Red Dead Revolver – Recensione Red Dead Revolver

“Quando l’uomo con la pistola incontra l’uomo col fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto”

Gli spaghetti western di Sergio Leone hanno conquistato in tutto il mondo un numero di fan impressionante a cavallo degli anni 60 e 70. Molti ricorderanno lungometraggi classici come Il buono, Il brutto, il cattivo o Per un pugno di dollari, e altrettanti da bambini avranno giocato ai cowboy.
Purtroppo sono veramente pochi i titoli presenti nel panorama videoludico ispirati al Far West, la maggior parte dei quali su console vecchie: Sunset Riders, Gunsmoke o il più comico (ed esclusivamente coin-op) Cow-Boys ad esempio. Ebbene, a distanza di diversi anni pare che le atmosfere fatte di lande desolate, indiani e pistole fumanti abbiano catturato anche l’interesse dei programmatori di Rockstar Games; la casa produttrice della pluripremiata (e contestata) serie di Grand Theft Auto si appresta a calcare le scene del selvaggio west con un titolo che ha stoffa da vendere: Red Dead Revolver.

 

“Preferisco morire per colpa mia, che vivere per colpa tua”
 
Il padre del giovane Red fa ritorno alla sua dimora dopo aver passato ben tre mesi in cerca d’oro con il suo amico Cliff, lontano da casa ed esposto a mille pericoli. La perseveranza dei due esploratori riesce a dare i risultati sperati, forse anche più di quanto si aspettassero, e la notizia di un’improvvisa ricchezza non può che essere la ciliegina sulla torta per una famiglia che attende da tempo il ritorno di un padre. La famiglia si riunisce in un grande abbraccio, e a Red viene regalata la sua prima pistola. Il quadretto familiare viene però spezzato dopo pochi minuti; una banda di fuorilegge irrompe nella proprietà armata di tutto punto, mossa da intenzioni ignote e capeggiata da un losco individuo in abiti militari. Red al momento sta facendo pratica con la vecchia pistola appena regalatagli nei pressi del fiume che scorre vicino casa, fino a quando non sente i primi colpi di pistola e suo padre che lo chiama a gran voce, dicendogli di prepararsi a sparare per uccidere.
La superiorità numerica dei fuorilegge ha però la meglio, e dopo pochi minuti i genitori del ragazzo giacciono esanimi a terra; a Red non resta altro che scappare e mettersi in salvo.

Sono passati diversi anni da allora, e quello che prima era un ragazzino a malapena adolescente, è ora un giovane uomo deciso a farla pagare a chiunque fosse coinvolto nel massacro della sua famiglia.

 

“Quando si spara, si spara…non si parla!”

Dopo che il ragazzo prenderà in mano la pistola per la prima volta, dovremo recarci giù al fiume per fare pratica con dei fantocci e le pentole della povera madre; un comodo e semplice tutorial per prepararci ai numerosi livelli che ci attendono.
Principalmente il gioco si propone come uno sparatutto in terza persona, cosa che potrebbe subito far storcere il naso ai giocatori più smaliziati, ma con il procedere della storia e dei livelli ci si renderà conto che la varietà del gameplay è di gran lunga superiore a quanto ci si possa aspettare. La scenografia, infatti, è sicuramente il fiore all’occhiello dei programmatori di Rockstar San Diego; Red si dedicherà alle attività più disparate: dalla caccia ai fuorilegge all’assalto di treni, risse nel saloon e perfino duelli.
Ed è proprio sui duelli che questo titolo ha originalità da vendere; in alcune occasioni (particolarmente contro alcuni boss) ci sarà il classico scontro 1 ad 1 come in ogni film del genere che si rispetti, ma non basterà soltanto premere il grilletto prima del nostro avversario; innanzitutto dovremo essere veloci e precisi nell’estrarre l’arma. In questi particolari momenti la telecamera farà zoom sul fianco del nostro pistolero, e quando ci verrà dato il via dovremo muovere la levetta analogica destra in basso per afferrare l’impugnatura, in alto per estrarre ed in seguito tramite un comodo “bullet time” prendere la mira per poi fare fuoco sul malcapitato che avremo di fronte. Attenzione però, non tutti saranno gentiluomini e rispettosi verso le regole.
Per il resto avremo a che fare con sessioni di fuoco incrociato fino allo sfinimento, alla guida dell’enigmatico protagonista e di alcuni personaggi con cui intrecceremo il nostro cammino, ben 5 per la precisione: Shadow wolf, un indiano cugino di Red, Jack Swift il pistolero girovago, Annie Stoak, una mandriana, Buffalo Soldier, un soldato di reggimento, e perfino il Generale Diego, uno dei nostri più acerrimi nemici.
Tra una fase e l’altra della storia potremo anche comodamente esplorare per una piccola cittadina e acquistare armi e potenziamenti per il nostro personaggio, insieme ad alcuni articoli che ci consentiranno di sbloccare personaggi aggiuntivi per le varie modalità del multiplayer.
 

“Quando si vuole uccidere un uomo, bisogna colpirlo al cuore”

La scenografia non è di certo l’unico aspetto tecnico degno di nota in questo titolo. Vi renderete rapidamente conto di quanto sia profondo e ben strutturato il comparto audio, e non si parla solo di effetti sonori, voci e doppiaggio; il plauso maggiore va senza ombra di dubbio alla colonna sonora. L’atmosfera è garantita da pezzi d’autore come: “A mollo nella tinozza” il famoso motivo che ha accompagnato la serie nostrana di Trinità, “Umor Giallo” del maestro Ennio Morricone, e tantissimi altri pezzi memorabili.

Sulla grafica ci si potrebbe soffermare a parlare per ore. I programmatori hanno volutamente dato al comparto visivo un tono di “vecchio”, in altre parole: i poligoni, le texture d’ambiente e quelle dei personaggi non godono di un rendering di livello alto, e la maggior parte dell’intera avventura avrà una sorta di effetto sfocato, proprio come nelle pellicole western dei primi anni. Questo è di certo un bel tocco di classe e originalità, ma probabilmente molti giocatori troveranno il tutto piuttosto frustrante e di cattivo gusto, salvo che si abituino all’idea di giocare dentro un film del 70.

Per avere un quadro d’insieme migliore c’è da dire che il gameplay non è immediato, ma ci vorranno pochi minuti per prendere confidenza con i comandi ed entrare nell’ottica di gioco. Senza contare poi che avremo parecchi livelli e perfino delle divertenti (seppur non troppo varie) modalità multiplayer con diversi personaggi da sbloccare.
 

”La tua faccia somiglia a quella di uno che vale 2000 dollari”

Se avete letto la recensione fino in fondo probabilmente vi sarete già fatti un’idea di quello che Red Dead Revolver ha da offrire; Rockstar San Diego si è messa d’impegno sotto ogni fronte per dare a questo titolo un’identità varia e ben definita. Forse alcuni avrebbero da ridire sull’aspetto grafico, che come quasi tutti i giochi di Rockstar non brilla per dettaglio e lucentezza, ma se siete tra i fan del selvaggio west e amate le carneficine e fare i cacciatori di taglie, questo gioco non può mancare nella vostra collezione. Provare per credere.

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