Infinite Undiscovery – Recensione Infinite Undiscovery

Square supporta Xbox360, Microsoft ringrazia. O no?

Da alcuni ritenuto inaspettato e irrazionale voltafaccia, da altri giusto e lecito comportamento di un’azienda che vive il mercato, l’apertura dichiarata negli scorsi mesi da Square-Enix alla piattaforma Microsoft ha generato un serie di esclusive, a volte meramente temporali altre no, a favore della console bianca di Redmond. Naturalmente si tratta di giochi di ruolo. Tra questi figura Infinite Undiscovery, action-rpg sviluppato dal team tri-Ace noto per la serie di Star Ocean. Esso costituisce il debutto, in ordine di uscita nei negozi, di Square-Enix con un rpg pensato per l’attuale generazione di console, rilasciato al pubblico a distanza di un tempo relativamente breve dal primo annuncio. E si vede, perchè il risultato finale sicuramente non è pessimo o malvagio, ma altrettanto certamente è anni luce inferiore rispetto ai canoni qualitativi a cui la software-house ci ha abituato in un passato per la verità non troppo recente.

While there’s a Moon

In un mondo che ha fatto propria l’energia delle Luna e che a questo scopo ha incatenato alla Terra il magico satellite vivremo una consueta avventura in crescendo impersonando Capell, bardo un po’ scapestrato e dal nome curioso, che si ritroverà suo malgrado coinvolto in una rivoluzione epocale più grande di lui. Egli è infatti il perfetto sosia di Sigmund, l’unico uomo dotato del potere di spezzare le catene che cingono la Luna e che di fatto costituiscono il simbolo dell’egemonia dell’Ordine, l’oligarchia bramosa di potere sempre maggiore a cui il gruppo di ribelli capeggiato appunto da Sigmund si oppone.
La vicenda parte e resta piuttosto lineare e prevedibile, in barba alle aspettative di una favoleggiata grande libertà di sviluppo degli eventi. Pur non essendo malvagia, la trama di Infinite Undiscovery si pone poi come evocativa ma non troppo originale: un antefatto fondato sullo stereotipo dello scambio di persona e condito dalla solita apocalisse incombente, entro cui si muovono molti personaggi che in fin dei conti non brillano né per approfondimento né per originalità della caratterizzazione.
E’ questo della vacuità dei protagonisti un evidente problema del titolo: sono ben 18 i personaggi utilizzabili nel corso delle battaglie, ed unendo questo aspetto alla scarsità di missioni secondarie e alla brevità di quella principale, che supera di poco le venti ore, ricaviamo che non vi è materialmente il tempo nel corso degli eventi di conoscere davvero il sovraffollato cast, se non forse con l’eccezione del protagonista Capell.

Catene

L’aspetto estetico di Infinite Undiscovery si pone come un antipasto senza troppe pretese di ciò che ci si può ragionevolmente aspettare da Square-Enix su Xbox360. Un antipasto e poco più: la maggior parte delle locations che visiteremo nel corso dell’avventura sarà piuttosto anonima, nessun particolare città o panorama vi farà sgranare gli occhi per scelte stilistiche o grandiosa qualità di realizzazione. Alcune debite eccezioni sono i luoghi in cui noteremo le gigantesche catene che, piantate nel terreno, salgono fin su al cielo: scorci assolutamente notevoli che però vanno alternandosi ad altri mediocri, né più né meno, che sono portati nella next-gen della 360 praticamente solo grazie alle minuziose textures di cui sono adornati.
Se i modelli poligonali dei molti protagonisti sono nel complesso ben realizzati, essi peccano in ordine ad una piuttosto ridotta espressività facciale in relazione alle battute e agli sviluppi della trama; il lip-sync con le frasi doppiate risulta a volte totalmente scombinato, quando non addirittura assente. In alcuni frangenti i nostri personaggi soffrono poi di non eccelse animazioni, che però passano in deciso secondo piano rispetto ai fantastici effetti di ombra e di illuminazione sia di campo sia delle abilità di battaglia, che sono senza dubbio l’elemento grafico di maggior pregio che il titolo tri-Ace ha da offrirci.
Titolo che propone anche una nuova ottima colonna sonora curata da Motoi Sakuraba, il cui lavoro è stato apprezzato in occasione di episodi delle serie Tales Of, Star Ocean e Valkyrie Profile, nonché più di recente in Eternal Sonata, il cui team di sviluppo tri-Crescendo deriva da una costola di tri-Ace. L’orecchiabile stile a tratti dolce, a tratti spensierato e quando serve epico, resta piacevolmente invariato e riconoscibile, anche se non sono rari i momenti in cui l’accompagnamento musicale si annulla in favore di non piacevoli suoni di fondo che, uniti ad alcune scene esplicate da sottotitoli ma prive di doppiaggio, lasciano quantomeno spiazzati in negativo.

