Mystery Dungeon: Shiren the Wanderer – Recensione Mystery Dungeon: Shiren the Wanderer

"Roguelike" è una parola che risulta familiare soltanto ad un numero estremamente ridotto di giocatori hardcore, in quanto indica un genere scarsamente diffuso persino nella piattaforma in cui è nato e cresciuto: il PC. I roguelike sono un particolare tipo di RPG nato negli anni ’80 con il gioco che dà il nome all’intero genere, Rogue. La loro caratteristica principale è la casualità totale dei dungeon: questi vengono infatti generati a random ex-novo ad ogni partita. Ogni volta che inizia, il giocatore deve affrontare livelli totalmente diversi da quelli della partita precedente, il che significa trovarsi di fronte combinazioni di oggetti, nemici e situazioni sempre differenti.
Altra caratteristica importante è il sistema di movimento e battaglia a turni, nel quale l’intero livello viene gestito come se fosse un’enorme scacchiera. Ogni volta che il giocatore fa muovere il proprio personaggio o gli fa compiere un’azione, quale eseguire un attacco o equipaggiare un oggetto, gli altri personaggi sulla mappa, siano essi amici o nemici, faranno a loro volta un movimento o un attacco. Prima d’ogni azione è necessario ponderare ogni possibile reazione di ognuno dei nemici presenti in campo, in modo da evitare di farsi circondare e di essere colpiti dai loro attacchi speciali. In un Roguelike non ci si può permettere di muoversi in leggerezza, basta un passo falso per ritrovarsi senza più via di scampo.

Così come a partire dagli RPG occidentali i giapponesi hanno creato il genere degli jRPG, anche i roguelike hanno dato vita ad una controparte nipponica: i Fushigi no Dungeon, noti in occidente come Mystery Dungeon. Il genere vanta un discreto numero di titoli, usciti su varie console, ma prima dell’arrivo del DS pochissimi di essi hanno raggiunto l’emisfero occidentale; il più famoso tra questi probabilmente è Azure Dreams, uscito su PS1. Ironia della sorte, si tratta d’uno dei pochi giochi del genere a non vantare il "Mystery Dungeon" nel titolo; questa sigla è difatti un marchio di fabbrica della Chunsoft, il gruppo di sviluppatori che iniziato il filone dei roguelike nipponici e che ha contribuito alla rinascita del genere su DS. Grazie alla creazione della serie Pokémon Mystery Dungeon, del contributo dato allo sviluppo della serie Chocobo Mystery Dungeon, ed alle innovazioni da loro apportate, i roguelike giapponesi hanno trovato nuova linfa vitale, nonché la possibilità di farsi conoscere in occidente grazie ad un’adeguata localizzazione.

Una delle saghe più celebri di mystery dungeon della Chunsoft è quella di Furai no Shiren, mai uscita dall’arcipelago nipponico fino all’arrivo del remake per DS, giunto in occidente col titolo di Shiren the Wanderer. Vediamo cos’ha da offrire questa piccola gemma giuntaci direttamente dal 1995.

Kobami Valley ed il Condor d’Oro

Il titolo originale del gioco si basa su di un gioco di parole. Shiren è il nome del protagonista, ma traducendolo come se fosse un normale sostantivo, potremmo tradurre come "Le avventure d’un vagabondo" piuttosto che "Shiren il vagabondo".
Entrambi le traduzioni sono corrette; nel gioco guiderete Shiren, un guerriero che durante uno dei suoi innumerevoli vagabondaggi approda nella valle di Kobami. Qui entra a conoscenza della leggenda del Condor d’Oro, una mitica bestia che, secondo le voci, è in grado di esaudire qualunque desiderio. Shiren, accompagnato dalla sua fedele donnola parlante Koppa, decide dunque di percorrere la valle di Kobami e raggiungere la vetta della Table Mountain, luogo in cui risiede il leggendario Condor d’Oro.
Shiren the Wanderer è piuttosto breve e lineare: sebbene siano presenti un buon numero di sottotrame e sottoquest, non aspettatevi storie basate su complesse metafore o personaggi caratterizzati da una profonda introspezione psicologica. Nei roguelike la trama è un elemento marginale, una mera scusa per dare inizio all’avventura, e Shiren non fa eccezione in questo.

