Sekiro: Shadows Die Twice – Recensione

Recensito su PlayStation 4

La fedeltà, l’onore e la forza d’animo sono virtù difficili da mantenere vive. In un paese martoriato dalle guerre, dagli scontri e dalle ingiustizie un atto di bontà, di generosità, può dare vita a un diamante allo stato grezzo che, col passare del tempo, diventerà uno shinobi immortale, in tutti i sensi. L’aspirazione di FromSoftware con l’uscita di Sekiro: Shadows Die Twice è proprio quella di donare al panorama videoludico una nuova gemma, un nuovo diamante, dopo le fatiche e i grandi risultati raggiunti con i Souls. Con Sekiro cambiano molte cose: dall’ambientazione alla narrazione, dal sistema di combattimento al modo di concepire il personaggio principale ma la firma di Miyazaki resta ben visibile a chi ha avuto occasione di conoscere le sue creazioni passate.

L’ultimo figlio di FromSoftware ha una propria identità, si distacca dai suoi fratelli maggiori ma non è estraneo alla famiglia: Sekiro è un titolo che ha molto da dire, molto da dimostrare e soprattutto molto da insegnare. Avviando il titolo vivrete un’esperienza di gioco diversa, alternativa, dove resurrezione dopo morte (o morte dopo morte se preferite), inizierete a entrare in una sorta di stato mentale privo di vie di mezzo: o si arriva a un livello superiore, ascendendo al nirvana o si precipita dritti all’inferno, in una spirale di morte e resurrezione che non avrà mai fine.

Sekiro recensione

Una vita sul filo della lama

Quando si parla di FromSoftware, puntualizzare che il concetto di morte gioca un ruolo fondamentale all’interno del suo ultimo titolo è ormai il segreto di Pulcinella. Sekiro non sfugge a questo trend e non vuole di certo farne mistero, tanto che la morte risiede nel suo stesso nome. In molti potrebbero essere scettici di fronte all’ennesimo titolo ambientato nell’era Sengoku, con shinobi, nobili lord e katane. È facile cadere nei cliché e scadere nella solita storia fatta di sangue, metallo e morte. Ebbene Sekiro ha tutti e tre gli elementi citati ma il mix con cui li propone ha quel non so che che vi catturerà, quell’alone di mistero che vi porterà ad affrontare molte (ma davvero molte) fatiche e nemici, pur di avere un tassello in più da aggiungere al puzzle.

L’incipit è molto semplice: il Lupo, shinobi che ha giurato fedeltà al suo signore Kuro, deve salvare quest’ultimo dopo che è stato rapito per motivi inizialmente non molto chiari. Proprio nel momento in cui tutto sembra girare per il verso giusto, col suo signore a fianco, il Lupo perde non il pelo ma uno scontro fondamentale, insieme al suo braccio sinistro. Sarà proprio al suo risveglio che tutto inizierà a prendere una piega strana, diversa dal solito, dove la spirale di sangue e morte avrà inizio, finendo per catturarvi e non mollarvi, per molte, moltissime ore.

Sekiro recensione

La narrazione è diversa rispetto al passato, più esplicita ma non per questo meno interessante in confronto alla saga di Dark Souls. I dialoghi e le cutscenes saranno molto più numerosi e ricchi, facendoci immergere alla perfezione nel mondo di gioco. La resa del Giappone dell’era Sengoku, che ovviamente strizza l’occhio ai classici miti orientali, è sicuramente da acclamare e da premiare. Non manca niente, sia dal punto di vista visivo che narrativo, all’interno della realizzazione di un mondo di gioco profondo e ben caratterizzato, grazie anche ai suoi personaggi.

Miyazaki non manca di inserire la sua personale lezione di fronte ai concetti di morte e vita eterna, facendo ruotare tutto il titolo su tali perni, dimostrando come la volontà dell’uomo possa corrompersi e piegarsi di fronte alla promessa del potere. Il padre di Dark Souls riesce poi a legare il tutto anche con gli aspetti politici e i valori dell’epoca, aggiungendo altro valore alla già convincente narrativa della sua creazione.

Sekiro recensione

Nasce, cresce, corre, muore, risorge

Sekiro: Shadows Die Twice non è esente, ovviamente, dal tratto che ormai contraddistingue quasi tutte le opere di FromSoftware, la difficoltà, anzi ne diventa forse il massimo esponente. I duelli metteranno a dura prova i nervi, i riflessi e la nostra tempra arrivando a livelli più alti di quelli dei Souls ma stranamente senza frustrare più di tanto: il sistema di combattimento di Sekiro premia sia l’abilità tecnica che la strategia, il sapiente uso delle abilità mixato a quello degli oggetti, e non manca di offrire un’opzione per la ritirata in cui non vi sarà assolutamente vergogna. Farsi guidare dalla rabbia e dalla fretta è un modo come un altro per finire vittima delle sferzate dei nemici, finendo per bloccati nello stesso punto per ore.

