Killer7 – Recensione Killer7

Killer7 doveva essere uno dei cosiddetti CapCom Five, uno dei cinque titoli dell’omonima compagnia che avrebbe dovuto risollevare le sorti del Gamecube, all’epoca già messa in difficoltà dalla sua concorrente principale, la Playstation 2. Né Killer7 né gli altri membri del gruppo riuscirono nell’impresa, più che altro perché la CapCom fece marcia indietro, cancellando uno dei titoli e rendendone multipiattaforma altri tre. Escludendo Resident Evil 4, gli altri giochi non riuscirono a piazzare moltissime copie. In compenso, Killer7 divenne rapidamente un vero e proprio oggetto di culto, uno di quei giochi che si ama o si odia, senza mezze misure.
Recensire un titolo del genere è un compito piuttosto arduo. Non stiamo parlando di un normale videogioco, quanto di un’opera che fa dell’unicità uno dei suoi maggiori, indiscutibili pregi. Grafica, trama, personaggi, gameplay; ogni singolo elemento trasuda unicità. Le opere della compagnia guidata da Suda51, la Grasshopper Manufacture, sono sempre state rinomate per la loro originalità. In molti casi, per la loro stravaganza. Killer7 è senza dubbio il titolo più rappresentativo da questo punto di vista; anche se vantate una vastissima esperienza videoludica, difficilmente avrete mai visto qualcosa di vagamente simile. E, con tutta probabilità, neanche in futuro vedrete nulla del genere.
Non siete ancora convinti? Allora diamo un’occhiata al gioco vero e proprio.

The Smiths

In un futuro alternativo, l’intero mondo è riunito sotto l’egida delle Nazioni Unite e, finalmente, in pace. La guerra è solo una fantasia; anche se qualcuno tentasse di compiere un attacco missilistico, questo verrebbe subito intercettato e fatto esplodere. Trasformato in un semplice fuoco d’artificio. Il sogno della pace universale finisce con l’emergere di un gruppo di terroristi chiamati Heaven Smile. I suoi membri sono capaci di tramutarsi in bombe umane e di farsi esplodere in ogni momento, forti anche della loro invisibilità ai comuni esseri umani.
Gli unici a poter contrastare gli Smiles sono un gruppo di assassini professionisti al servizio del governo degli USA, i Killer7. Un gruppo composto in realtà da una sola persona: Harman Smith, un vecchio paralizzato su di una sedia a rotelle. Costui può però trasformarsi totalmente, nel corpo e nella mente, in una delle sue sette personalità indipendenti. Harman può contare sulla forza d’un gruppo bizzarro, eterogeneo ed inarrestabile. Coyote Smith, un ladro messicano, MASK De Smith, un lottatore di Wrestling, Dan Smith, un ex-gangster, KAEDE Sumisu, una donna giapponese, Con Smith, un adolescente cieco, Kevin Smith, un albino. Infine, Garcian Smith, un afroamericano, nonché braccio destro di Harman. Nel gioco guiderete gli Smiths attraverso diverse missioni, ambientate in luoghi e tempi differenti, ma tutte con un denominatore comune: la lotta agli Heaven Smiles ed al loro misterioso capo, Kun Lan.

I personaggi sono molti ed alcuni tra loro sono memorabili, sebbene alcuni degli stessi Smiths non siano più di tanto caratterizzati. In compenso la presenza di protagonisti complessi e profondi come Harman, Garcian, Dan e MASK riesce a distrarre il giocatore abbastanza da non farlo pensare agli altri membri del Killer7. Protagonisti a parte, i personaggi che più vi rimarranno impressi saranno i fantasmi delle persone uccise dagli Smiths, che continuano a perseguitarli; le cosiddette Remnant Psyches. Quella che incontrerete di più è Iwazaru, un fedele seguace di Harman, perennemente appeso ad una corda da Bungee Jumping e vestito con un simpatico completino BDSM. Durante ogni missione, Iwazaru inizia e conclude ogni suo dialogo con le stesse frasi. Un’altra geniale aggiunta al cast è Suzie, una giovanissima e spietata serial Killer di cui rimane solo la testa, che vi racconterà alcuni dei suoi crimini più efferati con leggerezza, allegria, e tonnellate di emoticons del tipo ^o^ o *^_^*.

