Halo: Combat Evolved Anniversary – Recensione Halo: Combat Evolved Anniversary

A dieci anni dal primo episodio Microsoft decide di festeggiare il decimo compleanno di Halo in modo straordinario, come a mia memoria non è mai stato fatto.

Halo Combat Evolved lo conosciamo tutti è uno dei migliori, più innovativi e certamente più famosi sparatutto in soggettiva degli ultimi dodici anni.

Decisamente votato al genere Sci-Fi, Halo Combat Evolved fu il primo gioco nel genere a creare un gameplay ad ampio respiro, a mettere in scena combattimenti su vasta scala con livelli a dir poco giganteschi, panorami mozzafiato e una reale libertà di movimento nelle tre dimensioni. Halo Combat Evolved ha avuto l’indiscutibile merito di far evolvere gli sparatutto in soggettiva dal modello “Doom”, quindi strutturato sostanzialmente in stanze e corridoi, al modello “Halo” e ancora oggi, data astrale febbraio 2013, è quasi l’unico a proseguire su questa rotta. Con il capolavoro creato da Bungie, le dinamiche del gameplay sono cambiate ed evolute radicalmente. Protagonista del gioco non è tanto Master Chief quanto lo scenario. Più che in qualsiasi altro sparatutto in soggettiva è il livello, l’arena, l’ambientazione, le strutture, il paesaggio a fare, creare, modificare l’approccio al combattimento, dando quindi al giocatore la libertà di scegliere il tipo di strategia più adatta al proprio stile. Tutto questo senza linee guida o consigli espliciti o impliciti.

 

Ambientato cronologicamente subito dopo la fine di Halo Reach, questo Combat Evolved Anniversary è a mia memoria uno dei migliori remake mai fatti di un videogames ed ha rappresentato il momento del passaggio di testimone da Bungie (geniali creatori di tutto) a 343 Industries. Peccato che con Halo 4 il nuovo team si sia scordato di quanto aveva avuto modo di apprendere con Anniversary e di quali sono le basi e i fondamentali di un game con "Halo" scritto in copertina.

 

 

Un anello per sterminarli… tutti quanti

 

Ambientato nell’anno 2552 Halo Combat Evolved creò uno degli universi più complessi e affascinanti del genere FPS (First Person Shooter) per certi versi paragonabile a quanto creato da George Lucas con il suo epocale Star Wars.

 

Halo vede la specie Umana espandersi nel cosmo grazie a una tecnologia finalmente evoluta e in grado di creare flotte spaziali capaci di viaggiare a grande velocità nell’universo. All’inizio di questa nuova era l’Umanità seppe mettere da parte le divisioni interne. La prospettiva di nuovi mondi, nuove terre da colonizzare, nuove risorse, spazio e ricchezze per tutti, riuscì a far seppellire l’ascia di guerra fra le varie fazioni. Passati i primi anni, consolidate le nuove colonie, create nuove ricchezze, nuove città, l’Umanità si abituò di nuovo a questo nuovo livello dello status quo. Il fattore “novità” della conquista dell’ultima frontiera venne meno e si ricominciò a litigare e a discutere su capricci e frivolezze invece che continuare ad essere uniti proseguendo lungo la via della colonizzazione e della costruzione. Ben presto quindi ripresero guerre e conflitti interni che portarono distruzione dove con fatica si era da poco costruito. Tutto procedette così fino all’arrivo di un nuovo nemico, forte, potentissimo, forse imbattibile. I Covenant, una sorta di federazione di varie specie aliene, una civiltà avanzatissima a livello di scienza e tecnologia, con una forma di governo di stampo religioso. L’Umanità non si fece cogliere impreparata. Rafforzata da secoli, millenni di guerre, le nostre strategie e tecnologie militari ci diedero la forza di resistere, pur in presenza di un nemico tanto forte e aggressivo. In questo scenario entra in gioco il progetto Spartan, una serie di super soldati geneticamente modificati e tecnologicamente potenziati. Dotati di avanzatissime corazze da combattimento, gli Spartan furono la punta di diamante della ricerca militare umana. Mentre il primo modello fu poco più di un prototipo, il vero successo si ebbe con gli Spartan II (la categoria a cui appartiene anche Master Chief) ad oggi i più potenti soldati in assoluto. Problemi economici e in parte anche etici (la creazione di uno Spartan II oggi la definiremmo disumana) portarono alla serie Spartan III, sostanzialmente una versione per produzione di massa del secondo modello. Meno potenti ma anche molto più economici e veloci da realizzare, gli Spartan III saranno determinanti per dare il via agli avvenimenti di questo primo Halo Combat Evolved Anniversary.