Per progredire in Sekiro bisognerà calarsi nei panni dello shinobi, acquisendo la flemma e la fermezza d’animo del guerriero giapponese, in un mondo in cui un passo falso dettato dalla furia potrebbe significare morte certa e poco importa se ci è data la possibilità di risorgere. Quando ingaggiamo un nemico non esiste altro: soltanto la sua katana e la nostra, pronte a fondersi in una danza mortale. Con questo non stiamo di certo a dire che Sekiro diventerà una passeggiata, tutt’altro: morirete un sacco di volte ma, a ognuna di queste, imparerete qualcosa, migliorerete voi stessi per poi tornare in carreggiata con il giusto stato d’animo per portare a casa la vittoria.

Sekiro recensione

Sekiro mette subito tutto in chiaro, esponendo le basi del sistema di combattimento e di sviluppo tramite dei veloci tutorial in maniera graduale. Quello che però è visibile sin dopo le prime ore di gioco è la curva di difficoltà che ha un’impennata sostanziale quando si affrontano non solo i boss ma anche i mini-boss. Questi a volte si riveleranno addirittura più ostici dei primi, portandoci via tentativi su tentativi, quando invece supereremo le sezioni con i nemici “standard” in maniera molto più semplice. In ogni caso ogni sfida avrà un suo perché, un suo valore intrinseco, finendo per essere ricordata e fissata nella mente del giocatore, soprattutto se parliamo degli amanti delle sfide.

Molto del merito e del valore rappresentato da Sekiro va al combat system, profondo e ben strutturato ma non per questo troppo complesso. Come accennato in precedenza, il sistema di combattimento è stato concepito per premiare la prontezza di riflessi mista a un pizzico di strategia. Dimenticatevi la sfilza di statistiche e parametri di Dark Souls, qui si vira su altro. A migliorare davvero sarete voi, piuttosto che Sekiro. In ogni caso potrete contare solo su tre parametri: Forza, Postura e Vitalità. La prima viene incrementata solo dopo aver battuto i boss, presso gli Idoli dello Scultore (il corrispettivo dei Falò darksoulsiani) mentre per le altre due statistiche saranno migliorabili tramite degli appositi oggetti, i grani di rosario. Fra i tre parametri, quello più “rivoluzionario” se così vogliamo chiamarlo è la Postura. Questa infatti gioca un ruolo fondamentale nell’economia dei combattimenti: sia il Lupo che tutti i suoi avversari avranno una barra della postura che può essere assimilata a una sorta di “corazza” da rompere per infliggere i Colpi Mortali, ossia i veri e propri attacchi con i quali andremo a danneggiare seriamente la Vitalità dell’avversario e portare a casa la vittoria.

La difficoltà sta nel fatto che la barra di Postura dei nemici andrà svuotandosi nel caso in cui non attaccheremo con costanza e la possibilità di infliggere i Colpi Mortali sarà data solo quanto tale barra sarà piena: tale meccanica fa si che gli scontri siano spettacolari e ricchi d’azione, in quanto nessuno vorrà cedere per avere la meglio, né noi né tanto meno il nemico. Ad aggiungere ulteriore agli scontri pepe sarà il classico parry di soulsiana memoria, in Sekiro infatti potremo eseguire le Deviazioni parando gli attacchi nemici al momento giusto, venendo premiati con la possibilità di infliggere Colpi Mortali ignorando la Postura. Tutto quindi gira più intorno alla parata perfetta, piuttosto che alla schivata, contribuendo a far salire ancor di più il tasso di spettacolarità, portandoci a rischiare.

Sekiro recensione

Una delle caratteristiche su cui FromSoftware ha puntato forte su Sekiro è la possibilità di risorgere. Questo aspetto, a nostro parere, è stato pensato con accortezza ma realizzato in maniera forse un po’ squilibrata. In molti potrebbero pensare che risorgere una volta morti potrebbe facilitare tutto ma non è affatto così, anzi il tutto è stato realizzato in modo che tale possibilità sia più utile per le ritirate strategiche che per continuare a combattere. Morire definitivamente infatti avrà, a lungo andare, delle conseguenze all’interno del mondo di gioco: più volte andremo all’altro mondo, più la malattia conosciuta come Mal di Drago si diffonderà fra i personaggi non giocanti, oltre che su di noi.

Infettare gli altri significherà dover rinunciare a determinate quest secondarie, a causa dello stato di salute di chi dovrebbe commissionarcele, mentre il Lupo viene penalizzato con la possibilità ridotta di ricevere l’Aiuto Divino. Questi non rappresenta altro che la possibilità di poter conservare esperienza e Sen, la moneta di gioco, alla propria morte. Se la probabilità dell’Aiuto Divino sarà molto bassa (il massimo è il 30%) vedremo dimezzare sia i nostri soldi che i punti esperienza accumulati fino a quel punto, senza alcuna possibilità di appello.

