Pokemon Mistery Dungeon: I Portali dell’Infinito – Pokemon Mistery Dungeon: I Portali dell’Infinito

Pokemon Mystery Dungeon è una delle serie più longeve e seguite tra i tanti spin off che riguardano i nostri cari mostri tascabili. Nata su Game Boy Advance, portata poi su DS, approda ora su 3DS con un titolo che cerca di rinnovarsi e allo stesso tempo di semplificarsi. Pokemon Mystery Dungeon è un gioco di ruolo di tipo Tactics un po’ diverso da quello che vediamo nei vari Final Fantasy Tactics o Disgaea. Vediamo insieme di cosa si tratta in generale, e soffermiamoci in particolare sui cambiamenti che porta questo nuovo titolo: I portali dell’infinito.
 

 

Da grande voglio fare il pokemon

Una cosa che accomuna tutti i capitoli di Mystery Dungeon è il fatto che il protagonista è un umano (probabilmente il giocatore stesso), che per qualche strana magia si ritrova trasformato in un pokemon e viene catapultato nel loro mondo. Solitamente, il gioco ci metteva di fronte a tutta una serie di domande riguardo la nostra personalità per assegnarci un pokemon da impersonare tra una vasta rosa di personaggi possibili. In questo titolo però questa formula viene abbandonata, permettendoci invece di scegliere liberamente se diventare un Pikachu, un Oshawott, uno Snivy, un Tepig o un Axew. Oltre a ciò dovremo scegliere, poi, tra i 4 pokemon rimasti quale sarà il nostro compagno di viaggio. Scelto questo, ecco che avrà inizio la storia, che ci mette davanti ad un inquietante video iniziale di un piccolo e povero Munna misteriosamente inseguito da un’ombra minacciosa. Munna che chiede aiuto, e la sua preghiera arriva proprio a noi, mutandoci nel pokemon che abbiamo scelto e facendoci cadere dal cielo nel loro mondo. 
Ovviamente ci ritroveremo piuttosto spaesati, ma non ci metteremo molto ad accettare la situazione, ovvero quella di esserci trasformati in un pokemon, anche grazie alla spontaneità del pokemon che incontreremo lì e che crederà alla nostra storia, raccontandoci nel frattempo del suo sogno: creare un paradiso per i mostriciattoli tascabili. E dunque, visto che il nostro eroe non avrà al momento la più pallida idea di come muoversi o come indagare su quel Munna in pericolo, deciderà di seguire il compagno arrivando in una zona desertica: un appezzamento di terreno appena comprato da lui e che è destinato a diventare il Pokeparadiso. Ma con Paradiso lui non intende certo un luogo di pace, bensì un luogo dove ci sono innumerevoli dungeon misteriosi, in cui ognuno può mettersi ogni giorno alla prova e partire all’avventura; infatti, per qualche strano motivo, ultimamente nel mondo sono iniziati ad apparire una grande quantità di dungeon inesplorati e parecchio pericolosi. Quale sarà il motivo? Per il momento, la prima cosa da fare è però andare nella città più vicina e chiedere a Gurdurr, il carpentiere, di costruire una casa per i due eroi… è così che inizierà tutto.

 

 

Un dungeon dopo l’altro

Il concetto dietro Pokemon Mystery Dungeon è in realtà estremamente semplice. Tra uno spezzone di storia e l’altro, e sporadiche visite alla città dove potremo comprare oggetti, sistemarli nella casa e molto altro, ci ritroveremo per la maggior parte del tempo in una grande quantità di labirinti a più piani, generati casualmente. Questi dungeon sono essenzialmente un’intricata ragnatela di corridoi in cui troveremo oggetti o soldi da raccogliere, le scale per raggiungere il piano successivo e tutta una serie di pokemon avversari che popolano quel luogo. Ad ogni nostro passo (corrispondente a quadrati di una grossa griglia) o azione corrisponde un passo od azione di tutti i pokemon sulla mappa, quindi vien da sé che sarà necessario sviluppare una certa strategia basandosi anche sul fatto che muovendoci, o “saltando” turni, recuperiamo anche punti vita. I nostri compagni di squadra, selezionabili tra una rosa di membri che si uniranno al gruppo nel corso della storia, verranno assieme a noi seguendoci e battendosi al nostro fianco, nonostante certe volte potrebbero decidere di andarsene per conto loro ed esplorare il dungeon da soli, spesso con conseguenze disastrose. Naturalmente il nostro protagonista, così come gli altri pokemon, ha a sua disposizione 4 mosse (aggiornabili imparandone altre con avanzamenti di livello), ognuna con diversi effetti e diversa efficacia a seconda del tipo di pokemon che fronteggiamo, quindi sta a noi usare sempre la tecnica giusta tenendo sempre ben presente però che, come nel gioco di ruolo, ogni mossa può essere utilizzata solo un certo numero di volte ed è quindi importante portarsi sempre dietro oggetti per tornare al massimo di PP.
Non c’è molto altro da dire, in realtà, riguardo il sistema di gioco di Pokemon Mystery Dungeon: infatti il tutto si limiterà a ripetersi tra lunghi dialoghi e pezzi di storia, e lunghissimi dungeon che, col tempo, tenderanno a diventare anche piuttosto monotoni vista anche la loro similitudine in termini estetici. 
Aggiunta davvero interessante però è la presenza, nel menù principale, di un’opzione che permette di usare la fotocamera del 3DS per andare a caccia di oggetti rotondi, che, a seconda del loro colore e di altre caratteristiche, genereranno un dungeon casuale extra che ci consentirà di accumulare nuovi oggetti da portarci nella storia principale allungando la longevità in maniera virtualmente infinita. A questo aggiungiamoci, però, la triste scelta dell’inserimento di DLC a pagamento tra cui vari dungeon aggiuntivi, cosa davvero preoccupante, visto che fino a questo momento almeno Nintendo era rimasta una delle poche case che aveva lasciato fuori dalle proprie scelte questa orribile operazione di mercato.

 

 

Colori e suoni

Il 3DS usa la sua rinnovata potenza, rispetto al DS, per portare alla serie una ventata d’aria fresca in termini grafici. Tutto completamente tridimensionale dunque, tra luoghi e pokemon, coloratissimo e dall’aspetto appagante e simpatico. Nonostante ciò però c’è da dire che c’è una notevole ripetitività visuale tra i vari dungeon, e anche le musiche, tutte comunque gradevoli, finiscono col ritornare fin troppo spesso. Storia apprezzata, sforzo visibile nel vedere come si è cercato di contornare il tutto il più possibile con una trama che si dimostra essere però comunque parecchio scontata e dai caratteri infantili. Nonostante ciò, e nonostante i dialoghi forse troppo lunghi e trascinati, la longevità si attesta comunque ad ottimi livelli, tra una modalità storia che necessita di decine di ore di gioco per essere completata, dungeon generati dalla fotocamera, ed eventuali dlc.

 

 

In conclusione

Pokemon Mystery Dungeon: I Portali dell’Infinito, non si rivela essere certo un capolavoro, ma comunque ci lascia un senso di appagamento generale dovuto ad un titolo che dà una ventata di fresco alla serie e funge da ottimo antipasto per quello che, ad ottobre, sarà il piatto principale: Pokemon X e Y. Consigliato per tutti quelli che amano i nostri mostri tascabili, e non riescono a fare a meno di loro nell’attesa che siano disponibili i nuovi capitoli della serie principale.

 

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