Rage Racer – Recensione Rage Racer

Datemi una A! Ma che può cambiare una lettera?

Che razza di viaggio nel retrogaming sarebbe senza passare per il mondo automobilistico di Ridge Racer, l’arcade automobilistico che già dal 1993 dettò legge prima in sala giochi e poi su Playstation? Sicuramente mancherebbe un tassello nell’evoluzione dei giochi di guida sulla scatolina grigia di casa Sony. Non sottovalutiamo il titolo di casa Namco, soprattutto dopo aver preso in mano il terzo titolo, ovvero Rage Racer. Presentato nel 1996, si proponeva senza dubbio come una rottura con alcuni degli aspetti che avevano caratterizzato il gioco di guida marchio di fabbrica della casa di Pac-Man. E in effetti, non appena prendiamo la scatola in mano e diamo una prima rapida occhiata alla box art, c’è da dire che questo titolo sembra addirittura più "realistico" dei due capitoli che lo hanno preceduto. E non è dovuto solo a una lettera nel nome.

Imponente

Diamo un’occhiata alla grafica: che ambientazioni, che dettagli, che textures e che velocità! Senza dubbio Namco ha presentato un motore grafico che per l’anno di pubblicazione si poteva ben definire di nuova generazione. Infatti questo titolo era la prima dimostrazione di cosa poteva essere capace la PSX con il texture mapping, restituendo su schermo delle fantastiche ambientazioni che, anche se forse un po’ più "smorte" e grigie delle sabbie dorate e i mari blu di Ridge Racer Revolution, fanno il loro lavoro, catapultando il pilota videoludico in centri storici di grandi città, passando per strade costiere con case in stile mediterraneo sullo sfondo, ponti sospesi su laghi che riflettono il tramonto, per poi tornare prepotentemente, con ripidi saliscendi, nel brulicante centro città. E le vetture? Ottimo lavoro, senza dubbio: non solo sono ben fatte e dettagliate, ma ricordano molto da vicino modelli realmente esistenti, mostrando una certa ispirazione dalle vere racing-car per la loro realizzazione. Un’altra cosa interessante è anche l’avvicendamento alba-giorno-tramonto-notte che influenza l’illuminazione del tracciato e, pensate un po’, perfino il tachimetro della nostra vettura che si illuminerà automaticamente in caso di scarsa illuminazione. Però, niente male!!
 



Non fatevi distrarre dalla cascata o andrete a sbattere contro il muro…

 

Non chiamatemi arcade! Oppure sì?

Qualche cambiamento si vede anche nella giocabilità, che ora non è più così immediata come nei precedenti capitoli della saga. Infatti in Rage Racer non basterà affrontare le curve strette in derapata, ma bisognerà anche riuscire a impostare il drift con precisione millimetrica per evitare di colpire barriere o avversari e quindi perdere preziosi secondi. Di certo quindi l’approccio, pur mantenendo i toni "arcade" tipici della serie, è sicuramente più "simulativo", in quanto dovremo anche familiarizzare a variare fra auto con cambio automatico e cambio manuale per primeggiare sugli avversari nelle salite, dove le auto tendono a rallentare drasticamente. Altra finezza, l’IA, che potremmo dire che in questo capitolo da davvero un bel po’ di filo da torcere: infatti troveremo alla griglia di partenza non solo i soliti avversari "mollaccioni", ma anche quelli che pur di conquistare la vittoria non esiteranno a metterci i bastoni fra le ruote, costringendoci a sudare sette camicie per conquistare il podio. Una giocabilità perfetta ci verrebbe da dire, però non esattamente. Infatti è pur sempre un arcade e il fatto che lo dimostra è sempre il fastidiosissimo sistema di collisioni tipico della serie: se tamponiamo un avversario o colpiamo una barriera, non ci faremo niente, ma in compenso verremo sbalzati indietro e rallenteremo abbastanza per faticare ancora di più per riavvicinarci al gruppo. Ma se riuscite a passarci sopra, è solo un qualcosa che aggiungerà più sapore alla vostra sfida.
 

