SoulCalibur IV – Recensione Soul Calibur IV

Approda su Play Station 3 e XBox 360 il primo capitolo next-gen della famosa saga di picchiaduro della Namco, che si è fatta conoscere nel corso del tempo sia per la sua grafica all’avanguardia, sia soprattutto per i suoi combattimenti all’arma bianca, insuperabili. E questo quarto capitolo (in realtà quinto), è stato forse quello che si è fatto più aspettare, vista non solo la grande accoglienza che ha ricevuto all’uscita, ma anche l’euforia che il suo annuncio ha man mano alimentato, presentando con l’avvicinarsi della sua data d’uscita innumerevoli dettagli e novità.
 

     Hilde (new entry) contro l’ormai storico Raphael

What’s within your soul?

Si percepisce la novità già dalla frase che celebra il nuovo capitolo, che ha messo in ombra la frase simbolo della saga “Trascending history and the world, a tale of souls and swords, eternally retold”. Non vi preoccupate, il suo classico carisma dopotutto non l’ha comunque perso. Rivoluzionare un genere statico come quello dei picchiaduro in 3D non è cosa semplice, ma Soul Calibur ci riuscì in particolar modo con il suo secondo capitolo, che cambiò definitivamente anche il nome della saga: da Soul Blade (Edge nelle sale giochi) a Soul Calibur, facendo scalare di conseguenza la numerazione. La struttura del gameplay che ha reso nota la saga non è stata alterata, però gli sviluppatori si sono comunque fatti coraggio ed hanno introdotto alcune novità, alcune di queste rifatte al passato. Ad esempio, i giocatori che ricordano che le armi nella prima incarnazione del gioco si potevano rompere (cosa che nei successivi capitoli scomparve), sappiano che in quest’ultimo episodio si potranno distruggere le armature.
L’equipaggiamento, che è suddiviso in tre settori (alto, medio e basso), potrà infatti esser distrutto, ed è assicurata una certa sensazione d’euforia ogniqualvolta vedrete un pezzo d’armatura rotolare sul campo o qualche vestito che si strappa rovinosamente. La possibilità di distruggere le armature è stata implementata con una novità resa cardine del gameplay, la Gemma dell’anima. La Gemma dell’anima è così stata posta agli angoli superiori rispettivi dello schermo: questa si riempirà con lo scorrere del tempo eseguendo degli attacchi, mentre tenderà a svuotarsi se assumerete un atteggiamento più difensivo. In sintesi, la Gemma non farà altro che interpretare il vostro atteggiamento durante la battaglia, ed inoltre ha anche l’effetto di scoraggiare un comportamento troppo difensivo da parte dei giocatori. Tornando alla distruzione dell’equipaggiamento, sarà possibile farlo in determinate occasioni sferrando colpi particolari, in particolar modo potrà avvenire se l’avversario si trova in uno stato di Anima infranta. Ed è proprio qui che la Gemma dell’anima ritorna al centro della nostra attenzione, difatti questa potrà lampeggiare di due colori diversi a seconda del vostro approccio alla battaglia: se maggiormente offensivo potrà finire col divenire blu e scintillare, mentre se tenderete a difendervi per la maggior parte del tempo la Gemma diverrà rossa e ad un certo punto lampeggerà; è proprio in questa situazione particolare, ovvero quando uno ha la Gemma dell’anima rossa e lampeggiante e l’avversario tende ad averla di color blu, che con un colpo deciso è possibile romper la Gemma avversaria e di conseguenza anche un pezzo dell’equipaggiamento. L’Anima infranta si ha quindi quando un personaggio ha la Gemma dell’anima rossa e lampeggiante, e con un colpo gli è stata rotta. L’Anima infranta porta con sé anche un’altra possibilità, quella di scagliare un Colpo Finale, altra novità introdotta. Il Colpo finale non è nient’altro che una mossa coreografica, che porterà alla sconfitta il personaggio che la subisce indipendentemente dalla vita rimastagli.
Se a parole può sembrare facile infrangere la Gemma dell’anima, è bene che sappiate che contro un avversario umano sarà pressoché impossibile dar il via ad un Colpo finale, mentre è leggermente più facile compierlo contro l’I.A. Portare l’avversario ad avere l’Anima infranta è difficilissimo, e dopo tutto questa novità, a chi la saga la conosce, e a seconda di chi l’apprezzerà più o meno, non si avvertirà più di tanto. Si ricorda anche che la distruzione dell’equipaggiamento, più semplice da svolgere e più soddisfacente, non condurrà chi la subisce a uno svantaggio netto.
Per il resto il gameplay rimarrà inalterato, Ukemi, prese, parate a impatto e vari altri elementi saranno ancora presenti, compresi i fasci di luce colorati che seguono i movimenti delle armi.
Per chi non lo conoscesse ancora, è mio preciso dovere informarvi del fatto che Soul Calibur IV non propone una tecnica profonda come altri, ma piuttosto rende il gioco accessibile ai più, non trascurando comunque in alcun modo gli appassionati, fornendo varie mosse da eseguire e strategie fondate sulle combo e su tutti i vari elementi che caratterizzano il gameplay del titolo.
 

