LEGO Indiana Jones 2: The Adventure Continues – Recensione LEGO Indiana Jones 2: L’avventura continua

Chi, nella propria infanzia, non ha armeggiato almeno una volta con i mitici mattoncini LEGO? Tra pezzi rari, blocchetti colorati e modellini ispirati a saghe e film di culto (il binomio LEGO e Star Wars è sempre stato dei più graditi), la fantasia di un bambino poteva realmente galoppare e dare forma alle idee più bizzarre ed impossibili. Poi, cresciuti, le più strambe fantasie formate di mattoncini ad incastro hanno lasciato il posto a ben altri problemi e bisogni. Fino a poco tempo fa, almeno.

Forti di licenze succose, i Traveller’s Tales, coadiuvati dalle magie Lucasarts, hanno dato il via, nel 2005, ad una saga videoludica di crossover senza dubbio interessante: LEGO Star Wars, culminata nel 2007 con il divertentissimo Star Wars: the complete saga, e poi ritornata in auge, prima con LEGO Batman, ed infine con LEGO Indiana Jones. Le avventure di Indie, unite ai colorati mattoncini danesi, erano riuscite a convincere la critica e a regalare ai giocatori momenti di comicità. Ora, a meno di un anno dall’uscita delle peripezie LEGO del professor Jones, ecco il seguito, intitolato questa volta The Adventure Continues (l’avventura continua). Impossibile non restare perplessi davanti a questa prematura entrata in scena: indaghiamo più affondo per dare un giudizio definitivo su questo secondo titolo.

 

Un teschio di cristallo per Indie

Come si intuisce dalla simpatica cover della confezione del gioco, questa volta i mattoncini assemblabili irromperanno nell’ultimo episodio cinematografico della saga firmata Lucas e Spielberg, trasportandoci dunque in sud America, alle prese con comunisti russi, un misterioso quanto magnetico teschio di cristallo e la ricerca della leggendaria El Dorado. Questa volta, a differenze dell’unico stage presente nel precedente capitolo, vi saranno ben sei basi dalle quali partire poi per le varie avventure. Tre di questi "meta livelli" ospiteranno la recente saga del crystal skull, l’unica, tra le quattro presenti, ad aver goduto di un approfondimento degno di questo nome e di una cura particolare. Nell’arco di tre atti, dunque, rivivremo in chiave comica le peripezie di Indiana Jones, il figlio Mac, l’ex amante Marion (conosciuta anche nei Predatori dell’Arca Perduta) ed il lunatico professor Oxley. Scene mute, però, renderanno la trama incomprensibile a tutti coloro che non avessero mai guardato la pellicola originale.

Gli altri tre stage ripercorreranno in maniera blanda ed appena abbozzata tutta la trilogia originale, ossia I Predatori dell’Arca Perduta, il Tempio Maledetto, e l’Ultima Crociata. Purtroppo, per non ricadere nel già visto, dato che le tre pellicole sopra citate erano già state spulciate più che degnamente nel primo LEGO Indiana Jones, qui troveremo solo delle brevi avventure, più dei riempitivi che non vere e proprie sfide appaganti. Senza contare che molti eventi verranno totalmente rivisti, spesso in maniera esagerata e assolutamente aliena alla trama dei lungometraggi. Un esempio su tutti: gran parte delle peripezie del Tempio Maledetto sono state bellamente gettate alle ortiche, ed ora dovremo vedercela contro una enorme statua fiammeggiante della dea Kalì. Divertente da abbattere, certo, ma un pugno in un occhio per i cultori della saga dell’archeologo avventuriero. Il tutto porterà una longevità totale che, pur bilanciata dall’enorme mole di contenuti sbloccabili e segreti, tenderà ad essere discretamente breve.

 

 

Distruggi, costruisci e schiocca la frusta

A metà strada tra un button smashing senza regole ed un accorta avventura ad enigmi, il gameplay di LEGO Indiana Jones 2 si barcamena tra alti e bassi riuscendo, quasi allo stesso tempo, a divertire e frustrare il giocatore. Da annoverare tra gli elementi positivi, sicuramente la concezione dei livelli, solitamente non lineare, ai quali dà manforte la possibilità di sfruttare le abilità di due o più personaggi, facendoci aiutare in ogni momento da un altro giocatore in locale, oppure passando personalmente dal controllare l’uno o l’altro avventuriero.

Le peculiarità personali dei vari personaggi saranno molteplici: il nostro Indie sarà l’unico in possesso di una frusta, utilissima per appendersi a punti prestabiliti attivare qualche singolare interruttore, oppure immobilizzare per pochi secondi un nemico particolarmente potente, mentre Mac potrà avvalersi di una chiave inglese, ideale per aggiustare qualche macchinario fuori uso. Non finisce qui, perchè tutte le donne, da Marion a Willie, avranno la capacità di saltare più in alto degli uomini e raggiungere così punti inaccessibili. I bambini, invece, data la piccola statura, potranno infilarsi in pertugi troppo stretti per i più grandi, arrivando ad interruttori nascosti. Non mancheranno quelli dotati delle armi più varie (pistole, lance, scimitarre) o di abilità singolari (filtri d’amore, ampolle nere capaci di controllare i nemici e così via).

