Red Dead Redemption 2: la dura legge del West – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Se Sergio Leone avesse mai pensato di creare un videogioco per rappresentare il West, probabilmente avrebbe immaginato Red Dead Redemption 2. L’epopea di Arthur Morgan e della banda di Dutch Van Der Linde è quanto di più vicino a un film Western sia mai stato creato: un prodotto che non solo ridimensiona il concetto stesso di videogioco, ma che sposta finalmente in alto l’asticella della fusione tra narrativa interattiva e narrativa lineare. Red Dead Redemption 2 è in sostanza la materializzazione del “videogioco futuro” immaginata fino a qualche anno fa da tutti, addetti ai lavori e non. Qui dunque siamo pronti a raccontarvi la nostra incredibile esperienza nella Frontiera del 1899.

Red Dead Redemption 2

Prima di parlare però di trama, narrativa e tutti quei concetti che spostano l’attenzione dalla mera parte ludica, vediamo di inquadrare e delineare quelle che sono le linee guida di Rockstar Games in merito a questo secondo capitolo. Red Dead Redemption 2 è sostanzialmente un videogioco action, giocabile in terza o in prima persona, ambientato in un mondo open world vasto e vivo. Il vostro personaggio, Arthur Morgan, dovrà essere gestito come se fosse una persona reale (in quello che possiamo catalogare come una componente survival, se vogliamo), perciò dovrà procurarsi del cibo per mangiare, vestirsi pesante se in presenza di un clima gelido e viceversa vestirsi leggero nei momenti di clima torrido, così come dovrà anche dormire e lavarsi con regolarità. Perfino la gestione di barba e capelli è in mano al giocatore ma, a differenza di tutti gli elementi precedenti, non è indispensabile al mantenimento della salute del personaggio.

Un esempio dei rapporti sociali col mondo che circonda Arthur? È presto detto: camminare sporco di fango in una cittadina farà reagire le persone in malo modo, mentre non curarsi dell’alimentazione potrebbe far affaticare e successivamente ammalare il vostro personaggio. Quello che può sembrare un sistema inizialmente tedioso è invece una giusta simulazione di vita del West che rimane contestualizzata nelle ambizioni di Rockstar, ovvero creare un’esperienza (attenzione alle parole, esperienza è ben diverso dal voler creare un videogioco inserito nei canoni classici di questo medium) unica e indimenticabile che rappresenti la vita nel selvaggio West. A lungo andare non neghiamo che cacciare, cucinare e mangiare può effettivamente creare una sensazione di stanchezza nel giocatore, ma tutto ciò che Rockstar ha creato per sopperire a questo possibile problema vi permetterà di dimenticarvene molto presto.

Red Dead Redemption 2

Ultimo, ma non meno importante elemento fondamentale è il cavallo: il vostro destriero andrà accudito, nutrito, pulito e coccolato come se fosse un secondo personaggio principale. Il suo ruolo è molto importante e giustifica il tempo dedicato alla sua cura. Il cavallo, infatti, sarà una vera e propria appendice dell’inventario: potrete caricare armi, cibo, vestiti, prede cacciate e/o persone, oltre a permettervi di spostarvi molto più velocemente che a piedi e molto più economicamente che con la diligenza. A fianco di tutta questa componente survival, Red Dead Redemption 2 affianca un sistema di combattimento e un gunplay solidi, mostruosamente diversificati e incredibilmente soddisfacenti. Sparare velocemente con una revolver o affidarsi ai devastanti ma lentissimi colpi di un fucile a pompa vi conferirà sensazioni differenti e anche approcci stratificati agli scontri.

La vita di Arthur potrà essere migliorata con vari upgrade alle condizioni fisiche o con l’utilizzo di tonici ma, essendo di fronte a una simulazione del West, basteranno pochi colpi ben piazzati dai nemici e perirete. La gestione delle coperture, la manutenzione delle armi e la loro efficacia decideranno le sorti degli scontri, dunque ponderate bene le vostre scelte. Insomma, Rockstar ha unito in Red Dead Redemption 2 tutte le esperienze maturate con la pubblicazione di tutti i suoi titoli: da GTA San Andreas, passando per Bully, il primo Red Dead Redemption e arrivando fino a GTA V, creando così la sua esperienza definitiva in grado di soddisfare tutti i palati anche dal punto di vista del gameplay.

