Luigi’s Mansion – Recensione Luigi’s Mansion

Il cavallo di battaglia del Cubo

Luigi’s Mansion è certamente tra i giochi più popolari del Gamecube: il primo in assoluto ad uscire, e qualitativamente un picco raggiunto dalla consolle. Un gioco che riesce a fondere con maestria simpatia e semplicità, chi si distingue anche per una grande ventata di originalità data dalla scelta bizzarra del protagonista: non più il temerario Mario, bensì il più "prudente" (per non dire fifone) Luigi. A tutt’oggi questo è l’unico gioco della Nintendo avente Luigi come protagonista, e senz’altro è un capitolo riuscito meglio di moltissimi altri che vedono nel panciuto Mario il personaggio principale.
Chi possiede il Gamecube ha quasi certamente giocato a Luigi’s Mansion; chi non l’avesse fatto farebbe meglio a fare un esame di coscienza e cercare di procurarsi questo piccolo gioiello.

Il nostro Mario è nei pasticci…

Dopo milioni di giochi in cui Mario doveva salvare la principessa di turno, ora le cose sono un po’ cambiate: E’ lo stesso Mario ad essere in pericolo, e il suo fratello dal berretto verde dovrà cercare di salvarlo.
In che guaio si è cacciato? Tutto è cominciato con un biglietto che gli annunciava la vincita di una casa: Mario si era subito attivato per andare a visionarla, ma non aveva più fatto ritorno. Qui inizia la storia: Luigi, preoccupato, va a cercarlo, ma scopre che la casa vinta è… infestata da fantasmi! Per fortuna fa capolino uno strano scienziato (il professor Strambic: un nome, un programma!), che lo aiuta a fuggire. Usciti dalla casa, Strambic porta nel suo laboratorio Luigi, che qui scoprirà che Mario è stato rapito dai fantasmi, e presumibilmente si trova prigioniero nella casa. Ma niente paura: grazie all’asiuto del professore e della sua rivoluzionaria arma acchiappafantasmi "Poltergust 3000" (una specie di grosso aspirapolvere) potremo avventurarci nella casa infestata per trovare il fratello scomparso!
In questo scenario troveremo alcune vecchie conoscenze della serie (come uno spaurito Toad), ma meno di quelle che ci si potrebbe aspettare: comunque non se ne sentirà troppo la mancanza, dato il nuovo grande parco-personaggi. Tra questi spiccano i malvagi e dispettosi Boo, che compaiono in Luigi’s Mansion per la prima volta (sono presenti anche in giochi successivi, come Mario Kart: Double Dash!!!).
Il nostro obiettivo sarà esplorare ogni stanza, raccogliere indizi su Mario e catturare tutti i fantasmi. Facile, no?


Buio, polvere… proprio un brutto posto!

Ovvio che in un gioco di fantasmi il buio sia un elemento fondamentale: ogni stanza inesplorata infatti si troverà completamente avvolta nell’oscurità, illuminata solo dalla torcia di un Luigi perennemente terrorizzato. Si tratta però pur sempre di un gioco della serie di Mario, perciò non aspettiamoci di aver a che fare con un survival horror alla Silent Hill: Luigi’s Mansion non farà mai paura, né in effetti è questo il suo obiettivo.
I fantasmi, caratterizzati da ottimi effetti di trasparenze, non sono per niente mostruosi (anzi, fanno perfino simpatia), e in generale l’ambientazione non è allegra ma nemmeno oppressiva come si potrebbe immaginare in una casa infestata da malvagi fantasmi.
La grafica è estremamente convincente in ogni suo aspetto, dai meravigliosi giochi di luci e ombre alla grande attenzione dimostrata nel curare i movimenti della polvere. A proposito di quest’ultima: ce n’è veramente tanta, e gli aspiranti Mary Poppins si possono sbizzarrire a ripulire la casa da cima a fondo, se ne hanno voglia.
Ottime le animazioni del Poltergust 3000, sia in versione "aspiratutto" che "spara-elementi" (leggi il resto della recensione per più informazioni); per l’epoca inoltre risultavano davvero innovative sia i fluidissimi movimenti di tende e altri oggetti se sollecitate dal Poltergust, sia i modelli poligonati dei personaggi.


"Mario? Mario! Marioooo…"

Questo è ciò che dice Luigi ogni volta che premiamo il tasto A, e lo fa con una voce sempre diversa, sempre un misto fra terrore e follia. Il doppiaggio pazzoide è una caratteristica dei giochi gamecube di Mario, e Luigi’s Mansion non fa eccezione. Il sonoro non mira certo a dare un senso di paura (non è Resident Evil o Silent Hill), se non per certe melodie che non sortiscono molto effetto. La colonna sonora non è memorabile, ma molto simpatica e tutto sommato piuttosto azzeccata. Anche qui, come nell’aspetto grafico, si nota una grande attenzione nella cura dei dettagli: bastipensare che Luigi, durante il gioco, fischietta da solo dei pezzi del main theme, come per farsi coraggio!
Gli effetti audio non sono eccelsi, ma rimangono sempre efficaci (anche se, a dirla tutta, i rumori emessi dai fantasmi sono quasi sempre gli stessi).
Non perdiamoci la chicca della sala della musica!