Graphical Roguelike

I roguelike non hanno mai fatto della grafica uno dei propri cavalli di battaglia. Lo stesso Rogue si basa su di un’interfaccia prevalentemente testuale, nella quale la controparte grafica si limita ad una rappresentazione tramite codici ASCII. Ossia, sia il vostro PG, sia il paesaggio, sia i nemici da sconfiggere sono rappresentati da lettere o simboli. Sebbene col passare del tempo le interfacce visive si siano evolute, l’aspetto grafico nei roguelike occidentali per PC non è mai stato uno dei punti di forza del genere. D’altronde i roguelike sono spesso produzioni di tipo freeware, ossia amatoriali e gratuite. Il discorso, per quanto riguarda le produzioni nipponiche per console, è abbastanza diverso: essendo prodotti commerciali gli sviluppatori hanno sempre cercato di conciliare giocabilità e grafica.
Shiren the Wanderer ha un impatto visivo gradevole; sebbene lo stile grafico sia rimasto lo stesso della versione per SNES, quindi un 2D in pieno stile RPG vecchio stampo, profondità del colore e definizione sono stati notevolmente ampliati, in modo da sfruttare le maggiori potenzialità del DS. Gli sprites sono più definiti, i colori più vivaci, mentre menù e cutscenes sono resi mediante degli ottimi sfondi o scenari a metà tra pixel art e pittura. Purtroppo questo vale soltanto per ciò che concerne lo schermo inferiore, la parte superiore della console viene infatti utilizzata soltanto per una specie di mappa generale di Kobami Valley, la cui utilità è piuttosto limitata. In sintesi, lo schermo superiore viene praticamente ignorato, e questo è un peccato, in quanto sarebbe stato molto più sensato far visualizzare la mappa del dungeon che si sta affrontando o quantomeno un resoconto dello status e dell’equipaggiamento di Shiren.
La musica, d’altro canto, fa fatica a farsi notare. I motivi sono pochi e ripetitivi e spesso saranno alternati da lunghe sessioni di silenzio. Per quanto riguarda degli effetti sonori, beh, probabilmente neanche vi accorgerete della loro presenza.

It’s a Monster House!

