Mirror’s Edge Catalyst – Recensione

Tempo addietro, in occasione dell’uscita di Battlefield 4, abbiamo avuto il piacere di intervistare Manuel Llanes, Senior Designer presso EA. Se aprite questo link, noterete che l’ultima domanda riguarda Mirror’s Edge Catalyst. Era il 2013, e il titolo di DICE era stato presentato da poco all’E3 come Mirror’s Edge 2.  Lui non poté dirci granché ma dichiarava di essere molto soddisfatto del lavoro svolto dal team. E in effetti faceva bene ad esserlo dato che trailer dopo trailer, notizia dopo notizia, Mirror’s Edge Catalyst aveva catturato una certa attenzione attorno a sé, divenendo uno dei titoli più attesi del 2016.

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Adesso che il gioco è disponibile per le diverse piattaforme, vale a dire PlayStation 4, Xbox One e PC, le grosse aspettative legate ad esso non sono state pienamente ripagate. Catalyst infatti ha ricevuto pareri discordanti dalla critica internazionale e dagli utenti, con una media voti piuttosto discreta.
Noi non siamo d’accordo con questo disfattismo. È vero, non stiamo parlando di un titolo perfetto e privo di difetti, ma passando le ore a correre nei panni di Faith ci siamo resi conto dei grossi passi avanti compiuti da DICE. Andiamo ad approfondire meglio il discorso così da capire la nostra interpretazione.

Still Alive

Prima di parlare di Mirror’s Edge Catalyst dobbiamo partire da ciò che non ci ha soddisfatto nel  titolo del 2008, come per esempio la trama. L’incipit era interessante, poiché il tema della realtà distopica affascina sempre, tuttavia il modo di narrare attraverso brevi sketch, i pochi colpi di scena, e il limitato spazio dedicato ai personaggi hanno contribuito a rendere la trama piatta e poco coinvolgente.

In Catalyst ritroviamo la realtà distopica, ma questa volta essa è raccontata con più cura e attenzione. Innanzitutto operiamo all’interno di una città che ha un nome: Glass City, un’enorme metropoli fatta di grattacieli sfavillanti, di pannelli pubblicitari, di fiumi di persone che percorrono le strade e di droni che solcano i cieli. Essa rappresenta il futuro e il benessere; in realtà sotto il sottile velo dell’apparenza si cela una società controllata dal Conglomerato, un insieme di famiglie che regola la vita della città con metodi repressivi. Il senso di oppressione derivato dalla tirannia del Conglomerato è palpabile sin dai primi minuti di gioco in cui troviamo Faith rinchiusa in una cella, soggetta a scherno e maltrattamenti da parte delle guardie della KrugerSec, agenzia dedicata alla sicurezza della città.

La nostra protagonista sarà costretta a trovare un lavoro entro quaranta giorni altrimenti sarà trasferita nella Zona Grigia, area degradata in cui vengono mandati tutti coloro considerati inetti o pericolosi per una società di spicco come quella di Glass City.
Ma Faith è una Runner, e ai Runner non piacciono le regole. Per cui non appena uscita di prigione si toglie il chip installato dalla KrugerSec per monitorarla e fugge seguendo Icarus, un nuovo Runner dal carattere superbo e irriverente.

Mirror's Edge Catalyst

Dopo una breve fase tutorial chiara ed immediata – soprattutto per chi ha giocato il primo Mirror’s Edge – veniamo a conoscenza della realtà a cui appartiene Faith, quella dei già citati Runner. Di base sono spie e corrieri che attraverso l’uso del parkour e delle arti marziali permettono il passaggio di pacchi e messaggi ritenuti illeciti.  Noah è il capo della gilda della nostra eroina e sarà solo uno dei diversi personaggi che andremo a conoscere durante l’avventura. Faith in particolare emana fascino e carisma sin da subito e sono sensazioni che andranno ad aumentare progressivamente. Il suo carattere temerario la porterà infatti ad affrontare Gabriel Kruger, capo della KrugerSec e uno dei maggiori esponenti del Conglomerato. Una lotta che vede la verità contro l’apparenza, l’irrazionale contro la perfezione.

La trama quindi riprende le basi di Mirror’s Edge ma le rielabora e le approfondisce inserendole in un contesto più esteso e più curato. Bisogna precisare che la storia non raggiunge mai picchi elevatissimi, ma risulta comunque abbastanza godibile grazie al maggiore spazio dedicato al rapporto tra Faith e gli altri personaggi.

