Sonic Rivals – Recensione Sonic Rivals

C’era una volta un porcospino. Blu, veloce, un pò spaccone e soprattutto vincente, era la degna mascotte di un’azienda che si contendeva con Nintendo, più di quindici anni fa, l’intero mercato videoludico. Poi SEGA col fallimentare epilogo della sua sfortunata eppur favolosa console a 128 bit, Dreamcast, e successivamente in seguito alla fusione con la Sammy, entrò in una fase di declino dalla quale al giorno d’oggi non è riuscita ancora a risollevarsi, e la stessa triste sorte toccò al porcospino Sonic: tra alti e bassi gli ultimi titoli che vedono protagonisti lui e i suoi amici non raggiungono neppure lontanamente i fasti del primo glorioso "Sonic The Hedgehog" del ’91 o dei due "Adventure", anzi si è già rivelato una colossale débâcle l’esordio del veloce animaletto blu su console Next-Gen. Purtroppo o per fortuna, il Sonic Team non si dà mai per vinto, e cerca di continuo il riscatto per la sua blasonata mascotte, e con Sonic Rivals si è affidatoalla Backbone Entertainment per rinveridre questa sfortunata serie sin da troppo tempo nel limbo dei giochi appena passabili; uscito per Playstion Portable, Sonic Rivals a primo acchito ricorda moltissimo i primissimi titoli bidimensionali che tanto successo portarono alla SEGA : che sia finalmente arrivata l’ora della rivincita per Sonic e la scatenata masnada di compagni di avventure?

Nati per correre

Quello che risalta subito agli occhi, giocando a Sonic Rivals è un’incontenibile frenesia 8più che normale, trattandosi di un gioco sul celere porcospino) ma soprattutto un gran senso della competizione. Il rivals del titolo non è infatti casuale, poichè lo scopo del gioco è proprio quello di sfidare i nostri avversari in una rutilante corsa senza esclusione di colpi, con l’obiettivo di giungere al traguardo prima di essi. Concetto semplice  ma  di sicuro coinvolgimento, almeno alle prime battute. Chiaramente il percorso sarà, come tradizione vuole, irto di ostacoli di varia specie, precipizi, spuntoni acuminati e i fastidiosissimi robot sparsi qua e là per nostra somma gioia dal perfido antagonista di sempre, Dr. Eggman, ma soprattutto ricco di rampe di accelerazione, giri della morte, trampolini, scorciatoie e quant’altro.
Quattro i personaggi a disposizione con i quali intraprendere le tre modalità del single player: il buon Sonic naturalmente, Knuckles l’Echidna, la nemesi dell’istrice blu, l’ombroso Shadow (si perdoni il gioco di parole), e il misterioso porcospino argentato che risponde al poco originale nome di Silver, ognuno dei quali con uno stile e poteri diversi.

Prova a prendermi!