Quella che ho appena descritto in realtà non è che una piccolissima frazione della trama. Il tema della lotta agli Smiles rappresenta la parte più ovvia, la punta d’un enorme iceberg che potrete far emergere soltanto giocando, rigiocando e comprendendo, di volta in volta, il significato di numerose frasi e particolari apparentemente senza senso. Non posso assolutamente dirvi di più; qualunque altra informazione mi costringerebbe darvi degli spoiler.


Collateral shot!

In linea di massima Killer7 potrebbe essere classificato come uno shooting game su binari; non è possibile muoversi liberamente nell’ambiente di gioco, tutto ciò che il giocatore può fare è seguire dei percorsi preimpostati, con occasionali e numerosi bivi. Non è possibile fuoriuscire dai binari preimpostati. Al contrario di altri titoli dello stesso genere, come ad esempio la saga di The House of The Dead della Sega, il ruolo del giocatore non si limita allo sparare ai nemici mentre il nostro personaggio avanza da sé; possiamo muoverci liberamente avanti ed indietro per i "binari". Niente paura se decidete d’imboccare una strada piuttosto che un altra in un bivio, potrete tornare indietro quando desiderate e completare l’esplorazione. Anzi, spesso dovrete farlo. In Killer7 la parte di gameplay a base di pallottole ed esplosioni è affiancata da una controparte di stampo adventure; un po’ come accadeva nei primi Resident Evil, per avanzare nel gioco bisognerà raccogliere determinati oggetti ed utilizzarli al posto giusto.

L’altra principale differenza coi normali shooting game su binari è l’inquadratura; invece d’imporci una semplice visuale in prima persona, il gioco ci permette di alternare tra due visuali. Mentre ci si sposta, seguiremo il nostro personaggio mediante una visuale in terza persona, con telecamere fisse che riprendono ogni ambiente da un diverso punto di vista. Tenendo premuto il pulsante R, si passa ad una visuale in prima persona. I comandi a questo punto cambiano in quelli d’uno shooting game; con la levetta si mira e con A si spara. Ci sono alcune differenze, però. I nemici in Killer7, gli Heaven Smile, normalmente sono invisibili. Per poterli vedere, è necessario fare utilizzare lo speciale comando scan, premendo il pulsante L durante la modalità in prima persona; così facendo perderanno la loro invisibilità. Non preoccupatevi, non è necessario premere L ogni due passi, gli Heavenly Smiles annunciano la loro presenza con una risata inquietante. Ciononostante risulta comunque un po’ macchinoso il dover premere ogni volta R, poi L prima d’ogni scontro. Al contrario, ricaricare le munizioni è semplice e pratico, basta usare il c-stick. Il nostro personaggio ricarica da sé l’arma se finisce i colpi, ma ritrovarsi a farlo durante un combattimento potrebbe costargli la vita, perciò è senz’altro più conveniente iniziare una battaglia preparati a dovere.
Una volta scoperti i nostri nemici, è possibile colpirli ed eliminarli. Le macchie rosse che compaiono qua e là sulla superficie del loro corpo corrispondono ai loro punti deboli; centrandoli è possibile eliminare gli Heavenly Smile in un colpo solo e, contemporaneamente collezionare il loro sangue. Raccogliere il sangue dei nostri avversari è importante; ve ne sono due tipi, quello normale, utilizzato per curare i nostri personaggi o utilizzare le loro mosse speciali, e quello "denso", che va immagazzinato, raffinato ed utilizzato in una qualsiasi Save Room per migliorare le caratteristiche dei vari personaggi.

