Lost Planet 2 – Recensione Lost Planet 2

Arrivato nei negozi nel corso del 2007, il primo Lost Planet non aveva convinto tutti: il futuristico sparatutto in terza persona realizzato da Capcom aveva molte frecce al suo arco, ma nessuna delle quali sfruttata a dovere per fare quel salto di qualità che permette ai titoli migliori di guadagnare l’acclamazione del grande pubblico. Nonostante ciò, il brand Lost Planet ha i suoi seguaci più che fedeli, ai quali certamente interesserà sapere che, dopo tre anni di sviluppo, i passi avanti si vedono e sono notevoli: molte piccole imperfezioni tecniche appartengono ora al passato, e il nuovo LP affronta il mercato forte di un grande lavoro di rifinitura di tutte le sbavature che avevano fatto storcere il naso alla critica. Dal comparto grafico al gameplay, passando per la trama e l’implementazione del multiplayer cooperativo online, Lost Planet 2 è il genere di gioco che tutti i fan si aspettavano, ma anche il tipico seguito potenzialmente in grado di convincere gli appassionati di TPS che non hanno digerito il primo episodio.
 


Gli Akrid, in questo secondo episodio, saranno ancora più agguerriti e duri da abbattere

Non ci sono più le mezze stagioni

I fan del primo Lost Planet scopriranno presto che il ghiacciato e inospitale E.D.N. III – il pianeta scenario delle vicende narrate nel gioco – è profondamente cambiato: l’influenza dell’uomo, che ormai da dieci anni utilizza l’energia termica degli alieni Akrid come carburante, ha compromesso per sempre l’ecosistema. Così, dopo qualche minuto di gioco ambientato nella parte ghiacciata di E.D.N. III, quello che ci ritroveremo davanti sarà più un mondo alla Avatar, nel quale rigogliose foreste si alterneranno ad aridi deserti e a futuristici avamposti artificiali.

Tutti questi cambiamenti climatici ed ambientali, a livello visivo, vengono gestiti dall’engine proprietario MT-Framework 2.0. La nuova versione del motore grafico di Capcom mostra parecchie migliorie rispetto al suo predecessore, soprattutto per quanto riguarda la fluidità dei movimenti e delle animazioni. Lo stesso non si può dire, purtroppo, per il dettaglio grafico in generale, che a volte risulta eccessivamente povero di poligoni e non all’altezza di altri titoli che recentemente si sono visti sulle console di ultima generazione. La sensazione generale è comunque buona, e l’immersività nell’azione è garantita da un’impeccabile regia virtuale che, prima di permetterci di controllare il nostro soldato, contestualizzerà l’azione con dei brevi filmati di intermezzo realizzati a regola d’arte. Nonostante avessimo aspettative ben più rosee verso l’MT-Framework 2.0, sentiamo di poter chiudere un occhio su qualche magagna grafica che predilige l’azione concitata all’impeccabilità visiva fine a sé stessa.
 


La maggior parte degli Akrid ha dimensioni davvero spropositate

A caccia di Akrid

Come nel primo episodio, anche questa volta gli Akrid saranno contemporaneamente i nostri nemici e la nostra principale fonte di energia. E.D.N. III, infatti, a discapito del suo paradisiaco nome, è un pianeta in buona parte inospitale e non completamente adatto alla razza umana, per la quale il solo atto di muoversi si traduce in un dispendio di energia. Uccidendo gli Akrid e raccogliendo i power-up che questi lasceranno cadere potremo ricaricare una barra di energia termica, che garantirà la sopravvivenza del giocatore e della squadra. Un’interessante implementazione in Lost Planet 2 è il collegamento tra l’energia termica e quella vitale: a un passo dalla morte, infatti, potremo decidere di utilizzare uno speciale gingillo chiamato armonizzatore per sacrificare parte della nostra energia termica e riempire nuovamente l’indicatore della vita. Inutile dire che un saggio utilizzo di questa opzione significherà meno morti premature – rese tra l’altro più fastidiose del solito dalla rarità dei checkpoint presenti – e maggiori possibilità di penetrare tra le linee nemiche.

Per portare a termine le nostre missioni avremo a disposizione un arsenale di tutto rispetto, come da tradizione: dai mitragliatori ai fucili a pompa, passando per le classiche granate e culminando nelle Vital Suits, le armature già presenti nel primo episodio in grado di aumentare in modo non indifferente la nostra potenza di fuoco. Nelle fasi esplorative sarà parecchio utile anche il rampino in dotazione del nostro soldato, che, utilizzato sulla falsariga di quello visto in Just Cause 2 – o in Bionic commando, se preferite – gli permetterà di raggiungere velocemente le zone elevate e togliersi di impiccio se colto di sorpresa dal fuoco nemico. La risposta dei comandi risulta essere abbastanza reattiva e ben implementata, anche se a livello di gameplay dobbiamo evidenziare una mancanza parecchio fastidiosa: mentre sarà sotto attacco, il nostro personaggio potrà eseguire una sola azione alla volta, rendendo impossibile il portare a termine alcuni compiti che dovrebbero essere tra i più semplici. Di fronte un nemico che ci sparerà sarà impossibile, ad esempio, ricaricare l’arma o lanciare una granata; ma ancora, per cambiare l’arma in uso bisognerà fermarsi completamente, non potendo eseguire l’azione in corsa, il tutto senza la possibilità di mettersi in copertura, aspetto sempre previsto nei titoli più moderni. Chi ha giocato al primo Lost Planet ricorderà la legnosità del personaggio, ma è strano che Capcom ne abbia praticamente fatto un marchio di fabbrica: se il mantenere invariato il sistema di controllo potrà forse rendere più familiare il gioco ai fan di vecchia data, le attuali caratteristiche di gameplay non rendono certo Lost Planet 2 un titolo accessibile a tutti i potenziali giocatori interessati.
 


