Lost Planet 3 – Lost Planet 3

La saga di Lost Planet è peculiare: un nome di successo e di nicchia allo stesso tempo, uno sparatutto in terza persona per certi versi qualunquista ma per altri unico. Una carta molto instabile nelle mani di Capcom, che ha deciso di complicare ancora di più le cose delegando il terzo capitolo a uno studio esterno, e non uno studio qualunque, ma Spark Unlimited, tristemente noto per giochi tutt’altro che graditi (come Legendary). È arrivata la fine? Forse no.

Introduzione

Lost Planet 3 è un prequel, ambientato decadi prima degli eventi del primo episodio, ma sempre nel pianeta ghiacciato E.D.N.III. Il protagonista è James Peyton, più semplicemente Jim, un ingegnere assunto dalla corporazione NEVEC per partecipare ai lavori di colonizzazione del pianeta, intenzionato a fare molti soldi da mandare a sua moglie e il suo neonato figlio, rimasti sulla Terra ad attenderne il ritorno.

Nelle prime sequenze di gioco si assiste all’arrivo di Jim sul pianeta, piuttosto burrascoso, che lo mette subito al confronto con gli Akrid, le creature che popolano il pianeta, in grado di sopravvivere grazie all'”energia termica”, una sostanza che scorre nelle loro vene, e in molto altro nel pianeta, che la NEVEC sta raccogliendo allo scopo di fornire alla Terra una nuova fonte energetica – almeno ufficialmente.

Storie lontane

Il gioco è molto diverso da come i fan ricordano Lost Planet, anzi, pianeta e mostri a parte, non sembra nemmeno Lost Planet! Se i primi due episodi mettevano in secondo piano la trama per focalizzarsi su un gameplay dal ritmo serrato, qui è esattamente l’opposto: gli ambienti di gioco sono molto meno aperti che in passato, il numero di nemici è calato, e lo scheletro del gioco stesso è lento ed esplorativo, privo della costante frenesia che caratterizzava la serie.

Dal punto di vista narrativo, l’esperimento è un successo. Il background è molto più percepibile, ed E.D.N.III appare molto più inospitale e brutale, grazie anche agli effetti climatici estremi, immergendo maggiormente il giocatore in un atmosfera di “pianeta perduto”. La storia stessa stupisce: i personaggi sono caratterizzati ottimamente, e attraverso i dialoghi dimostrano comportamenti e idee verosimilmente riconducibili a persone che lavorano lontano da casa.

Questo vale soprattutto per Peyton, un personaggio molto più umano e tangibile dei precedenti protagonisti, entusiasta del suo lavoro ma allo stesso tempo nostalgico e desideroso di tornare dalla sua famiglia, come testimoniano i video-messaggi che nel corso del gioco vengono scambiati tra lui e la moglie, aiutando a ricordare a protagonista e giocatore le motivazioni della propria presenza sul pianeta.

Palle di neve

Come abbiamo anticipato, la struttura del gioco è molto diversa dai predecessori: l’avventura non è lineare e prevede di rivisitare molti luoghi, in particolar modo la base NEVEC, centro in cui vengono assegnate missioni (primarie e secondarie) e dove potenziare le armi del personaggio e il suo Rig, un enorme mezzo bipede dotato di gancio e trivella – l’antenato dei Vital Suit armati dei primi due giochi. Per i potenziamenti, si usano pezzi trovati in giro e soprattutto energia termica, non più elemento necessario in continuazione per sopravvivere, ma bensì moneta di scambio accumulabile.

Il gioco si divide in due fasi: quella esplorativa, che avviene perlopiù guidando il Rig in prima persona, e, ovviamente, i combattimenti. L’esplorazione è divisa tra aree di gioco, e si avvale di molti elementi di backtracking, con zone che potranno essere visitate solo dopo aver ottenuto determinati potenziamenti. In virtù di questo, gli scontri non sono una costante ma, più che altro, eventi pianificati che si verificano proseguendo con l’avventura, e che variano di situazione in situazione con creature differenti a seconda del contesto.

L’azione stessa è più lenta: sebbene i nemici siano molto simili a quelli già visti nel primo episodio e presenti in gran quantità, gli scontri costringono i giocatori a scegliere adeguatamente le armi da usare e a cercare di fronteggiare un solo nemico per volta, avvalendosi di salti e mosse specifiche per fronteggiarli.

Sono stati inoltre aggiunti gli eventi quick-time, che si verificano a piedi, per compiere determinate azioni o sfuggire alla presa dei nemici, ma soprattutto sul Rig, che essendo disarmato porta a dover combattere in modo più “complicato” combinando parate, prese e colpi a suon di braccia meccaniche.

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