Ciak… Azione!

Quanto a battle-system, Infinite Undiscovery è un action rpg che non prevede combattimenti casuali e che appunto, essendo action, propone scontri molto veloci durante i quali controlleremo direttamente solo uno dei massimo quattro membri che compongono il party, ognuno col proprio set di abilità personali. Quella del nostro protagonista, essendo un bardo, è l’utilizzo del suo flauto dalle proprietà magiche, che di solito ha caratteristiche di cura e di boost dei parametri degli alleati.
E’ possibile impartire agli altri tre personaggi di supporto a Capell vaghe tattiche di battaglia, non troppo precise ma piuttosto ben in linea con la buona gestione complessiva dell’intelligenza artificiale dei comrades.
Proprio ad uno per volta degli altri compagni Capell può “collegarsi” per sfruttare, sia dentro che fuori dalla battaglia, le skills peculiari di quella persona: fare ciò è in alcuni frangenti fondamentale per innescare eventi o trovare oggetti che altrimenti non sarebbero disponibili. Ad esempio una sottomissione potrà essere a volte completata non solo rintracciando il giusto PNG, ma anche presentando all’interno del party il giusto compagno di viaggio, ed essendo al contempo “collegati” ad esso. Oltre a ciò, un po’ come accadeva in Star Ocean, molti protagonisti (che ricordiamo sono ben 18, e non sono rare le difficoltà della gestione di tanti alleati contemporaneamente nel corso della storia) sono specializzati in determinati campi come la cucina, la forgiatura di armi, e così via: ricordiamocene durante la risoluzione di certi enigmi.

Le tecniche combattive basilari di Capell, abilità a parte, si fondano sull’alternarsi di attacchi veloci e poco potenti (tasto A del pad) ed altri più lenti e pesanti (tasto B): man mano che si attacca si accumulano AP, che potranno essere spesi per potenziare agli attacchi fisici ed induzioni ai malcapitati nemici status negativi come l’atterramento. Attaccare il nemico a terra o in aria significa bonus di vario tipo per Capell, che incrementano all’aumentare dei colpi portati a segno. Un sistema quindi piuttosto semplice, probabilmente semplicistico, reso a tratti sgradevole e pericoloso per gli HP dal fatto di essere “troppo” in tempo reale. Aprire il menù di battaglia per selezionare un oggetto o una magia significa restare inermi agli attacchi dei nemici, che non avranno la pazienza di attendere le nostre scelte. Bisognerà arrangiarsi e fare senza, utilizzando il menù solo quando si è lontano da incontri indesiderati, e richiedere di frequente una cura da parte degli alleati (a discrezione della console l’utilizzo di una abilità o un oggetto dell’inventario), ma anche così in molti casi la morte è inevitabile.

Rimpiangendo Enchanted Arms?

Se fino ad oggi qualcuno aveva pensato che l’ormai vetusto Enchanted Arms non meritasse altro titolo se non quello di "primo jrpg sulle console di nuova generazione", giocare a questo in fondo dimenticabile Infinite Undiscovery ci fa ricredere, poiché notiamo che anche un marchio blasonato come Square-Enix può immettere sul mercato prodotti non particolarmente ricchi, elaborati o innovativi. E’ stato da subito evidente che questo primo esperimento fosse poco più che un contentino piuttosto sbrigativo elargito da Square al popolo dei boxari, e, sperando che il team tri-Ace ci regali col prossimo appuntamento in agenda un gioco con più sapore, passiamo senza rimpianti la mano in attesa di prove migliori e più concrete, fiduciosi in Star Ocean e The Last Remnant. Sebbene non si possa parlare di vera e propria delusione, consigliare come imperdibile l’acquisto di Infinite Undiscovery sarebbe irrealistico: perché è questo il lusso che al momento metà degli amanti di jrpg può permettersi, il lusso di poter scegliere.

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