Remember Me – Remember me

 

Il 2013 si è rivelato un anno ghiotto per i videogiocatori, non solo per l’arrivo della next generation, ma anche per i titoli che hanno caratterizzato l’ultimo ciclo di vita della scorsa generazione di console. E non si parla solo di nomi legati a grandi saghe come Tomb Raider o Grand Theft Auto, ma vi sono stati alcuni titoli, forse più di nicchia, che si sono meritati l’attenzione dei videogiocatori. Tra questi troviamo Remember Me, primo prodotto della casa parigina Dontnod Entertainment, pubblicato da Capcom e distribuito da Halifax per PlayStation 3, Xbox 360 e Pc. Si tratta di un action adventure in terza persona, dalle forti tinte cyberpunk, che ha portato a opinioni discordanti tra critica e pubblico. Noi di Gamesource un’idea chiara ce la siamo fatta, ed eccola qui di seguito.

Prigionieri di se stessi

Siamo nel 2084, nella città di Neo Parigi. Il Sensetion Engine – noto anche come Sensen – regola la vita della società. Si tratta di una ingegnosa tecnologia, sviluppata dalla multinazionale MEMORIZE, che permette il download e la condivisione dei ricordi personali attraverso un dispostivo attaccato alla nuca di ogni cittadino, portando a una realtà quasi distopica. 
Noi vestiamo i panni di Nilin, un’errorista, ovvero un membro di un’organizzazione che ha come obiettivo il sabotaggio del Sensen. Facciamo la sua conoscenza all’interno della Bastiglia, simbolo di rivoluzione durante l’ancien règime, futuristica prigione nel mondo di Neo Parigi, dove al suo interno i detenuti sono soggetti a un reset definitivo della memoria poiché ritenuti individui pericolosi. Nilin è quasi completamente priva di ricordi, ma manca l’ultimo tragico passo. All’improvviso viene contattata da Edge, figura avvolta dal mistero, nota per essere a capo degli Erroristi. Egli, attraverso i suoi consigli, riesce a evitarle il peggio, permettendo la fuga della ragazza. Una volta ottenuta la liberté, Nilin inizierà la sua avventura per riprendere possesso dei suoi ricordi, affidandosi all’enigmatica figura di Edge, nella loro lotta comune contro il Sensen e la MEMORIZE.
Questo è l’incipit di Remember me, che già parte con buoni propositi, per quanto a molti il tema della memoria possa sembrare poco originale. Ma i successivi colpi di scena, legati non solo all’affascinante personaggio di Nilin ma all’intero contesto, rendono la trama un boccone gustoso per qualsiasi videogiocatore.

Pugni, salti e mente

Il gameplay di Remember me si presenta vario. Esso è costituito dall’alternanza tra fasi di combattimento, fasi platform e fasi che richiedono un approccio stealth e ben pensato. Le prime sono ben congeniate. Nilin, di base, può fare un attacco veloce e un attacco potente, e dare inizio a una combo semplice. Il tutto può essere potenziato attraverso i Pressens, ovvero delle abilità speciali, diverse per tipologia, che conferiscono particolari qualità agli attacchi. In un apposito menù possiamo inserire i Pressens acquisiti nel corso del gioco e personalizzare le nostro combo, a seconda dello stile che preferiamo. Possiamo infatti inserire Pressens che ci permettono di recuperare una parte di energia quando colpiamo un nemico, oppure possiamo aumentare il danno di un attacco, o ancora possiamo velocizzare i tempi di ricarica di attacchi ancor più speciali. Sì, perché quando la situazione si complica, attraverso una griglia circolare possiamo utilizzare delle potenti abilità (anch’esse acquisibili proseguendo nell’avvantura) che comportano l’uso di bombe, o la possibilità di convertire un drone nemico e spingerlo contro i suoi compani di squadra. Tutto ciò rende l’approccio di gioco molto vario, anche perché, al di là delle proprie preferenze, i nemici richiedono diversi tipi di combo e di attacchi. Gli avversari di Nilin sono droni, Leaper (ovvero esseri deformi che hanno rigettato il Sensen), e i SABRE, le forze armate di MEMORIZE. Ma sono soprattutto i boss che obbligano il giocatore a una strategia ben precisa, donando un po’ di sale alla sfida. Aggiungiamo che il tutto viene arricchito da animazioni adrenaliniche, e dai quick time event contro i boss. 
Dopo questo lungo discorso vi è un però: spesso le combo risultano poco fluide, sebbene vi sia la possibilità di non spezzarle a causa di un attacco nemico, poiché Nilin può schivarlo con un semplice balzo al momento giusto. 

