Shingeki no Kyojin: Humanity in Chains

Per coloro che seguono anime e manga, è impossibile non aver mai almeno sentito nominare, negli ultimi anni, L’Attacco dei Giganti. Questo manga, conosciuto anche come Attack on Titan o Shingeki no Kyojin, ha ricevuto un successo enorme, al punto da ricevere anche un adattamento anime e dei film portati al cinema. Naturalmente, un simile successo non può passare inosservato dalle software house che si sono subito prodigate nel cavalcare l’onda e far uscire un titolo che potesse attirare l’interesse dei fan dell’opera. Ci riferiamo in particolare a Shingeki no Kyojin: Humanity in Chains. Come sappiamo, però, fin troppo spesso tie-in di questo genere finiscono col risultare di blanda qualità, se non peggio. Sarà questo il caso?

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Gnam gnam umano buono

Per coloro che non hanno mai seguito Shingeki no Kyojin nella sua trasposizione manga o anime, la trama è incentrata sulla storia di Eren Jeager, ragazzo che vive in una città totalmente chiusa e protetta da mura, ultimo baluardo della sopravvivenza dell’umanità. Al di fuori delle mura infatti scorrazzano dei tremendi giganti che si nutrono di umani, e gli unici con il permesso di uscire da esse sono i membri dell’unità militare. Un terribile giorno, oltre le mura appare un gigante dalle dimensioni titaniche mai visto prima, che arriva addirittura a superarle in altezza. Senza sforzo le sfonda lasciando così passare tutti i suoi compagni giganti che fanno razzia degli umani in fuga. I sopravvissuti si sono spostati, ma l’umanità vive nel terrore che possa tornare a presentarsi una situazione simile. Eren, che ha perso la sua famiglia per mano di queste creature, giura vendetta, allenandosi come un ossessionato, ed entrando a far parte della milizia assieme a Mikasa e Armin, suoi inseparabili amici. Una volta diventati militari, i nostri eroi vengono equipaggiati con un marchingegno chiamato Attrezzatura per il Movimento Tridimensionale. Con questo contenitore di lame per le loro spade, i guerrieri possono anche sparare arpioni che vanno ad attaccarsi a edifici o giganti, per poi sfruttare la spinta data da una scarica di vapore che permette loro di volare letteralmente in giro come farebbe Spiderman.

