SoulCalibur: Broken Destiny – Recensione SoulCalibur: Broken Destiny

Anime e spade… portatili

Viviamo in tempi in cui ogni grande saga che si rispetti deve per lo meno supportare una poliedricità di piattaforme. Partendo da questo principio, il multipiattaforma diventa un elemento importantissimo e assolutamente da non sottovalutare. Così ecco che storiche saghe come Resident Evil, Metal Gear Solid, Grand Theft Auto e molte altre si fanno più piccole, vestono i panni di colossal next gen all’ultimo grido e riducono le loro magie visive per uno schermo lungo quanto (o meno) due dita.
In questa categoria di saghe sbarcate sul supporto portatile ecco che si inserisce anche quella di Soul Calibur; Broken Destiny, così si chiama il nuovo capitolo dell’amata saga picchiaduro di Namco, riprende e continua quel processo evolutivo che abbiamo già potuto osservare nel quarto capitolo, presente su Playstation 3 ed Xbox 360. Non resta dunque che osservare con i nostri occhi cosa aspettarci da questo nuovo Soul Calibur, esclusiva per PSP.
 

Un’entrata in scena…olimpica!

Solo chi vive su Marte, o chi non presta particolare attenzione al mondo videoludico, ignorerà l’esistenza, in questo nuovo capitolo di Soul Calibur, di due new entry. Uno porta il nome di Dampierre ed è un eccentrico personaggio dagli abiti ottocenteschi e dai grandi e folti baffi; le sue mosse sono assolutamente buffe, imprevedibili ed in linea con la sua eccentricità e la sua furbizia. Dovendo riassumere il suo stile di combattimento, si potrebbe dire che assomiglia in certe misure a Voldo (con i cambiamenti di posizione e le mosse strambe e snodate) e al Doctor B. di Tekken 3, per il fatto che spesso e volentieri le combo portano il personaggio a sdraiarsi sul terreno. In linea di massima, dunque, Dampierre pare una new entry affascinante e passabile.
Naturalmente, in piena tradizione della saga, il personaggio più atteso si dimostra quello proveniente da tutt’altro contesto. In Soul Calibur II avevamo Link su Game Cube, Spawn su Xbox ed Heiachi su Playstation 2 (provenienti rispettivamente da Zelda, il fumetto Spawn di MacFarlane e la serie di Tekken), mentre in Soul Calibur IV addirittura Yoda su Xbox 360, Darth Vader su Playstation 3 e l’apprendista per entrambe le console, tutti personaggi usciti direttamente dall’universo fantascientifico di Star Wars. Per questo Broken Destiny gli sviluppatori hanno scomodato nientedimeno che Kratos, il violentissimo fantasma di Sparta protagonista dell’osannata saga di God of War. Proprio Kratos si attesta come uno dei personaggi più interessanti e piacevoli del titolo. Vuoi per il suo design brutale ed epico, vuoi per le sue combo, studiate in maniera perfetta e prese pari pari da quanto visto nei due GOW, o vuoi per la fortunata coerenza con il concept della saga, Kratos si attesta come personaggio assolutamente da provare, almeno per gustare l’ebbrezza di una sana, epica, distruzione spartana.
Gli altri personaggi (davvero tanti), invece, non sono cambiati di una virgola da quanto visto nel quarto capitolo. Troveremo gli stessi abiti, le stesse armi e praticamente le stesse mosse. Quindi, se non avete amato l’evoluzione che questi hanno avuto in SC IV, non amerete nemmeno come appaiono in questo Broken Destiny. Sempre per quanto riguarda i personaggi, saranno tutti disponibili sin dall’inizio. Niente più incontri per sbloccare lottatori dunque, cosa che riduce la longevità totale del titolo, ma che potrebbe piacere ad alcuni (e, ovviamente, sconterare altri).
 



Ecco in azione il potere di un dio!

Come mio fratello maggiore, solo un po’ diverso

La forza ed il successo di un gioco come Soul Calibur sta sicuramente nella freschezza dei suoi scontri all’arma bianca e nella potenza scenografica della proposta ludica. Riversare su console portatile quanto detto su console casalinghe, ed oramai assimilato da una vasta schiera di videogiocatori, non deve essere stato molto semplice per gli sviluppatori. Quello che possiamo gustare dopo un attenta analisi dei contenuti, è un picchiaduro all’arma bianca veloce ed adrenalinico, assolutamente devoto a quanto visto nei precedenti capitoli. Su arene dalla bellezza quasi ipnotica, dovremo destreggiarci in un combattimento all’arma bianca che ci vedrà vincitori in due modi differenti: facendo scendere a zero la barra vitale dell’avversario, oppure gettandolo con la forza fuori dal ring (questo non è possibile in qualche arena con i muri ai quattro lati). Tutto sembra preso di peso dalle console casalinghe: le combo dei personaggi, le meccaniche dei tasti, le contromosse e le prese. Naturalmente, non tutto è rimasto invariato, ed il titolo ci propone qualche novita, gradita o meno, per tentare di non diventare un mero clone portatile di Soul Calibur IV.
Per prima cosa, come nel quarto capitolo, potremo indebolire l’armatura dell’avversario colpendola, fino a distruggerla utilizzando mosse di una certa potenza. Quello che però risulta inedito è la possibilità di indebolire anche una particolare iconcina posta all’estremità della barra vitale del nostro nemico. Questa iconcina, una volta portata al colore rosso, ci permetterà di mettere in atto una mossa speciale dall’enorme potenza, ossia una specie di Critical Finish. Purtroppo questo elemento non riesce a donare nuova linfa vitale ad una formula di gioco sin troppo simile a quanto visto nel quarto capitolo della saga. Quanto di buono esiste in questo Broken Destiny, parlando di scontri, è stato preso pari pari dai capitoli precedenti.
 