I sette membri del gruppo hanno armi e capacità completamente diverse, rendendo ciascuno di loro più adatto ad una situazione piuttosto che un’altra. Dan ad esempio ha un’ottima pistola, di grosso calibro, e la capacità di lanciare colpi d’energia capaci di annientare anche i nemici più potenti, ciò fa di lui un personaggio fortissimo in combattimento. Kaede ha un fucile munito di zoom, che le permette di colpire i nemici più lontani, inoltre ha la capacità di rivelare passaggi segreti tagliandosi i polsi. Sì, tagliandosi i polsi. Coyote ha una pistola tutto sommato decente, ma è piuttosto difficile prendere la mira con lui, perciò risulta un po’ inutile in battaglia, ma la sua capacità di fare balzi inumani lo rende necessario nel caso vogliate raggiungere alcuni luoghi altrimenti al di fuori dalla vostra portata.
Garcian merita un discorso a parte; è l’unico personaggio che non può essere potenziato grazie al sangue raccolto dagli avversari, ed in battaglia non è un granché. In compenso possiede la preziosissima capacità di riportare in vita le altre personalità; quando uno dei vostri personaggi muore, nel punto in cui è deceduto compare un sacchetto di carta. Basterà mandare Garcian a raccoglierlo per riportarlo in vita. Sappiate che se Garcian muore, per voi sarà Game Over. A dire il vero sarà piuttosto difficile che ciò accada, visto che raramente sarà necessario far scendere Garcian in battaglia.

In sintesi, dal punto di vista della giocabilità, Killer7 non è niente di straordinario; divertente, sicuramente, diverso dal solito, senza alcun dubbio, funzionale, probabilmente… Di certo non straordinario. Combattere con gli Heavenly Smile a lungo andare risulta tedioso, specie considerando le consistenti quantità di backtracking necessario ed il loro continuo riapparire. I puzzle non sempre sono intuitivi, anzi, un paio di volte necessiteranno un modus cogitandi non esattamente ordinario.
In ogni caso, una volta entrati appieno nella spirale del mondo degli Smiths, questioni del genere diventeranno secondarie…


May the Lord smile…

Killer7 si presenta con un cell shading cupo e stilizzato, scarno e brutale. Nulla che faccia gridare al miracolo, tutt’altro. Se ciò a cui puntate è un titolo che sfrutti appieno le potenzialità della consolle che state utilizzando, sarete delusi; spesso gli ambienti risultano vuoti, scarni, animati solo dal personaggio che state manovrando. Se non siete così superficiali da fermarvi al numero dei poligoni, potrete godere d’uno stile grafico geniale, quasi minimalista, che sembra essere uscito da un fumetto americano o inglese di nicchia più che da un prodotto orientale.
L’attenzione per alcuni particolari è quasi maniacale. I vari personaggi, siano essi giocabili o meno, ad esempio hanno quella dimensione in più che li rende vivi; il loro particolare modo di muoversi, le loro espressioni facciali, il loro caratteristico abbigliamento, che cambia di missione in missione. Persino il personaggio più inutile ha una sua peculiarità grafica che ne riflette il carattere. Allo stesso modo, i vostri nemici sono tanto inquietanti che fuori di testa. Scordatevi i prevedibili zombie di Resident Evil, gli smiles sono talmente assurdi che spesso finirete per farvi colpire, prima d’aver capito cosa vi sta accadendo.

Come ho già detto, gli ambienti a volte possono sembrare spogli, specie quando si utilizza la visuale in prima persona. Durante la modalità in terza però, le inquadrature riescono a rendere questo difetto meno evidente. La presenza di due tipi di visuale, permette al giocatore di avere inquadrature altrimenti impossibili in un normale shooting game in prima persona e di focalizzare la sua attenzione su particolari o punti di vista che gli sarebbero potuti sfuggire; il tutto senza rovinare la giocabilità.

Le cutscenes sono numerose ed in sintonia col resto del comparto grafico; cupe, minimaliste, cariche di simbologia e, talvolta, humor nero. Questo non vale per tutte, però; alcuni filmati sono disegnati in stile anime, altri sembrano usciti da una sorta di Street Fighter II metafisico.

…and the devil have mercy.

