Star Ocean: Till the End of Time – Recensione

Nell’ormai lontano 1996 uscì un gioco chiamato Star Ocean, RPG sviluppato dalla Tri-Ace (che sarebbe diventata famosa in futuro anche per il bellissimo Valkyrie Profile) che però non vide mai la luce in Occidente.
Il seguito, The Second Story, uscito per PSX fu portato negli USA e venne molto apprezzato dal pubblico, tanto che ne fu sviluppato un mini-sequel (Blue Sphere) che purtroppo non uscì mai dal territorio nipponico.
Insomma la serie di Star Ocean si è ritagliata il suo spazio tra gli amanti dei giochi di ruolo. Ecco perché all’annuncio dell’ennesimo capitolo su PS2 molta fu l’eccitazione e le aspettative da parte dei giocatori, soprattutto pensando che il gioco è stato soggetto a numerose posticipazioni.
Dopo l’uscita giapponese venne commercializzata un’edizione Director’s Cut che rimediava ad alcuni problemi della versione originale, proponeva una storyline più vasta, nuovi personaggi, nuovi dungeon, un livello di difficoltà aggiuntivo e tonnellate di bonus. Per fortuna negli Usa e in Europa il gioco è arrivato direttamente in questa ultima versione.

Once again, in the ocean of stars~

Il mondo di questo Star Ocean si colloca parecchi anni nel futuro. Il Pianeta Terra ha cambiato decisamente volto grazie alle tecnologie avanzate e i viaggi nello spazio sono ormai di routine, tanto che numerosi pianeti sono stati colonizzati o scoperti. Per dare ordine alle nuove frontiere umane è stata fondata la Federazione Galattica. Il protagonista del gioco è Fayt Leingod, un giovane studente in vacanza sul pianeta Hyda IV insieme ai suoi genitori (rinomati scienziati) e all’amica Sophia. Improvvisamente il pineta viene attaccato da delle forze armate sconosciute il cui obiettivo non è chiaro. Tutti i villeggianti vengono fatti evacuare sulle astronavi atte ai trasporti, ma nella confusione i genitori di Fayt rimangono indietro senza che egli potesse aiutarli.
La nave che trasporta i superstiti viene però attaccata dagli stessi che hanno attaccato il pianeta, costringendo i passeggeri a scappare su gusci di salvataggio, così Fayt e Sophia si separano nello spazio sconfinato. Fayt finisce così su un pianeta “sottosviluppato” che ospita cioè una civiltà con un livello di tecnologia nettamente inferiore a quello medio della Federazione Galattica, e nel quale pertanto è proibito ogni contatto o influenza che possa alterare il normale svilupparsi delle conoscenze. Da qui inizia l’avventura di Fayt per ricongiungersi con i suoi cari e per scoprire la verità dietro l’attacco al pianeta Hyda IV, un’avventura che andrà ben oltre queste premesse e che porterà i nostri eroi ad indagare sulla verità e sulla struttura stessa dell’universo.

La storia di Till the End of Time è davvero buona. Essa ripropone il tema dell’essenza della vita e della coscienza in un ambito tecnologico-informatico, proponendo un punto di vista quantomeno interessante. Il gioco è capace di passare dalle situazioni ‘classiche’ su stile fantasy (ambientate nei pianeti ‘sottosviluppati’) ad ambientazioni ultratecnologiche. L’unico vero difetto nella trama è un “cambio di ritmo” che si nota nel secondo dvd, dove vi troverete ad affrontare repentinamente da una situazione normale ad una improvvisamente molto più grande e generale. Come un’improvvisa ‘accelerata’ sul motore dello storyline che da la sensazione che qualcosa nel mezzo poteva essere aggiunto; niente di gravissimo per fortuna.
I personaggi sono circa una decina e a decidere quali si uniranno a voi saranno le vostre scelte durante il gioco. Quelli principali sono caratterizzati egregiamente, ma alcuni secondari mancano davvero di spessore.
Ad aiutare tutto questo troviamo dei dialoghi davvero degni di nota che, anche grazie all’ottimo doppiaggio, aggiungono profondità ai personaggi.
Un paio di difetti riguardanti i dialoghi. Il primo è che a volte si protraggono decisamente troppo; il secondo riguarda i tempi che separano una battuta da un’altra: a volte passano anche diversi secondi prima che un personaggio risponda ad un altro; questo rallenta abbastanza la narrazione e il senso di drammaticità o frenesia di alcune situazioni. Malgrado questo i dialoghi rimangono di buon livello.