In Shiren the Wanderer sono presenti tutti i tratti caratteristici dei roguelike; troverete dunque il classico sistema a turni, con movimento ed azione tramite una sorta di scacchiera, oltre che alla completa casualità nella creazione dei dungeon. Diversamente da quanto avviene nei normali RPG, i mostri non si limitano ad usare la forza bruta, ma preferiranno infliggervi status negativi o attaccare il vostro equipaggiamento. Nemici più potenti dal punto di vista fisico spesso sono affiancati da altri più deboli ma in grado di addormentarvi, confondervi, disarmarvi o di distruggere o trasformare gli oggetti in vostro possesso. Anche se siete abbastanza forti da far fuori un mostro con un solo colpo, questo potrebbe essere in grado di uccidervi o mettervi nei guai se vi coglie impreparati. In Shiren, come in tutti i roguelike, basta un solo passo falso per ritrovarsi sei piedi sotto terra.
Mostri ed affini non saranno i vostri unici nemici, durante l’avventura dovrete combattere contro altre insidie. Prima tra tutte la fame: tra le varie stats di Shiren c’è la sazietà. Man mano che vi muoverete, questa inizierà a diminuire. Per evitare che il vostro personaggio muoia di inedia dovrete nutrirlo, quando necessario, con le apposite polpette di riso o, al limite, con erbe e carne di mostro. Andare ad affrontare un lungo viaggio con armi potenti ma con poco cibo sarà l’inevitabile causa d’una morte lenta e non troppo eroica. Oltre che con la fame dovrete combattere con le numerosissime trappole sparse un po’ ovunque; camminando, se non fate attenzione, rischiate di finire sopra una di esse. I loro effetti possono essere svariati: possono togliervi il vostro equipaggiamento, teletrasportarvi, far marcire il vostro cibo, avvelenarvi, far arrugginire le vostre armi o persino trasformare momentaneamente Shiren in una polpetta di riso deambulante.
Per far fronte alle varie avversità che Shiren si troverà davanti durante il suo viaggio alla ricerca del Condor d’Oro, potrete reperire un vasto numero di oggetti, armi ed incantesimi. L’equipaggiamento si limita a quattro elementi: arma, scudo, frecce e braccialetto. Per quanto riguarda i primi due, ne esistono vari tipi; alcuni si limitano a potenziare i vostri valori di attacco e difesa, altri sono dotati di poteri speciali. Potrete dunque trovare armi immuni alla ruggine o capaci di far più danni a particolari nemici, scudi antifurto, scudi che rallentano il metabolismo di Shiren dimezzando la velocità con cui consuma il cibo. I braccialetti non garantiscono alcun bonus alla difesa, servono soltanto per gli effetti speciali. Le frecce saranno il vostro principale mezzo d’attacco a distanza; stranamente non avete bisogno di nessun arco per lanciarle, vi basterà semplicemente trovare le munizioni per utilizzarle.
In Shiren non ci sono MP, per utilizzare la magia dovrete fare affidamento sui vari bastoni o rotoli magici che potete trovare in giro per Kobami Valley. I loro effetti delle sono numerosi, si passa dal semplice danno fisico agli incantesimi che potenziano velocità od attacco. Inoltre vi sono molte magie atipiche; un bastone ha la capacità di trasformare uno dei vostri nemici in un vostro sosia, un’altra può paralizzare un mostro e contemporaneamente teletrasportarlo vicino all’uscita. La maggior parte delle magie provoca cambiamenti di status o effetti che danneggiano indirettamente i nemici. L’utilizzo delle magie richiede strategia, in quanto anche l’incantesimo apparentemente più inutile può salvarvi la vita se utilizzato al momento giusto; ad esempio il bastone dello scambio, che inverte la vostra postazione con quella d’un nemico, può tirarvi fuori da un accerchiamento.
La strategia in questo gioco è un elemento chiave. Scordatevi di arrivare oltre i primi livelli limitandovi ad utilizzare la forza: per sopravvivere è necessario apprendere il modo di agire dei vari nemici, i loro punti deboli ed il modo per combattere minimizzando le perdite. Imparando a sfruttare la magia giusta al punto giusto, ed a preparare a dovere il proprio equipaggiamento, riuscirete ad arrivare sempre più lontano.

Hardcore

Se il livello di difficoltà a cui siete abituati è quello dei normali jRPG come Final Fantasy o Dragon Quest, potreste subire un vero e proprio shock a causa di questo gioco. Ad un certo punto dell’avventura, inevitabilmente, morirete. Ogni volta che Shiren tirerà le cuoia (e state certi che accadrà spesso), vi ritroverete costretti a ritornare all’inizio del gioco, a livello 1, senza né il denaro né gli oggetti che avevate faticosamente raccolto nel corso dell’avventura. Non vi è permesso di ricaricare eventuali partite salvate per recuperare ciò che avete perso; il sistema di salvataggio serve soltanto per interrompere una partita e riprenderla in seguito. Non solo, basta un reset durante la partita, sia esso volontario o accidentale, per farvi perdere tutto e rispedirvi all’inizio del gioco senza nulla in tasca. Eppure non siamo affatto di fronte ad un titolo di stampo hardcore, né di fronte a livelli di difficoltà disumani. Nella maggior parte dei roguelike occidentali vige la regola del perma-death: ossia, quando un personaggio muore, è definitivamente morto. Nei Mystery Dungeon questa regola genericamente non esiste e Shiren non fa eccezione. A questo punto vi starete chiedendo se sono impazzito, visto che ho esordito dicendo che la morte del personaggio vi fa perdere l’esperienza e gli oggetti che possedeva in quel momento. In realtà il gioco offre un metodo per conservare i vostri oggetti: dei magazzini, dislocati lungo il percorso di gioco, i quali preserveranno tutto ciò che vi depositerete dalle vostre eventuali morti. Utilizzando con intelligenza questi magazzini è possibile accumulare un discreto quantitativo di risorse, nonché un ottimo equipaggiamento, in modo da potersi garantire maggiori possibilità di sopravvivenza e, magari, di arrivare fino alla fine del gioco. Inoltre, percorrendo e ripercorrendo Kobami Valley potrete sbloccare degli eventi speciali, alla fine dei quali avrete a disposizione nuovi oggetti o la possibilità di reclutare degli alleati che vi seguiranno nel vostro viaggio e combatteranno con voi.