Se quindi la componente del gameplay è una miscela di tanti elementi differenti, provenienti anche da ambienti slegati al genere action, ma uniti in un contesto credibile e soddisfacente; è nella componente narrativa e di libertà del giocatore che Rockstar eccelle e spinge questa esperienza a un livello superiore. Il lavoro sulle ambientazioni, sulla creazione di un mondo di gioco vivo e credibile sono le basi su cui Rockstar ha impostato la sua “rivoluzione narrativa”. Per spiegarvi meglio questa rivoluzione partiremo dall’interazione e per farlo parleremo di interazione passiva e attiva. L’interazione passiva, in sostanza, prevede che tutta la mappa esplorabile dal giocatore abbia una vita propria, sia in termini di flora che di fauna, di popolazione e di condizioni climatiche. Tutto ciò interagisce in maniera passiva con il giocatore: se passerete davanti a degli abitanti essi vi saluteranno, se passerete davanti a un cane vi abbaierà contro e vi seguirà; se passerete davanti a un cittadino che avete già incontrato si ricorderà di voi, così come se passerete a cavallo in mezzo a una mandria di mucche esse si spaventeranno e correranno via; e ancora, per fare un ultimo esempio, se verrete colti da una tempesta il vento rallenterà la vostra andatura.

Tutti gli elementi citati sono esempi di interazione passiva. Per quanto riguarda quella attiva, invece, il giocatore avrà (tramite la pressione del tasto L2 o LB) la completa gestione delle interazioni volontarie con l’ambiente. Avvicinandovi a un personaggio il menù a tendina vi permetterà di parlare, minacciare, rapinare e/o provocarlo. Gli animali potranno essere elogiati, accarezzati, scacciati e così via. Ogni azione avrà effetti non solo sul vostro onore (essere pistoleri retti o brutali fuorilegge cambierà la percezione del mondo nei vostri confronti) ma anche effetti immediati come la creazione di una disputa, piuttosto che la nascita di una discussione sul meteo del giorno. L’interazione dunque, in tutte le sue forme, gioca un ruolo centrale nell’esperienza di Red Dead Redemption 2.

Red Dead Redemption 2

Assieme all’interazione però, la rivoluzione narrativa di Rockstar, come suggerisce il nome, prevede un grande focus sulla trama e questo forse è il punto che unisce tutti i vari elementi descritti finora, rendendoli unici nel loro genere. Raccontare una storia ambientata nel West forse è ad oggi una delle più difficili ambizioni che si possa avere in ambito di intrattenimento. Il genere Western, come abbiamo visto anche nella rubrica Cavalchiamo Insieme, è ancorato in ogni forma di intrattenimento con fondamenta davvero monumentali che lo hanno reso ad oggi uno dei generi più usati e abusati di sempre. Cadere nel cliché è dunque un pericolo costante che accompagna la penna di chi stende il copione o la voce di chi lo interpreta. Red Dead Redemption 2 riesce senza nessuna riserva a elogiare, massimizzare e reinterpretare il genere Western di Leone, di Ford o di Peckinpah, unendo la loro visione cinematografica alle abilità della casa di New York nella creazione di videogiochi cult.

Arthur Morgan e la banda di Van Der Linde incarnano perfettamente le difficoltà dei banditi braccati dalla legge e i dubbi che pervadevano i cowboys dell’epoca nella scelta dello stile di vita, e vi permetteranno di vivere un’epopea tra inseguimenti mozzafiato e sparatorie magistralmente coreografate. Raccontarvi anche solo l’incipit di questa epopea vorrebbe dire rovinarvi molto dell’esperienza; vi basti pensare però che la direzione registica tra missioni secondarie, primarie ed eventi casuali è identica e vuole in maniera consapevole eliminare le distinzioni tra di esse. Red Dead Redemption 2 è un inno alla narrazione, è un omaggio colossale alla scrittura, ai romanzi di un tempo, alle ballate degli eroi davanti al focolare. È lo spirito del West e non può non essere sottostimato.

Red Dead Redemption 2

Gameplay, interazione e narrazione: i tre pilastri dell’esperienza di Red Dead Redemption 2 sono questi. A completare la magnificenza dell’esperienza però ci sono i dettagli: piccoli o grandi che siano per voi, doppiaggio (e caratterizzazione dei personaggi), colonna sonora e tutto ciò che fa da contorno alla spina dorsale sopracitata sono fondamentali per l’ottima riuscita di questa esperienza targata Rockstar: Red Dead Redemption 2 vede un doppiaggio in lingua inglese semplicemente magistrale in cui ogni singola voce, anche la più insignificante, ha un doppiaggio in grado di valorizzarla e personalizzarla. Ogni accento, ogni smorfia, ogni piccola sfumatura è rappresentata e convoglia l’immersività dell’esperienza verso un livello davvero paragonabile a quello di un colossal cinematografico; vi basti pensare che la tribù dei Wapiti o i personaggi italiani parlano effettivamente nella loro lingua per rendere coerente e credibile il contesto.

