Hellblade: Senua’s Sacrifice – Recensione

Ero pronto a gustarmi una versione femminile del noto spartano che ha più volte sedotto il grande pubblico; pronto a visitare la Scozia o chi per lei cullato da una sceneggiatura ritmata da divinità sbudellate e schizzi arteriosi da far invidia a Tarantino; pronto per quell’intrattenimento da lobotomia parietale che spesso si ricerca quando si è spossati o, nel nostro caso, quando Agosto si impone con la ferocia d’una fiera, tiranneggiandoci con insostenibile calura.

Non ero pronto per Senua. Non ero pronto per camminare nell’intricato arazzo intessuto dalla sua psicosi: non ero pronto a essere indifferente nell’udire quei suadenti sussurri confondermi: non avrei avuto la forza di affrontare le mie tenebre. Ho dovuto farlo, mi ha costretto. E’ accaduto in quell’istante in cui Senua ha trafitto la quarta parete, i suoi occhi hanno incontrato i miei, inchiodandoli indissolubilmente alle sue sventure.

Hellblade: Senua's Sacrifice


Nella spirale della psicosi

I talentuosi ragazzi di Ninja Theory vestono le ingombranti divise dei pionieri, in quest’opera videoludica ubicata tra l’indie ed il tripla A, ricreando le dinamiche della psicosi, lasciandoci impersonare Senua. La nostra guerriera, di ritorno da un misterioso esilio, trova ciò che rimane di un’incursione vichinga nel suo villaggio: il rogo delle abitazioni e la morte dei suoi cari. Inizia così il suo viaggio verso Hel, il regno dei morti, al fine di riportare tra i vivi il suo amato.

La versione vichinga del mito d’Orfeo ed Euridice viene tuttavia arricchita da un’estrema caratterizzazione di Senua. La psicosi generata dagli eventi traumatici ci viene proposta sotto forma di allucinazioni visive e uditive. Il team di Ninja Theory ha infatti lavorato a fianco d’un’ equipe di psicologi e perfino con soggetti afflitti da psicosi allucinatoria, per rendere al meglio le sensazioni provate da Senua.

La grandissima attenzione visiva atta a creare un rapporto empatico e raggiungere la sospensione d’incredulità si serve di espedienti atti alla realizzazione dello scopo prefisso. Sebbene Hellblade proponga il controllo di Senua in terza persona, ci dona un’inquadratura strettissima sulla guerriera, come a voler creare una vicinanza senza coincidenza interpretativa. L’uso della macchina da presa merita una menzione d’onore, la camera rappresenta una delle punte di diamante autoriali del prodotto. Viene mossa in maniera sapiente e puntuale, come molto raramente accade in un videogame, perfino l’occhio di Kojima avrebbe parecchio da imparare riguardo i movimenti a precedere.

Hellblade: Senua's Sacrifice


All’interno della confezione

Una bellissima scatola resta un contenitore vuoto, affascinante ma privo di significato. Se l’epopea di Senua non fosse colma di un degno contenuto, la psicosi risulterebbe vacua e pretenziosa, ma non è questo il caso.

Hellblade: Senua’s sacrifice si propone l’arduo compito di affrontare tematiche quali l’accettazione della morte, l’abuso familiare e la durissima battaglia interiore che affrontiamo quotidianamente, rimandando il giorno in cui finiremo in pezzi. Il tutto viene condito da un’abbondanza di racconti circa la mitologia norrena, offerti in qualità di elementi collezionabili.

Onde evitare spoiler è bene non andare oltre, precisando che le tematiche vengono affrontate con la crudezza necessaria, senza porsi limiti di sorta.

Hellblade: Senua's Sacrifice


I muscoli del guerriero

Hellblade rappresenta un picco degno di nota per la resa grafica, che si vanta di un sapiente utilizzo dell’Unreal Engine 4, abbinato a una notevole performance e motion Capture, animazioni ineccepibili e nessun calo di frame rate.

I comprimari dell’avventura hanno invece recitato le loro parti e sono stati inseriti come contenuti video, leggermente fuori fuoco per amalgamarli al meglio con il mondo virtuale. Da sottolineare l’eccellente lavoro di doppiaggio svolto in lingua inglese, che si sposa con un sound design quasi protagonista della credibilità di quanto scorre su schermo.

La grande macchia del comparto audio è la track ufficiale del gioco, “Illusion” dei VnV Nation, che relega i titoli di coda al grande regno della didascalia, padre di tutti i mali. Non che la canzone sia sgradevole, intendiamoci. Visto il buon sapore artistico sarebbe stato più sensato optare per un contrasto.

https://www.youtube.com/watch?v=whV-gi9Fb4A&t=94s

Per quanto riguarda il fronte gameplay vero e proprio, la struttura di gioco è scandita da due principali elementi ricorrenti, che si alterneranno fino agli ultimi checkpoint del gioco: un enigma ambientale e un combattimento. Forte di questo binomio, Hellblade procede dritto su binari strettissimi fino alla sua conclusione.


One trick swordsman

La sezione di combattimento potrebbe tuttavia far storcere il naso a chi aveva aspettative riguardo varietà di armi, personalizzazione, combo e contromosse, magari memori del Devil May Cry confezionato nel 2013 dai ragazzi di Ninja Theory. Senua si getta nella mischia armata della sua spada, in grado di tirare guizzanti fendenti “leggeri” e possenti falciate “pesanti”, con la possibilità di calciare il nemico, schivare e parare.

Hellblade: Senua's Sacrifice

Se la componente action vi fa storcere il naso, non sarete magnanimi nemmeno con la fase esplorativa, girando in tondo alla ricerca dell’ennesima runa che vi permetterà di aprire l’ennesima porta. Poi se morirete una decina di volte, si cancelleranno in automatico i salvataggi e dovrete ricominciare il gioco da capo.

La meccanica sopra accennata riesce a suscitare una tensione inenarrabile, come se a ogni combattimento stessi mettendo in gioco la mia stessa vita. Dopo essere arrivati a 6 ore di gioco, ricominciare da capo Hellblade avrebbe potuto donare la damnatio memoriae a questo titolo e alla Software House stessa.

Sebbene sia morto una manciata di volte durante l’avventura, se si è veterani del genere il rischio della “perma-death” è scongiurato in partenza anche a difficoltà superiori rispetto a quella pre-impostata. La durata media dell’avventura è di circa 8 ore, con una scarsa rigiocabilità.

Hellblade: Senua's Sacrifice


Se quanto letto vi attira come api, questo è il miele che probabilmente state cercando da tutta la vita. Naturalmente l’attenzione fortemente sbilanciata sul comparto narrativo, crea un dislivello di profondità con il gameplay, ma non di qualità. Se stavate cercando Kratos, è in un altro castello. Hellblade: Senua’s sacrifice rappresenta la maturità del medium videoludico, si pone scopi ambiziosi, pianta una bandiera sulla vetta dell’eccellenza.

9

Pro

  • Narrativa sublime
  • Esteticamente estatico
  • Doppiaggio memorabile

Contro

  • Enigmi mai impegnativi
  • Sistema di combattimento rudimentale
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