 

 

La Pillar of Autumn, la nave spaziale a bordo della quale si trova Master Chief e l’intelligenza artificiale Cortana, fugge dalla caduta di Reach e raggiunge l’installazione conosciuta col nome di Halo. Immenso, gigantesco anello fluttuante nel cosmo, Halo ha nella facciata interna un ecosistema minerale, animale e vegetale proprio, complesso e indipendente. Apparentemente sembrerebbe quasi una sorta di stazione orbitante creata per ospitare la vita. In realtà la natura di questo immenso anello è completamente differente e al suo interno custodisce tecnologie inarrivabili sia per gli Umani che per i Covenant. Questi ultimi ritengono che vi sia custodita una sorta di reliquia fondamentale per la loro Fede, per intraprendere il loro “grande viaggio”. In un certo senso è così, anche se come direbbe Yoda questa specie di profezia “male interpretata può essere stata” e quella immensa installazione racchiude in realtà un immenso pericolo.

Nei panni di Master Chief e supportati dai valorosi soldati dell’esercito terrestre, dovremo farci largo fra orde di Covenant, addentrandoci negli oscuri segreti di Halo, scoprirne la sua reale funzione e impedire che i nostri nemici si impossessino delle sue tecnologie.

La più grande e spettacolare saga videoludica del nuovo millennio ebbe così inizio.

 

 

Lo sparatutto (ancora) di nuova generazione

 

Chi come il sottoscritto ha conosciuto gli sparatutto in soggettiva fin dai loro primissimi esponenti, non può che leggere con scetticismo titoloni come “lo sparatutto di nuova generazione”. Gente che ha spolpato Doom in tutte le sue incarnazioni (dal PC al 360 passando per il 32X) gente che ha goduto di FPS come Duke Nukem 3D, Hexen, Sin, Serious Sam, Jedi Knight, Half Life, Unreal, Shogo, Far Cry e chi più ne ha più ne metta, ne ha viste di tutti i colori di rivoluzioni vere o presunte tali. Ma Halo Combat Evolved quando è uscito nel 2001 ha concretizzato un’evoluzione che non si limitava al semplice titolo del gioco.

Bungie riuscì a mettere in campo un gameplay avanzatissimo. Partendo da un’oggettiva ispirazione da parte di alcuni dei migliori sparatutto dell’epoca (parlo di Quake 3 Arena, Unreal Tournament e Half Life) Bungie elaborò un motore grafico agile, complesso e in grado di gestire una gran quantità di elementi in movimento e intelligenze artificiali all’interno di scenari vasti, articolati e senza interruzioni a livello di caricamenti. Non si era più costretti all’interno di corridoi, vicoli, stanzette o strutture limitate. Gli scenari aperti non erano più tanto piccoli da poter vedere un’estremità da quella opposta. In Halo si metteva in scena quanto di più vicino a uno scenario cinematografico complesso. Bussola di tutto il lavoro di Bungie nei primi cinque episodi di Halo è sempre stata quella sorta di “what you see is what you get” per cui ogni elemento grafico all’interno del gioco non aveva lo scopo di limitare l’orizzonte visivo per rendere tutto gestibile dal computer come in passato e non aveva neppure una funzione meramente decorativa come avviene ancora oggi in tantissimi dei giochi più blasonati. Ogni elemento grafico in Halo è lì ed esiste anche e soprattutto per essere usato, esplorato, sfruttato in combattimento. Torrenti, rocce, alberi, colline, pareti, strutture artificiali, grotte, cornicioni: sostanzialmente un buon 80% della grafica di gioco può avere una funzione customizzabile a livello di gameplay. Ecco perché affermo che il vero protagonista del gioco è lo scenario e non Master Chief (che invece è protagonista della storia).

