Saints Row 2 – Recensione Saints Row 2

Ancora free roaming!

Uno dei giochi che più ha segnato la scena videoludica moderna è stato senz’altro GTA 3 per Playstation 2, che introdusse meccaniche di gioco quasi completamente sconosciute (o perlomeno notevolmente sotto sfruttate) come il limitare notevolmente i vincoli presenti nei videogiochi e muoversi così liberamente in un ambiente completamente 3d, senza obbligo alcuno di seguire le missioni in un ordine completamente predefinito, se non addirittura ignorarle del tutto e dedicarsi al cosiddetto “giocazzeggio”.
Il successo dovuto a queste nuove meccaniche (o ai temi  adulti trattati che suscitarono molto scalpore, decidete voi) fu travolgente, e ovviamente i tentativi di imitazione furono molteplici, con pochissimi all’altezza del maestro. Uno dei pochi cloni ben riusciti fu senz’altro il primo Saints Row, uscito sotto etichetta THQ per Xbox 360. Il gioco in sé non è che fosse eccezionale, ma il fatto di essere discretamente godibile e l’essere il primo esponente del genere nella next-gen lo aiutò sicuramente nei consensi ottenuti. Poi è uscito GTA 4, ma THQ non ha rinunciato a proseguire con la serie, anzi, ma ha furbescamente evitato il confronto diretto col titolo Rockstar con questo seguito, vediamo perché.

Criminalità da ridere

A differenza dei 3 capitoli Ps2 (e i 2 PSP), Gta 4 ha cambiato direzione puntando su una storia ed una ambientazione più seria e meno fumettosa. Per carità, le battute e i personaggi buffi rimangono, diciamo però che sono in secondo piano rispetto al resto. Saints Row 2 è un gioco che sia nella storia che nelle missioni punta decisamente sull’umorismo, non lesinando prese in giro al suo concorrente, mantenendo quindi un tono decisamente scanzonato. Ciò non vuol dire che non ci siano momenti di tensione o di drammaticità, ma  non sono preponderanti, Se mi consentite l’espressione direi che GTA 4 e Saints Row 2 sono “complementari”. Il tono generale di entrambe le opere contribuisce a renderle diverse l’una dall’altra, le meccaniche invece le accomunano.
Io non voglio dirvi niente di particolare, lasciando a voi il piacere di scoprire tutte le varie chicche nascoste nel gioco, sappiate però che avrete a che fare con dj rasta, “grossi leader”, camion spara letame, katane spazza-folla e chi più ne ha più ne metta!
 


 

Own the city

La storia riparte dove si era interrotto (in maniera molto insoddisfacente) il primo. Vi risveglierete ancora convalescenti, dopotutto il primo si concluse con un’esplosione in cui eravate coinvolti, in carcere. La prima cosa da fare sarà “creare” il vostro protagonista. Il personaggio che userete non sarà predefinito, ma sarà completamente customizzabile tramite un editor completissimo che permetterà di personalizzare anche aspetti secondari come sopraciglia e mascelle. Non abbiate paura di sbagliare qualcosa, dato che poi è anche possibile “ritoccare” la vostra creatura tramite il chirurgo plastico (non scherzo) e comprare anche un sacco di vestiti ed accessori per estendere il tutto non solo al mero aspetto fisico. Una volta evasi, il vostro obiettivo sarà reimpadronirvi della città che alla fine del primo era praticamente sotto il vostro dominio. Voi, per la cronaca, siete il leader della gang dei Saints ormai allo sfascio, ma che con l’aiuto di vecchi amici e nuove leve riuscirete a risollevare. I vostri antagonisti per impossessarsi di Stillwater sono altre 3 gang: i Sons of Shamedi (di origine giamaicana), i Brotherhood (un miscuglio tra americani e ispanici) e i Ronin (provenienti dall’oriente). Ogni faida contro una gang ha la sua storyline, che culminerà contro il boss, ma l’ordine delle missioni (non della stessa gang) è liberamente interpretabile potendo così ad esempio giocare una missione dei Ronin e poi dopo una dei Brotherhood. La storia è discretamente scritta, molto brillanti alcuni dialoghi, ma non vi sorprenderà quasi mai.