Le Vital Suits sono imponenti e molto potenti, con quel fascino alla Metal Gear che tanto ci piace

 

Un plot narrativo, quattro guerrieri

Gli Akrid, naturalmente, non saranno gli unici nemici presenti nel gioco: colonizzando l’intero pianeta, gli umani si sono riuniti generando diverse fazioni contrapposte. Durante l’avventura non impersoneremo più un unico combattente (il fu Wayne Holden del primo episodio), ma ben quattro diversi guerrieri appartenenti a fazioni contrapposte. Ogni capitolo sarà dedicato ad un combattente, e la vicenda si comporrà in questo modo davanti ai nostri occhi tramite i quattro differenti punti di vista. Questa scelta presenta pro e contro da valutare in base ai diversi gusti dei giocatori; se da un lato la narrazione risulta più intrigante ed articolata, dall’altro si rischia di perdere il filo nell’eccessiva frammentazione delle scene, che non permettono la completa immedesimazione in un unico personaggio e minano in parte l’immersività nell’avventura. Bisogna aggiungere però che le cut-scene servono principalmente a collegare tra loro le scene d’azione, vero cuore pulsante del gioco Capcom; in un titolo del genere non si sente la mancanza di una trama non completamente sviluppata, che anche se sempre gradita non risulta essere fondamentale per il divertimento.
 


Il rampino mostra la sua utilità in parecchie occasioni, sia sulla terra che sugli imponenti boss

 

Vocazione online

La differenza principale dal primo episodio è senza dubbio da riscontrare nella gestione delle campagne, sia on che off-line: l’intero gioco è strutturato per essere affrontato in squadra con altri tre amici per tutta la durata dell’avventura. Dare la caccia agli Akrid con altri compagni di squadra permette di elaborare delle strategie vincenti sempre nuove e particolarmente affascinanti, un po’ come avviene in Monster Hunter. Immaginate, ad esempio, di dover abbattere un Akrid gigantesco: due giocatori potranno distrarlo fingendo un attacco frontale, mentre gli altri due cercheranno di avvicinarlo senza essere visti per colpirlo ai punti vitali (da scovare come accadeva in Shadow of the Colossus, tanto per continuare con gli esempi illustri). Ma non finisce qui: uno dei giocatori potrà anche scegliere – a suo rischio e pericolo – di entrare in bocca al mostro per colpirlo dall’interno, mentre i suoi compagni di squadra continueranno ad insidiarlo sul campo di battaglia. Insomma, una ventata di novità che certamente porta Lost Planet 2 ad un livello superiore rispetto al primo capitolo. Da segnalare come, giocando modalità in single player, l’IA sia comunque in grado di controllare i nostri compagni di squadra con una discreta abilità, anche se nelle situazioni più concitate – come ad esempio la boss-fight citata in precedenza – l’intelligenza artificiale mostra comunque i suoi limiti. Avere dei compagni in carne ed ossa significa infatti poter coordinare l’attacco in modo mirato, così come avere a disposizione degli alleati disposti a toglierci dai guai (sparandoci una dose di energia termica) anche se significa mettere in pericolo loro stessi. Che si giochi da soli o in compagnia, comunque, questa particolare differenza tra il primo e il secondo Lost Planet è anche la caratteristica che probabilmente sarà in grado di far avvicinare al titolo Capcom molti scettici.
 


Il multiplayer si presta alle strategie più assurde, come colpire i nemici dall’interno

 

Non tutti i detrattori rimarranno tali

Bastano poche sessioni di gioco per capire che l’intenzione degli sviluppatori era certamente quella di migliorare il primo Lost Planet in molti aspetti, per renderlo un prodotto più adatto agli appassionati di TPS di tutte le età. Dopo una prova approfondita ci sentiamo di dire che la missione è stata completata solo in parte dal momento che, seppur tanto sia stato fatto, ci sono ancora svariati elementi che richiederebbero maggiore attenzione per portare il gioco di Capcom sul podio degli sparatutto. Per quale motivo Lost Planet 2 non dovrebbe restare sullo scaffale, allora? Innanzitutto, chi ha amato il primo episodio non potrà che adorare il seguito, che al di sotto delle modifiche mostra ancora tutto il fascino del predecessore; in secondo luogo, ci sentiamo particolarmente di consigliare LP2 a chi ama giocare in compagnia con titoli come Monster Hunter; completare la campagna principale con l’aiuto dei vostri amici non sarà un’impresa titanica (i più abili impegneranno dalle 7 alle 10 ore), ma saprà darvi molte soddisfazioni. Una volta terminata l’avventura, poi, potrete personalizzare il vostro personaggio e lanciarvi allo sbaraglio in una delle modalità competitive o cooperative online, che certamente aumentano di parecchio la longevità del titolo. Al contrario, sconsigliamo Lost Planet 2 a chi associa la definizione di TPS a giochi come Dead Space, più votati all’azione in singolo, e a chi non ama particolarmente il genere degli sparatutto. Tutti gli altri gli concedano una possibilità: non sarà un capolavoro che vi capiterà di riprendere spesso in futuro, ma certamente il nuovo E.D.N. III merita di essere visitato.

 

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