Real time combat

In Till the End of Time ritroviamo combattimenti in semi-tempo reale caratteristici della serie di Star Ocean. Una volta essere venuti a contatto con un nemico (tutti visibili sulla mappa ed evitabili) in un batter d’occhio si viene portati in un’arena 3D dove il vostro gruppo di 3 personaggi è libero di muoversi. Il giocatore può pilotare un personaggio alla volta con la possibilità di ruotare in ogni momento, lasciando gli altri due nelle mani dell’AI del gioco (personalizzabile su diverse “condotte” di combattimento disponibili).
Gli attacchi sono di due tipi, corrispondenti a tasti X e O sul joypad: debole e forte. Gli attacchi deboli sono più veloci ma possono essere parati e contrattaccati se il nemico ha la sua barriera alzata, viceversa gli attacchi forti sono nettamente più lenti e possono anche rompere la difesa dell’avversario, ma sono più facilmente anticipabili. Ma come è possibile difendersi dagli attacchi deboli? Oltre all’ovvia opzione di muoversi nell’arena per schivarli esiste una barra di Furia che una volta carica al 100% permette di parare ogni attacco debole; questa barra però viene consumata ad ogni azione (che non sia il semplice muoversi) del personaggio e viene ricaricata solo rimanendo per qualche attimo immobili. Il giocatore e gli avversari devono seguire le medesime condizioni di combattimento.
Oltre agli attacchi fisici ci sono le classiche magie, disponibili dal menù (l’apertura del quale fa congelare temporaneamente l’azione del combattimento per fortuna) e necessitanti di MP. Questi andranno comunque spesi con parsimonia, dato che in Till the End of Time arrivare a 0 MP equivale a morire in battaglia, come se fossero i classici HP; insomma si può morire per mancanza di entrambi. Questo non diventa un problema finché nelle fasi più avanzate del gioco i mostri cominceranno ad arrecare seri danni direttamente ai vostri MP! Per fortuna ad ogni vittoria i personaggi recuperano automaticamente una porzione di entrambi i punti.
Come ciliegina sulla torta non potevano mancare le mosse speciali (apprendibili tramite i passaggi di livello) eseguibili tramite la pressione prolungata dei tasti di attacco.
Nei vari combattimenti è poi possibile caricare una speciale barra Bonus che una volta riempita da ai personaggi diversi (appunto) bonus alla fine del combattimento come esperienza triplicata o più soldi. Questa barra può essere portata avanti virtualmente per tutti i combattimenti, ma può anche essere spezzata al primo colpo critico inflitto da un nemico ai vostri personaggi, dopodiché bisognerà ricominciare da capo a riempirla.

Come si può facilmente notare i combattimenti sono tutt’altro che noiosi o flemmatici, coinvolgono anzi in modo più che attivo il giocatore risultando difficilmente noiosi o ripetitivi. Una volta abituatisi alla velocità dei combattimenti è facile venir presi dalla frenesia, anche se per vincere non basta certo premere i tasti di attacco a caso fino alla morte dell’avversario; tenere ogni elemento sempre sotto controllo farà la differenza in ogni combattimento.
I controlli dei personaggi riportano solo poche imprecisioni, come quando un nemico sbattuto in aria atterra e si “incastra” momentaneamente sulla testa di un membro del proprio gruppo, o per alcuni difetti nelle collisioni.

Anche la giocabilità out-battle è ricca e approfondita. La telecamera è ruotabile per 360° e molto utile per l’esplorazione.
I dungeon sono notevolmente interagibili, ad esempio correre sulle superfici ghiacciate risulterà a scivolare e perdere il controllo, o, dopo un certo punto nel gioco, sarà possibile rompere alcuni muri ed esplorare più approfonditamente gli ambienti.
Torna anche in questo Star Ocean il sistema di Private Actions. Quando il gruppo arriva in una città, i diversi membri prendono ognuno la propria strada per gironzolare dove vogliono; è possibile così cercarli ed interagire con loro attraverso conversazioni che approfondiranno le relazioni inter-personali che possono risultare persino a differenti sfaccettature nel finale.
Torna anche il sistema di creazione di oggetti, qui proposto come Invention System. Questo permette di creare i propri oggetti attraverso l’uso di materiali e abilità. Si possono anche arruolare altri inventori per farli lavorare nella propria gilda. Molti oggetti e armamentario risulteranno semplicemente utili (ce ne sono di assolutamente inutili), ma solo con questo sistema si possono ottenere le armi e armature più potenti del gioco.
Peccato che imbarcarsi seriamente in questa sorta di mini-gioco è piuttosto dispendioso sia per le vostre tasche che per la vostra pazienza, considerati i frequenti insuccessi per un’invenzione. Per fortuna non è obbligatorio affrontare questo sistema per terminare l’avventura principale.

