Mighty No. 9 – Recensione

La storia della nascita di Mighty No. 9 piace perché ha il sapore della rivalsa della qualità del passato sulle derive del presente. Il ritorno di una figura importante dell’epoca d’oro come Keiji Inafune che, con l’appoggio dei giocatori, propone un sequel di Mega Man che volevano e che Capcom non sembrava intenzionata a produrre.
Il problema delle operazioni nostalgiche è che spesso rimangono vittime del peso di un passato idealizzato, schiacciate tra una fedele e pesante eredità e l’esigenza di innovazione.

La “crociata” di Keiji Inafune, co-creatore di Mega Man che nel 2010 aveva lasciato Capcom per fondare la Comcept, inizia nel 2013. Osservando dall’esterno il poco riguardo per il franchise di Mega Man soprattutto dopo la cancellazione di Mega Man Legends 3,  decide di lanciare una campagna Kickstarter per finanziare un sequel spirituale del robottino blu. In soli due giorni l’obbiettivo di 900.000 dollari venne raggiunto, arrivando in pochi mesi a superare i 4 milioni e attirando l’attenzione di un importante publisher come Deep Silver. Dopo diversi rinvii però, l’entusiasmo di molti sostenitori si è affievolito tramutandosi persino in sfiducia.
Dopo ben tre anni di lavorazione Mighty No. 9 arriva alla fine sul mercato pronto a farci fare un bagno di sana nostalgia videoludica.

Mighty No. 9

League of Numbers

Protagonista del gioco è Beck, nono esemplare di una serie di robot chiamati Mighty Number creata dal Dr. White. Senza un motivo apparente un virus informatico fa impazzire tutti i robot del mondo, compresi gli altri otto Mighty che iniziano una delirante e indiscriminata opera di distruzione. Beck è l’unico a non essere colpito dal virus e toccherà ovviamente a lui riportare la situazione sotto controllo. Come è possibile notare per la storia del gioco si è mirato a qualcosa di volutamente classico, a tratti persino banale. Nella sua semplicità ci sarà comunque spazio per qualche colpo di scena ma niente che vi farà spalancare gli occhi lasciandovi sbalorditi.

Purtroppo Mighty No. 9 fa difficoltà a sorreggere questa ricerca di un feeling anni ’80 e ’90, soprattutto perché i protagonisti non hanno lo stesso spessore carismatico che Mega Man ha raggiunto negli anni con la sua evoluzione in X. Specialmente i dialoghi (di cui disponiamo dei sottotitoli in italiano) risultano talmente ampollosi e “cheesy” da suonare a tratti imbarazzanti, facendo risultare i personaggi come delle macchiette viste e straviste; il fatto che durante le cutscene nemmeno muovano le labbra e dimostrino l’espressività di un Miitomo di certo non aiuta. L’impressione è che per questo aspetto del gioco il modello rétro sia più che altro una scusa per non aver dedicato una cura maggiore.

Mighty No. 9

Assimilare il passato

Keiji Inafune non ha mai nascosto di voler creare un gioco che riprendesse in blocco le meccaniche di Mega Man, cercando ovviamente di ricercare un’identità rinnovata. E in effetti sotto questo aspetto non è cambiato quasi nulla.
Nei panni di Beck affronteremo degli stage di action-platform a scorrimento orizzontale facendoci strada attraverso decine di nemici fino allo scontro con l’inevitabile boss. L’elemento innovativo rispetto a Mega Man è l’assorbimento dei nemici per ottenere dei potenziamenti. Colpendo i robot avversari per un certo numero di volte questi rimarranno come “storditi” e potranno essere assorbiti tramite un dash in avanti di Beck che, così facendo, otterrà dei bonus temporanei alla velocità, alla potenza di attacco e alle altre caratteristiche a seconda del caso.

Questo dash sarà anche una mossa chiave per il controllo di Beck, utile per attraversare i livelli tra una piattaforma e l’altra, oltre che per evitare i colpi dei nemici e dei boss, e sarà indispensabile saperla utilizzare al meglio soprattutto nelle fasi avanzate di gioco. Pur non essendo un’aggiunta rivoluzionaria serve allo scopo di dare un tocco di innovazione e velocità ad una struttura altrimenti troppo identica a quella di Mega Man.
Ogni stage avrà un Mighty Number da affrontare alla fine e un “tema” ad esso dedicato (fuoco, elettricità, lame, ecc.). Sconfiggendo il “fratellino” di turno Beck assorbirà il suo potere peculiare, permettendogli quindi di cambiare forma e, di volta in volta, di brandire spade, sparare globi di ghiaccio, saltare più in alto e planare, e così via.

