Silent Hill: Book of Memories – Recensione Silent Hill: Book of Memories

Il franchise di Silent Hill di Konami esiste ormai da moltissimi anni e, capitolo dopo capitolo, sembra che qualcosa nelle meccaniche della saga inizi a non funzionare. I primi capitoli della serie infatti, soprattutto il primo e il secondo, sono da annoverarsi all’interno dello schema del survival horror duro e puro con pathos e tensione ai massimi livelli, mentre gli ultimi capitoli, a partire dal quarto capitolo, The Room, hanno cominciato a soffrire in termini di vendita e critica. Gli ultimi due capitoli, Homecoming e Downpour, sono stati affidati addirittura a team esterni occidentali, nella speranza di rimettere in piedi il brand. Abbiamo addirittura visto una riproposizione di due capitoli (il secondo e il terzo) in HD, con tutti i problemi del caso (codice incompleto, bug a quantità, doppiaggio fuori sincronia e così via).
Questo Book of Memories, in esclusiva per Ps Vita, non è da meno e si pone come un altro tentativo di puntare i riflettori sulla serie, questa volta cambiando completamente le carte in tavola. Il titolo è sviluppato da WayForward Technologies e questa volta strizza l’occhio alle dinamiche RPG rese celebri di uno dei capostipiti del genere ossia Diablo. Vediamo come Konami ha provato a rinnovare la sua Collina Silenziosa. 

 
Il libro dei ricordi

Il giorno del compleanno, lo sappiamo tutti, è un giorno veramente speciale. Lo diventa ancora di più quando riceviamo un regalo, magari via posta e magari da un mittente sconosciuto. Ci capiterà proprio questo in Book of Memories, quando nel giorno del nostro compleanno riceveremo un libro misterioso proveniente proprio da Silent Hill. Sfogliando le sue pagine ci renderemo immediatamente conto che la storia raccontata è proprio quella della nostra vita e ogni nostro momento è stato impresso sulla carta in maniera indelebile. Passato lo stupore ci sorgerà spontanea una domanda molto semplice: siamo in grado di riscrivere la nostra storia, modificando passato e futuro? Apparentemente sembra proprio di sì. Cominceremo l’avventura scegliendo il nostro avatar da studente che potremo modificare in maniera molto libera nell’aspetto, abbigliamento e perfino tipologia. Potremo scegliere infatti se essere un dark, un geek e così via. Con il procedere dell’avventura potremo acquisire ulteriori crediti da spendere in uno shop apposito per ottenere ulteriori oggetti per modificare nell’aspetto il nostro personaggio.