Wi-Fi & Co.

Una delle novità del remake di Shiren the Wanderer per DS consiste nel supporto della Nintendo Wi-Fi. In realtà, vista la natura del gioco, non sarà possibile sfruttarla per PVP o chissà cos’altro. La connessione si limita a due sole funzioni; Leaderboard e Rescue. La prima non è nient’altro che una classifica on-line in cui ciascun giocatore registra il suo punteggio più alto, esattamente come accade in moltissimi altri giochi della Nintendo Wi-Fi.
I Rescue, ossia il sistema di Salvataggio, è ben più interessante: quando si muore, eccetto particolari casi, invece che reiniziare da capo si può chiedere un di essere salvati da qualcuno; connettendosi alla rete Wi-Fi o in Wireless con un amico che possiede un’altra copia di Shiren, o copiando un apposito codice, è possibile passare la propria partita ad un altro giocatore. Questi viene munito di un incantesimo di resurrezione: ripercorrendo da principio la strada fatta dal malcapitato dovrà raggiungerlo e toccarlo; così facendo verrà resuscitato. Il Rescue è utile sia per chi salva che per chi viene salvato; mentre quest’ultimo può evitare di perdere il suo prezioso equipaggiamento, il primo riceverà ricompense adeguate al suo sforzo. Ovviamente la cosa non è facilissima, il salvatore deve arrivare a destinazione senza poter far pause o tornare indietro. Inoltre se si muore durante un salvataggio, non si ha la possibilità d’essere salvati a nostra volta.

Re-play

La longevità di Shiren, di per sé, tenderebbe ad infinito. Oltre al dungeon principale che consta di 30 livelli e che, ad inizio gioco, sarete costretti a ripercorrere un’infinità di volte, ci sono diversi altri dungeon, che sbloccherete man mano che proseguirete nel gioco. Inoltre al primo villaggio avete la possibilità di affrontare i numerosi puzzle di Fey, dei mini-dungeon nei quali dovrete sfruttare il vostro ingegno a più non posso.
Portare a termine sia il dungeon principale, sia quelli secondari ben più difficili, sia i puzzle, richiederà parecchio del vostro tempo. Il problema è diverso: la vostra pazienza sarà sufficiente? Se arrivare alla fine dei 30 livelli del dungeon principale vi ha causato più frustrazione che soddisfazione, probabilmente la notizia che avete sbloccato un dungeon che conta altri 69 livelli non vi manderà esattamente al settimo cielo.
Se siete persone che amano le sfide, Shiren vi terrà impegnati per molto tempo. Altrimenti anche finire la storia principale sarà una sofferenza.

So? What do you think of Kobami Valley?

Shiren the Wanderer non è un titolo per i casual gamer, né per chi cerca trame profonde o prodezze grafiche. Come ho detto numerose volte all’interno della recensione, questo non è un gioco per tutti. Se siete giocatori che si trovano a disagio di fronte ad un livello di difficoltà così alto da risultare frustrante, se pensate che evitare anche il benché minimo errore non corrisponda alla vostra definizione di divertimento, questo gioco non fa per voi.
Se, al contrario, amate le sfide e desiderate mettere alla prova sia la vostra intelligenza che la vostra pazienza, le avventure di Shiren sapranno darvi filo da torcere.

 

 

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