Mirror’s Edge – Recensione Mirror’s Edge

Il fulcro del divertimento

È stato al centro delle discussioni estive non appena arrivò la notizia del suo sviluppo: Mirror’s Edge si è presentato al mercato come il gioco dell’innovazione, un qualcosa di nuovo che doveva portare una ventata d’aria fresca nel mondo videoludico. Parallelamente al fenomeno parkour, che inizia ad essere sempre più conosciuto nel mondo e soprattutto in Italia, l’hype del gioco si è mosso serpentinamente per i corridoi della mente degli appassionati. Dopo Free Running, altro gioco dedicato alla disciplina poc’anzi nominata, Mirror’s Edge si prende quindi come obiettivo quello di far conoscere al mondo intero cosa si prova ad eseguire un wall spin e volare tra i palazzi.


La fede celeste

Alla base di tutto c’è una volontà di salvezza, di fuoriuscita dagli schemi, di saltare dal bordo della normalità, dall’Edge del Mirror, dal bordo dello specchio: l’uomo sogna di volare, e con questo sogno anela ad una libertà motoria e mentale che possa portarlo fuori dalla quotidianità.

Da tutto ciò nasce Faith, una Runner, una Free Runner, libera come il vento, costretta dall’amore fraterno che la lega a Celeste, sua sorella, ad una vita che forse non voleva. I Runners consegnano informazioni in questa metropoli futuristica per conto di una società che sta limitando la libertà, che sta, come il Sole, bruciando la cera con cui i corrieri s’erano costruiti le loro ali. Sarete costretti, nei panni di Faith e osservando il tutto da una visuale in prima persona, a correre, a battere il tempo e a superare i limiti della velocità e della gravità per intercettare informazioni, per consegnarne altre, per fuggire da chi è interessato a fermare la vostra mania: in una storia che vi metterà tra costrizioni e libertà, tra voglia di scappare e desiderio di aiutare una sorella a fuggire da quegli schemi che la costringono oltre lo specchio, si sviluppa Mirror’s Edge.

Nato con la camicia

La particolarità di Mirror’s Edge, oltre al già particolare genere, sta nel partire con tutte le facoltà a disposizione: in poche parole all’inizio del gioco conoscerete già tutto, non dovrete apprendere altre mosse o movimenti nell’arco del gioco. Questo forse vi farà pensare che il gioco potrebbe scemare e diventare monotono, dato che sin dall’inizio potrete fare tutto, ma sappiate che essendo una corsa contro il tempo sarete sempre spinti a migliorare la vostra velocità, ad eseguire il salto sempre dalla parte più estrema del bordo del palazzo, a cercare di lanciarsi sempre in maniera più forte e ad atterrare in modo sempre più spettacolare, con una capriola a terra, piegandosi sulle ginocchia o appendendosi ad un palo facendo grande pressione sulle braccia. Il segreto della novità sta anche nell’aver inserito quella variante che si basa sulla fisica che appunto potremmo chiamare fisicità: guidando Faith in prima persona saremo totalmente coinvolti nei suoi movimenti, nella sua corsa, nei suoi passi, vedendo l’immagine sbilanciarsi sempre più all’aumentare della rapidità del nostro movimento. Il corpo ha un suo peso, ha un suo equilibrio che si noterà quando vi troverete a camminare su un tubo sospeso in aria: nessuno riesce a stare in equilibrio con tanta facilità e quindi preparatevi a trovare una posizione esatta, un movimento fluido e preciso, un’alternanza di piedi omogenea, per non cadere rovinosamente al suolo. Insomma state per guidare un corpo vero, non una protesi digitale costretta nei bordi dell’attività videoludica, ma una realtà digitale che ha superato il bordo dello specchio, per restare in tema.

