Suikoden – Recensione Suikoden

Le 108 stelle del destino

Nel 1995 Konami si apprestava a debuttare (in madrepatria) sul mercato dei jrpg con un titolo che traeva ispirazione da uno dei quattro libri più importanti della letteratura cinese: Suikoden (storia in riva all’acqua) appunto, attribuito a Shi Nai’an e Luo Guanzhong e tradotto in italiano con il titolo “I briganti”. Il libro, ambientato nei primi anni del dodicesimo secolo, narra le vicende di 108 fuorilegge che verranno infine indicati come le 108 stelle, 36 stelle del cielo e 72 stelle della terra.
Questo jrpg targato Konami era in assoluto anche il primo titolo del genere uscito per psx, e a 2 anni di distanza vide la luce anche sul mercato europeo, diventando il precursore di quella che sarà una saga destinata a divenire una tra le più importanti e longeve nel suo genere.

La trama

Uno degli aspetti peculiari della saga curata da Konami deriva dal fatto che tutti i capitoli della serie sono ambientati nello stesso mondo, ma in regioni ed epoche storiche diverse, andando così a costruire passo dopo passo lo scenario e la cronologia di questo universo fantastico.
Tra i temi ricorrenti all’interno della saga c’è da sottolineare la ricorrenza delle 108 stelle del destino (108 personaggi reclutabili, la maggior parte dei quali utilizzabili nel party) e la presenza delle 27 vere rune, potenti artefatti magici e segno della presenza divina in terra, in grado di donare ai possessori l’immortalità e poteri sovrumani.

Questo primo capitolo è ambientato nell’Impero della Luna Scarlatta, e il protagonista della storia è Tir McDohl, figlio di uno dei 5 generali imperiali (Teo McDohl).
La vicenda ha inizio a Gregminster, la capitale imperiale, dove il giovane McDohl si appresta a seguire le orme del padre (che lascerà ben presto la capitale per andare a combattere nella frontiera a nord dell’impero), e dopo un colloquio con l’imperatore Barbarossa in persona entra nell’esercito (assieme all’amico Ted e alle proprie guardie del corpo), riuscendo a portare a termine alcune missioni. Durante alcune di queste spedizioni il nostro eroe si accorge però di come la vita al di fuori della capitale sia dura, e di come il popolo paghi sulla propria pelle la corruzione che dilaga nella corte imperiale.
Tuttavia la situazione precipita quando la compagna dell’imperatore, la strega Windy (una dei pochi superstiti di un antico clan dotato di poteri mistici) riconosce in Ted il possessore di una delle 27 rune che brama da tempo (la runa della Vita e della Morte) e tenta di prenderne possesso. A quel punto l’intero party è costretto a fuggire da Gregminster e il figlio del generale McDoh,l assieme al suo seguito, viene braccato dai soldati imperiali, trovando però rifugio presso il quartiere generale della liberazione armata di Toran (che combatte contro l’impero), per concessione di Odessa Silverberg, donna a capo dei ribelli.
Ben presto il destino porterà il giovane Tir a compiere delle scelte cruciali, come schierarsi contro l’impero e il suo stesso padre, e a reclutare le 108 stelle del destino che formeranno il suo esercito.


Un gameplay semplice ma funzionale

Pur non presentando particolari novità sul piano del gameplay (classica mappa di gioco, sistema di sviluppo a livelli e combattimenti a turni con incontri casuali), il primo capitolo della saga sfoggia una giocabilità di ottima fattura: 6 personaggi presenti nel party disposti su due linee (i personaggi di Suikoden vengono infatti classificati anche attraverso le proprie caratteristiche in battaglia: i pg di classe S sono combattenbti da prima linea, quelli di classe M possono combattere in entrambe le file, e quelli di classe L sono coloro che utilizzano armi a lunga gittata e quindi danno il loro meglio dietro la prima linea), magie utilizzabili attraverso l’utilizzo delle rune (che possono essere assegnate o tolte nelle città dove sono presenti i maestri delle rune), quantità e forza delle magie che incrementa man mano che il personaggio avanza di livello, e presenza di attacchi combinati tra alcuni membri del party. L’equipaggiamento dei personaggi è potenziabile dai fabbri per ciò che riguarda le armi (sono infatti potenziabili a vari livelli, ed esiste la possibilità di renderle magiche attraverso delle apposite rune), mentre le armature e gli item saranno acquistabili negli appositi shop come da consuetudine.
C’è da dire che l’elevato numero di personaggi nel party e di personaggi reclutabili (ben 108) e l’impronta di gioco data da Konami a questo titolo danno quel pizzico di tocco strategico in più rispetto ad altri jrpg.
Da sottolineare la presenza delle battaglie tra eserciti (nella quale potrebbero morire anche personaggi del party) e dei duelli uno contro uno, entrambe queste novità si basano sul principio della morra cinese.
Altra caratteristica che diventerà consueta all’interno della saga è la presenza del castello (sede del vostro esercito), che si arricchirà man mano che arruolerete le 108 stelle del destino.

Se la giocabilità è assieme alla trama uno dei punti di forza di questo Suikoden, di certo non si può dire lo stesso della grafica, a dir poco datata e che sembrerebbe quasi appartenere alla generazione di console appena passata (Snes e Genesis), cosa che diviene ben visibile durante gli incontri casuali, quando gli sprite dei personaggi sono ingranditi e zoomati durante gli attacchi speciali. Ciononostante la caratterizzazione grafica dei personaggi è comunque godibile, gli sprite dei personaggi sono al di fuori delle battaglie ben realizzati, e i tratti richiamano molto le classiche produzioni animate del sol levante. Di discreta fattura anche gli effetti luminosi durante l’utilizzo delle magie.

Di qualità superiore è certamente il sonoro: discreta la qualità degli effetti sonori e più che buono l’accompagnamento musicale, capace di presentare alcune tracce memorabili e sempre in tema con il proseguo della storia.

La longevità del titolo Konami è risicata, sono necessarie anche meno di una ventina di ore per portare a termine il gioco, ore che possono comunque aumentare attraverso i mini giochi e le side quest, oltre alla ricerca di tutte le 108 le stelle del destino.

Ottimo debutto di Konami

Suikoden è il classico jrpg che non aggiunge nulla di nuovo a ciò che è già stato fatto in precedenza, ma che tuttavia poggia solidamente la sua costruzione sui cardini del genere:
una trama profonda e un’ottima giocabilità rendono infatti questo primo esperimento di Konami un titolo più che godibile e adatto ad ogni appassionato di jrpg e non.
Resta da capire per quale motivo siano stati fatti passare ben 2 anni per una conversione Pal, cosa che non ha affatto garantito il successo di questo primo capitolo della saga (anche perché dotato di una grafica già datata), specie perché debuttare sul mercato europeo nel 1997 significava vivere all’ombra di quel colossal chiamato FF VII.
Un vero peccato, poiché questo Suikoden meritava senz’altro una maggiore attenzione da parte della critica e un successo più vasto presso il pubblico europeo fino a quel momento a secco di gdr.

 

 

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