Algol è il nuovo boss, se non uno dei migliori


Come sono cambiati i personaggi e le modalità

Conclusa la parte sulle novità principali aggiunte al gameplay, inizio a parlarvi del cast dei personaggi chiamati all’appello.
Ritroverete tutti i personaggi principali delle edizioni passate (ad esempio Mitsurugi, Nightmare, Cervantes, Tira e Sophitia), tutti con un nuovo aspetto e con un lieve cambiamento dei tratti somatici, che avviene a ogni nuovo capitolo.
L’elenco mosse è aumentato per ognuno, soprattutto rispetto al capitolo precedente, introducendo mosse vecchie e nuove un po’ per tutti, mentre solo alcuni hanno subito, sotto quest’aspetto, un cambiamento notevole dell’esecuzione di certe mosse (Ivy per esempio è stata stravolta abbastanza).
Hanno fatto discutere molto, portando il gioco all’attenzione di tanti, le Guest Stars introdotte in questo quarto capitolo (fatto già accaduto in Soul Calibur II). Le due “stelle” presenti nel gioco sono Darth Vader e L’Apprendista (Yoda è presente nella versione XBox 360, ma è comunque scaricabile a pagamento su PSN), provenienti ovviamente da Star Wars. Non mi dilungherò comunque sul marketing che li ha portati, o su quanto poco c’entrino col contesto. Se le prime due però hanno fatto discutere molto, le altre cinque non sono state da meno. Le restanti cinque Guest Stars, create da disegnatori per lo più esterni, sono: Shura (creata da Hiroya Oku), Scheherazade (creata da Yutaka Izubuchi), Ashlotte (creata da Oh! Great), Angol-Fear (creata da Mine Yoshizaki) ed ultima Kamikirimusi (creata da Hirokazu Hisayuki). Discutibile la loro entrata in scena, e per quanto a tutti sia stata data una storia pressoché convincente e a quelli di Star Wars anche uno stile di combattimento proprio, le ultime cinque ricalcano invece altrettanti stili appartenenti ai personaggi principali, il che le ha riempite di critiche negative nei loro confronti. Le Guest Stars comunque non sono state le uniche nuove aggiunte, infatti il cast principale porta l’entrata definitiva di Amy e le due nuove entrate Hilde e Algol (boss finale riuscitissimo).
Le varie storie dei personaggi hanno preso per alcuni strade inaspettate e per altri una conclusione definitiva che taglia a loro ogni futuro (in caso non ci fosse un sesto capitolo). Tutte le storie sono percorribili attraverso la modalità Storia, che è risultata per tutti breve e poco curata rispetto a come ci s’immaginava.
C’è da dire che Soul Calibur ha sempre soddisfatto nel tempo i suoi fans con le nuove modalità di gioco introdotte, ma questo capitolo fa forse eccezione. Parlando delle modalità per giocatore singolo, ritroviamo la modalità Storia su citata, la classica modalità Arcade (questa volta a punti), quella per allenarsi ed infine la Torre delle anime per cui si deve fare un discorso a sé stante. Essa è costituita da sessanta piani, tutti da superare con delle condizioni speciali che se soddisfatte regalano dei tesori. I vari piani avranno tendenzialmente la possibilità di essere affrontati con delle strategie vincenti, e forse solo in questa modalità ritroverete delle vere e proprie difficoltà. Inoltre, se la Torre delle anime la potrete scalare, sappiate che è possibile pure discenderla, in quella che si rivela una copertura per il classico Survival.
Altra modalità divenuta un classico della saga è il Museo, dove potrete visionare tutte le biografie dei personaggi, i relativi rapporti fra loro, e rivedere video e immagini.
Una modalità ripresa invece dallo scorso capitolo è la Creazione Personaggio, che questa volta sarà ancora più completa e potrà farvi modificare generalmente tutti i personaggi principali eccetto le Guest Stars (nel vestiario). La novità principale di questa modalità, notevolmente ampliata, è la scelta non casuale dell’abbigliamento e delle armi, giacché ogni oggetto assegnerà dei punti che non solo faranno variare i parametri di difesa, attacco e vita, ma attiveranno anche delle abilità speciali, divise in categorie ed il cui numero aumenta a seconda di quanto userete lo stile del rispettivo personaggio. Ci saranno però dei limiti soprattutto verso i personaggi principali, e lascerò a voi scoprire come sfruttare al meglio questa modalità. Invece, per i personaggi che potrete creare da zero, saranno modificabili fino a venti parti del corpo, e sarà possibile assegnargli lo stile di un personaggio principale (mentre nello scorso capitolo vi erano anche degli stili extra).