Giunti a questo punto, nessuno si aspetterebbe una colonna sonora normale. Ed a ragione; la soundtrack di Killer7 è un miscuglio di tracce appartenenti ai generi più disparati, utilizzate in occasioni altrettanto improbabili. Probabilmente gran parte delle BGM resteranno ancorate alla loro funzione di sottofondo e faticherete nel ricordarvene dopo aver messo via il gioco. Alcune tracce però vi entreranno nel cervello, esattamente come le situazioni in cui sono state utilizzate. E faticheranno ad andarsene. Un esempio su tutte, la musica che sentirete nelle Hall del Colosseo prima dei boss di metà livello.
Il vero capolavoro del settore acustico però resta il doppiaggio; le voci dei personaggi sono potenti, cariche, e servono a dovere i numerosi e complicati dialoghi. Le voci di Harman e Kun Lan, in particolare, sono memorabili. Oltre al normale doppiaggio è presente anche una gran quantità di dialoghi con voci distorte o sintetizzate; sono le voci dei numerosi fantasmi di individui uccisi dagli Smiths, che incontrerete continuamente durante il gioco.
Una curiosità: queste voci, nella versione originale Giapponese, non solo non erano distorte, ma erano addirittura in Inglese. Peccato che fosse un inglese così sgrammaticato che alla CapCom USA hanno dovuto mascherarlo.


Master! We’re in a tight spot! 

Il gioco consta d’un totale di cinque missioni, di cui alcune divise in due parti, più una finale, più che altro una sorta di bonus che un livello vero e proprio. Vi basteranno una quindicina d’ore al massimo per terminare il gioco, a meno che non restiate bloccati a causa d’uno dei puzzle meno comprensibili. Pur essendo un titolo tutto sommato breve, Killer7 riesce ad eguagliare in complessità e potenza quella di numerosi mostri sacri in questo settore, ossia i capolavori di Kojima.
La storia partorita da quel folle di Suda51 riesce a toccare, in maniera anche piuttosto approfondita, numerosi argomenti. Nel corso del gioco vi ritroverete a riflettere sulla politica internazionale e sul ruolo del Giappone nel mondo, sulle barriere della psiche umana, sulla figura di Dio, sul conflitto tra bene e male, sul destino… Si tratta di tematiche profonde, che in Killer7 non sono semplicemente accennate con superficialità, bensì analizzate e reinterpretate in maniera piuttosto approfondita. Forse anche troppo.
Difficilmente riuscirete a comprendere appieno Killer7 durante la vostra prima partita. Probabilmente, non ce la farete neanche rigiocandoci mille volte; ogni volta che ci rigiocherete noterete qualcosa di nuovo. Particolari o frasi il cui significato vi è inesorabilmente sfuggito quando non conoscevate alcuni aspetti della trama acquisiranno improvvisamente un’enorme importanza, rispondendo alle vostre domande o creandone di nuove. Purtroppo il gioco non sempre chiarisce ogni dubbio; alcuni passaggi importanti sono lasciati all’interpretazione del giocatore.

Killer7 non è mai stato rilasciato in italiano. Se volete giocarci, sappiate che vi sono numerosi dialoghi in inglese non sottotitolati. Certo, è possibile recuperare in rete gli scripts di queste parti e ricontrollarli se ci si è dimenticati qualcosa… Ma se non capite ciò che succede per via della barriera linguistica, perdete una buona fetta trama e quindi, gran parte del gioco stesso.


Good night, child. It’s past your bedtime.

Chi ama la complessità di Finch e la spettacolarità da B-Movie di Tarantino si troverà a suo agio. I personaggi durante le sparatorie sparano raffiche di "fuck" e derivati, come se fosse un mantra. C’è sangue, c’è truculenza, ci sono riferimenti al sesso e, qualche volta, un po’ cattivo gusto sul punto giusto. Vengono trattati temi profondi, ma con un pizzico di follia e di humor nero.
L’opera di Suda 51 esula dalla tipica definizione di videogioco. Killer7 è indubbiamente tale e, sebbene dal punto di vista del gameplay sia pratico e funzionale, l’attenzione data all’aspetto artistico è un evidente segno di come lo scopo principale per cui è stato creato non era quello di far divertire il giocatore. Qualche volta giocabilità ed interazione sono perfino messe in un angolo, mentre la storia procede da sé ed il giocatore si trasforma in uno spettatore.

Superate l’atmosfera da B-movie, superate la barriera linguistica, superate la barriera posta dalla ragione umana e vi ritroverete a vivere una delle migliori esperienze videoludiche della vostra vita; Killer7 appassiona, stordisce, distrugge certezze, instilla dubbi. Killer7 è arte.

 

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