In generale il gameplay di Till the End of Time presenta pochi veri problemi e si attesta come uno degli aspetti migliori del gioco. Con alcuni elementi nuovi e i classici accostamenti al sistema classico. Profondo ed elaborato, non si finisce mai ad impararlo abbastanza bene.

Draghi e astronavi

La grafica del gioco è decisamente buona. Gli ambienti, oltre ad essere colorati e particolareggiati, sono molto vari; si passa dalle ambientazioni fantasy-medievali di Elicoor II a quelle iper-tecnologiche delle astronavi e delle colonie della Federazione Galattica, dai villaggi semplici fino ai palazzi maestosi e templi di pietra.
I modelli poligonali (in stile anime) hanno tutti ottime texture, presentando quasi nessuna approssimazione di forte “pixellaggio” o “blocchettosità”. Peccato solo per i limiti di espressioni facciali dei modelli dei personaggi. Molte volte vi chiederete perché Sophia, malgrado la situazione drammatica, sembri sempre avere stampato in faccia il suo classico sorriso accennato.
Una menzione speciale va ai filmati in CG che, seppur non particolarmente frequenti, sono un autentico spettacolo per gli occhi.

La musica delle stelle

Alla composizione della colonna sonora ritroviamo Motoi Sakuraba, compositore storico della serie nonché di quella di Valkyrie Profile e di alcuni giochi della serie Tales of.
La sua impronta è ben riconoscibile anche in questa sua opera. Sebbene alcune traccie, in particolare quelle dei combattimenti, siano molto godibili, la qualità in generale manca della normale qualità a cui questo compositore ha abituato; soprattutto dopo l’ottimo lavoro svolto per Valkyrie Profile, quest’ultima sembra notevolmente meno ‘ispirata’. La qualità delle musiche rimane comunque alta rispetto alla media.
Per il doppiaggio la Square Enix non ha badato a spese, infatti chi segue qualche anime riconoscerà forse alcune voci presenti. Ottimo lavoro sotto questo punto di vista.

Till the End of Time

Il titolo di questo Star Ocean bene si adatta invero a descrivere la longevità del titolo.
L’avventura principale vi prenderà dalle 40 alle 60 &oltre ore di gioco, quindi su buoni livelli.
Con l’aggiunta dei bonus della versione Director’s Cut, il gioco è diventato straordinariamente enorme! Ci sono alcune sub-quest relativamente poco complesse, ma ce ne sono altre che sono decisamente più difficili, come i dungeon segreti e in particolare 2-3 boss ‘particolari’ che gli amanti dei giochi Tri-Ace avranno il piacere di riconoscere.
Oltre a questo sono stati inseriti costumi segreti da sbloccare, modalità da completare e un livello di difficoltà più alto del normale da intraprendere.
Per completare il quadro ci sono le Battle Trophies, una lista di obiettivi particolare da portare a termine. Alcuni non sono particolarmente difficili, ma altri sono semi-impossibili (come sconfiggere il boss finale con tutti i personaggi al Lv.1)!
Tutti questi extra rendono questo titolo tra i più potenzialmente longevi mai creati. Un incubo per i perfezionisti che vogliono completare tutto di un gioco, una vera sfida per i giocatori più accaniti.

Per concludere

Star Ocean: Till the End of Time è un titolo valido per tutti gli amanti degli RPG; potrebbe non piacere forse a chi non gradisce l’azione o a chi preferisce ambientazioni e storie più ‘classiche’. Per il resto vale la pena giocarlo anche solo per portare a termine l’avventura principale.
I difetti davvero gravi si contano su una mano. Con una grafica gradevole, buone musiche, un gameplay ricco e coinvolgente e una storia interessante, la Tri-Ace porta a segno un altro buon colpo.

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