Peccato che queste idee vengano meno nel momento dell’azione più pura, ossia i combattimenti. A mani nude, con la frusta, con una pistola o con una pala, le lotte verranno gestite tutte nel medesimo modo, ossia nel più frenetico dei button smashing, a meno che non ci si trovi alle prese con un boss. In quel caso la musica cambia radicalmente, dovremo premere forsennatamente il tasto adibito al combattimento per cavarci dagli impicci. Non solo, perchè sempre menando pugni, si potranno sfasciare quasi tutti gli oggetti presenti nelle mappe, tutti colmi di monete, così arricchirsi sarà sinonimo di distruzione totale.

 

 

A dar manforte ad un sistema troppo limitativo, quale quello del combattimento, ecco intromettersi alcuni enigmi logici o fisici, solitamente collegati alle varie abilità dei personaggi. Queste sessioni, non solo non saranno quasi mai banali, ma impegneranno anche parte del nostro tempo, facendoci arrovellare su come poter venire a capo di un enigma apparentemente senza soluzione. Tra fasci di luce in grado di sbloccare passaggi segreti, interruttori da costruire e sciami di formiche assassine da oltrepassare, la nostra arguzia verrà messa a dura prova. Interessanti, inoltre, come accennato poco più su, anche i vari boss, divertenti ed appaganti da mettere al tappeto.

Da dimenticare invece le sessioni a bordo di veicoli, noiose per il semplice fatto che dovremo tamponare e distruggere mezzi avversari uno dopo l’altro, girando sempre intorno ad un percorso che alla fine verrà a noia. Va bene tentare di riprodurre le turbolente scene di inseguimenti tanto care a tutta la saga cinematografica, ma così l’azione viene spezzata a favore di un girotondo quasi sempre frustrante.


Avventurieri si nasce, ingegneri si diventa!

Finalmente, per la prima volta, ecco arrivare l’atteso editor di livelli. All’inizio ostico, vista anche la natura platform di tutto il sistema, riusciremo a prendere le redini di questo anche grazie a dei veloci ed utilissimi tutorial. Per creare i nostri stage, e di seguito anche le nostre avventure (semplici unioni di più ambienti, dove dovremo decidere quale oggetto cercherà il nostro Indie tra scudi crociati, mummie egizie, tesori peruviani e tanti altri), disporremo di una vasta gamma di aggeggi, pericoli, avversari, accessori, veicoli, ed interruttori vari ed eventuali, senza contare i molti ambienti disponibili. Appena completata l’opera, potremo provarla sia in solitario sia aiutati da un amico, dando così sfogo al creatore che è in noi.

Peccato per la mancanza di un sistema online, in stile LittileBigPlanet, che renderà impossibile scambiare e rendere fruibili le nostre creazioni al mondo della rete. Una mancanza che relegherà l’editor ad un passatempo solitario, creativo certo, ma che non ci permetterà di condividere con il mondo i livelli da noi ideati.


Mattoncini colorati

In campo grafico, tutto il lavoro svolto riesce ad affascinare gli occhi. Ottimi modelli poligonali, texture di pregevole qualità ed effetti speciali di tutto rispetto, riusciranno a donare ai mattoncini LEGO quell’aspetto artificiale e colorato al quale siamo abituati, dando allo stesso tempo risalto a quelle parti dello scenario più realistiche. Questa contrapposizione, tra verosimile ed artificiale, regala allo stile del titolo una marcia in più, affascinante e originale. In questo frangente, va elogiata la creazione dell’acqua, credibilissima, cristallina e molto bella a vedersi.

Buonissime anche le animazioni dei vari personaggi e dell’ambiente, simpatiche e comiche anche in momenti ordinari e normalissimi. Peccato per qualche lievissimo calo di frame rate, specie in quei livelli vasti e ricchi di elementi, come le basi delle varie avventure. Nelle mappe più piccole, invece, tutto scorre liscio come l’olio senza il minimo intoppo.

Incantevole il comparto sonoro, un merito che va attribuito a John Williams, e non agli sviluppatori del gioco. La colonna sonora è infatti presa pari pari dalle quattro pellicole cinematografiche. La scelta si rivela azzeccatissima, non solo per la bontà delle opere prese in esame (comunque alta), ma più che altro per l’attaccamento sentimentale che molti amanti della saga hanno verso tali temi musicali che, diaciamolo, sono diventati la vera icona del personaggio di Indiana Jones assieme a frusta, Borsalino (il tipico cappello di Indie) e giubbotto in pelle.

 

In conclusione

Rivelandosi comunque un gioco discreto e divertente, questo titolo sente il peso di una formula sin troppo abusata. Dopo tutte le saghe LEGO che ripresero Star Wars e Indiana Jones, gli amanti del genere che già li divorarono, troveranno in questo seguito sin troppe ripetizioni, trovate riciclate e intermezzi comici tagliati. Certo, questo capitolo si difende bene in molti frangenti, ma rimane pur sempre un lavoro standard privo di quella scintilla che contraddistingueva i suoi predecessori.

Consigliato a chi non ha mai provato un videogioco targato LEGO e vorrebbe provarne uno (anche se in questo caso LEGO Star Wars: la saga completa si rivela l’acquisto più intelligente) . Tutti gli altri potrebbero divertirsi, a patto di chiudere un occhio su uno stile di gioco un pizzico abusato e qualche incertezza nel gameplay.

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