 

 

Ogni battaglia in Halo è diversa dalle altre, perché ogni scontro può essere affrontato in modo diverso. Più diretto e spregiudicato, oppure in modalità stealth, oppure sfruttando le armi pesanti nei punti strategici o ancora attraverso i magnifici veicoli che Bungie, per la prima volta a un livello del genere, mette in campo. Tra questi il Warthog è il simbolo di questa nuova generazione di sparatutto. Sparatutto che non limitano tutto al “one man show” ma mettono in campo una squadra credibile di soldati e veicoli pensati per singoli come anche per tutta la truppa. Proprio il Warthog infatti consente a tre persone di viaggiare insieme, uno alla guida, un passeggero per sparare con l’arma a disposizione e un artigliere per soverchiare il nemico con la potentissima mitragliatrice di bordo. C’è poi il veicolo più potente, lo Scorpion, un devastante carro armato dal colpo infallibile e in grado di abbattere qualsiasi avversario. A bordo dello Scorpion trovano poi posto altri quattro soldati, per una potenza di fuoco e d’invasione mai vista. Ovviamente sul fronte opposto non si sta a guardare e i Covenant ci attaccheranno con Ghost, veicoli terrestri leggeri e monoposto, Banshee, caccia che fondono potenza di fuoco e agilità, e Wraith, controparte dello Scorpion, più lento e pesante ma in grado di sparare colpi a parabola invece che in linea retta.

 

Fin qui abbiamo visto come gran parte del gameplay si basi sullo scenario e sui veicoli che Bungie ci ha dato per meglio sfruttarlo in tutte e tre le dimensioni. Ma Halo Combat Evolved Anniversary non si ferma qui. Gli sviluppatori riformarono anche il rapporto con le armi. Mentre nel vecchio paradigma di sparatutto in soggettiva, mediamente si andava in giro come un arsenale vivente con almeno una mezza dozzina di armi di ogni dimensione, in Halo ne possiamo portare contemporaneamente al massimo due, insieme a qualche granata. Questo costringe il giocatore non solo a tenere d’occhio le munizioni, ma anche a imparare a sfruttare bene le armi che di volta in volta trova in campo. Grazie a questo sistema il gamer attento imparerà a capire i punti di forza e di debolezza di ognuna di loro, gettando quella apparentemente migliore in favore di quella con più munizioni (ove servisse più la quantità che la qualità) o in favore di quella dalle caratteristiche strategiche più adatte (come la pistola dei Grunt che caricata annulla gli scudi in un colpo solo).

Il set ovviamente è completo: si va dalle pistole più leggere, ai fucili a pompa, fucili d’assalto, di precisione, lanciamissili, tutto ovviamente in doppia copia Umana e Covenant, con le seconde che sfoggiano caratteristiche e sfumature proprie, senza limitarsi al replicare pedissequamente le controparti terrestri.

 

 

Altra forte innovazione è stata l’intelligenza artificiale customizzata a seconda della razza Covenant, con i Grunt codardi e opportunisti o gli Elite coraggiosi e decisamente più scaltri in combattimento. Sempre a livello di I.A. a seconda della razza assisteremo a reazioni differenti al nostro gioco: se saremo in difficoltà i vili Grunt si faranno più spacconi e intraprendenti, per poi darsi alla funga non appena si renderanno conto della nostra forza. Gli Elite invece difficilmente li vedremo fuggire, al contrario sono in grado di appostarsi, attendere pazientemente o anche cercare una nuova strada per coglierci di sorpresa. Ovviamente la complessità dell’I.A. cala con il calare della difficoltà scelta. Ma ad alti livelli Halo Combat Evolved Anniversary presenta un livello di sfida elevatissimo, in grado di intrattenere e divertire persino i giocatori più smaliziati e professionisti. Al contrario, giocando al livello più semplice, chiunque potrà godere delle incredibili innovazioni del capolavoro di Bungie.