Sekiro recensione

I punti esperienza serviranno soprattutto per acquisire i Punti Abilità, da spendere sui vari rami di stili di lotta per acquisire nuove abilità, sia passive che attive. Le attive consisteranno per la maggior parte in mosse speciali che ci aiuteranno in particolari frangenti del combattimento, potendone però equipaggiare solo una per volta. Per quanto riguarda le passive, fra le tante possibilità che ci daranno, vi sarà quella di aumentare il numero di utilizzi delle armi protesiche. Queste non sono altri che strumenti secondari che potremo equipaggiare sulla protesi del Lupo e che ci verranno in aiuto in diversi frangenti del combattimento: alcune ad esempio si riveleranno utili contro determinate debolezze dei nemici, altre invece si adatteranno ai diversi stili di combattimento che ci converrà adottare.

Utilissimo sarà il rampino: grazie a esso potremo muoverci con un agilità inaudita all’interno del mondo di gioco, sviluppato molto più in verticalità rispetto ai precedenti titoli di FromSoftware. Questo strumento ci sarà di particolare aiuto soprattutto quando vorremo muoverci in furtiva, aggredendo i nemici dall’alto o alle spalle, per farli fuori in un solo colpo o comunque infliggendogli danni ingenti. La componente stealth tuttavia sembra essere abbastanza povera in Sekiro, oltre che accusare qualche pecca in termini di precisione del campo visivo degli avversari: più volte ci è capitato di avvicinarci a un gruppo di nemici senza essere visti, pur ritrovandoci di fronte ad alcuni di essi, mentre in altri frangenti siamo stati scoperti da samurai ben distanti dalla nostra posizione.

Muoversi furtivamente tuttavia potrà comportare anche alcuni vantaggi: nascondendoci nella vegetazione o nei vari anfratti, potremo origliare le discussioni dei nemici, acquisendo informazioni preziose.

Sekiro recensione

Dark Japan

L’abbiamo già accennato in precedenza ma va sicuramente ribadito: in termini di direzione artistica Sekiro: Shadows Die Twice si conferma uno dei titoli che senza ombra di dubbio gode di una realizzazione sublime. Il Giappone feudale, in salsa mistica/mitologica viene fuso alla perfezione con l’aspetto “politico” dell’epoca, catapultandoci in mappe realizzate con cura maniacale e con una particolare cura per la diversità ambientale. È proprio grazie a questo tipo di lavoro che, pur non rappresentando una cima sotto il punto di vista grafico, Sekiro risulta comunque un titolo di impatto. Non solo la direzione artistica e la realizzazione di ambientazioni evocative ma anche il level design merita una menzione d’onore.

Seppur non ci sia una assoluta libertà di azione, le mappe sono piene zeppe di location nascoste, segreti da scoprire e bivi da considerare, senza contare l’inserimento dei laghetti su cui è possibile navigare. Insomma per farla breve ce n’è davvero per tutti i gusti e, nel caso in cui tutto ciò non vi bastasse niente paura: come in Dark Souls anche qui vi ritroverete a dover riesplorare sezioni di mappa che avevate già visto per scoprire nuovi elementi e attività da portare a termine. Le lingue disponibili per il doppiaggio sono diverse ma, a nostro parere, la migliore è sicuramente l’originale giapponese. L’italiano risulta comunque godibile ma in determinate sezioni del gioco sembra perdere pathos, come se i doppiatori avessero dovuto lavorare di fretta, senza poter dare il loro personale imprinting alle voci, che risultano a volte piatte e poco “sentite”, cosa che invece col giapponese non succede.

Sekiro recensione


Sekiro: Shadows Die Twice è più di un semplice prodotto videoludico: è un’esperienza di crescita e maturazione trasposta all’interno di un videogioco. Nella sua indiscriminata crudeltà, risulta essere un titolo punitivo, che non perdona il giocatore casuale che tenta di avvicinarsi al genere dell’action RPG con superficialità. Sekiro ti obbliga all’impegno, alla concentrazione, alla maturazione interiore, per poter giungere a un risultato. Anche chi è già stato temprato da Dark Souls si troverà a dover infondere una buona dose di impegno per arrivare ai titoli di coda. L’ultima creatura di Miyazaki non è sicuramente destinata a diventare un fenomeno casual ma resta un titolo adatto a chi ama le sfide, ama superare i propri limiti ed entrare nella filosofia del gioco. Sekiro è destinato quindi a essere un prodotto per pochi ma non per questo non si può affermare che non sia uno dei migliori titoli dell’anno e probabilmente uno degli ultimi “botti” di questa generazione. Sekiro è un titolo adatto per chi non ha paura, per i coraggiosi, per chi vuole gettare il cuore oltre l’ostacolo e raggiungere l’obiettivo: il suo sistema di combattimento articolato, la sua direzione artistica e il level design ispiratissimo sapranno sicuramente ricompensarvi.

9

Pro

  • Level design ispiratissimo
  • Combat system articolato e interessante
  • Sublime per gli amanti delle sfide
  • Spettacolare

Contro

  • Curva di difficoltà un po' altalenante
  • La resurrezione andava valorizzata meglio
  • Componente stealth da migliorare
Vai alla scheda di Sekiro: Shadows Die Twice
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