L’Online e la modalità Versus

Probabilmente Soul Calibur IV è l’unico picchiaduro che si sia riuscito a giocare la carta dell’online in modo così ben riuscito, nonostante la sua forma grezza. Tramite il PSN c’è sempre qualche avversario da affrontare, e lì potrete partecipare a partite classificate o del giocatore, scegliendo se tenere attive o no le abilità speciali.
La connessione però è sempre importante, non essendo comunque indispensabile, specialmente rispetto agli altri picchiaduro. Le scorrettezze degli avversari alle volte potranno farvi odiare questa modalità, che comunque garantirà un livello di sfida elevato allungando ancor più la già notevole longevità del gioco.
Un cenno particolare va alla modalità Versus, seppur un po’ trascurata, dove è stata aggiunta la possibilità di affrontare l’I.A.
 

La serie di Soul Calibur è nota anche per le curve delle guerriere


Manca qualcosa?

La grafica è ottima e i poligoni altrettanto, nonostante gli elementi alle volte entrino in altri, difetto che vi farà più sorridere che indignare. Le musiche sono all’altezza e, tramite PSN (o Xbox live, a seconda della console che state usando), potrete scaricare le più celebri e cambiare la musica di sottofondo delle arene a vostro piacimento. Le arene, tra cui due di Star Wars, sono poche rispetto alle edizioni precedenti, e l’interattività con queste non è migliorata rispetto al terzo capitolo.
Altro cenno particolare va al doppiaggio inglese (disponibile anche quello giapponese), come sempre di gran livello e adatto ai personaggi. La longevità è invece nella media, bisogna ricordarsi però che questa dipende da quanto il gioco riesca a prendervi.

Il ruolo dell’anima, in qualche modo riuscito

Molte le mancanze di Soul Calibur IV in campo di modalità e varietà, e non del tutto riuscite le Guest Stars. Rimane in ogni caso tendenzialmente invariato il gameplay, nonostante le novità introdotte, che mantiene integra la sua accessibilità e la sua parziale profondità, rovinata però da un bilanciamento tecnico poco equo.
Le nuove strade intraprese dalla serie non piaceranno a tutti, ma il carisma della saga non è di certo crollato sotto queste. Tuttavia, gli amanti del “tecnicismo” non lo apprezzeranno più di tanto, proprio per la sua natura libertina (se volete, coglietene il doppio senso; su internet gira un fumetto su come sarà Soul Calibur VII, che dice tutto).
Se cercate quindi un buon picchiaduro non troppo impegnativo, e con una longevità discreta, Soul Calibur IV fa sicuramente per voi. In ogni caso, anche per gli appassionati del genere, è un titolo da prendere comunque in considerazione.

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