Ti attende una rovinosa caduta

Questione di modalità

Anche per quanto riguarda le modalità, ecco che si insuano alcune scelte stilistiche di dubbio gusto. Le modalità disponibili saranno cinque, ossia Partita rapida, Guanto di sfida, Prove, Versus, Creazione e allenamento. Nessuna di queste cinque, stranamente, sarà quella che viene comunemente chiamata come Modalità Storia. Questa mancanza, se da una parte potrebbe non dispiacere agli amanti degli scontri puri e semplici, potrebbe scontentare chi invece la riteneva uno dei punti focali di tutta la saga. Nonostante tutto, comunque, rimane una mancanza decisamente enigmatica.
Parlando delle cinque modalità presenti, ecco che mancherà anche una classica modalità arcade. La modalità partita rapida, infatti, ci permetterà di scontrarci non tanto contro i classici personaggi della saga, ma contro avversari di secondaria importanza e creati tramite l’editor del gioco. Prove, invece, si dimostrerà come una sottospecie di survival mode, divisa in tre difficoltà, dove dovremo abbattere un avversario dietro l’altro. Particolare si dimostra invece la modalità Guanto di Sfida. Essa sarà a metà tra una sottospecie di storymode ed un tutorial, dove dovremo vincere delle micro battaglie seguendo attentamente i consigli su schermo. Purtroppo quest’approccio si dimostrerà ben presto noioso e poco ispirato, nonostante il pretesto di un premio in oggetti sbloccabili per l’editor. Proprio quest’ultimo si dimostra uno degli aspetti più interessanti del titolo, nonostante venga ripreso pari pari da quello un po’ limitato del quarto capitolo, lontano anni luce dalla bellezza di quello del terzo episodio.
La vera parte da leone pare svolgerla la modalità versus. Tutto il titolo, infatti, pare studiato per dare il meglio di sè nella modalità multiplayer, sicuramente elemento importantissimo di qualsiasi picchiaduro che si rispetti. A parte questo però, curare un po’ di più la modalità in singolo non sarebbe stato malvagio!


I suoni della battaglia… i colori del sangue!

Il vero, innegabile, punto di forza di questo Broken Destiny risiede nel suo comparto tecnico. Gli sviluppatori paiono aver spremuto sino all’osso le potenzialità della console portatile Sony, riuscendo a tirar fuori una potenza ed una bellezza visiva davvero da primato. Modelli poligonali belli e raffinati, vestiti con texture mai banali e mai riciclate, si muoveranno con fluidità e velocità da 60 fps su scenari variopinti, ricchi e assolutamente vicinissimi a quanto visto negli ultimi due capitoli per console casalinghe. Le animazioni dei vari personaggi inoltre sono davvero bellissime, e riescono a dare vita ad un azione di gioco frenetica e veloce, davvero inaspettata per un gioco portatile.  Dal punto di vista stilistico, infine, nulla da dire, poichè la bontà di questo comparto è tutta una questione di gusti. 
Parlando del sonoro, anche qui ci troviamo davanti ad un lavoro ottimo e gradevole. Dal doppiaggio inglese, passando per i suoni degli scontri ed arrivando ai temi delle arene, questo Broken Destiny riesce ad essere estremamente gradevole, non solo per la vista, ma anche per le orecchie, in un tripudio visivo e sonoro davvero eccellente.
 



Innegabile la bellezza degli scenari!

In Conclusione

Questo Soul Calibur Broken Destiny si è alla fine dimostrato, come si temeva, pompatissimo ed ineguagliabile a livello tecnico, ma un po’ meno ispirato ed ineccepibile a livello di gameplay. Tutto sembra rimasto sin troppo invariato dal quarto capitolo, e le uniche modifiche sembrano state apportate in maniera pessima, risultando addirittura tra le pecche del titolo. Tra le novità si salvano solo i due personaggi aggiuntivi, soprattutto quel Kratos davvero piacevole da utilizzare.
In definitiva, comunque, Broken Destiny si rivela un ottimo picchiaduro, sicuramente non all’alltezza dei predecessori, ma comunque capace di intrattenere e divertire, soprattutto in virtù di un ottimo sistema multiplayer.
Consigliato solo agli amanti del genere meno esigenti e ai fan della saga.

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