno saga.

9

Pro

  • Tre storyline per tre run
  • Grande flessibilità di personalizzazione del team
  • Solidissima formula di base

Contro

  • Prima parte troppo lunga e inconsistente
  • Standard delle missioni creativamente statico
  • Graficamente non sfrutta al meglio la console
Vai alla scheda di Fire Emblem: Three Houses
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