.hack//Infection Part 1 – Recensione .hack//Infection Part 1

Quando parliamo di .Hack non stiamo parlando di un semplice gioco, ma di una saga molto vasta. Oltre ai giochi su PS2 (di cui questo capitolo è solo il primo di una serie di quatto giochi) esiste un’altra saga, capitoli su manga e persino un anime. Insomma un fenomeno vasto ed eclettico. Il concept di base per questo piccolo universo è sicuramente originale e interessante. Siamo di fronte a un gioco nel gioco: vestiremo i panni di un personaggio che a sua volta giocherà a un videogioco on-line.
Ma andiamo con ordine.

Logged in

Il contesto dell’avventura non è molto distante dai nostri giorni, può essere considerato come un futuro prossimo. In quest’epoca ha molto successo un rivoluzionario MMORPG (gioco di ruolo on-line) chiamato “The World”, che permette di giocare in modo molto immersivo tramite un’apparecchiatura per la realtà virtuale da applicare direttamente alla vista del giocatore.
L’alter-ego virtuale del protagonista che impersonerete si chiama Kite. Un vostro amico di nome Yasuhiko vi guiderà con il suo personaggio, Orca, nelle fasi iniziali di The World. Durante quella che sarebbe dovuta essere una normalissima partita di allenamento, i due incontrano una fanciulla inseguita da una strana creatura, che attacca e sconfigge pesantemente Orca. Immaginatevi la sorpresa di Kite quando verrà a sapere che, dopo quello scontro, il suo amico Yasuhiko è entrato in uno stato di coma nel mondo reale! Vi imbarcherete dunque in un viaggio per scoprire cosa è successo e per scoprire cosa ci sia dietro The World.
Come già accennato, l’idea di questo gioco è sicuramente innovativa e lascia spazio per uno sviluppo dalle potenzialità enormi. Ma non ci si sarebbe potuto aspettare diversamente dal responsabile della storia: Kazunori Ito, già responsabile di Ghost in the Shell e Patlabor. Si parlava di potenzialità, e purtroppo c’è da constatare che questo gioco, nella sua singolarità, propone solo potenzialità. La trama infatti solleva solo dubbi e misteri e giunge alla fine senza spiegare un bel niente, lasciando il giocatore con un senso di insoddisfazione, utile solo a giocare i capitoli seguenti.
Anche considerando che siamo di fronte al primo di quattro capitoli, sarebbe stato sicuramente opportuno dare alla storia un minimo di auto-completezza, qualcosa che desse un finale perlomeno soddisfacente nel suo piccolo.
Purtroppo siamo di fronte a un’ottima idea che non vede, almeno in questo singolo gioco, una realizzazione a sé stante.
Nemmeno i personaggi sembrano bene integrati con la trama.

 



Ogni tanto dovrete scollegarvi da The World e controllare le e-mail e i forum

 

.Hack…and slash

Il sistema di gioco di .Hack cerca di emulare quanto più possibile, per via del suo contesto, un MMORPG. La visuale è in terza persona e potrete spostare la telecamera con la levetta analogica destra. In tutto il gioco potrete visitare solo due città, nelle quali non dovrete temere incontri con avversari. Parlando con i NPC (che nel gioco dovrebbero rappresentare invece altri giocatori connessi a The World) essi vi risponderanno in modo variegato e utilizzando persino le classiche emoticon formate da caratteri di scrittura, come il comunissimo 🙂 e altri. Potrete anche invitarli in un party e ottenere da loro supporto. Ogni tanto potrete (e dovrete) sloggarvi da The World per controllare la vostra casella di posta elettronica e per leggere i vari forums relativi al gioco, dove dovrete cercare indizi per continuare la vostra ricerca. Il tutto è senz’altro realistico, pur nei suoi ovvi limiti; ad esempio i post che potrete immettere nei threads sono già prestabiliti. I personaggi del vostro party avranno la propria classe, che determinerà l’arma usata, le restrizioni per le protezioni, le abilità speciali ecc.
I dungeon sono generati in maniera random. Esiste un Keyword System che regolerà vari parametri per la loro creazione. Potrete creare combinazioni di tre parole per ‘personalizzare’ il tipo di dungeon che intendete creare. Le parole chiave potranno essere imparate parlando con i NPC, leggendo le e-mail ricevute o i post nei forums; tramite esse potrete decidere l’ambiente, la forza dei nemici e altri fattori. Ovviamente non potrete decidere tutto, soprattutto non per le sezioni riguardanti la storia.
Uno dei più grandi difetti di INFECTION risiede proprio nell’avanzamento dell’avventura tramite le sessioni di esplorazione. Sebbene i dungeon presentino aspetti differenti, dopo breve tempo realizzerete che essi sono fatti sempre dalla stessa tipologia di “stanze” e conformazioni. La ripetitività dei dungeon sarà motivo di grande frustrazione, visto che non presentano significativa varietà nella loro struttura. Anche perché il loro aspetto sarà quasi interamente omogeneo da stanza a stanza, e di una qualità senz’altro discutibile.
Durante le sessioni di combattimento sarete liberi di muovervi come in un action-RPG. Alla pressione di un tasto è collegato l’attacco fisico, abbiamo poi il menù e la gestione dei personaggi del party.
Pur con questa struttura, i combattimenti non sono in vero tempo reale; infatti all’apertura del menù l’azione di gioco viene automaticamente congelata per darvi modo di scegliere con calma. Potrete gestire i vostri compagni dando loro delle direttive sulla loro condotta in battaglia, specificando se volete che si dedichino particolarmente alla cura o all’attacco ecc.
Anche sotto il punto di vista dei combattimenti il gioco presenta molti difetti. Innanzitutto questi non presentano un grande livello di sfida, abbassando al minimo il bisogno da parte del giocatore di sviluppare particolari tattiche. Molto spesso il modo più efficace per attaccare un nemico casuale sarà quello di avvicinarsi e premere ripetutamente il tasto d’attacco. Gli oggetti di cura vengono usati in maniera immediata e questo, combinato al fatto che avrete tutto il tempo di scorrere per i menù, rende la pratica di ripristinare gli HP molto semplice. Inoltre il dover aprire il menù ogni qual volta si abbia bisogno di un oggetto o di usare una particolare tecnica spezza di molto l’azione di gioco. Non sarebbe stato male inserire un menù di scelta rapida come già visto in Kingdom Hearts.
Purtroppo non è possibile agire in modo consistente sulle azioni dei vostri compagni, ma fortunatamente l’AI del gioco fa egregiamente il suo dovere.
Infine è da segnalare la pessima gestione della telecamera. A parte la gestione manuale del giocatore la telecamera non potrà contare su altro. Nessun allineamento automatico, nessuna possibilità di effettuare un lock-on sull’avversario, niente; dovrete vedervela da voi. Questo sarà piuttosto fastidioso soprattutto quando comincerete ad essere colpiti da nemici del tutto fuori dal vostro arco visivo. Le dinamiche di combattimento in generale sono sfruttate male, dando spesso vita a continui combattimenti ripetitivi in cui la vostra abilità non verrà messa alla prova.

