Puppeteer – Puppeteer

Tra giochi sconosciuti che passano in sordina, e seguiti di saghe acclamati che tutti attendono, arrivano ogni tanto i giochi che stanno al centro perfetto. Titoli che non hanno goduto di chissà quanta pubblicità, che sono i primi nel loro franchise, e che allo stesso tempo però hanno quel qualcosa di particolare e magico che ha catturato la sua fetta di utenza. Puppeteer rientra in quest’ultima categoria. Un platform creato dalla Sony per Playstation 3 e diretto da Gavin Moore, l’animatore dietro gli ultimi capitoli della saga di Forbidden Siren. Questo titolo Sony promette di prendere il genere dei platform e trasformarlo in qualcosa diverso dal classico stile, afferrando i concetti del teatro di burattini e della cultura nipponica, e mescolando il tutto per creare una miscela dal sapore originale. Vediamo insieme di cosa si tratta.
 


Bambini sulla Luna

La prima cosa che noteremo giocando a Puppeteer è la particolarità con cui viene narrata la storia. Infatti non avremo, come nei soliti giochi, un protagonista che vive delle avventure con solo noi ad ammirarle. No, noi facciamo parte di un folto pubblico, in un teatro, che osserva le gesta di tanti burattini in uno spettacolo, in cui il giocatore, ovviamente, oltre a fare da spettatore è in grado di controllare i movimenti del protagonista, Kutaro, un bambino la cui anima è stata strappata via dal corpo per essere messa in una marionetta. Ma questo per quale motivo? Dovete sapere, cari spettatori, che il regno della Luna era originariamente governato da una bellissima dea, almeno fino al giorno sciagurato in un cui un orso, verso il quale la divinità aveva sempre dimostrato un grande affetto, le rubò i suoi due tesori più preziosi: la Gemma Lunare e un paio di forbici magiche chiamate Calibrus. Dopo essersi autoproclamato re della Luna, Re Orso occupò il castello della dea, fece a pezzi la Gemma Lunare, e donò un frammento ad ognuno dei suoi generali per dotarli di poteri sconfinati, al costo però di rovinare per sempre la Luna. Notte dopo notte iniziò a privare i bambini delle loro anime per trasformarli in burattini di legno, condannandoli a proteggere il castello di Gribestein.
Uno di questi burattini, come già detto, è il nostro intrepido protagonista Kutaro, che a differenza delle altre marionette però si ritrova di fronte a Re Orso in un momento poco felice, e per rabbia esso gli strappa via la testa e lo lancia nelle segrete del castello. Cosa può fare quindi un povero burattino sperduto e senza testa, tutto da solo? Per fortuna incontra uno strano gatto volante, Ying Yang, che lo guida nella sua avventura facendogli trovare qualche testa di riserva e accompagnandolo poi dalla Strega della Luna, la cuoca del castello. La vecchia megera sembra abbia un piano per ottenere grandi poteri e rovesciare dal trono Re Orso. Costei potrebbe non essere migliore del nuovo sovrano, ma al momento ha lo stesso scopo di Kutaro e ha promesso di liberare la sua anima, e quindi il nostro burattino acconsente ad aiutarla, andando come prima cosa a cercare le potenti forbici Calibrus per poi tentare di riunire tutti i frammenti della Gemma Lunare.


Ho perso la testa

Inizialmente Puppeteer appare essere un classico platform a scorrimento orizzontale, con il nostro personaggio che si muove a destra e a sinistra e può saltare con il pulsante X. Questa prima impressione però viene presto debellata nel vedere come, man mano, le meccaniche di gioco si infittiscono tra poteri e aspetti non convenzionali. Partiamo dalle prime cose che impareremo: innanzitutto Kutaro può trovare, in giro per gli stage, diversi oggetti da usare come testa. Questi sono più di 100 e spaziano da pipistrelli a panini, da palle acuminate a banane, ed ogni testa possiede un’animazione speciale attivabile premendo il pulsante in basso del controller. La maggior parte di esse hanno un effetto puramente estetico, altre invece permettono di sbloccare alcuni segreti durante il gioco (come scene speciali o bonus da raccogliere). Kutaro può tenere con sè solo 3 teste alla volta, e si può scegliere quale indossare in qualsiasi momento premendo destra o sinistra sui pulsanti direzionali. Venire colpito da un nemico però farà cadere per terra la testa che stiamo indossando, e avremo possibilità di recuperarla solo entro qualche secondo prima che essa scompaia (un po’ come accade per i Ring di Sonic). Perdere tutte e 3 le teste significa perdere una delle nostre vite, ripristinabili trovando 100 cristalli lunari, che funzionano essenzialmente allo stesso modo delle monete in Super Mario. Con lo stick analogico destro potremo invece muovere lo spirito che accompagna Kutaro, inizialmente Ying Yang, ma diverso man mano che procederemo con la storia. Muovere lo spirito e premere R2 ci permetterà di esaminare alcuni luoghi dello scenario dove potrebbero nascondersi cristalli o teste segrete, quindi è sempre consigliabile fare uso di tale funzione, nonostante la scomodità. Fortunatamente il controllo dello spirito può essere preso anche da un secondo giocatore, cosa che rende il titolo molto più facile di quanto sarebbe stato in single player, a detta stessa di Moore.


