Jak X: Combat Racing – Recensione Jak X: Combat Racing

Prima Crash ora Jak: ma stavolta Gavin non vende

Sono passati nove anni da quando nacque, dalla mente di Jason Rubin, l’idea del Bandicoot che velocemente spopolò nel genere Platform; sono passate anche due generazioni di console fissa Sony e la Naughty Dog si ritrova dinanzi la stessa situazione di qualche anno prima: Jason Rubin, come accadde per Crash, abbandona il progetto, stavolta, anzi, abbandona la società, lasciando tutto nelle mani di Andy Gavin, il suo socio nella Naughty Dog. E così Jak & Daxter restano orfani del loro creatore, divenuto ramingo alla ricerca di un una pozza d’acqua più grande dove cadere dopo il salto dal suo trampolino di lancio chiamato Crash Bandicoot. Gavin, così, si trova dinanzi alla scelta: vendere, come accadde per Crash dopo il quarto capitolo, o continuare e provare un qualcosa di difficile, ovvero tenere Jak ad alti livelli anche senza Jason Rubin. e come accadde per Crash anche per il biondino con la sua donnola al seguito dovrà affrontare un capitolo che lo farà diventare un autista alla ribalta delle piste.

Crash Team Racing 2

Il pretesto allo spin-off della serie lo offre la morte di Krew, che tanti problemi aveva dato al duo nei capitoli precedenti, e quindi tutti i suoi amici, e nemici, vengono convocati per la lettura del suo testamento. Un ologramma di Krew li avverte che, ironia della sorte, al posto che trovarsi per le mani una ricca eredità, i partecipanti all’evento si trovano contaminati da un veleno dal lento decorso, che presto ucciderà tutti ad uno ad uno. Sono pertanto costretti, loro malgrado, a partecipare al campionato di Kras City, realizzare il sogno del defunto Krew e avere salva la propria vita. Lungo tutto il gioco, tra una corsa e l’altra, una serie di cut-scene intratterranno il giocatore spezzando il ritmo frenetico delle corse e per svelare altri particolari della storia e portare il giocatore verso il finale, particolare e interessante, ma non alla pari di quello dei capitoli precedenti, ovviamente.
La modalità su cui regge l’intero gioco è di fatto la cosiddetta ‘avventura’, in questa modalità il giocatore seguendo stadi, livelli, piste, che dir si voglia, predeterminati dovrà portare a termine una serie di gare in quattro differenti coppe che gli permetteranno di completare il gioco. A seconda della gara selezionata ci saranno svariate regole da seguire: ai normali gran premi la Naughty Dog ha voluto aggiungere limitazioni, obiettivi e spargimenti di bulloni: il primo esempio è quello della corsa ghiacciata che si presenta come una particolare corsa contro il tempo dove la buona riuscita della prova è data anche dall’abilità del giocatore di saper maneggiare i veicoli per recuperare lungo il tracciato una serie di bonus che congeleranno letteralmente il tempo. La seconda modalità è la cosiddetta ‘gara mortale’, parente, se non discendente, della gara mortale alla Bornout, dove l’unico obiettivo è quello di distruggere in numero più alto di avversari nel tempo assegnato. Si discosta leggermente da quest’ultima la gara ‘ora di punta’ dove, come suggerisce il nome, ci si ritroverà a guidare contromano nel tentativo di colpire e distruggere quanti più veicoli possibili. Chiude la serie di gare su pista la modalità ‘turbo scatto’, un normale gran premio corso in solitaria dove l’obiettivo è vincere contro il tempo e l’unico modo di farlo è quello di continuare a raccogliere pezzi, o bonus, di turbo per girare quindi a velocità smodata senza un attimo di respiro in ogni punto della pista. Alle comuni piste si affiancano nel gioco veri e propri death match in arene, dove l’obiettivo preposto è a turno o quello di distruggere il maggior numero di avversari o quello di raccogliere prima degli altri una serie di artefatti disposti in maniera casuale all’interno dell’ambiente che ospita la gara. All’avventura solitaria si affianca il classico multiplayer che si arricchisce della modalità online per sfidare avversari da tutto il mondo. Insomma, tirando le somme, riguardo la giocabilità, ci troviamo dinanzi ad una riproposizione di Crash Team Racing, solo che abbiamo dei piloti nettamente diversi. Innovazione interessante è quella che tra una gara e l’altra, come ogni buon gioco di macchine leggermente manageriale che si rispetti, è possibile mettere mano alle fattezze della propria vettura sia per quanto riguarda i colori della carrozzeria sia per quello che concerne i pezzi che la compongono, che a seconda dei risultati ottenuti in gara potrete acquistare col vostro bel prezzo in denaro. Il parco macchine è anch’esso a completa dipendenza dei progressi nel gioco: all’inizio ci sarà solo un veicolo all’interno del garage, proseguendo si sbloccheranno bolidi utili per le gare in arena e altri perfetti per sfrecciare tra le strade di Kras city, fino a quelli ottimi per le gare all’ultimo bullone nei death match.

