Gray Matter – Recensione Gray Matter

Oggigiorno il mondo delle console ha nettamente superato, dal punto di vista dell’interesse, il mercato dei Personal Computer. Parlando per l’appunto di videogiochi sviluppati per tale piattaforma, coloro che cominciarono ad avvicinarsi al mondo del gaming nel corso degli anni ‘90 ben ricorderanno come le avventure grafiche fossero al tempo titoli di punta, con le case Sierra e Lucas Arts all’apice dei loro affari. Dopo così tanti anni di sviluppo tecnologico, generi, per così dire, più commerciali hanno lasciato spazio a videogiochi più superficiali, privi dello spessore dei titoli di un tempo. Ed ecco perché non si sente più parlare di avventure grafiche, o comunque titoli con hype elevato all’interno di tale tipologia di prodotti. Ad ogni modo, dopo tale premessa, è d’obbligo citare la serie Grabiel Knight, esempio di estrema profondità narrativa all’interno di un’avventura grafica, partorita dalla mente della programmatrice statunitense ed oggi anche scrittrice Jane Jensen, in quanto proprio da lei è stato scritto l’atteso Gray Matter, uscito nel corso del Dicembre 2010, dopo 6 anni di ritardo. Terminato, dopo numerosi travagli, dalla software house francese Wizardbox, Gray Matter si è presentato come un titolo sicuramente ben pensato ed indirizzato ai nostalgici delle avventure grafiche di un tempo. 
 


 

In bilico tra realtà e fantascienza

Essendo ricordata per la narrazione di Gabriel Knight, Jane Jansen non si è smentita con l’uscita del nuovo Gray Matter, proponendo un prodotto che vuole fare della trama il proprio cavallo di battaglia.
Il giocatore si vedrà nei panni di Samantha Everett, ragazza statunitense dallo stile gothic, la cui passione risiede nel gioco di prestigio. Dopo aver trascorso alcuni anni in giro per l’Europa, la giovane si dirige in Inghilterra per cercare il Daedalus Club, ossia il circolo di magia più rinomato al mondo. Ma destino vuole che la ragazza capiti a Dread Hill, residenza dell’enigmatico scienziato David Styles, un tempo illustre professore di Oxford. Samantha, per coincidenza, viene scambiata per la nuova assistente del dottore, e cogliendo così l’occasione, continuando la ricerca del club di magia, la ragazza svolge la prima mansione di Styles: trovare delle “cavie” volontarie dell’università di Oxford. Da qui si apre la trama del titolo, caratterizzata da sfumature dark, e da un’analisi profonda della psicologia umana. 

Gray Matter significa infatti materia grigia, ovvero l’insieme dei neuroni presenti nel sistema nervoso centrale, e che nella parte più esterna va a formare la corteggia cerebrale. Questo elemento del nostro cervello, costituendo ancora oggi motivo di studio date le sue numerose potenzialità, fa da incipit a ciò che tratta Gray Matter, analizzando molto bene la complessità della mente umana. Il tutto è miscelato tra una buona dose di fantascienza, a cavallo tra il paranormale ed il razionale.

Quest’ultimo lavoro della Jensen spicca dunque rispetto alla ultime avventure grafiche, grazie alla profonda analisi del suddetto tema e la complessa caratterizzazione della protagonista e del dottore, il quale sarà anch’esso giocabile durante alcune sezioni di gioco, che sanno evocare atmosfere uniche e moralmente pungenti, tirando in ballo la morte della moglie di Styles che funge da perno alle ricerche scientifiche dello stesso. Peccato per il ritmo poco incalzante del susseguirsi degli eventi, che gode di momenti assolutamente ottimi ed affascinanti come anche sezioni più lente, senza dare al giocatore un senso di soddisfazione generale. Nulla da togliere comunque alla profondità e perfezione con cui sono stati definiti i due protagonisti e gli elementi trattanti la neuropsichiatria.
 


Innovazione… ce la siamo dimenticata?

