Hamilton’s Great Adventure – Recensione Hamilton’s Great Adventure

L’estate è un momento magico per tutti i videogiochi, che se presentati sul mercato in altri periodi dell’anno verrebbero quasi certamente snobbati per dedicare più spazio alle killer application dai nomi più altisonanti e conosciuti. Non sembra quindi essere casuale l’approdo di Hamilton’s Great Adventure su PlayStation network proprio in queste settimane, dove lo spirito vacanziero offre maggiori possibilità, sia per il minor numero di titoli sugli scaffali, sia per l’attenzione dei videogiocatori, che, liberi dagli impegni di scuola e lavoro, possono rilassarsi e permettersi di dedicare un po’ più di tempo al loro hobby preferito.


Non c’è che dire, Hamilton è proprio un avventuriero alla Indiana Jones

Alla ricerca del Fluxatron

Hamilton’s Great Adventure è (lo dice il nome stesso) un’avventura che strizza l’occhio al migliore Indiana Jones, presentata in salsa puzzle game: nei panni di un giovane Hamilton – che nelle sequenze di intermezzo vedremo ben più attempato ricordare gli eventi narrati durante i livelli di gioco – viaggeremo ai quattro angoli del Globo alla ricerca del Fluxatron, fonte di energia per alimentare un misterioso macchinario grazie al quale si potrà evitare la fine del mondo. Come spesso accade nei puzzle game, comunque, seppur ben strutturata, la trama funge da mero pretesto per gettare il giocatore nell’azione, mettendolo davanti ad una serie di schemi che lo costringeranno a spremersi le meningi per raggiungere incolume l’uscita del livello. Unica pecca della storia è la modalità scelta per raccontarla: tra un livello e l’altro ci verranno proposte delle semplici slide in bianco e nero con delle didascalie. I personaggi non saranno mai doppiati, se non per qualche effetto sonoro di sorpresa, rabbia o eccitazione. Insomma, certamente dei video di intermezzo in stile cartone animato avrebbero giovato all’esperienza complessiva, anche se, come già detto, non si può certo biasimare gli sviluppatori per aver scelto di dedicare più risorse al gameplay piuttosto che alla sua cornice.


Ogni livello è tanto colorato quanto ricco di insidie

Piattaforme, chiavi e… pappagalli

Superati i primi semplici quadri, provvidenziali per impratichirsi con i comandi, dovremo imparare a ragionare prima di ogni mossa, preparandoci a ricominciare da capo in caso di errore. Gli elementi che impareremo presto a riconoscere sono semplici, ma sapientemente combinati per garantire un livello di sfida uniforme in grado di soddisfare tanto il giocatore meno esperto quanto l’avventuriero alla ricerca della vera sfida: dalle piattaforme che crollano dopo essere state calpestate (una o più volte) a quelle sulle quali si può sostare solamente per un limitato periodo di tempo; dai percorsi a senso unico alle caselle zeppe di piranha, serpenti, Yeti o letali lemmings; dai classici interruttori colorati alle chiavi necessarie per aprire le porte che sbarrano il cammino… Hamilton’s Great Adventure è un cocktail di elementi già visti ma sempre molto divertenti. Molte volte il gioco permette di scegliere un percorso breve e più libero da pericoli; chi desidera scalare le classifiche online – come per praticamente tutti i giochi PSN, anche in questo caso si può registrare il proprio punteggio in rete per vantarsi con gli amici – dovrà darsi parecchio da fare per raccogliere tutti i tesori presenti nei vari livelli e ottenere così un punteggio da 110 e lode.

La vera novità che distingue il gameplay di Hamilton’s Great Adventure dagli altri titoli simili, comunque, è un’altra: si tratta di Sasha, un grande pappagallo colorato, che, oltre ad essere l’animale da compagnia di Hamilton, è anche il suo braccio destro. Premendo il tasto quadrato sarà possibile prendere il controllo del volatile in qualsiasi momento del gioco, sfruttando le sue abilità per aprire la strada al suo padrone, così come per creare un diversivo o raccogliere tesori altrimenti irraggiungibili da Hamilton. Sasha è particolarmente utile per avere una visione d’insieme dei livelli più complessi: nei suoi panni potremo infatti sorvolare tutta l’area di gioco e pianificare le nostre mosse prima di far avanzare Hamilton. In alcuni casi, infine, sarà richiesta particolare prontezza di riflessi, in quanto il tempismo e la coordinazione tra i movimenti dei due personaggi si riveleranno cruciali. A Sasha capiterà spesso di dover azionare un interruttore mentre Hamilton starà sprofondando o sarà trasportato dalla corrente, così come molte volte il verso del pappagallo potrà attirare l’attenzione di un nemico potenzialmente mortale per l’avventuriero, che dovrà essere pronto a correre al riparo mentre questi sarà distratto.


Sasha è sempre pronto a distrarre i nemici più pericolosi per salvare Hamilton

Tra ghiacci e sabbie mobili

Lo stile grafico scelto per Hamilton’s Great Adventure è quantomeno stilisticamente azzeccato, anche se non privo di sbavature: l’uso del cell-shading e l’attenzione nella realizzazione dei giochi di luce sono un punto di forza in tutti e quattro i mondi in cui si suddivide il gioco (rispettivamente Amazzonia, Egitto, Himalaya il mondo perduto di Maralidia). Nonostante questo, il comparto tecnico non riesce comunque a competere con produzioni di maggiore spessore (per le quali anche i budget dedicati sono differenti), mostrando qua e là qualche difetto di troppo nelle texture, a volte troppo spigolose, altre un po’ povere di dettaglio. Nel complesso, comunque, considerando la varietà del level design e l’allegria della palette cromatica certamente non avara di colori, il titolo si presenta come visivamente piacevole, risultando ben concepito in relazione al tono generale di spensieratezza in stile cartoon su cui fa leva la giocabilità.


Il gioco è coloratissimo, anche se graficamente non proprio perfetto

In conclusione

Come dicevamo in apertura, probabilmente in un altro periodo dell’anno Hamilton’s Great Adventure avrebbe rischiato di passare inosservato. In questo finire dell’estate, invece, il titolo di Fat Shark si è rivelato un piacevole passatempo in grado di divertirci per qualche ora (per parecchie, nel caso in cui vogliate completare i vari livelli raccogliendo il 100% dei tesori). Il livello di dettaglio non eccezionale, anche per un tipo di inquadratura che a volte richiede al giocatore di aguzzare la vista per scorgere i particolari più piccoli e magari fondamentali, non è un punto a favore del gioco. Nonostante questo, l’intera esperienza si rivelerà ugualmente divertente per i patiti e i neofiti dei puzzle game, almeno come piacevole intermezzo in attesa dell’inizio della prossima stagione videoludica.

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