L’Echo Boosting: sconclusionato sistema di battaglia

Vero fulcro delle gare è la gestione dei cristalli echo, divisi in quattro distinte categorie in base all’utilizzo: i cristalli blu si accumulano nella barra del boost e sono attivabili tramite la pressione di R2, sono soprattutto utili in alcune piste con rampe ed aiutano il giocatore a superare i punti più critici; i cristalli rossi sono difensivi e servono a creare barriere protettive, deviare i missili lanciati da dietro o semplicemente lasciare una scia di bombe dietro di sè; i cristalli gialli sono riservati all’attacco contro gli avversari ovviamente, anche qui a secondo del tipo si distinguono in missili teleguidati, mitragliatrice o scarica elettrica che una volta lanciata va a colpire direttamente il giocatore in testa; infine ci sono i cristalli verdi curativi che rimettono completamente in sesto le vetture danneggiate dagli avversari. Va purtroppo detto che la gestione degli item è troppo dipendente dall’esito della gara: capiteranno gare passate sempre in prima posizione ed un semplice razzo sul traguardo per perdere, così come chi avrà più boost al termine delle gare avrà un indubbio vantaggio sullo scatto finale; così facendo diminuisce di fatto la credibilità delle gare che si riducono ad un mero utilizzo di armi e turbo, ancora più di quanto accadeva in Crash Team Racing.

Troppa confusione per niente

Molto influisce nel gioco l’aspetto tecnico stavolta, con le ambientazioni proposte che, oltre ai continui richiami agli altri capitoli della serie dedicati agli affezionati del capolavoro del Rubin, risultano ben strutturare ed elaborate. Nonostante ciò, qualche volta a causa della notevole velocità e l’incredibile confusione creata anche dagli Echo, del gioco ben poco capiterà di notare i particolari a bordo pista. I tracciati, larghissimi, ben si adattano alla struttura di gioco e sono pensati in maniera da dare al giocatore abbastanza libertà sia per quanto concerne la guida che per la fuga dai missili avversari. Il motore del gioco regge molto bene gli sforzi a cui viene sottoposto dalle 8 vetture che sfrecceranno come razzi sul circuito in gara e non mostra particolari tentennamenti nemmeno nelle situazioni più critiche, come una forte esplosione del veicolo. Il comparto sonoro non vive particolari momenti di gloria se non nella presentazione con le oramai tipiche musiche di sottofondo accompagnate dalle monotone melodie metalliche che danneggiano un po’ il percorso. Il doppiaggio, completamente in italiano, rimane comunque di ottima fattura ed eseguito da professionisti del settore legati al doppiaggio di cartoni animati e film d’animazione, e, una cosa che affascina sempre gli appassionati da Crash a Spyro, da Ratchet e Clank fino a questa saga, i doppiatori sono sempre gli stessi ed estremamente bravi nel loro lavoro: una cosa che tutti, da sempre, hanno sognato di vedere in qualsiasi gioco.

Tradizione o mancanza di idee?

Il gioco, seppur di buona fattura e divertente, non aggiunge nulla di nuovo alle produzioni del genere. A volte viene quasi da pensare che sia stata una mossa più legata alla tradizione che altro, richiamando quanto detto all’inizio a riguardo di Crash Team Racing: quindi una tradizione che porterebbe il quarto capitolo a guidare una macchina. I grossi difetti del gioco sono tutti di fatto legati all’utilizzo degli echo, anche nella gara migliore che mai si possa disputare basterà un solo missile per spedirvi indietro di quattro posizioni, così come nel multiplayer basterà un giocatore con un minimo di esperienza di turbo per trasformare la sessione in qualcosa che rasenta da molto vicino la noia. Fatto sta che, dicendo che il Gladiator di Ratchet, l’avversario del momento, non ha saputo tenere alta la media della saga, siamo costretti a dire lo stesso dinanzi a Jak X, che dopo la bellissima trama e storia della trilogia precedente, c’ha rifilato questo capitolo che, se pur mantenga un buon livello di trama, perde tanto in fatto di giocabilità.

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