La story mode è la modalità principale, quella che per l’appunto segue la debolissima trama di Sonic Rivals, scontata e ridotta all’osso; non che i giochi dedicati a Sonic presentino chissà quali intrecci romanzeschi, ma in questo caso il plot si può riassumere davvero in poche parole, essendo un mero pretesto per le competizioni di cui sopra: il solito Dr. Ivo "Eggman" Robotnik ha trasformato col potere dei Chaos Emerald i poveri Tails ed Amy in carte collezionabili, e il compito di Sonic e compagnia bella sarà ovviamente quello di salvare i malcapitati, rincorrendo il geniale avversario nel corso dei diciotto stage. Nessuna particolare svolta nella story line o variazione nell’ordine dei livelli se si opta per un personaggio anzichè un altro, l’unica differenza infatti sarà dovuta alla mossa peculiare per ogni character, che modificherà, seppure in maniera non proprio radicale, l’approccio alla gara:
Abbiamo così il Sonic Boom che permetterà allo spavaldo istrice blu di accelerare ulteriormente la sua corsa, il Chaos Control di Shadow che rallenta le mosse dell’avversario, mentre l’Hammer Punch di Knuckles e i poteri psichici di Silver hanno entrambi lo stesso effetto di confusione sul malcapitato rivale. Nonostante sia la velocità il punto focale dell’intero gioco, non è infatti da sottovalutare un pizzico di strategia per boicottare la corsa del contendente, spintonandolo o rilasciando sul suo percorso delle trappole che ne ostacoleranno, in modo poco pulito ma tuttavia necessario, il cammino verso il traguardo, come nel più classico dei racing game à la "Mario Kart", per intenderci.
Conoscere a menadito la pista, i vari power-up e le scorciatoie sarà un’ulteriore carta vincente da sfruttare a proprio favore, anche se implicherà il presupposto di dover rigiocare diverse volte il livello per sviscerarne i segreti e adocchiare il percorso più breve.
La vittoria comporterà, oltre all’ovvio passaggio di stage, la possibilità di ottenere una delle 150 carte collezionabili che serviranno a sbloccare ulteriori extra, come i costumi speciali.
Su diciotto stages (tre livelli per sei locazioni diverse), ben sei sono dedicati alle sfide coi boss, e udite udite, anche in questa circostanza ci si dovrà contendere la vittoria col rivale, oltre che col tempo: è comunque necessario infliggere al mostro di turno (ovviamente trattasi, come consueto del resto, di creazioni di Eggman) cinque colpi in barba all’avversario; chiaramente per ogni boss è doveroso elaborare una strategia differente per sconfiggerlo, sempre tenendo conto che il nostro contendente non resta con le mani in mano: questo espediente tuttavia, non è sempre sinonimo di difficoltà stimolante, piuttosto rischia di far cadere il tutto nella frustrazione o peggio, nella noia.
Stessa solfa o poco di più per quanto riguarda la modalità sfida: in pratica consiste nel rigiocare gli stages portando a termine gli obiettivi richiesti in partenza, che sia spintonare quante volte richiesto il rivale, o raccogliere un certo numero di anelli, per un totale di tre gradi di difficoltà diversa. Nella modalità coppa si gareggia in tre livelli random mettendo in palio, per l’appunto, vari trofei. Per chi in un videogame è interessato a raccogliere tutto lo sbloccabile, queste due modalità si riveleranno una discreta garanzia di diverse ore appiccicati alla PSP, ma ai fini del gioco stesso non porteranno oggettivamente nulla di nuovo o di particolarmente interessante rispetto alla story mode, tant’è che i livelli saranno i medesimi.
Un accenno doveroso va fatto al multiplayer, tramite il quale sfidare sia in singolo che nel circuito coppa, e a patto che si posseggano due distinti UMD di gioco, un avversario "umano" e scambiarsi le carte in possesso scommettendole prima di competere nella corsa.

Grafica e sonoro

Poco più di una sufficienza per il comparto tecnico: la grafica degli stages è vivace e nitida, mentre è piuttosto minimale quella dell’interfaccia e dei menu, restando tutto sommato gradevole; le critiche più pesanti vanno fatte ai modelli tridimensionali degli elementi del livello che difettano in dettaglio e ad un certo calo del frame-rate nelle fasi più concitate. Discorso a parte va fatto per la gestione delle telecamere: una discutibile regia atta a ricreare scene cinematografiche con repentini cambi di visuale, inficia irrimediabilmente il gameplay rendendo impossibile, in certi frangenti,  vedere cosa ci aspetta con conseguenze poco piacevoli, per non dire controproducenti. Simile il discorso per quanto riguarda l’audio. Adrenaliniche e consone le BGM, discreti gli effetti sonori, che sono però ridotti al minimo nelle brevi cut-scenes: a parte qualche sporadico "What", "Hey" e affini, non c’è alcun cenno di dialoghi parlati: non è comunque una mancanza che pregiudica l’intero giudizio del gioco.

Hedgehog’s dilemma

In definitiva, Sonic Rivals possiede delle buone premesse per un gioco divertente e frrenetico al punto giusto, ma che tuttavia non riesce comunque a decollare. Indicato perlopiù per un pubblico giovane, non riesce neppure lontanamente a raggiungere l’appeal  dei titoli che tanta gloria portarono a Sonic, ma non è neppure tra annoverare tra i prodotti assolutamente dimenticabili visti negli ultimi anni: da provare, se non altro per la competizione in multiplayer; in fin dei conti, un piccolo passo in avanti verso la rivincita per l’immeritatamente sfortunato porcospino blu più veloce del mondo.

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