Mighty No. 9

I controlli sono precisi, il dash è divertente da usare e la formula di gioco trasmette bene il feeling delle meccaniche tradizionali. Non sempre però il level design soddisfa come ci si aspetterebbe, alcuni stage infatti risultano molto meno ispirati di altri rivelando una cura altalenante.
Anche le abilità acquisite dagli scontri con i boss non sono state bilanciate ottimamente. Il gioco non ci fa sentire la necessità di variare dagli attacchi base se non verso la fine; nonostante i nuovi poteri siano in generale più efficaci di quello di base soprattutto se utilizzati contro i giusti avversari, non vengono poste molte situazioni che ci spingono a farne ricorso. Inoltre alcune forme acquisite sono palesemente più utili di altre a discapito di un omogeneo equilibrio tra pro e contro.

Nonostante questi problemi di bilanciamento il gameplay di Mighty No. 9 è comunque valido e coinvolgente. Soprattutto in occasione delle boss-battle il gioco dà il meglio di sé, impegnando la nostra intelligenza e prontezza di riflessi per imparare i pattern di attacco e rispondere nel modo più efficace. Il livello di sfida è ragionevolmente alto, senza essere eccessivamente frustrante; ci vengono incontro anche i numerosi check-point sparsi nei livelli e qualche bonus gratuito nei casi in cui ci si trova a morire spesso nello stesso punto.
Nonostante a volte ci si possa bloccare in certi punti o boss, il gioco compie un ottimo lavoro nell’obbligarci a migliorare provando di nuovo, facendoci percepire come a ogni tentativo si diventa sempre più bravi, sempre più capaci a controllare il nostro alter-ego e a prevedere le mosse avversarie. Ed è esattamente questo il senso di soddisfazione a cui questo genere di giochi dovrebbe puntare.

L’avventura in sé purtroppo non è molto duratura e può essere completata nel giro di una manciata di ore. Una buona fetta della longevità è affidata all’aspetto competitivo con ulteriori livelli di difficoltà, obbiettivi da ottenere, sfide da sbloccare e molto altro ancora.
Contenuti che faranno la gioia dei completisti e dei giocatori alla continua ricerca del tempo e del punteggio migliore, ma che avranno poca presa sugli altri.

Mighty No. 9

Non tutti i robot riescono col cannone

L’aspetto grafico di Mighty No. 9 è purtroppo uno dei suoi lati peggiori. La prima cosa che si nota è il particolare stile visivo che ricerca una semplicità dal sapore classico che purtroppo semplicemente non convince e non funziona. Soprattutto se a descriverlo troviamo modelli poligonali spartani, texture blande, animazioni basilari, espressività dei personaggi praticamente nulla e degli effetti speciali che vanno dal modesto all’imbarazzante (in particolare durante le esplosioni).

Stiamo parlando comunque di un action-platform, dove il gameplay è sovrano e dove si potrebbe passare anche sopra lacune di questo genere. Quello che sorprende invece è trovare anche degli improvvisi cali di frame rate. Trovarli in un gioco dalla semplicità tecnica di questo tipo e per lo più gestito dall’Unreal Engine lascia davvero basiti pur non essendo un problema frequente.

Il comparto sonoro è coerente con il tipo di gioco grazie a tracce elettroniche di accompagnamento perfettamente adatte  agli shooter a scorrimento orizzontale degli anni ’80 e ’90. L’unico problema è che vengono riprodotte abbastanza sottotono e nessun brano della colonna sonora risulta memorabile. Simpatica chicca quella dell’opzione per ascoltare le musiche in modalità 8 bit. Il doppiaggio inglese risulta purtroppo asettico e artificiale, anche a causa dello script banale che costituisce i dialoghi di cui abbiamo già parlato.

Mighty No. 9

Inafune non ha mai proclamato di voler rivoluzionare il genere, ma è inevitabile che un erede del glorioso Mega Man abbia bisogno anche di una presentazione che conquisti e convinca il giocatore, e purtroppo sia lo stile artistico che l’esecuzione tecnica di Mighty No. 9 non lo mettono in buona luce. Il titolo ha un impatto ben al di sotto delle comprensibili aspettative dei fan, soprattutto in virtù dell’incredibile risultato di finanziamenti che il progetto ha avuto.
Mighty No. 9 è comunque un titolo valido dal punto di vista del puro gameplay. Nonostante lasci qualcosa a desiderare in quanto a organicità di level design, la formula classica arricchita da qualche nuova idea funziona e diverte, regalando grandi soddisfazioni soprattutto nel farci sentire sempre più bravi a ogni partita.
Come nuova IP è ancora acerba ma comunque valida, ci sentiamo quindi di consigliarla in particolare ai giocatori che sentono la mancanza di un nuovo Mega Man.

7

Pro

  • Palpabile spirito ludico di Mega Man
  • Soddisfazioni dall'auto-miglioramento
  • Prezzo contenuto

Contro

  • Realizzazione tecnica mediocre
  • Stile non convincente
  • Qualità di level design altalenante
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