 



I vostri compagni saranno controllati dalla AI del gioco ma sarà possibile dargli alcune direttive


I
l Mondo nel mondo

L’aspetto grafico del gioco è molto altalenante. I normali dungeon, sebbene presentino una buona varietà di ambientazioni, sono fatti in maniera molto approssimativa presentando texture blande e soprattutto ripetitive. Per fortuna le due città e le zone importanti per la storia si risollevano un po’. Il design dei personaggi, affidato a Yoshiyuki Sadamoto (che ha già lavorato per Evangelion, Nadia, The Wing of Honneamise) è sicuramente di ottima fattura e riesce a conferire un distinto stile ai protagonisti. I loro modelli poligonali sono abbastanza dettagliati, ma niente di speciale. Durante le scene non interattive si raggiungono buoni livelli di spettacolarità, ma durante le normali sessioni di gioco i modelli appaiono molto meno definiti.

Suoni virtuali

La qualità sonora di INFECTION si attesta su un livello medio. Sono presenti alcune tracce usate per certi dungeon che risultano parecchio ripetitive, ma altre si adattano bene all’ambiente o alle diverse situazioni. Non ci sono particolari picchi qualitativi, ma in generale siamo di fronte a una colonna sonora fatta bene. Molto apprezzata è la scelta di non creare un netto stacco tra le fasi di esplorazioni e le battaglie; in tali situazioni infatti la musica per i combattimenti si integra a quella dei dungeon aggiungendo ritmi e stratificazioni strumentali, invece di cambiare completamente.
Il doppiaggio è stato fatto in maniera egregia e si adatta abbastanza bene ai personaggi. Molto apprezzabile, da parte della Bandai, è stata la scelta di inserire un’opzione per conservare il doppiaggio originale in giapponese; un’accortezza che i fan puristi apprezzeranno sicuramente.

Disconnect

In perfetta linea con quello che già è stato detto della trama, anche la longevità sembra voler indicare che questo gioco incarni solo un prologo alla vera storia. Potrete terminare l’avventura in 20-25 ore, che per un titolo del genere sono decisamente poche. E’ vero che i giochi seguenti sono usciti a distanza di poco tempo, ma questo non è assolutamente un buon motivo lasciare il primo capitolo a tale brevità. Certo, è possibile esplorare dungeon facoltativi e affrontare avversari più forti del normale per ottenere pezzi di equipaggiamento ulteriori e più potenti, ma l’avventura principale è davvero ingiustificatamente breve. Da segnalare l’opportunità di portarsi dietro il salvataggio di questo gioco per il capitolo successivo, un ottimo incentivo per sviscerare quanto più possibile i segreti nascosti.

Conclusione

Come giudicare, in sintesi, questo .hack//INFECTION? Sicuramente non è un capolavoro nel suo genere, anzi delude non poco. Il suo concept è sicuramente valido e promettente, ma è nella sua realizzazione che cade nella mediocrità. Sicuramente nei capitoli successivi il team di sviluppo avrà modo di correggere le mancanze e implementare la sua struttura. Ma soprattutto nei capitoli successivi ci sarà modo di sviluppare quella che in questo gioco si propone come una storia affascinante e ricca di tematiche interessanti, soprattutto per chi apprezza le atmosfere fantascientifico-virtuali. Se avete solo intenzione di provare questo singolo gioco senza essere intenzionati a portare a termine la saga risparmiate pure i vostri soldi. Se siete invece interessati ad arrivare in fondo alla storia (che si rivelerà in vero molto buona) e non vi spaventano troppo delle sessioni di puro dungeon-crawling prendete in dovuta considerazione l’acquisto di questo titolo.

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