Golden Axe: Beast Rider – Recensione Golden Axe: Beast Rider

Un salto nella storia

Un ventennio dopo l’uscita dello storico Golden Axe, la SEGA rispolvera una vecchia gloria del mondo videoludico tentando di mettere sul piatto una trama più articolata e puntando sulle bestie per dare un po’ di novità al gameplay. Ma il gioco di certo non riesce a soddisfare i requisiti per raccogliere l’eredità del predecessore.

Tyris Flare, la giovane protagonista

La minaccia incombe

Tyris Flare, una giovane guerriera membro della Congregazione delle Sacerdotesse di Axir, partecipa ad un sacro rituale per evocare il Titano Drago come ultima speranza per la guerra contro Death Adder, il demone tiranno che ha operato una devastante scalata al potere, facendo terra bruciata davanti a sè. Purtroppo durante il rituale irrompe l’esercito di quest’ultimo, che riesce a catturare il Titano ed a sterminare la Congregazione. La giovane Tyris, unica sopravvissuta, riceve dal nano Gilius il compito di ricomporre la Golden Axe, la leggendaria ascia d’oro con il potere di fermare Death Adder. La ragazza, spinta da un’irrefrenabile fame di vendetta, si cimenta in un’impresa al limite del possibile per salvare un mondo ormai quasi totalmente disastrato. Una premessa interessante che però si risolve piuttosto malamente anche a causa di personaggi macchiette (compresa la protagonista) ed antagonisti con pochissimo carisma.

Non così lento!

Non si può parlare della grafica del gioco senza citare i colpi d’occhio davvero notevoli e la grande cura che viene assegnata ad ogni personaggio, dai piccoli gnomi alle bestie enormi. Le ambientazioni sono sempre rifinite in ogni dettaglio, anche il più raccapricciante (come i morti sullo sfondo), peccato che l’interazione con il paesaggio si limiti solamente allo sfondamento di alcune porte con l’ausilio delle bestie e all’apertura degli ormai obsoleti forzieri (dopo decenni di videogames potrebbero anche inventarsi qualcos’altro). Altra nota dolente del sistema grafico, purtroppo, sono gli spaventosi cali di frame che si verificano quando si è in sella alle bestie che a volte provocano addirittura un blocco momentaneo del gioco. In definitiva, gli sviluppatori hanno chiesto troppo al sistema di gioco, arrivando così a produrre un comparto grafico di medio-basso profilo.

Uno gnomo, piccole e utilissime creature

 

 La bella sulla bestia

Ecco la grande novità nonché l’emblema del gioco: la possibilità di cavalcare una buona varietà di mostri, ognuno con le proprie caratteristiche e di sfruttare le loro particolari abilità per risolvere gli enigmi, abbattere porte o semplicemente per avere una potenza maggiore negli innumerevoli combattimenti. Si potranno così sfruttare soffi infuocati, potenti colpi e perfino l’invisibilità grazie all’ausilio di questi occasionali alleati. Occasionali, sì, anche perché facili alla morte e spalmati sul territorio d’azione grazie ad alcuni portali magici che fanno in modo che non si abusi troppo della loro presenza e che la difficoltà del gioco aumenti quando si scende dalle cavalcature. In fin dei conti, però, la Secret Level ha sviluppato un gioco incompleto: appena si scende dalle bestie il sistema di battaglia diventa noioso e troppo semplice. Poche combo, pochi tasti utili, incantesimi potenti ma difficilmente utilizzabili a causa delle troppo poche possibilità di ricaricare le Pozioni (potere magico); alla fine tutto si riduce a schivare e contrattaccare gruppi sempre più numerosi di nemici. Capitolo avversari: lungo la sua avventura Tyris combatterà oppositori piuttosto ben particolareggiati, ognuno con propri attacchi peculiari. Ottima anche la loro IA, considerato che spesso riescono ad imbrigliare l’eroina con attacchi a ripetizione che nemmeno il più esperto riesce a respingere e sono in grado di cavalcare le bestie, talvolta con effetto devastante. Individui particolari sono gli gnomi, che occupano un ruolo vitale per la sopravvivenza: in alcuni punti appaiono e, se colpiti, rilasciano cibo, pozioni e tesori. Un divertentissimo siparietto (molto più divertente delle battaglie a piedi) sottolineato dalla canzoncina di sottofondo, unico brano appassionante di un comparto sonoro abbastanza sottotono, ma che comunque si adatta al contesto lugubre dominante nel gioco.

Una lunga sfida

Fattore longevità: il titolo presenta 13 livelli (compresi i boss) suddivisi in sfide, completabili in 10/20 minuti ciascuna (variabili da livello a livello, ma comunque non superiori a 7/8). Al termine di ogni sfida vi è una valutazione da D ad A e l’azzeramento dei tesori raccolti, che vengono donati agli dei in cambio di nuove armi ed incantesimi più potenti. Proprio questo fattore incita a rigiocare la storia principale dopo la fine (ci vuole una grande quantità di tesori per sbloccare anche solo la prima arma speciale) e la già ottima longevità viene aumentata dalla modalità “Le prove di Tyris”, un’arena in cui si affrontano orde di nemici in cambio di enormi tesori.

Un’occasione sprecata

Concludendo, Golden Axe è un gioco con enormi potenzialità che non sono state sfruttate dagli sviluppatori: grafica e gameplay sono il simbolo di tutto ciò. Tuttavia potrebbe essere il capostipite di una nuova serie che, con alcune migliorie, potrebbe davvero sfornare buoni giochi.

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