Passando alla fase platform, questa risulta essere le meno apprezzabile del gioco. L’esplorazione è ridotta all’osso, portando Nilin a compiere salti e scalate in un percorso praticamente predefinito. Durante il cammino possiamo trovare alcuni segreti, come notizie legate al Sensen o potenziamenti per la salute, ma oltre al fatto di avere dei suggerimenti quando siamo nelle loro vicinanze, basta aguzzare la vista a ciò che ci circonda e il segreto è scoperto, limitando quasi del tutto il brivido della ricerca. Ciò è un vero peccato, considerando l’ambientazione curatissima e affascinante.
Non sempre, però, Nilin può correre e saltare con spensieratezza, ma a volte dovrà usare l’ingegno per passare inosservata davanti a droni di sorveglianza. Un esempio? Aspettare che un drone concluda il suo percorso e chiuderlo in un appartamento, così da poter avanzare indisturbati. Queste sono le fasi stealth citate a inizio paragrafo, le quali spezzano il ritmo spesso monotono delle sezioni platform.
In realtà non è ancora finita l’analisi del gameplay. Abbiamo lasciato all’oscuro e per ultimo l’aspetto più innovativo e interessante: modificare i ricordi. Incontrando personaggi principali, Nilin può penetrare nella loro memoria per dare una falsa idea di passato e cambiare lo svolgersi degli eventi. I ricordi modificabili vengono presentati come delle semplici sequenze video con la grafica del gioco, alle quali noi assistiamo e interveniamo. Possiamo infatti selezionare diversi oggetti che attraggono la nostra attenzione, e scegliere che azione compiere, come, ad esempio, togliere la sicura di una pistola.
La cosa bella è che non sempre una determinata modifica porta a un risultato, anzi, è necessario rivedere più volte la scena e tentare varie interazioni per arrivare all’effetto sperato. 
Insomma, il gameplay di Remember me è un cocktail composto da diversi ingredienti, qualcuno saporito, qualcun altro un po’ insipido.

Il fascino di Parigi

Il vero punto di forza del titolo firmato Dontnod è l’ambientazione. Non importa se siamo nel 2084 in una Parigi deformata dal futuro. La capitale francese conferma il suo fascino. Tutto è ricreato con grandissima cura: dai colori sfavillanti delle luci e degli appartamenti della Neo Parigi in, all’oscurità inquietante degli slums. Prima si parlava di realtà distopica, poiché il Sensen cerca di dipingere la società parigina come perfetta. Con Nilin ci ritroviamo a passare per le vie dei negozi o dei cafè francesi, per poi essere catapultati nei bassifondi, dove immondizia, graffiti di ribellione e squallidi locali rimandano alla Parigi degli artisti maledetti. 
L’ambientazione è veramente ricca: è facile passare da spazi chiusi come l’interno di appartamenti per poi trovarsi nelle stradine di città. Qualunque sia il luogo è evidente una cura tale dei dettagli che il rammarico del giocatore cresce quando non può permettersi di esplorarlo a dovere.


 
Questa attenzione ai dettagli la si nota pure nei personaggi. Il character design è davvero di gran qualità, e ciò non riguarda solo Nilin, ma anche i nemici. Basta notare le armature dei SABRE.
L’immedesimazione e il coinvolgimento vengono arricchiti da una soundtrack di alto livello. Solenni toni orchestrali vengono mischiati all’elettronica, creando un mix che si sposa perfettamente con i combattimenti spettacolari che svolgiamo, o alle scalate che facciamo tra i tetti della capitale francese.
Anche il doppiaggio, interamente in italiano, è di buon livello, anche se a volte capita che il labiale non corrisponda al suono.

Conclusioni

Remember me è un titolo che incuriosisce e prende. I suoi punti di forza sono la trama e il design di ambientazioni e personaggi, oltre che un ottimo comparto sonoro. Ma la vera sostanza del gioco, vale a dire il gameplay, non permette ai ragazzi di Dontnod l’accesso all’Olimpo dei capolavori videoludici. Nonostante la grande varietà di gioco, i combattimenti a volte risultano frustranti poiché le combo non sono proprio fluide, sebbene ci sia la possibilità di cambiarle a proprio piacimento tramite i Pressens. Le fasi platform, invece, sono le meno appaganti, in quanto la possibilità di esplorazione è limitatissima, cosa che lascia un po’ l’amaro in bocca. La noia derivata da queste fasi viene spezzata dalle fasi stealth e da piccoli enigmi che richiedono l’uso delle meningi per passare in zone in cui è difficile farlo, specie se sorvegliate. La vera chicca, però, è la possibiltà di modificare i ricordi di alcuni personaggi incontrati, non solo perché si collega al tema della memoria, che è fondamentale in Remember me, ma perché dà un senso di potenza e di curiosità, in quanto il nostro inteverno modificherà il corso degli eventi.
Quindi, i lati buoni ci sono e non sono nemmeno pochi, ma i difetti non mancano nemmeno, rendendo Remember me un gioco da apprezzare ma non totalmente da elogiare.

 

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