Inazuma Eleven – Recensione Inazuma Eleven

L’industria dei media giapponese ha da tempo capito come sfruttare al massimo i personaggi creati dalle instancabili menti creative della Terra del Sol Levante: soprattutto negli ultimi anni è difficile trovare un manga che non venga prontamente trasformato in anime e successivamente in videogioco, per poi completare l’opera con carte da gioco, action figures e gadgets di ogni tipo. Inazuma Eleven, da noi in Italia famoso più per l’anime, in Giappone è già al suo quarto capitolo videoludico: i giocatori italiani, a causa di un inspiegabile ritardo nella localizzazione, troveranno sugli scaffali Inazuma Eleven 1 solo in questi giorni di inizio febbraio. Si tratta di un prodotto che sicuramente i fan della serie Tv hanno a lungo atteso, ma che potrebbe tranquillamente far breccia anche nel cuore di chi, cresciuto dagli anni ’80 in poi, ha seguito le infinite partite delle serie Holly e Benji o Forza Campioni. Con in più  un pizzico di Dragonball e Kenshiro, forse. No, non siamo impazziti: continuate a leggere e ci darete ragione.

Inazuma Eleven è fondamentalmente un RPG, ma
  la colonna portante del titolo
sono le partite


Role Football Game

Le meccaniche di gioco di Inazuma Eleven ricordano quelle di un classico RPG: le sezioni esplorative – nelle quali bisognerà gironzolare per gli scenari di gioco e parlare con i vari personaggi per far proseguire la trama – saranno intervallate dalle solite battaglie, questa volta sottoforma di partite di calcio. E’ proprio durante le partite che Inazuma Eleven si discosta maggiormente dagli altri GDR in circolazione: in queste fasi impartiremo i comandi ai giocatori unicamente agendo con lo stilo sullo schermo inferiore della console, toccando i vari personaggi e disegnando la traiettoria del percorso da compiere sul terreno. Per prendere possesso del pallone basterà correre tra due avversari durante un passaggio con il giusto tempismo, per poi lanciarsi all’attacco. Ma non finisce qui, perchè a questa prima fase più action se ne abbina spesso una decisamente più strategica: quando sarete contrastati da un giocatore della squadra avversaria il gioco si metterà automaticamente in pausa, proponendovi un menu nel quale selezionare tra una serie di diverse azioni possibili. Tenendo presente le peculiarità di ogni giocatore (sempre elencate nello schermo superiore della console), più un altro importante attributo del quale parleremo tra poco, decidere saggiamente tra un dribbling, una finta o una scivolata sarà fondamentale per determinare le sorti del match in corso.

C’è poi, come abbiamo appena accennato, un altro importante attributo da tenere sempre sott’occhio durante le partite: si tratta della componente di Inazuma Eleven più vicina allo stile degli RPG a turni. Stiamo parlando di quello che viene definito Allineamente Elementale: si tratta, in breve, dell’affinità di ogni personaggio con un particolare elemento (Montagna, Vento, Albero, Fuoco) che, con le stesse regole della morra cinese, determina la supremazia di un giocatore su di un altro durante gli scontri diretti.

Tenendo presente queste regole base sarete chiamati ad affrontare – oltre alle partite ufficiali contro squadre sempre più toste – una serie di allenamenti, amichevoli e partite minori. Queste ultime, in particolare, irromperanno durante le fasi di esplorazione proprio come gli incontri casuali degli RPG vecchio stile alla Dragon Quest, avendone la stessa funzione: far guadagnare punti esperienza ai propri personaggi per farli aumentare di livello e prepararli adeguatamente alla sfida successiva.


Scegliere la formazione e le abilità da destinare ai
vari giocatori è un elemento di tattica fondamentale

Meglio l’anime o il videogame?

Fermandosi al puro aspetto estetico, l’anime esce certamente vincitore dalla contesa: le sezioni GDR non mettono certamente in risalto le potenzialità grafiche della console Nintendo, mostrandoci personaggi e scenari che tratti ricordano i vecchi titoli sui Pokémon per GBA. Il contrasto è reso ancora più netto dalla presenza di ottimi filmati di intermezzo realizzati con lo stile del cartone animato, finite le quali ritornare alla grafica semplice e troppo poco dettagliata vista in precedenza lascia ogni volta un po’ di amaro in bocca.

