Samurai Warriors 3 – Recensione Samurai Warriors 3

È ormai da diverso tempo che i giochi sviluppati da software house Giapponesi non stanno avendo lo stesso successo che riscuotevano tempo addietro, nel mercato estero, invece in quello interno ne fanno eccome. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la stragrande maggioranza dei giochi costruiti attorno ai gusti degli orientali non vengono portati in occidente, proprio perché le vendite di questi prodotti sono infinitamente minori rispetto a quelle che si registrano in Giappone. Quando questi titoli vengono portati anche nel vecchio continente, molto spesso sono localizzati solo in inglese e le persone che erano intenzionate ad acquistare il titolo sono frenate proprio da questo ostacolo, in alcuni casi insormontabile: la lingua. Con Samurai Warriors 3 ciò non è accaduto e il titolo sviluppato da Omega Force, in esclusiva per Wii, viene portato in Italia dalla stessa Nintendo, ovviamente localizzato nella lingua nostrana, almeno nei testi.

 


Guerrieri samurai per la terza volta

Appena avviato il gioco, dopo un filmato in computer grafica spettacolare e ben realizzato, ciò che è possibile notare è la grande mole di modalità presenti. Tra la possibilità di giocare la storia di un gran numero di personaggi, di seguire le vicende storiche del Giappone medievale (ovviamente adattate a un videogioco), di cooperare insieme ad un amico (sia on-line che off-line) nella modalità "Il castello di Murasame", di creare un alter ego virtuale andando a modificare vari parametri e affrontare delle battaglie nei diversi stage sbloccati, il giocatore non si trova certo con poche cose da fare. Uno dei punti di forza è, quindi, proprio la folta mole di opzioni disponibili che portano la longevità del titolo a lievitare notevolmente. Il problema che però fermerà il giocatore nel proseguimento dell’avventura è, però, la ripetitività delle meccaniche di gioco. Infatti, anche se il gioco offre numerose alternative alla classica modalità Storia, queste risultano davvero troppo simili tra loro. Ciò è riconducibile a un gameplay forse troppo giapponese e ancorato a meccaniche ormai obsolete.

 

Il prodotto si presenta come un picchiaduro in tre dimensioni nel quale l’obiettivo primario è sconfiggere i nemici su schermo e in particolare, per proseguire nelle missioni, è indispensabile uccidere un determinato personaggio che risulta più forte degli altri, una specie di mini boss. Di questi combattimenti se ne trovano a centinaia, e il giocatore deve effettuare sempre le stesse cose: uccidere dei nemici, trovare e ammazzare l’obiettivo sulla mappa di gioco (visibile su schermo in alto a destra), terminare altri nemici e passare alla prossima missione. Ogni tanto è possibile cavalcare un cavallo e percorrere le lunghe distanze in groppa a esso, ma il problema di quest’ultimo è l’estrema legnosità del suo controllo, ormai non siamo più abituati a giochi così. Bocciamo quindi le fasi sui quadrupedi, tra l’altro non obbligatorie per proseguire nell’avventura. Purtroppo, non solo in questi frangenti è possibile osservare la scarsezza tecnica del gioco, ma anche a piedi si nota, il fastidio è minore, per via della velocità di movimento estremamente più lenta, ma persiste ugualmente e pregiudica la piacevolezza del gioco.

 


Spade, katane e nunchuku

I combattimenti rappresentano il fulcro dell’esperienza, questi sono discretamente realizzati, ma il sistema appare abbastanza semplicistico e poco profondo. Sono presenti tre tipi di attacco: leggero, pesante e magico, che tramite il consumo di una barra permette di sprigionare una elevata potenza distruttiva in grado di infliggere elevati danni ai nemici. L’uso di questi, e della parata, sono fondamentali per proseguire nel gioco, e nelle fasi avanzate è estremamente utile anche l’utilizzo di combo. Queste non raggiungono la quantità e la qualità degli ultimi action usciti su console HD, ma almeno mostrano la discreta cura di questo aspetto. Ad aumentare la profondità del gameplay ci pensa una componente ruolistica più che discreta. E’ possibile scegliere l’equipaggiamento migliore da utilizzare, usufruendo di armature e armi recuperabili in battaglia, queste sono anche potenziabili tramite degli speciali cristalli, anch’essi ritrovabili durante le fasi di gioco.

