Mortal Kombat: Deception – Recensione Mortal Kombat: Deception

Mortal Kombat: Deadly Alliance, uscito nel 2002, riuscì in maniera più che soddisfacente nell’intento prefissato dalla Midway: riportare in auge e, allo stesso tempo, portare nuova linfa vitale alla storica serie di beat ‘em up.
Visto il discreto successo, sembrò del tutto naturale che un nuovo MK sarebbe stato sviluppato, tenendo in considerazione l’impatto che il precedente aveva avuto sui giocatori medi e altrettanto sui fans.

Inganno

Il filmato iniziale del gioco spiega in maniera chiara gli avvenimenti che si sono manifestati in seguito a Deadly Alliance.
La "versione ufficiale" della linea storica, vede il dio del fulmine incarnato Raiden come ultimo sopravvissuto al precedente "torneo", faccia a faccia contro Shang Tsung e Quan Chi. La semi-divinità sembrava avere la meglio, quando accadde un imprevisto poco favorevole.. per tutti. L’antico imperatore dell’Underworld, il temutissimo Re Drago Onaga, si manifestò ai tre, libero dal sigillo che lo teneva confinato.
Per scongiurare il suo avvento, Raiden coinvolge sé stesso in un’esplosione energetica che distrugge l’area intorno a sé, ma che nonostante ciò fallisce nel fermare la nuova minaccia.
Una misteriosa figura (voce narrante del filmato), si dice essere il responsabile di tutto.
La sostanza di tutto è che a nuova minaccia corrisponde un ennesimo Mortal Kombat per scongiurarlo o favorirlo, a seconda della fazione del personaggio selezionato (come di consueto).

Per capire l’identità della figura narrante, Shujinko, e il background della storia che spiega il perché della resurrezione di Onaga, il giocatore sarà chiamato (a sua discrezione) a portare a compimento la modalità Konquest. Questa non è altro che una modalità avventura con protagonista Shujinko. L’ennesimo tentativo della Midway di far approdare la serie di Mortal Kombat al di fuori del genere dei picchiaduro.
La storia prende dunque due direzioni: quello che è successo prima e quello che è successo dopo. La prima è completamente facoltativa (e in effetti poco importa scoprire il perché dell’avvento di Onaga, l’importante in questi giochi è combattere!) mentre il resto viene affidato al giocatore nella normale modalità di scontri uno-contro-uno.

Fatality!

Deception parte dalle caratteristiche positive di Deadly Alliance e cerca di evolversi dando un’occhiata ai fasti del passato.
E’ rimasta la presenza di 3 stili di combattimento per ogni personaggio (due a mani nude e una con diversa per ciascuno) che ancor una volta conferisce maggiore spessore ai personaggi. Le mosse speciali e le combo sono più numerose di prima, sempre efficaci ed in perfetta sincronia con il feeling di Mortal Kombat.
Sono state introdotte le cosiddette ‘Combo Breakers’ (il cui nome sembrerebbe proprio un omaggio allo storico Killer Instinct) che hanno la funzione, appunto, di spezzare una combo di colpi avversaria; premendo i giusti tasti al momento giusto della combo, il personaggio reagirà interrompendola. Il rovescio della medaglia è che le Breakers non arrecano danno all’avversario e possono essere usate solo entro un certo limite; il loro utilizzo conferisce dunque una punta di strategia in più ai combattimenti.
Tra le "novità" che i fan irriducibili apprezzeranno troviamo il ritorno degli uppercut, assenti nel precedente episodio e l’aumento delle fatalità. Inoltre, per cercare di reintegrare l’originale "Pit Fatality" (per la quale, a seconda dello stage di combattimento, si poteva finire l’avversario sfruttando i pericoli in esso), le arene di battaglia sono state rese interattive tramite l’utilizzo di un colpo abbastanza potente in posizioni particolari. In alcuni casi è possibile sfondare un muro e ritrovarsi in una sezione dell’arena diversa, ma l’introduzione più interessante riguarda alcune "trappole mortali": facendo sbalzare l’avversario verso di esse, il round terminerà all’istante. E’ una sorta di variazione al concetto di ‘ring out’ già visto in Virtua Fighter e Soul Calibur, ma più violento. Se comunque questa possibilità non dovesse piacere, è possibile disabilitarla tramite il menù principale.