Il discorso cambia leggermente parlando delle partite: seppur anche in questo caso la grafica sia un po’ troppo spigolosa e spoglia per reggere il confronto con gli standard moderni, le mosse speciali durante i match sono comunque divertenti da guardare e piene di colori. Stiamo naturalmente parlando di mosse particolarmente fuori dal comune – lo specifichiamo per chi non avesse visto gli episodi dell’anime in Tv – in grado di incendiare il pallone o di eseguire dribbling alla velocità della luce: sarà forse l’emozione di vivere in prima persona le funamboliche azioni fino ad ora viste solo passivamente alla televisione, ma in queste fasi vi assicuriamo che le magagne grafiche passano in secondo piano lasciano spazio al divertimento e alla soddisfazione di aver buggerato gli avversari con un’azione che fonde l’abilità di Holly e Benji con i poteri dei Cavalieri dello Zodiaco.


La mossa che tutti i giocatori in erba sognano:
incendiare il pallone e scagliarlo in porta


Musica, parole e (tanto) testo

Arrivati a questo punto non possiamo fare a meno di sottolineare come il maggior difetto di Inazuma Eleven si possa trovare in un’incoerenza di fondo tra regia e target di videogiocatori ai quali il titolo si rivolge. Ci spieghiamo meglio: nonostante il gioco sia in grado di divertire un pubblico eterogeneo e di età molto differente, è certamente dedicato ai giovani e giovanissimi abituati a RPG semplici e lineari come Pokémon Rangers. Ci sentiamo quindi di dire che in questo caso gli sviluppatori hanno fatto centro a metà: se da una parte – non tenendo conto delle missioni secondarie, che possono comunque essere tranquillamente ignorate ai fini del completamento del gioco – la linearità della storia e la semplicità dei compiti da svolgere durante le fasi di esplorazione si dimostrano perfettamente in linea con le aspettative, dall’altra dobbiamo segnalare la prepotente presenza di dialoghi, sequenze di intermezzo, finestre e sottomenu. L’eccessiva prolissità di alcuni botta e risposta tra i numerosi personaggi, unita alla marea di opzioni selezionabili tra le varie voci del menu start (dall’organizzazione della squadra, all’assegnazione delle abilità, fino al blog che riassume le sequenze chiave della trama) creano un intero universo di materiale scritto che farà storcere il naso ai giocatori più interessati all’azione.

Detto questo, la coerenza degli sviluppatori è comunque da apprezzare: le sequenze animate e i dialoghi di cui abbiamo appena parlato godono di un doppiaggio di buona fattura – da notare come le voci siano quelle del cartone animato – e di un accompagnamento sonoro altrettanto curato. Anche se probabilmente non saranno molti i giocatori che apprezzeranno queste pause forzate tra una partita e l’altra, i più pazienti potranno godere di una cura per i dettagli di tutto rispetto, almeno per quanto riguarda il comparto audio.
 


I dialoghi nelle fasi esplorative alla lunga potrebbero annoiare;
anche graficamente, queste fasi sono un po’ spoglie

Zero a zero, palla al centro

Come giudicare, in definitiva, Inazuma Eleven? Innanzitutto ripetendo ancora una volta che non si tratta di un gioco per tutti: lo apprezzeranno maggiormente i giovanissimi e i fan dell’anime, che finalmente potranno vivere in prima persona un’avventura nei panni dei loro eroi. Il gioco potrebbe piacere anche a chi è cresciuto con i cartoni di Holly e Benji, ma fate attenzione: tenete sempre presente il target di giocatori ai quali il titolo si rivolge e comportatevi di conseguenza. Se siete disposti a chiudere un occhio di fronte a qualche magagna grafica per provare un RPG diverso dal solito, date pure ad Inazuma Eleven una chance. Se invece cercate una storia profonda, una trama non lineare e, soprattutto, non avete mai visto nemmeno una puntata del cartone animato, spostate la vostra attenzione altrove. Scriviamo queste ultime righe consci dell’uscita, sul suolo Giapponese, di ben altri 3 capitoli oltre a quello oggetto di questa recensione: se questi seguiti – i quali non abbiamo ancora avuto modo di provare a fondo – sapranno bilanciare meglio le due componenti (action ed esplorazione) alla base del gameplay, saremo ben contenti di poter mettere le mani su una localizzazione italiana buona quanto quella di questo primo capitolo.

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