 

Nel tutorial che vi farà conoscere Celeste, il vostro obiettivo e come muovervi, per giustificare la vostra non conoscenza dei movimenti vi sarà comunicato che siete appena rientrati sul campo dopo un brusco incidente e ora dovete riprendervi: vi sarà spiegato senza problemi come muovervi tra i palazzi, saltare, fare capriole, fino ad arrivare a mostrarvi come disarmare i vostri avversari. Questi sono dei soldati, che vedrete arrivare spesso da elicotteri atterrando a pochi metri da voi, oppure uscire dalle porte più strane dell’edificio sul quale vi state arrampicando. I soldati, e come vedremo dopo anche le zone interagibili, verranno segnati con aloni colorati diversi: quelli contro i quali potrete saltare addosso mentre correte verranno segnati in rosso, colore che vi avviserà che non siete costretti a fermarvi, ma ce ne sono altri che, privi di qualsiasi colore, andranno disarmati in una pseudo modalità stealth, con una combinazione di pulsanti molto facile.
Stesso discorso varrà per gli edifici: se non trovate la strada seguite il colore rosso e avrete salva la pelle. Questo risolverà di molto la situazione ma eviterà anche che voi possiate perdere tempo in giro; quindi per qualcuno questo potrebbe essere un contro, come per chi ama esplorare tutto, mentre per altri sarà un pro, come per chi cerca di arrivare subito all’obiettivo.

La bella città

Iniziamo col dire che la grafica in prima persona è azzeccata in questo caso, e chiunque si lamenterà lo farà perché non è riuscito ad entrare nei panni di Faith. Con la prima persona potremo vedere tutti i salti, i movimenti, i passi, i luoghi che stiamo visitando senza perderci niente e immedesimandoci ancora di più nel personaggio, nella nostra protesi digitale. La città che ci circonda è una vera metropoli, formata da grattacieli che ci faranno venire i capogiri quando ci affacceremo dall’alto verso il basso: grattacieli che offrono ovunque un appoggio, un posto dove fermarsi, dove aggrapparsi. Il motore è altrettanto ottimo, dato che i movimenti saranno fluidi e rapidi senza interruzione o qualsivoglia blocco.
Parlando dell’audio abbiamo un accompagnamento molto realistico dei passi, salti e lamenti di Faith per la mancanza di fiato o dopo un atterraggio poco felice da una zona alta.
Una nota negativa viene dalla longevità, che si assesta sulle sette ore circa: decisamente poco, ma sotto un certo punto di vista potrebbe anche essere una scappatoia per non cadere troppo nella monotonia della corsa. Tutto questo si prova a risolvere, in maniera anche più convincente, con la modalità multiplayer, inserita in parallelo alla modalità in single player. Seguendo percorsi cittadini già visti nella modalità principale, potremmo sfidare i nostri avversari in una gara a tempo, a chi completa nel minor tempo possibile il percorso, in pratica: la possibilità di sfidare anche i fantasmi, salvati appositamente, degli altri avversari, o addirittura il proprio fantasma, aumenterà ancora di più la sfida e quindi il fattore longevità. Escamotage, puri e semplici, per riparare ad una pecca troppo visibile.

 

La novità dell’anno

Forse non sarà il gioco dell’anno per grafica, sonoro, trama, giocabilità e longevità, ma è sicuramente la novità dell’anno: Mirror’s Edge è il gioco che in pochi s’aspettavano, o almeno che si aspettavano di vedere così in alto.
Probabilmente per molti Mirror’s Edge si potrebbe rivelare solo un gioco di salti, un qualcosa che non dà emozioni e che non riesce a trasmettere la novità che cela in sé. Immedesimandosi a dovere in Faith, invece, si scopre non solo la magica arte del parkour, ma si ritrova anche un’esperienza in prima persona, grazie alla grafica che ci viene proposta, che nessun gioco fino ad ora era riuscito a dare. Se si riesce a dare anche la giusta impronta a quella che è una trama che si regge su delle basi abbastanza aleatorie, Mirror’s Edge si rivela un titolo davvero ben riuscito; e per quelli che troveranno una giocabilità troppo facile data la semplificazione del percorso il consiglio è di entrare più nella concezione della sfida contro il tempo, dove ogni aiuto fa solo comodo.

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