Dopo aver preso confidenza con i primi comandi ed i primi passi del gioco, in cui ci accorgeremo che il proseguire di Kutaro coincide con un cambio di scenografia molto teatrale, il titolo inizierà a deliziarci con interessanti meccaniche prodotte da poteri speciali sempre nuovi. Naturalmente non è il caso di anticipare tutte le possibili mosse di Kutaro, quindi parleremo solo delle prime acquisizioni. Il primo alleato che troveremo saranno proprio le forbici Calibrus, che ci accompagneranno per tutto il viaggio. Con esse Kutaro può attaccare i nemici, naturalmente, e sconfiggerli per poi liberare le anime al loro interno tagliando i fili viola che li tengono legati ai corpi mostruosi da larve che gli sono stati assegnati da Re Orso. Ma queste forbici non si limitano a un classico aggeggio da combattimento: tenere in mano Calibrus infatti significa anche poter tagliare tutto quello che abbiamo attorno a noi, come foglie che cadono, alberi, tessuti, pipistrelli in volo, e fare ciò ci permetterà di continuare a tagliare e “volare” fin quando non ci saranno più oggetti da tagliare. Questa meccanica dà quindi al giocatore la possibilità di arrivare in posti altrimenti irraggiungibili, semplicemente tagliando con le forbici durante un salto “qualcosa” che connetta il luogo in cui siamo con quello da raggiungere. 
Il secondo potere che acquisiremo sarà la testa del cavaliere, con la quale basterà la pressione di un pulsante per pararsi dai colpi nemici in arrivo. Anche questo potere all’apparenza molto semplice si rivela essere qualcosa che cambia completamente il sistema di gioco, dato che questo scudo è in grado di riflettere anche raggi lunari o colpi a distanza nemici, utili per risolvere svariati enigmi o sconfiggere determinati nemici o boss. Terzo potere, e ultimo di cui parleremo su queste pagine, è la testa da ninja, con la quale Kutaro diverrà in grado di lanciare temibili bombe esplosive. Lanciarle da terra risulterà in un lancio lungo, farlo in salto darà un lancio alto e arcuato, mentre lanciare mentre Kutaro si abbassa a terra significherà lasciare la bomba proprio sotto di lui, senza lanciarla. Così come accade per le forbici, anche le bombe non hanno l’unico scopo di sconfiggere i nemici, ma serviranno per risolvere svariati enigmi, come la distruzione di pozze di fango che bloccano molle con cui saltare, o l’attivare macchinari lontani restando a distanza.

Non diremo oltre riguardo i poteri di Kutaro, ma per riassumere brevemente, da semplice platform questo gioco si trasforma, man mano che si prosegue, sempre più in un qualcosa di originale e mai visto, pieno di bizzarri poteri che mutano continuamente il gameplay.
 


Uno spettacolo di spettacolo

Tecnicamente Puppeteer si rivela essere davvero un gioco che rasenta la perfezione. Graficamente è ben fatto, dalle fantastiche animazioni e dalla fantasia sfrenata sia come luci, che come colori o modellazioni di oggetti, i quali non compaiono mai due volte e sono sempre diversi in ogni scena. Senza sbavature o incertezze, la grafica è talmente pulita da permettere un frame rate stabile persino giocando nella supportata modalità 3D, che aumenta parecchio l’immersione in questo magico teatrino. Le musiche, di Patrick Doyle, sono di ottima fattura e qualità, adatte ad ogni situazione, e soprattutto sono attorniate da un doppiaggio italiano incredibile, probabilmente il migliore in ambito di videogiochi (assieme a titoli come Heavy Rain e The Last of Us) e che a detta di Moore è anche costato un occhio della testa. Il gameplay, allo stesso tempo, è semplice e intuitivo, soprattutto giocando in 2 persone, e ci porterà via svariate ore di gioco nella nostra esplorazione dei 7 Atti di gioco, divisi in 3 scene l’uno, oltre alla raccolta di collectible come tutte le teste nei livelli o la liberazione di tutte le anime dei bambini da nemici o dai boss, i quali ci sfideranno in battaglie sempre varie e mai scontate nella loro risoluzione. Oltre a ciò, nel menù principale potremo scegliere quale scena rigiocare tra quelle completate, o anche deliziarci con i simpatici racconti fiabeschi che ci spiegheranno il background del mondo di Puppeteer e le storie dei vari personaggi incontrati da Kutaro.


In conclusione

Puppeteer ci aveva fatto una ottima impressione durante l’anteprima, e ora che abbiamo tra le mani il gioco completo non possiamo fare altro che ammettere che il gioco è ancora migliore di quanto pensassimo inizialmente. È un viaggio in un mondo particolare e fiabesco, maschera che nasconde una profondità e una cupezza come fa A Nightmare Before Christmas. Personaggi e ambientazioni che prendono a piene mani dalla magia dei film di Miyazaki, e che ci accompagnano in un gameplay profondo e mai noioso. Se a tutto ciò uniamo un doppiaggio da oscar e una componente tecnica da applaudire, ci rimane solo da dire che Puppeteer sarà in vendita ad un prezzo budget per consigliare di comprarlo, indistintamente, a qualunque possessore di PS3. Tenete la testa sulle spalle!

 

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