E il gioco com’è?

Il gioco in sé non è il massimo dell’originalità, ma risulta abbastanza godibile anche per chi ha spolpato tutti i GTA. A differenza di questi la mira è manuale, ma non è mai difficile abbattere i nemici, guidati da un’I.A. piuttosto discutibile. Per spostarvi da una zona all’altra ,come da tradizione del genere, potrete impossessarvi con o senza violenza di tutti i veicoli, dotati di una guidabilità molto accessibile, in giro per Stillwater. Le dimensioni della città sono buone, un po’ meno della più famosa Liberty city, ma ogni angolo della città sembra avere uno scopo, ludicamente parlando. Prima di svolgere le missioni principali dovrete ottenere abbastanza “rispetto”. Ovvero riuscire a riempire una barra posta sotto quella dell’energia. Per riuscire nello scopo dovrete svolgere una serie di missioni secondarie che si presentano sotto-forma di minigiochi che hanno notevolmente stimolato la creatività degli sviluppatori. Infatti se da un lato avremmo le classiche corse clandestine o lo spaccio di stupefacenti, dall’altro avremo compiti quantomeno improbabili. Dovrete fare da bodyguard ai vip della città lanciando letteralmente via la folla, oppure riempire di letame determinati edifici e/o persone tramite un camion adibito allo scopo. Sarete killer a pagamento, ladri di auto, pazzi che correranno su quad infuocati per incendiare oggetti e passanti, o (se avrete un televisore nel vostro rifugio) cacciatori virtuali (si,videogioco nel videogioco) di zombi. Le attività sono molteplici, e tutte molto varie e divertenti. L’unica pecca è, per qualcuno, che per affrontare le missioni principali dovrete per forza passare attraverso queste folli prove.
 

 
Multi

Le modalità multiplayer sono tantissime e molto variegate. La novità più importante è senz’altro la co-op online che permetterà ad un vostro amico di entrare ed uscire a piacimento dalla vostra partita, come accadeva in Crackdown ad esempio. La cosa positiva è che potrete anche fare cose estremamente diverse all’interno della stessa partita: ad esempio uno può girovagare allegramente per la città mentre l’altro può divertirsi ad affrontare gang rivali, anche se uno dei due avrà guai con le forze dell’ordine anche l’atro diverrà automaticamente ricercato.
Chi invece vuole un po’ di competizione avrà di che sbizzarrirsi: deathmatch, gare a chi si fa più male facendosi investire o protegge meglio le “sue” prostitute. Oppure ancora modalità dove per vincere dovrete uccidere un “vip” designato dell’altra squadra, passando anche per corse clandestine. Insomma, la varietà è di casa anche in multi, dove invece non è di casa il lag.

Tecnicamente parlando

Ho lasciato il discorso tecnico in secondo piano perché probabilmente è il lato più debole della produzione. Non che la grafica in generale sia male, ma i passi in avanti rispetto al prequel non sono evidentissimi  e significativi, anche se il tutto si muove con buona fluidità, anche se avremo qualche episodio di pop-up o compenetrazioni strane di poligoni. Ottimo invece l’audio con un buonissimo doppiaggio in inglese ed una grande ed estremamente varia scelta di brani come sottofondo. La longevità è, come tutto il genere, molto buona. Inutile sottolineare che se cercherete di godere appieno del titolo completando anche tutte le missioni secondarie aumenterà a dismisura, fermo restando che anche solo finire la Storia principale richiederà almeno una dozzina di ore.
 


Gta però è meglio

Questo secondo episodio di Saints Row è senz’altro un ottimo titolo che, conscio dei propri limiti, evita lo scontro frontale col blockbuster Rockstar. Il paragone però è scontato: i 2 giochi sono quasi complementari e pertanto sarebbero da avere entrambi, anche se per motivi diversi. Se invece se ne vuole solo uno, la scelta deve ricadere su GTA 4. Detto questo, un’occasione al divertimento scanzonato che questo titolo offre è caldamente consigliabile dargliela.

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