Ghost Giant – Recensione

Recensito su PlayStation VR

Tutto nasce piccolo e poi cresce, solo il dolore nasce grande e poi diventa piccolo.

Una delle poche ineluttabili verità dell’Essere umano è la sua fragilità: la morte di un parente, lo slacciarsi dei rapporti con un amico d’infanzia, la depressione di una persona cara, sono tutte evenienze nell’esistenza di chiunque, ciò nondimeno la loro inevitabilità non rende meno doloroso il viverle.

Come dice l’adagio, però, “prima di renderti felice ti renderò forte”, quindi non c’è – né dev’esserci – vergogna nel prendere coscienza che ogni fallimento, ogni caduta, ogni grammo di quel dolore, sono necessari a renderci più forti e anche solo un poco più pronti alla prossima palla curva. Il dolore è l’agonia di un istante, l’indulgere nel dolore è l’errore di una vita, e Ghost Giant, dietro l’apparente superficialità di un titolo alla Unravel, mostra un cuore coraggioso, abile nel districarsi in una storia di dolore senza indulgere troppo in esso o nelle sue conseguenze.

Ghost Giant

Dopo la melodica narrativa di Fe e l’irriverenza di Stick it to the Man e Flipping Death, gli svedesi di Zoink si sono lasciati alle spalle l’Hic Sunt Leones che li aspettava giusto oltre la loro confort zone, territorio inesplorato sia a livello di meccaniche che di potenza emotiva.

Ghost Giant è ad oggi uno dei titoli che forse più ha senso di esistere nell’ecosistema VR, tanto da riuscire nella mission impossible che in molti finora si erano prefissati, rendere cioè PlayStation VR parte stessa della narrazione e non mero supporto su cui appiccicare il titolo di turno; PSVR è medium necessario e sufficiente alla peripezia emotiva che Zoink mira a regalarci, contemporaneamente binocolo puntato all’orizzonte di un mondo dalle connotazioni fantastiche e microscopio focalizzato sugli spazi personali del protagonista e di chi gli gravita intorno.

Ghost Giant

Louis è un giovane gatto in un mondo pieno di animali parlanti e antropomorfi, e ci troviamo a incontrarlo in un momento di forte sconforto: è in lacrime, sulla riva di un piccolo lago, quand’ecco che compariamo noi. Il gigante fantasma del titolo sembra in questo istante prendere vita proprio dalla tristezza di Louis, quasi ne fosse manifestazione, una sorta di creatura messa al mondo dallo spiazzante senso di solitudine nel dolore in cui Louis si ritrova.

Se il golem della leggenda portava la parola “Verità” sulla fronte ed era quella a dargli vita e scopo, la nostra missione sembra sin da subito quella di accompagnare il protagonista attraverso le tribolazioni in cui si troverà, tutto nel più nobile degli intenti: far sorridere la madre, colpita da una forte depressione che la sta lentamente trasformando nella sbiadita ombra di ciò che era una volta.

Il canovaccio narrativo è piuttosto semplice, ma per ogni storia straordinaria raccontata in modo ordinario ce n’è una quotidiana capace di essere raccontata in modo unico. Noi saremo contemporaneamente narratore e Deus Ex Machina, destinatario del messaggio narrato ma comunque preposto ad abbattere ogni ostacolo che Louis troverà sul proprio cammino, tutti sotto forma di enigmi ambientali: è proprio nell’interazione con l’ambiente che Ghost Giant brilla di luce propria, spingendoci in modo molto sottinteso a sperimentare con ogni centimetro del mondo di gioco.

Ghost Giant

L’aspetto visivo del titolo di Zoink è figlio del fascino handmade di titoli come Little Big Planet e, se vi soffermerete, non potrete che essere estasiati dal feel vibrante che ogni elemento del livello restituisce: una collina costruita da pezzi di legno colorati di verde e tenuti insieme da graffette, un cielo le cui stelle palesemente bidimensionali sono appese al soffitto con dei fili in tessuto, morbide nuvole di cotonfioc, sono tutti pezzi affascinanti di un level design talmente realistico nella sua manifattura da farlo sembrare un diorama che ha preso vita.

Poter liberamente allungare le mani e toccare ogni oggetto potrebbe tranquillamente arrivare ad essere una delle esperienze più di impatto che il VR abbia saputo regalare finora, anche grazie al fuoco della curiosità che continua a me ardere vivo per tutte le 4-5 ore di gioco.

Ghost Giant

Ghost Giant abbraccia appieno questo status quo di semi-letterale parco giochi rendendo la quasi totalità del livello interattivo, riuscendo a restituire al giocatore il potere di perdersi in esso senza remore, complice una soffice soundtrack e dei comprimari affascinanti nella loro eccentrica unicità. Ogni dialogo e NPC ci immerge maggiormente nel magico mondo di Louis, tanto assurdo nell’utilizzo di personaggi animali come protagonisti, quanto reale e ordinario nelle tematiche che nasconde sotto la palese preterizione dei dialoghi.

Ghost Giant

Con il procedere della storia, il nostro ruolo nelle vicende si spoglia delle sottili vesti paratattiche per compiersi, e risolversi, nell’ipotassi della relazione fra Louis e il protettore da lui stesso creato; il Ghost Giant altro non è, come ipotizzato nell’incipit, che mise en abyme di Louis stesso, intrappolato e poi rafforzato nella e dalla concentrica matrioska di dolore e resilienza attraverso i quali l’abbiamo accompagnato. Nella presa di coscienza di Louis dell’ormai passata bufera emotiva che l’aveva poco prima travolto, noi perdiamo di funzione, ed è nel nostro scomparire che avviene l’effettiva crescita di Louis.

Un titolo diverso sarebbe stato difficilmente in grado di farci sentire così essenziali per così tanto tempo, per poi privarci della nostra necessarietà nei momenti finali senza far sentire questa amputazione come illegittima; va un onesto plauso a Zoink per l’abilità nell’aver creato una storia di spessore grazie a – e nonostante – noi.


Ghost Giant è forse il titolo più magico che potrete mai esperire, almeno su PlayStation VR: il delizioso cocktail frutto degli ingredienti più semplici, abilmente mesciuti dagli svedesi Zoink, sa ammaliare e stregare, creando un senso di immersione senza precedenti per la piattaforma virtuale di Sony. La storia riesce a catturare attenzione ed empatia pur camminando su sentieri emotivi già rodati, senza far affidamento a forzati rollercoaster o immotivati momenti strappalacrime. La soundtrack e il level design di Ghost Giant non fanno che aumentare il senso di giubilo e stupore davanti a ogni istante e centimetro del mondo di gioco, complici la quasi totale interattività degli ambienti e il suo innegabile genotipo magico.

9

Pro

  • La storia è semplice ma molto efficace
  • L'interattività dei livelli è spiazzante
  • Il mondo di gioco affascina con la sua magia

Contro

  • Non sarebbe guastata qualche ora in più di gioco
  • Alcuni collezionabili sono nascosti fin troppo bene
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