 

Oltre a ciò è presente un sistema di crescita del personaggio basato sull’accumulo di esperienza; con la crescita del livello aumentano anche le diverse statistiche del nostro alter ego, dalla barra dell’energia a quella della magia, dall’attacco alla difesa e così via. Nei combattimenti più impegnativi è basilare scegliere accuratamente gli equipaggiamenti migliori e il kit oggetti più adatto, quest’ultimo è formato da diversi strumenti che ripristinano l’energia vitale, aumentano l’attacco per un limitato periodo, o vengono utilizzati per alzare altri parametri che non stiamo qui a elencare. Per finire il commento sul gameplay, possiamo dire che, se preso nella sua componente da picchiaduro nudo e crudo, il prodotto appare semplicistico e poco profondo, ma se lo andiamo a valutarlo nell’insieme, con una parte ruolistica più che discreta, le cose cambiano e non poco. Purtroppo un difetto che si ripercuote sulla buona riuscita del titolo, è l’intelligenza artificiale dei nemici. La difficoltà è discretamente bilanciata, ma a volte è davvero fastidioso vedere dei nemici farsi attaccare senza né spostarsi né difendersi, ma rimanendo immobili come dei manichini. Questo problema è riscontrabile nei primi livelli e negli avversari meno potenti, ma molto spesso ciò che ci mette in difficoltà è l’estrema quantità di questi e non la loro qualità. Un plauso deve essere fatto per la caratterizzazione dei personaggi, in tutto 35, estremamente curati sotto il profilo estetico e ben differenziati anche a livello di gameplay.

 


Grafica e controlli

Proprio le centinaia di unità presenti su schermo senza il minimo rallentamento, sono la prova  della solidità del motore grafico utilizzato. La qualità complessiva non è sconvolgente, ma la presenza di aliasing estremamente contenuta, rende davvero piacevole l’impatto grafico. I problemi sono legati più che altro alla linea visiva del campo di battaglia davvero pessima, a una ripetitività dei nemici in alcuni casi esagerata e a degli effetti, che siano particellari o di luce, davvero deludenti. In generale la veste grafica è più che discreta e le ambientazioni sono abbastanza varie. Il level design è davvero poco ispirato rendendo le mappe di gioco non brutte ma anonime, perché ogni livello assomiglia ad un altro e le stanze sono tutte uguali, ciò rende molto meno piacevole l’esplorazione, che altrimenti sarebbe stata davvero un plus per il gioco, visti anche i numerosi oggetti ottenibili. L’accompagnamento sonoro è solo sufficiente e non impressiona per niente, le musiche si sposano bene con l’era in cui è ambientato il gioco, ma il tutto è solo un ammasso di brani.
Anche se dal punto di vista grafico, il gioco sfrutta discretamente la potenza di calcolo della console Nintendo, lo stesso non si può dire per il sistema di controllo. Quest’ultimo via Wiimote e Nunchuk è scomodo, e non restituisce l’immediatezza di un pad classico, inoltre non sono minimamente implementati  i peculiari sensori di movimento del Wii. Fortunatamente è presente anche il supporto al classic controller e al pad gamecube, quest’ultimi consigliati senza riserve se volete apprezzare al meglio l’avventura.

 
 

Commento

Samurai Warriors 3 è un titolo estremamente di nicchia. La scelta di Nintendo di pubblicare questo gioco in Italia ha davvero poco senso, infatti nel nostro mercato un prodotto del genere non potrebbe assolutamente vendere; se fosse stato un capolavoro, il titolo Omega Force avrebbe fatto guadagnare qualcosa, ma sfortunatamente di questo non si tratta. Il gioco presenta meccaniche vecchie ed estremamente ripetitive, che non spingono il giocatore a proseguire. Nonostante ciò, non possiamo che lodare gli sviluppatori per la grande mole di modalità disponibili, che garantiscono una buona longevità. Consigliamo l’acquisto solo ai fan della serie. A nostro avviso, se il gioco fosse stato lanciato in un periodo che non prevedesse viaggi nella galassia da parte di certo Mario, forse qualche copia l’avrebbe piazzata. 

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