Sul fronte multiplayer stiamo come al primo Halo con l’aggiunta dell’online con tanto di arene nuove. Potremo giocare la campagna in cooperativa in due in split screen, via system link oppure online.

 

L’Engine di Halo Anniversary è “doppio” rispetto alla norma!

 

Se Halo Combat Evolved Anniversary fosse un Cavaliere d’Oro del Grande Tempio, probabilmente sarebbe Saga di Gemini, custode della Terza Casa. Il bizzarro accostamento certamente è dovuto alla passione per anime e manga di chi scrive ma anche dalla natura stessa dell’engine di questo remake, scelta di cui dobbiamo ringraziare certamente Bungie senza la quale non esisterebbe Halo, ma soprattutto 343 Industries che ha lavorato come solo un vero e proprio appassionato avrebbe fatto. Sto parlando ovviamente di una caratteristica sostanzialmente unica nel panorama videoludico: Halo Anniversary girerà nelle nostre console sostanzialmente con due engine grafici in contemporanea. In qualsiasi momento del gioco, in assoluto tempo reale, il software sarà in grado di passare dal motore grafico nuovo creato da 343 Industries e assolutamente al passo coi tempi, al vecchio engine creato da Bungie per il primo Xbox (ovviamente upscalato in alta definizione). Il tutto attraverso la semplice pressione del tasto Back. In questo modo sia i vecchi giocatori che i nuovi potranno gustarsi Halo CE Anniversary nella veste che più preferiranno, toccando con mano il boost grafico fra il vecchio e il nuovo gioco. Scelta questa che non è giustificabile con semplici ricerche di mercato e che personalmente mi piacere immaginare essere mossa da sincera passione per il mondo videoludico da parte degli sviluppatori. Peccato con Halo 4 i 343 Industries, a mio avviso, non siano stati in grado di replicare un tale livello di perfezione sia di gameplay che di tutto il resto, ma questa è un’altra storia.

Ed ora qualche foto per farvi toccare con mano il doppio engine:

 

Qui sotto uno screen tratto dalla versione Xbox originale di Halo CE

 

Mentre di seguito c’è lo stesso punto dello stesso livello con il nuovo motore grafico di Anniversary

 

Ovviamente il fatto di avere a disposizione due engine non ha impedito a 343 Industries di creare un motore grafico totalmente al passo coi tempi. L’armatura di Master Chief è bellissima e restituisce un’impressione di solidità assoluta. Soldati, veicoli, Covenant, vegetazione, dettagli ambientali, illuminazione, texture, tutto è stato completamente ridisegnato in alta definizione e con modelli poligonali rifatti da zero.

Sul fronte audio è disponibile la traccia originale e quella rimasterizzata. Io, personalmente, preferisco quella originale. Anche il doppiaggio italiano è rimasto lo stesso dell’epoca.

 

Anche qui sotto potete vedere uno screen tratto da Halo CE originale per Xbox

 

E di seguito la stessa visuale con il nuovo engine sviluppato per la versione Xbox 360

 

 

Halo Combat Evolved Anniversary è un remake stupendo. Vale ogni singolo centesimo del suo prezzo, soprattutto per chi cerca elevati livelli di sfida dato che è l’episodio con il livello di difficoltà più alto di tutta la serie. Il doppio engine è poi una chicca che non potrà non fare la gioia di tutti gli appassionati e fan della saga. Ludicamente parlando sembra non sia invecchiato di una virgola risultando ancora oggi migliore di tanti FPS ben più recenti e blasonati, a dimostrazione di come la creatura inventata da Bungie nel 2001 sia una vera pietra miliare nel suo genere. A questo punto manca all’appello solo Halo 2 “Anniversary” per avere tutta la saga su un’unica console.

 

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