Le attività come il poker o il domino, piuttosto che la possibilità di acquistare le merci tramite dei cataloghi realmente fedeli all’epoca (inizio del 1900) sono tutti dettagli di contorno che però ampliano l’esperienza di gioco rendendola davvero simile alla realtà. Infine la colonna sonora; Ennio Morricone fu uno dei fautori del successo dei film di Sergio Leone, la musica ha la capacità di distogliere completamente dalla realtà chi la ascolta, immergendolo in un mondo onirico che amplia tutti i sensi. Ecco, tutti i momenti di Red Dead Redemption 2 sono accompagnati da una colonna sonora magistrale, che proietta nella realtà il mondo onirico del titolo facendo davvero la differenza. Anche un singolo momento di viaggio diventa memorabile grazie alle sonorità del titolo, un’esperienza intima che il giocatore vive con sé stesso e con il gioco. La possibilità  in questi momenti di utilizzare la visuale dinamica con la singola pressione di un tasto, inoltre, crea davvero momenti magici che vanno custoditi come un tesoro prezioso.

Red Dead Redemption 2

Questo è quello che una recensione normale vi racconterebbe, questo è quello che tutti bene o male vi hanno raccontato. Come può una recensione una settimana dopo l’uscita del gioco  – e di molte altre recensioni – aggiungere, introdurre, diversificare ciò che già si trova online? A nostro avviso provando a uscire dagli schemi classici, raccontandovi quello che è stato per noi Red Dead Redemption 2 attraverso il racconto di un momento di gioco, mettendovi per iscritto quello che il gioco ci ha fatto vivere.

Il sole è caldo, rosso, quasi sembra che l’orizzonte bruci. Eppure le distese verdeggianti dei campi della tenuta Gray nel Lemoyne non sembrano bruciare. Anzi, l’ombra della piantagione di tabacco pare quasi ringraziare il sole che si nasconde dietro l’orizzonte. Non piove da settimane qui nel Lemoyne, eppure Arthur non sente il caldo: il suo gilet ricamato della legione basta e avanza per ripararsi dal vento mentre cavalca in cerca di denaro. Denaro, sempre denaro, solo denaro. Dutch ne sembra ossessionato, continua a ripetere che ha un piano. C’è sempre un piano, eppure chissà perché alla fine fallisce sempre e bisogna scappare. I Pinkerton li stanno braccando ma, grazie a Charles l’indiano, hanno trovato rifugio in quella vecchia casa abbandonata che hanno ripulito dai dissidenti qualche settimana fa. Cos’è la fede? Stupidità incondizionata o amore spassionato verso degli ideali? Dutch predica la fede, ma è difficile avere fede quando passi una vita a fuggire dalla legge, dai cacciatori di taglie e dagli O’Driscoll, dannati O’Driscoll.

La banda però è sinonimo di famiglia, ormai sono anni che cavalcano assieme e la fede, forse, passa in secondo piano quando ti volti e non vedi nient’altro che la banda. Né un padre, né una madre, né mogli o figli. Se Dutch ci crede, è giusto che ci credano tutti. D’altronde quando nessuno c’era lui ha dato speranza a tutti in un mondo che all’epoca concedeva il lusso della vita solo a chi sopravviveva alla dura legge della natura. Si passa dall’armaiolo prima di dirigersi nel punto stabilito: le munizioni scarseggiano e Arthur con quella bandoliera vuota sembra un imbecille più che un cowboy. Con le armi cariche si cavalca verso il treno, ormai è sera e Dutch aspetta. Perché c’è fede e perché c’è un treno carico di bottino, c’è sempre un altro dannato treno ma prima o poi la fortuna finirà e ci ritroveremo ad affrontare i demoni di un passato che è sempre più presente.

Red Dead Redemption 2


Red Dead Redemption 2 non è la perfezione, perché semplicemente la perfezione non esiste. Quello che esiste però è la magnificenza di un’esperienza, la semplicità di colpire al cuore con la narrativa, con un brano musicale o con un semplice dialogo. Red Dead Redemption 2 non è, come molti pensano, un concentrato di ammennicoli che abbelliscono un’esperienza banale se presa nella sua essenza. Il titolo Rockstar vuole dimostrare che forse negli anni ci siamo fatti condizionare da tanti sfarzi che hanno oscurato l’essenza dell’intrattenimento, ovvero quella di raccontare una storia in grado di emozionare chi la scrive e chi la vive. Il voto che troverete qui è figlio di una filosofia, quella che ogni gioco va contestualizzato e giudicato per quello che vuole offrire nell’idea originale. Red Dead Redemption 2 vuole portarvi nel West, in un mondo di fuorilegge e di civilizzazione, in un mondo in cui l’uomo ha vissuto un momento incredibile della sua evoluzione e farvelo vivere in prima persona attraverso una storia emozionante e indimenticabile. Per noi questo intento viene ampiamente adempiuto, meritando dunque la ricompensa dell’eccellenza.

10

Pro

  • Narrativamente incredibile
  • Gameplay solido e gunplay divertente
  • Realistico e immersivo
  • Esperienza irripetibile

Contro

  • Purtroppo la trama principale finisce
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