Tra i personaggi si trovano alcuni già visti in Deadly Alliance, alcuni volti nuovi, ma anche vecchie conoscenze per chi ha avuto modo di giocare ai capitoli 2D.
Oltre alle classiche modalità tipiche dei picchiaduro, Deception ne introduce tre nuove.
La prima è la già accennata Konquest, in cui è possibile imbarcarsi in uno pseudo-adventure attraverso i vari regni della "mitologia" di Mortal Kombat; venendo in contatto con determinati personaggi si avvierà un classico combattimento uno-contro-uno. Questa modalità riassume varie funzioni: quella di tutorial alle basi del combattimento e all’apprendimento delle mosse di numerosi personaggi; essa permette inoltre di sbloccare i personaggi nascosti del gioco; infine, come già detto, serve a completare la panoramica sulla storia dietro questo capitolo.
Malgaro la modalità Konquest si proponga di essere una valida alternativa alla modalità principale di scontri a turno, in effetti è probabilmente la più carente. Gli ambienti esplorabili sono vasti, ma estremamente spogli; i compiti da portare a termine si riducono a svariati viaggi tra due punti sulla mappa e poco oltre.
Più che un intento serio di creare una modalità di gioco realmente valida, Konquest sembra più l’effetto di una generale tendenza, comune a molti sviluppatori in quegli anni, di rendere i loro giochi ‘multigenere’, a dotare cioè i loro titoli di modalità che andassero oltre i normai limiti del genere.

Le altre due modalità sono Puzzle Kombat e Chess Kombat. La prima non è altro che un’imitazione del divertente Super Puzzle Fighter II Turbo della Capcom, con tanto di versioni super-deformed dei combattenti; in effetti è palese che non si sia voluto neanche tentare di celare la somiglianza tra i due giochi, quasi come per farlo passare come un tributo al puzzle-game Capcom. Poco originale senza dubbio, ma abbastanza divertente.
Il Chess Kombat invece è una sorta di gioco degli scacchi con i personaggi come pedine. Oltre alla strategia nel posizionare i "pezzi", le partite verranno anche decise tramite normali combattimenti tra i pedoni. Entrambe le modalità offrono una discreta distrazione alla modalità a scontri principale, ma potranno intrattenere entro certi limiti.
Da segnalare inoltre, che tutte le modalità presenti (tranne Konquest) sono disponibili per il gioco on-line, fattore da non sottovalutare se si è stufi della CPU o se si è alla ricerca di nuovi compagni di partite.

Sangue digitale

Deception presenta personaggi animati a dovere. I modelli poligonali sono discretamente colorati e dettagliati. Il frame rate dei combattimento si mantiene abbastanza alto e l’azione di gioco risulta fluida e frenetica. Non si tratta esattamente il gioco visivamente migliore sul mercato, ma che riesce a mantenere il passo con i rivali del genere.

Aaaaargh!

Esclamazioni sul genere del titolo ne sentirete a bizzeffe in questo gioco. Le voci dei personaggi sono ancora una volta di buona fattura e trasmettono bene l’atmosfera di spietatezza dei combattimenti.
Anche le musiche, sebbene non offrano niente di eccezionale, sono appropriate e d’atmosfera.
Peccato che, ancora una volta, manchi un doppiaggio su larga scala per tutti combattenti.

Longevity

Rispetto al suo predecessore, Deception presenta maggiori varianti alla classica modalità arcade, anche se non tutte ben riuscite.
Sicuramente il capitolo propone un’esperienza di gioco più variegata, anche se forse sarebbe stato meglio concentrare le innovazioni sui combattimenti veri e propri.

Per concludere

Mortal Kombat: Deception è una buona alternativa ai picchiaduro 3D più popolari come Tekken, specialmente se si ha voglia di un po’ di ‘esagerazione’ e di mosse speciali particolari.
Chi ha apprezzato Deadly Alliance lo acquisti senza dubbi.

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