Mirror's Edge Catalyst

Un open world adrenalinico

Ciò su cui punta tutto Mirror’s Edge Catalyst non è tanto la componente narrativa quanto il gameplay. La vera novità del nuovo titolo DICE è infatti la struttura open word: basterà aprire la mappa della città per vedere la nostra posizione attuale e quali missioni sono disponibili al momento. Esse si dividono in principali e secondarie, e sono diverse tra di loro. Dimenticatevi il semplice raggiungimento di un punto per proseguire nel gioco, ora saranno richiesti diversi approcci per portare a compimento gli incarichi a noi affidati. Principalmente troveremo gare di velocità, consegne di file o di oggetti entro un tempo limite, hackeraggio degli schermi per sbloccare il viaggio rapido nei rifugi, sabotare dei computer, e molto altro ancora.

Esplorare liberamente la città si traduce anche nella possibilità di andare a caccia di collezionabili. Si parla di centinaia di oggetti nascosti nelle varie zone di Glass City, consistenti in file dispersi, chip, registrazioni, documenti, e le classiche valigette gialle. Per i vecchi fan vi sono infatti alcuni riferimenti al vecchio titolo che strapperanno un sorriso.
Ma non è tutto, perché Mirror’s Edge Catalyst fa l’occhiolino al mondo social. Basterà aprire la mappa per vedere il logo dei nostri amici che stanno giocando in quel momento, oltre a confrontare con loro i nostri risultati nelle gare a tempo. Un’aggiunta che cambia poco nei fatti, ma mette un po’ di sale alle sfide.
In generale tutti questi piccoli elementi allungano la longevità del titolo, la quale, tra missioni secondarie e raccolta dei collezionabili, si aggira intorno alla trentina di ore.

A parer nostro la scelta dell’open world si è rivelata intelligente, perché calza perfettamente con l’essenza del parkour e dei Runner. Più volte ci ritroveremo a passare in zone già viste, ma questo non annoia, anzi accresce la sensazione di essere i padroni di Glass City, e allo stesso tempo ci mostra il vero volto della città. Durante le nostre corse udiremo slogan pubblicitari, vedremo vari Runner e contrabbandieri appostati tra i tetti, troveremo qualche sovversivo picchiato dalle guardie della KrugerSec (e noi potremo intervenire), noteremo le telecamere sparse in ogni angolo che inizieranno a emettere un bip continuo non appena ci inquadreranno. Insomma la repressione promossa dal Conglomerato diventa concreta e visibile, e ciò dona tantissimo all’atmosfera di gioco.
Tuttavia anche in questo caso vi è un contro, perché il passare da missioni principali a missioni secondarie può risultare dispersivo oltre a spezzare il ritmo narrativo. Riteniamo però che la scelta di DICE sia sta giusta vista la libertà guadagnata in termini di gioco.

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Vita da Runner

Anche in Catalyst il rosso è il colore principale. Faith infatti può fare ricorso alla Prospettiva Runner, ovvero una scia dalle tinte rossastre che segna il percorso più immediato da seguire verso l’obiettivo, ma non necessariamente il più veloce.
Ciò dipende anche dalle abilità che ha la nostra protagonista in quel determinato momento; tali skill potranno essere sbloccate ottenendo punti esperienza in seguito al superamento di una missione o al ritrovamento di oggetti nascosti.

E qui passiamo all’altra novità introdotta da Catalyst: la scheda del personaggio.
Essa è divisa in tre parti, ovvero Movimento, Combattimento e Attrezzatura. La prima sezione è dedicata alle azioni legate al parkour, poiché all’inizio Faith potrà compiere dei salti, atterrare senza farsi male, correre sui muri e aggrapparsi. In seguito potremo allungare la corsa sulle pareti, atterrare con delle capriole, velocizzare determinati movimenti, e così via.

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Per quanto riguarda il combattimento la giovane Runner per principio non farà mai ricorso alle armi, per tanto può contare solamente sui calci e sui pugni. Il problema è che i nostri nemici sono armati, di conseguenza dovremo sfruttare l’ambiente a nostro vantaggio. Ad esempio, un calcio dato dopo una corsa su un muro farà molto più male di un calcio normale, o se un nemico sarà su un piano più basso di noi, sarà opportuno metterlo ko attraverso un balzo dall’alto. I combattimenti sono abbastanza adrenalinici, grazie anche al passaggio dalla prima alla terza persona, che mostra Faith colpire i nemici attraverso irruente ma affascinanti coreografie, tuttavia quando ci ritroviamo in posti chiusi e con più di un avversario, essi risultano frustanti. Questo perché le abilità legate al combattimento non portano a nuove mosse, ma riguardano fondamentalmente l’aumento dei danni e il rafforzamento del nostro scudo. Quindi, quando ci ritroviamo in aree chiuse e circondati da diversi nemici, risulta pesante dover cercare per forza un modo per fare più danni, mentre ci arrivano colpi da ogni direzione.