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Cinque storie più una

Shingeki no Kyojin: Humanity in Chains ci viene presentato innanzitutto dalla opening dell’anime, quella sigla ormai famosa in tutto il mondo e vittima anche di svariate parodie. Già da qui ci rendiamo conto, a causa dei sottotitoli che ci traducono il testo della canzone, che la localizzazione è prettamente inglese e non è possibile quindi leggere i testi in italiano. Fortunatamente almeno il doppiaggio è stato mantenuto originale, quindi potremo goderci le voci giapponesi per tutta la durata della nostra avventura.
Dal menù principale noteremo che le modalità di gioco sono due: Story Mode e World Mode, con la seconda da sbloccare.
Iniziamo quindi con la modalità storia, che ci metterà nei panni di Eren in un tutorial che ci spiegherà i comandi base, con la possibilità poi di sbloccare le storie anche di altri quattro personaggi con il proseguire degli eventi. Con la semplice pressione di un pulsante potremo usare la nostra Attrezzatura per il Movimento Tridimensionale che ci porterà in giro per la mappa liberamente e in velocità, consumando però vapore che andrà ripristinato consumando capsule (toccandole sul touch screen), le quali andranno cercate nelle casse nascoste per la mappa, nel caso iniziassero a scarseggiare. La stessa cosa vale anche per le lame della spada, che con l’uso si deteriorano e si spezzano, quindi è importante muoversi e attaccare con attenzione e precisione se si vuole evitare di finire a corto di armi.
Detto ciò, a meno che non ci si ritrovi a voler distruggere casse per ottenere oggetti, l’attacco base con la spada è pressoché inutile: i giganti, in quanto tali, vanno attaccati con molta più strategia di un attacco alla cieca. Per questo, per potersi battere contro uno dei nostri avversari, è necessario utilizzare il Movimento Tridimensionale così da volare attorno a loro ed evitare di essere acchiappati (cosa che porterebbe al Game Over nel corso di qualche secondo, se per caso non ci fosse un alleato vicino a toglierci dai guai). L’unico modo di uccidere un gigante è colpirlo esattamente dietro il collo, e grazie al già citato Movimento Tridimensionale potremo mirare dove preferiamo. Tuttavia la strategia base è quella di attaccare prima le gambe, per far sì che il gigante si chini, e dopo andarlo a colpire nel suo punto debole. L’attacco in sé è estremamente semplice da effettuare: basterà premere il pulsante Y nel momento in cui il nostro mirino sarà puntato al punto del corpo del gigante che vogliamo colpire, e su schermo apparirà un largo anello che si restringerà pian piano verso il centro. Se riusciremo a premere di nuovo il pulsante nel momento in cui l’anello si trova sulla piccola striscia rossa che si trova sul monitor, il nostro assalto sarà andato a segno con un colpo critico, portando a una vittoria assicurata. Se stavamo attaccando le gambe, il gigante andrà subito a terra, mentre se l’attacco era rivolto al collo, il nemico verrà automaticamente sconfitto.
Tecnicamente tale sistema di combattimento è anche piuttosto interessante, tuttavia l’unico, enorme, problema è che non vi è alcuna variazione da esso per tutto il gioco. Una volta ucciso il nostro primo gigante, continueremo a fare la stessa cosa ininterrottamente in tutte le missioni del titolo, rendendo quest’ultimo quanto di più monotono possa esistere. Persino sbloccare le storie degli altri personaggi risulterà praticamente inutile, dato che il cambio avverrà esclusivamente in termini estetici del personaggio controllato, mentre il gameplay rimarrà identico.
Leggermente più interessante il World Mode, dove potremo costruire un nostro personaggio personalizzato utilizzando visi e capigliature sbloccate in precedenza, e partire con una nostra squadra in un free roaming con tanto di quest e potenziamenti alle statistiche. Alla fine dei conti il gameplay rimane lo stesso giocato fino a quel momento, ma quel minimo di variazione al concetto base rende sicuramente questa modalità più giocabile, almeno per una o due ore.

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Da anime a 3DS

Per quanto riguarda il comparto tecnico, non si può dire che il risultato finale sia pessimo, anzi. Considerate le capacità grafiche del 3DS, la realizzazione dei modelli poligonali e delle animazioni è piuttosto buona, peccato per le ambientazioni scarne e non molto curate. Ottimo l’inserimento degli spezzoni anime, anche se sono relativi solo alla missione in corso e molto brevi (quindi i fan non ottengono ciò che vorrebbero, mentre chi non conosce la storia non capirebbe comunque nulla da questi spezzoni). Il comparto audio presenta un doppiaggio giapponese e musiche orecchiabili ma molto ripetitive. Se infine dobbiamo ponderare sulla longevità, questa elargisce una decina di ore di gioco, ma che è molto più probabile si riducano a un paio a causa della monotonia del titolo.

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[signoff icon=”quote-circled”]Shingeki no Kyojin: Humanity Chains sembra essere più un esperimento in vista di un secondo titolo, piuttosto che un vero gioco. Nonostante il gameplay in sè sia piuttosto originale e interessante, si riduce tutto in un paio di movimenti e pulsanti da ripetere all’infinito, senza dare nulla più. Persino la modalità World, che rimischia le carte in tavola e porta il tutto a trasformarsi in un simil-rpg, non basta a mantenere l’attenzione sul titolo per più di due orette. Quando osserviamo questo gioco notiamo un’enorme occasione sprecata, perché la via iniziale intrapresa era molto buona, ma non è stata approfondita. Non ci sentiamo di consigliare questo gioco, se non ai fan più sfegatati a cui basta il semplice titolo dell’opera per perdere la cognizione della realtà.[/signoff]

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