L’impostazione di questa avventura grafica è delle più classiche. Tramite il mouse ci potremo spostare per esplorare lo scenario di gioco ed interagire con i vari punti d’interesse, mentre per quanto riguarda gli enigmi, la maggior parte di essi richiede l’uso di oggetti raccolti nell’inventario, lasciando invece largo spazio ai dialoghi che nel complesso sono davvero ottimi e dettagliati. Peccato per la semplicità di fondo, che non impegnerà troppo al proseguimento della trama, e l’interazione molto limitata con i punti d’interesse. Essi potranno inoltre essere evidenziati nello scenario in modo tale da semplificarne la ricerca (data la scarsa precisione con cui sono stati posti gli stessi all’interno dello scenario). Nel corso dell’avventura potremo spostarci fra varie location attraverso la mappa, in cui saranno anche messi in evidenza, tramite colorazioni differenti, i luoghi contenenti compiti primari o secondari. Una comoda schermata permette di vedere quanti punti sono stati acquistati rispetto al totale di ciascun obiettivo, per capire quanto manca al termine del completamento del capitolo. 

Interessante la possibilità di eseguire trucchi di magia per la risoluzione di determinati enigmi, peccato però la semplicità con cui è stata realizzata tale meccanica di gioco. Tramite un libro di magia vedremo le azioni che si dovranno compiere in successione, per eseguire correttamente un determinato trucco; nulla di complesso, dato che una volta capito il meccanismo eseguire tali trucchetti sarà di un’estrema semplicità e banalità. Davvero un peccato, dato che esso poteva rappresentare l’elemento chiave di un gameplay fin troppo comune, se non semplificato, all’interno del mondo delle avventure grafiche.
 


 

Un’illusione

Analizzando il comparto grafico, Gray Matter vanta di alcuni scenari mozzafiato come anche altre location meno convincenti e di minor impatto emotivo. A contrastare la realizzazione 2D degli scenari, entrano in gioco i modelli 3D dei vari personaggi, che seppur non spicchino come perfezione tecnica, risultano comunque discreti. Peccato però per le animazioni, alcune delle quali davvero pessime e ridicole. Anche le semplici movenze dei protagonisti appaiono poco realistiche e legnose. Senza contare comunque la bassa qualità di alcune texture e falsi effetti tridimensionali delle location, che appaiono come più fogli da disegno sovrapposti l’uno all’altro. Coinvolgenti invece i filmati d’intermezzo, costituiti da artwork statici animati dal solo uso di zoom.

Per quanto riguarda il comparto audio, il doppiaggio inglese, accompagnato da sottotitoli in italiano, è risultato molto suggestivo, rendendo per l’appunto i dialoghi piacevoli da seguire ed ascoltare. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora molto buona, seppur a tratti ripetitiva.
 


Un capolavoro mancato?

Quest’ultimo lavoro della WizardBox non ci ha di certo sorpreso dal punto di vista dell’originalità, dato il gameplay classico ed addirittura a tratti semplificato. La gestione dei trucchi di magia poteva essere un ottimo diversivo per rendere il titolo più stimolante, ma data l’estrema semplicità con cui è stato realizzato di certo non verrà ricordato come elemento di spicco del titolo. Cioè che rende Gray Matter un motivo d’interesse è la componente narrativa nata dalla mano della Jensen, caratterizzata da ottime fonti per quanto concerne l’intrigante tema della neuropsichiatria, ed una particolareggiata caratterizzazione dei protagonisti. Peccato anche in questo campo per la mancanza di risvolti narrativi intensi, rendendo il titolo in alcuni capitoli lento e piatto. Non per questo comunque completare le undici ore di gioco sarà una completa noia; al contrario alcune sezioni sanno regalare momenti davvero memorabili, di forte impatto emotivo. Ebbene, tutto ciò, accompagnato anche da un lato tecnico sotto tono, fanno di Gray Matter un capolavoro mancato, con alle spalle tanti anni di sviluppo che, invece di rafforzare il titolo stesso, ne hanno fatto probabilmente la sua rovina.

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