Questo strano aspirapolvere non è difficile da maneggiare…

Sono disponibili due modalità diverse per il joypad, Standard e Laterale: la Standard può aiutare a cominciare, ma una volta appresi i rudimenti del gioco è più conveniente passare alla modalità Laterale, che permette movimenti ed azioni più precise. Comunque è possibile, in qualsiasi momento, cambiare da una modalità di gioco all’altra. Per testare in tranquillità le nostre abilità con entrambi i metodi di gioco, possiamo utilizzare l’ottima sezione di addestramento.

Ci sono cinque tipi diversi di fantasmi, ed ognuno ha un particolare modo di essere catturato. Quelli comuni devono essere colti di sorpresa con il fascio di luce della torcia: così facendo sarà possibile visualizzare il "cuore" del fantasma, ed un numero che rappresenta la sua potenza. Nel momento in cui la torcia illumina il cuore possiamo cominciare ad aspirare con il Poltergust, e vedremo il numero abbassarsi rapidamente: una volta raggiunto lo zero, il fantasma si potrà dire catturato!
I Boo devono semplicemente essere aspirati (non hanno un "cuore") ma, essendo gli unici a non risentire in alcun modo della forza traente del Poltergust, hanno la brutta abitudine di riuscire a passare attraverso un muro nel bel mezzo dell’aspirazione, sparendo davanti ai nostri occhi. I Boo sono particolari perché, al contrario degli altri fantasmi, si nascondono esclusivamente nelle stanze illuminate, e per scovarli dovremo usare un simpatico strumento del Professor Strambic, il Game Boy Horror.
Vi sono anche fantasmi secondari, per cui non serve alcun tipo di strategia (basta aspirare…), e i boss, gli antichi abitanti della villa, che si differiscono da quelli comuni per il fatto di non mostrare il "cuore" normalmente, ma solo dopo la risoluzione di un piccolo enigma. L’ultimo tipo di fantasma è quello degli elementali, che in sostanza (sostanza?) sono come i fantasmi comuni, con l’aggiunta di una barriera elementale (fuoco, acqua o ghiaccio). E’ qui che entra in gioco una funzionalità extra del Poltergust 3000: la possibilità (acquisibile solo a gioco inoltrato) di sparare colpi elementali. E si può esser certi che lanciare palle di fuoco lungo i corridoi bui della casa può essere molto esaltante…

Catturare i fantasmi all’inizio può sembrare difficile, specie per il fatto di dover usare entrambi i Control Stick nello stesso momento in maniera intelligente: di norma è preferibile il metodo dello "strattonamento", ovvero spostare gli analogici ripetutamente nella direzione opposta a quella in cui sta cercando di scappare il fantasma. Ma non preoccupiamoci più di tanto, dato che impareremo tutto presto e bene, tanto che alla fine il gioco potebbe anche risultarci troppo facile.

Lo sviluppo del gioco è piuttosto semplice e lineare: si entra in una stanza, si catturano i fantasmi, e si ottiene la chiave per un’altra stanza. Spesso però avremo a che fare con enigmi, strani incontri, ritrovamenti di oggetti bizzarri, che renderanno il gioco più vario ed eviteranno di renderlo ripetivivo, anche se in realtà verso la fine questo prodotto tende ad essere sempre più uguale a se stesso.


Fantasmini, quanti siete?

Tanti! Nonostante, ciò, Luigi’s Mansion rimane un gioco non molto longevo, purtroppo. La villa in cui ci muoviamo è immensa, ci sono moltissimi Boo da catturare, ma nonostante questo il gioco scivolerà via in meno di dieci ore. Questo probabilmente è dovuto alla facilità del gioco, che in pratica impedisce di fare Game Over grazie ad alcuni piccoli aiuti sparsi nella casa. Basti pensare che gli oggetti che aumentano i punti vitali ricompaiono se usciamo dall’area in cui si trovano, e questo avviene all’infinito.
Difficilmente fa venir voglia di giocarci una seconda volta, dato che la modalità di difficoltà è unica. Inoltre il gioco è troppo lineare per tentarci con diversi sviluppi della storia: una eventuale seconda partita sarà solo un clone della precedente, o poco più.

Se hai il Gamecube, non puoi farne a meno

Il nome Gamecube è indissolubilmente legato a questo e pochi altri titoli: in questo caso abbiamo a che fare con un gioco raffinato nella sua semplicità, estremamente simpatico e divertente. Forse un pochino monotono verso la fine del gioco, forse un po’ troppo facile, ma indiscutibilmente un capolavoro del Gamecube, in grado di divertire per ore con simpatia e intelligenza.

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