 
Da survival horror a rpg

Questa nuova incarnazione di Silent Hill assume fin dalle prime battute i contorni di una sorta di hack and slash rpg con più di un richiamo al grande classico del genere Diablo. Anche la visuale è quella a volo d’uccello ossia isometrica. Quindi una totale rivoluzione anche in questo Silent Hill, che conserva le prerogative del brand esclusivamente nelle atmosfere e nelle ambientazioni. Ci muoveremo quindi in queste sorti di dungeon che altro non sono che i sogni del protagonista in cui potremo appunto cambiare il nostro passato per modificare di conseguenza il nostro futuro. Affronteremo diverse stanze e corridoi, luoghi popolati da creature di vario genere (tutte riprese da i vari capitoli della saga, non manca proprio nessuno) che dovremo fare fuori in ogni modo e maniera. Dovremo anche raccogliere oggetti di varia natura, prestare attenzione alle trappole e talvolta anche completare degli obiettivi come sconfiggere un determinato numero di nemici in un dato lasso di tempo. All’inizio del gioco saremo armati solamente di una torcia elettrica che potremo controllare con la levetta analogica destra per illuminare gli anfratti dei vari dungeon. Il sistema del combattimento successivamente si compone dell’utilizzo del dorsale sinistro per bloccare la mira sul nemico, poi avremo un tasto per parare i colpi, un altro per interagire con gli oggetti e gli ultimi due tasti invece controlleranno le due mani del personaggio e a seconda degli oggetti che ci ritroveremo in mano eseguiremo degli attacchi. Alcuni corpi contundenti necessiteranno invece di entrambe le mani per essere utilizzati. Ogni arma, però, è soggetta a usura, quindi continuando ad utilizzarla finirà irrimediabilmente per rompersi, salvo non si utilizzino gli appositi e rari cacciavite per ripristinare l’attrezzo come nuovo.
Non mancheranno anche armi da fuoco, come pistole e fucili, ma i proiettili vanno gestiti con cura visto che non sono tantissimi e l’inventario è limitato.
Le peculiarità della console portatile di Sony sono espresse e limitate al mero touchscreen frontale, adibito al semplice raccogliere gli oggetti e risolvere gli enigmi di fine livello, del tutto simili tra di loro nella risoluzione (ordina tot oggetti dal più grande al più piccolo, dal più chiaro al più scuro e così via). 
Il gioco fa uso anche di elementi rpg, come abbiamo già anticipato, come reliquie per potenziare i parametri del personaggio e punti esperienza con cui salire di livello al fine di ottenere punti da spendere per aumentare così i vari parametri del nostro protagonista. Inoltre, accendendo ai vari shop sparsi nei livelli (il cui commesso è una vecchia conoscenza proveniente da Downpour) sarà possibile acquistare (oltre a comuni oggetti come armi, medikit, ecc) delle nuove mosse speciali, alcune delle quali basate sul karma, che può essere positivo, negativo o neutrale. Il karma si ottiene sconfiggendo i nemici e raccogliendo il loro sangue, bianco per quello positivo e rosso per quello negativo. Questo sarà uno di quegli aspetti che andranno, inoltre, ad influenzare il finale del gioco.
Non mancheranno, infine, missioni secondarie, ottenibili all’inizio di ogni dungeon, che vi procureranno armi e oggetti unici e poteri che difficilmente rischierete di perderli o di distruggerli.

 

 
Spazi angusti

Il titolo dal punto di vista tecnico si difende piuttosto bene. Le animazioni dei personaggi e gli effetti di luce sono molto buoni, anche se i dettagli delle ambientazioni e dei dungeon potevano essere nettamente più ricchi e meglio rifiniti. Interessante inoltre l’uso del cell shading che dà all’intero titolo l’aspetto di un comic novel cupo e buio. Il frame rate si attesta inoltre sempre su livelli altissimi, anche nei momenti più concitati, con tantissimi nemici a schermo. Il comparto sonoro è anch’esso buono con una colonna sonora rock parecchio immersiva, effetti sonori di buon livello e un doppiaggio in italiano di buon livello. Nonostante la leggera ripetitività di azione, la longevità si attesta su livelli accettabili, parametro garantito anche dalla possibilità di affrontare l’avventura in multiplayer fino a quattro giocatori, online via wifi o 3g, cosa che peraltro vi consigliamo di fare visto che è l’unico modo per ricevere un discreto intrattenimento dal suddetto titolo.

 

 
Concludendo

Un cambio di rotta piuttosto netto per la saga che farà storcere sempre di più il naso ai puristi della saga, e a buon ragione. Pur accettando, ipoteticamente, di buon grado l’intenzione di Konami e WayForward Technologies nel dare un cambio di rotta a Silent Hill con uno spin off in salsa action rpg, ci sembra chiaro che il risultato non vada oltre la sufficienza. Nonostante i richiami alla saga principale, i mostri e alcune ambientazione, in Book of Memories non si riesce ne a respirare l’aria di Silent Hill ne a provare un feeling di gioco che si avvicini a quelle di Diablo, Torchlight o di tanti altri hack and slash riusciti indubbiamente meglio. Magari se lo trovate scontato in futuro potete dargli una possibilità, ma in caso contrario potete tranquillamente farne a meno.
 

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