Infine la categoria Attrezzatura riguarda i gadget che Faith potrà utilizzare durante l’avventura. Principalmente parliamo del MagRope, una corda magnetica utilissima per poter superare distanze e altezze altrimenti impossibili.

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Una città dai mille volti

Graficamente Mirror’s Edge Catalyst si spacca a metà. Il gioco sfrutta il motore Frostbite 3.0, e mostra tutto il suo splendore con i personaggi principali, presentati attraverso espressioni realistiche e dettagli ben curati. Altro fattore degno di nota è l’illuminazione: in Catalyst vi sarà l’alternanza giorno/notte, per cui vedere l’ombra di Faith proiettata sui muri è un bello spettacolo per gli occhi.
Quando però parliamo di ambienti e personaggi secondari, essi appaiono davvero scarni. I vari particolari sparsi negli edifici sono paragonabili quasi a delle sagome colorate. Probabilmente questa scelta deriva dal concept minimalista del gioco, ma l’effetto generale che ne deriva lascia un po’ delusi.

Quanto al temuto doppiaggio, la voce priva di pathos di Asia Argento ha lasciato il posto a una più giovane e squillante. A un primo impatto la voce italiana di Faith può non piacere, facendo sembrare la protagonista una vera ragazzina, ma poi con l’abitudine sembra andare abbastanza bene. Nulla da dire invece sul doppiaggio degli altri personaggi, molte delle quali sono voci note nel panorama italiano.

Al contrario, quando si parla di musica, squadra che vince non si cambia. Solar Fields, musicista svedese che ha collaborato nel 2008, è presente anche in Catalyst. Ritroveremo quindi brani di musica elettronica che cresceranno di volume e di ritmo nelle fasi più concitate di gioco come un inseguimento o uno scontro corpo a corpo.

Sembra un déjà-vu del 2008, perché nonostante gli sforzi di DICE e la volontà di cancellare i vecchi errori, Catalyst o si ama o si odia. Forse è proprio la natura di Mirror’s Edge incapace, anche in questa seconda e migliorata occasione, di entrare a far parte dell’Olimpo dei grandi titoli.
I motivi possono essere diversi, come dei difetti abbastanza incisivi legati alla trama, alla fase di combattimento o a un’interazione inesistente. O forse più semplicemente la natura di Mirror’s Edge non è facile da comprendere.
Ci sono titoli che piacciono per la storia, perché è tramite quella che il giocatore è spinto ad andare avanti; ci sono altri titoli invece che si fondano sulla giocabilità. Ma nonostante i difetti sopracitati, a noi Mirror’s Edge Catalyst ha affascinato proprio per le sensazioni che è riuscito a dare, poiché la fusione tra visuale in prima persona e meccaniche del parkour permette di vivere un tipo di avventura nuovo. Il respiro affannoso di Faith, la percezione della velocità, le altezze abissali: ogni piccolo elemento gioca un ruolo fondamentale per l’immedesimazione del giocatore. Più di una volta ci è capitato di trattenere il respiro saltando da punti incredibili. Il tutto è arricchito da nuove componenti “GDRistiche” come l’open world e la scheda del personaggio che permettono un’ulteriore coinvolgimento.
Per concludere questa lunga recensione Mirror’s Edge Catalyst è un bel regalo per tutti coloro che hanno apprezzato il suo precursore o che sono alla ricerca di qualcosa di originale. Ma se nel 2008 non siete rimasti affascinati difficilmente farà breccia nei vostri cuori.

8.2

Pro

  • Adrenalina pura
  • Gameplay molto vario
  • Faith è ancora più affascinante
  • Struttura open world interessante
  • Atmosfera ben resa

Contro

  • Grafica poco dettagliata
  • Interazione con l'ambiente nulla
  • Il doppiaggio di Faith può non essere apprezzato da tutti
  • Combattimenti a volte snervanti
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