Ray Gigant – Recensione

Nell’ultimo periodo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento che Playstation Vita è, per qualche mistico motivo, una console dove viene sviluppata una quantità inquietante di giochi di ruolo dungeon crawler. Questa tendenza sembra non voler smettere, tutt’altro: negli ultimi mesi i titoli appartenenti al genere sopracitato si sono moltiplicati, e ognuno di essi è passato dall’essere un gioco di nicchia a diventare una goccia d’acqua che necessita un qualcosa che lo distingua dalle altre in mezzo all’oceano. Dopo aver parlato di Severed e di Stranger of Sword City, arriva su Playstation Vita (e quindi anche su Playstation TV) un altro dungeon crawler che effettivamente si districa dalla matassa in maniera speciale. Stiamo parlando di Ray Gigant, sviluppato da una Software House chiamata Experience.

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Scuola di facciata

Quando abbiamo preso in mano Ray Gigant non sapevamo cosa aspettarci. Non conoscevamo di preciso nemmeno il genere di gioco che ci apprestavamo a recensire, andando inizialmente alla cieca così da dare un parere genuino, e per almeno la prima ora di gioco ci siamo convinti che fosse una visual novel. Difatti Ray Gigant ci mette di fronte un lunghissimo preambolo gestito proprio come suddetto genere, con una quantità apparentemente infinita di dialoghi e utilizzando immagini statiche dei personaggi. Quando poi ci siamo accorti del fatto che Ray Gigant è un gioco di ruolo siamo rimasti sorpresi, nel bene così come nel male: è innegabile che questo gioco ha un inizio incredibilmente lento, ma allo stesso tempo getta le basi per un’ambientazione e una storia molto interessanti e da non sottovalutare.
La Terra ha subito un’apocalittica invasione da parte di creature potentissime e misteriose, chiamate Gigant, che sembra possano essere combattute esclusivamente da alcuni giovani che possiedono poteri derivanti da una sorta di parassiti all’interno dei loro corpi. Il protagonista Ichiya non sa, inizialmente, di averne acquisito uno, e teme di essere diventato schizofrenico fin quando la verità non gli viene rivelata da una organizzazione governativa che sta combattendo contro i Gigant. Ichiya viene quindi reclutato, volente o nolente, assieme ad altri due ragazzi che come lui possiedono poteri mistici: Kyle e Nil. La copertura di questa organizzazione è quella di un impianto scolastico (dato che i ragazzi sono ancora in età da studio) dove oltre a studiare i giovani vengono edotti riguardo a nuove missioni.
La prima ora di gioco è un lungo dialogo dove ci viene spiegata tutta la situazione, ma la nostra pazienza verrà ricompensata poi da un dungeon di tutorial dove verremo inseriti nel pieno dell’azione. Ray Gigant si svolgerà così, superando lunghe sezioni di dialogo che si alternano con dungeon, e con il protagonista che cambia tra i 3 ragazzi a secondo del punto della storia in cui ci troviamo, così da esplorare ognuno dei loro punti di vista e le relazioni che intercorrono tra i vari personaggi.

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Azioni da risparmiare

Andando oltre tutto il lato narrativo di Ray Gigant, che occuperà gran parte delle ore di gioco, il gameplay vero e proprio di discosta leggermente rispetto agli altri dungeon crawler. Se la componente esplorativa rimane costante, presentando una visuale in prima persona su mappe da visitare muovendoci di casella in casella su una griglia. Se però, solitamente, nei dungeon crawler veniamo costantemente minacciati da mostri che appaiono in maniera casuale, in Ray Gigant i nemici appaiono chiaramente come icone sulla mappa, di modo che la decisione se affrontarli o meno è soltanto nostra. Naturalmente ci sono diversi incontri obbligatori per poter avanzare nel gioco, tuttavia sta alla nostra discrezione il tentare sfide aggiuntive per ottenere punti esperienza e potenziare i personaggi o se invece risparmiare preziosi punti vita e proseguire dritti dritti nella storia principale.
Anche il combattimento presenta delle particolarità rispetto ai soliti dungeon crawler: se visivamente troviamo nemici dagli sprite davvero ben realizzati e abbiamo addirittura l’onore, una volta tanto, di ammirare i nostri protagonisti animati splendidamente, dal lato del gameplay troviamo delle similarità con la battaglia vista nella serie di Bravely Default, nella quale potremo decidere se attaccare i nemici con numerosi assalti in una sola volta (rimanendo poi scoperti e impossibilitati a contrattaccare) oppure limitando la nostra foga ed equilibrando attacco e difesa. Durante il combattimento sarà infatti onnipresente una barra AP (Action Points), che come dice il nome indica quante volte potremo attaccare, lanciare magie e abilità, o utilizzare oggetti (infiniti ma con un costo in AP). Tale barra sarà in comune tra tutti e 3 i personaggi, ma non si ricaricherà da sola: l’unico modo di far salire gli AP è quello di subire attacchi dai nemici oppure di utilizzare il comando riposo con uno o più personaggi. Va da sè che il nostro approccio a Ray Gigant può essere del tutto diverso a seconda della strategia da adottare con ogni nemico o boss: a volte potrebbe essere una buona idea consumare tutti gli AP in una volta per sconfiggere il nemico immediatamente, ma altre volte potremo invece dover conservare la preziosa valuta per proteggerci da nemici più ostici. Una seconda barra, che si caricherà di combattimento in combattimento, ci permetterà addirittura di entrare in uno stato nel quale al posto degli AP potremo consumare i punti vita: anche se questo è molto rischioso è il modo ideale per conservare tutta la barra azione in vista di uno scontro con un boss.

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In conclusione

Con un lato tecnico che non si discosta da quello dei suoi cugini, Ray Gigant fa un passo avanti nell’osare, in maniera forse pericolosa, ma per offrire un qualcosa che è degno di essere giocato. Nonostante almeno due ore di dialoghi iniziali e tutorial, Ray Gigant ricompensa chi resiste con una storia davvero interessante e un gameplay che prende i lati migliori di molti giochi passati, mischiandoli insieme in un cocktail ben realizzato.

7

Pro

  • Storia interessante
  • Battle system ingegnoso

Contro

  • Graficamente ben strutturato
  • A volte tedioso
  • Bisogna superare l'impatto iniziale di un paio d'ore
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