Immortal: Unchained – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Negli ultimi tempi iniziare una recensione parlando dei souls-like è diventato sempre più frequente. Spiegare ancora una volta la nascita di questo (sotto)genere può risultare solamente ridondante, quindi vogliamo proporvi un nuovo approccio. I souls-like sono come la pizza: magari non è esattamente buona, ma è pur sempre pizza, la mangerai in ogni caso. Questo è ciò che abbiamo sempre pensato: anche giochi non del tutto convincenti, come un Lords of the Fallen o un The Surge, avevano i propri lati positivi. Be’, Immortal: Unchained non ne ha.

Immortal: Unchained

Immortal: Unchained parte da un’idea a dir poco intrigante: un souls-like sci-fi costruito attorno a una struttura da TPS. Non male, vero? L’opera di Toadman Interactive tenta di proporre una piccola rivoluzione all’interno della schiera di emuli dei prodotti di FromSoftware: peccato che fallisca praticamente sotto ogni punto di vista.

Parliamo subito dell’ambientazione. Il nostro solito eroe muto, ultima speranza per l’universo, deve viaggiare avanti e indietro da tre pianeti per debellare un’invasione di non-morti robotici. Se già immaginate scorci alieni intriganti e mondi da science fiction da esplorare, mettetevi il cuore in pace. Per quanto l’opera proponga una quantità enorme di oggetti di pura lore, che cercano di dare carattere e profondità al gioco, Immortal: Unchained è un cumulo di piattezza e mancanza di stile, un insieme di passaggi rocciosi e corridoi di metallo fastidiosamente vuoti, con minime variazioni cromatiche.

Immortal: Unchained

La limitata quantità di poligoni, in ogni caso, non impedisce al gioco di incolonnare una lunga serie di problemi tecnici. Texture che necessitano di almeno dieci secondi per caricarsi, frame rate ballerino, telecamera spesso imprecisa, reattività dei comandi non pervenuta, bug che bloccano le nostre armi e ci impediscono di sparare, crash che diventano sempre più frequenti man mano che avanziamo e le aree osano aumentare di grandezza, mettendo sotto stress tutta l’infrastruttura dell’opera. Tutto questo, per di più, dopo una patch D1 che si vanta si aver risolto innumerevoli problemi e di aver bilanciato l’esperienza di gioco.

È proprio l’esperienza di gioco il vero punto dolente dell’opera di Toadman Interactive. La nostra avventura, vista da lontano, sembra avere tutte le carte in regola per soddisfare i fan del genere. La delusione, però, è dietro l’angolo. Ogni area tenta di emulare la struttura da “mondo interconnesso” di Dark Souls, con risultati alle volte anche discreti, ma si dimentica di metterci dentro un gioco vero. La natura da TPS, infatti, non è stata in alcun modo sfruttata per proporre un approccio innovativo ma, al contrario, appiattisce ogni meccanica di combattimento. Avremo mitragliette, pistole, lanciagrante, fucili d’assalto, shotgun e fucili da cecchino: un arsenale classico ma variegato. Inutilmente variegato.

Immortal: Unchained

Non solo la maggior parte delle armi è troppo debole – rendendo fucili da cecchino e shotgun una scelta obbligata – ma il combat system non varia in alcun modo. La bellezza delle armi di un souls-like deriva dal loro moveset e dalla conseguente variazione d’approccio ai nemici. Immortal: Unchained ci chiede solo di sparare, con il lock-on, a tutto ciò che si muove. I nemici stessi sono divisibili in due categorie: quelli che ci caricano e quelli che sparano. Tutto ciò che dovremo fare sarà rotolare alle loro spalle e colpirne l’universale punto debole: un nucleo posto in mezzo alle scapole. Non che sia sempre possibile: molti avversari sono piagati da un riprovevole tracking, mentre altri, semplicemente, si teletrasportano a piacere.

Non finisce qui, però: anche l’esplorazione ci farà rimpiangere i punti più ostici di Dark Souls. La maggior parte dei mob avversari, infatti, si materializza o sbuca dal terreno a pochi passi da noi, tendendo imboscate costanti e non prevedibili e puntando tutto sul numero soverchiante: ecco quindi che senza armi in grado di eliminare gli avversari più deboli in un solo colpo (ovvero i fucili da cecchino), ogni scontro diventa una tarantella di lock on che sbagliano bersaglio, hitbox imprecise e cadute nel vuoto: ogni area, infatti, è un insieme di stretti corridoi a strapiombo, disseminati per di più di trappole poco visibili che ci elimineranno senza mezze misure.

Immortal: Unchained punta tutto su una difficoltà fintamente hardcore, artificiosa, e ingiusta e non capisce che la morte dovrebbe insegnarti qualcosa e mai punirti. La morte in un souls-like dovrebbe sempre essere la conseguenza di un tuo errore, non un modo per far perdere tempo al giocatore. Arrivare alla conclusione di Immortal: Unchained è una sfida ardua: non perché sarà messa alla prova la nostra capacità da videogiocatori, ma perché dovremo raggiungere l’illuminazione prima di poter perdonare tutti suoi errori.

Immortal: Unchained


Immortal: Unchained è un cumulo di errori e povertà stilistica elevati all’ennesima potenza. È impossibile trovare anche la più piccola e hardcore nicchia di giocatori a cui consigliare il gioco di Toadman Interactive, sopratutto visto l’assurdo prezzo di € 49,99.

4

Pro

  • Ampio lavoro di scrittura per la lore

Contro

  • Grafica
  • Sistema di combattimento
  • Meccaniche esplorative
  • Design dei nemici
Vai alla scheda di Immortal: Unchained
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