Wow! Che salita! Speriamo che la macchina regga…

 
Una vita da Rage Racer

Finalmente, per la prima volta, la serie Ridge Racer può vantare di avere un gioco che abbia delle modalità che garantiscono un’esperienza di gioco duratura. Infatti ci troveremo davanti a una modalità Grand Prix, ottimamente concepita, che quando completata sbloccherà dei Gran Premi extra che ci garantiranno dei bonus nel caso del completamento di tutti i trofei. E inoltre, udite udite, per la prima volta potremo comprare e mettere a punto macchine. Avete capito bene: per la prima volta le auto non sono rappresentate solo dal nome del team come nel precedenti Ridge Racer, ma hanno anche un costruttore, nome del modello e nazionalità. Ce ne sono molte e ognuna va guidata con un approccio diverso; ad esempio la macchina con cui iniziamo, la Gnade, è una berlina tedesca con cambio automatico che si adatta a tutti i tipi di circuito, mentre la italianissima (si fa per dire) Assoluto è la regina dei circuiti ovali, con cambio rigorosamente manuale. Ogni macchina può essere potenziata fino a un massimo di 6 livelli, a patto di avere i soldi per farlo ovviamente. Il potenziamento sarà necessario, in quanto man mano che saliamo di classe dovremo affrontare avversari sempre più abili e temibili. Unica pecca, la mancanza di una modalità VS, che ci "costringerà" a giocare in solitario con l’unica possibilità di confrontarci col cronometro. Ma state sicuri che non ci andrete prima di aver completato la modalità Grand Prix.

VREEEEM! Ma non era VROOM?

Questa è la domanda che ci poniamo una volta ascoltato il rombo dei possenti e velocissimi bolidi di Rage Racer. Infatti, seppur si differenzi lievemente da vettura a vettura (aggiungendo una sensazione di "realismo" al gioco) è totalmente innaturale, in quanto gli ingegneri del suono Namco hanno preferito sviluppare un sintetizzatore che generasse un suono dei motori originale. E originale lo è di sicuro dato che non sentirete mai in vita vostra delle auto che facciano un rombo talmente anomalo. E sempre in tema di anomalie citiamo lo stridore delle gomme: se infatti non avevate mai sentito una cantante lirica mentre derapate, in questo gioco potete sperimentare l’esperienza per la prima volta. Quindi totale fiasco per gli effetti sonori, però attenzione: non è tutto da buttare. Ci "salva" la colonna sonora, che per la prima volta vede come capo sound designer Hiroshi Okubo, che da qui si occuperà anche dei giochi successivi. Mentre lottiamo contro i nostri avversari ci fanno compagnia infatti dei brani trascinanti e adrenalinici, a sottolineare la tensione delle sfide che affronteremo… e anche a distrarci dal tremendo rombo dei nostri bolidi.
 



"Ho costruito questa macchina con le mie mani"… Er… no, non è Forza Motorsport…

 
Freniamo i cavalli

Cosa dire dunque, dell’esperienza di gioco offerta da Rage Racer? Sicuramente ci fa raggiungere un verdetto positivo. Innanzitutto la sua grafica è ai massimi livelli, e ha ridefinito gli standard della serie portandola a quel capolavoro che è il quarto capitolo (Ridge Racer Type 4, uscito poi nel 1999). A questo aggiungete una struttura di gioco solida e innovativa e una giocabilità che mette d’accordo chi vuole l’azione subito e chi mette in campo un po’ di "strategia" per primeggiare sull’ottima IA degli avversari. Uniche pecche, come già detto, il sistema di collisioni mai perfezionato e, diciamocelo, altamente fastidioso e un parco effetti sonori che non vanta la cura dovuta nella sua realizzazione. Tirate le somme, Rage Racer è un gioco da provare, sia per i fan della saga corsaiola di casa Namco che per quelli che cercano qualcosa di "diverso" dalla Formula 1 o dalle toruing car ordinarie. Eh già, grande annata il 1996!

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento