The Elder Scrolls III: Morrowind – Recensione The Elder Scrolls III: Morrowind

Spesso gli amanti dei giochi di ruolo si confrontano in dibattiti riguardo le due correnti di sviluppo che riguardano tale genere: i GDR occidentali e quelli orientali. La Bethesda Softworks già da anni si pone come obiettivo quello di sfornare titoli di rilievo nel campo dei GDR occidentali. E’ una tradizione che porta avanti già da tempo con primi capitoli della saga de “The Elder Scrolls”, ossia Arena e Daggerfall (oggi freeware). Tuttavia il primo vero e proprio tentativo di distacco con la concezione del concetto di libertà all’interno del panorama dei giochi di ruolo è stato rappresentato con l’uscita di Morrowind, il terzo capitolo della saga.

Il titolo si propone come obiettivo quello di dare al giocatore un esperienza ricca ed indimenticabile all’interno del mondo simulato dai ragazzi di Bethesda, precisamente quello dell’immensa isola di Vvardenfell, dell’impero di Tamriel. Ci saranno riusciti?

Capitolo nuovo, vita nuova

Tutto inizia all’interno di una nave dove, sotto coperta, ci risvegliamo senza apparentemente ricordare molto. Sarà un elfo a rinfrescare la nostra memoria, dicendoci che ci ritroviamo su quell’imbarcazione diretta verso il villaggio di Seyda Neen per ordine dell’imperatore in persona, liberandoci dalla prigionia, per poi proseguire chiedendoci il nostro nome che potremmo quindi scegliere a nostro piacimento. Una volta a terra ci troveremo costretti a passare dal molo (dove dovremmo scegliere la nostra razza ed il sesso, tramite le domande di una guardia) alla prima abitazione che vedremo all’interno del titolo che si rivelerà poi un ufficio dove verremo interrogati da un funzionario che, con il pretesto di appuntare i nostri dati su dei registri, ci farà delle domande tramite le quali verrà assegnata la classe al nostro eroe.  Se non saremo soddisfatti del risultato, ci sarà comunque data la possibilità di scegliere le caratteristiche del nostro personaggio attraverso un vero e proprio elenco delle classi a disposizione, eliminando la scelta precedente. Al termine di tutto ciò ci verranno date alcune monete e degli oggetti, con la raccomandazione di raggiungere un certo Caius Cosades a Balmora, una cittadina non troppo lontana.

Da qui in poi inizierà la nostra vera e propria avventura nel mondo di Morrowind, caratterizzata dalla più totale ed assoluta libertà. Infatti proseguendo via via nella trama principale del gioco, la vostra curiosità vi spingerà sicuramente a intraprendere le moltissime side quest presenti, che allungano a dismisura la longevità di questo titolo, senza ovviamente nulla togliere alla storia principale che vi lascerà incollati allo schermo per una buona serie di ore senza mai deludere. Ci ritroveremo infatti al centro di assurde rivelazioni, a scontrarci con avversari temibili fra le quali alcune misteriose sette, spalleggiati da tribù sciamaniche guidate da un antico credo, per poi arrivare al classico scontro finale che segnerà la fine del nostro pellegrinaggio.

Tutto ciò senza contare che nella versione per PC le ore di gioco possano essere fatte crescere a dismisura  grazie alle espansioni, ufficiali e non, facendo sì che la nostra avventura tocchi vette di longevità mai raggiunte prima. In parole povere Morrowind potrà tenerci incollati allo schermo per centinaia di ore, e questa non è affatto un’esagerazione.

                                      L’armatura da Ordinatore in tutto il suo splendore!


Parola chiave: libertà

Quello di Morrowind è un mondo vivo, pulsante, con il quale potremo interagire nei modi più disparati: rubare ed uccidere gente innocente ovviamente ci costerà l’essere perseguiti dalla legge, mentre una condotta ligia alle regole farà in modo che le guarnigioni imperiali non siano per noi un problema. I dialoghi sono curati nei minimi particolari, fornendoci un’ampia scelta di opzioni riguardo le domande da rivolgere ai nostri interlocutori per ottenere informazioni utili o incarichi da svolgere, così come semplici curiosità riguardo la storia della regione di Morrowind o gli usi e costumi delle razze che abitano l’isola. Attraverso le parole potremmo anche ingraziarci i nostri interlocutori, che si mostreranno più bendisposti a rivelarci determinati segreti o semplicemente si mostreranno più gentili nei nostri confronti. Ovviamente i nostri tentativi potranno anche non andare a buon fine ottenendo invece l’effetto opposto.

I tasti assegnati ai comandi per muoverci ed interagire con tutto ciò che ci circonda risultano essere totalmente personalizzabili, anche se l’assegnazione di base risulta già essere comoda e per niente complicata da assimilare. Tramite essi si ci muove senza alcun problema anche all’interno dell’ordinatissimo inventario, organizzato nel minimo dettaglio e divisibile per categorie, in modo da trovare subito ciò che stiamo cercando anche fra miriadi di oggetti. A contorno del nostro inventario ritroviamo anche vari box grafici dove saranno racchiusi i dati del nostro personaggio, comprensivi di parametri, la mappa del mondo esplorato e la raccolta di tutti gli incantesimi a nostra disposizione, sia che essi derivino da pergamene o oggetti incantati.

Croce e delizia di ogni appassionato di GDR sono invece gli scontri e qui la realizzazione risulta essere forse un po’ troppo semplicistica: i colpi fisici vengono gestiti solamente tramite la pressione del tasto sinistro del mouse, occasionalmente variabili tramite i movimenti dell’eroe, così come il cast dell’incantesimo preselezionato. Il nostro eroe infatti potrà lanciare un incantesimo alla volta, tante volte quante saranno le “cariche” a nostra disposizione e nel caso in cui si volesse cambiare sortilegio esso deve essere selezionato nuovamente dalla lista per essere poi inserito nello slot apposito. Così come gli incantesimi, anche le armi sono soggette ad usura quindi, se vi siamo particolarmente affezionati, ci toccherà ripararle.

                                              Incontreremo avversari di ogni genere…

I feel your Soul(e)

Spostando l’attenzione sul comparto sonoro di Morrowind non si può non ammettere che sia stato curato in maniera minuziosa, sia dal punto di vista degli effetti sonori che dai temi che fanno da sottofondo alle nostre battaglie ed all’esplorazione, curati dal compositore Jeremy Soule, il quale dà straordinaria prova del suo talento. Per quanto riguarda il doppiaggio non vi è molto da dire in quanto le uniche frasi dove viene riscontrato sono solo quelle di circostanza, mentre vagabonderemo fra le città ed i villaggi infatti potremmo di tanto in tanto udire gli npc chiederci come stiamo o fare apprezzamenti particolari, altrimenti i dialoghi saranno prettamente testuali. Da notare anche che sia il sonoro che i testi sono in lingua originale, ma sono disponibili svariate patch per convertire il testo da inglese ad italiano.

Per quanto invece riguarda la grafica c’è da tener conto che il titolo è stato sviluppato dieci anni fa e di conseguenza non raggiunge assolutamente i picchi degli standard di oggi, dove ormai l’alta definizione rientra praticamente nella norma. Tuttavia risulta comunque essere godibilissima, ma non priva di difetti: potrà capitare infatti di ritrovarci di fronte ad aree la cui realizzazione non è stata curata a dovere mostrandoci texture mancanti o (molto raramente) bug per i quali ci ritroveremo letteralmente incastonati nel terreno. Merito però va dato ai brevi caricamenti che ritroviamo soltanto nel passaggio fra interno ed esterno delle abitazioni o dei dungeon.

                                            Il panorama dalle alte terrazze di Vivec

Three blessings to you outlander, it’s a pleasure to meet you

Tornando alla domanda che ci siamo posti al principio della recensione, possiamo adesso rispondere ovviamente con un chiaro sì. I ragazzi di Bethesda sono riusciti a dar vita ad uno dei GDR occidentali più appassionanti e belli di sempre, rendendolo un must have per ogni appassionato del genere, centrando in pieno il suo obiettivo e dando al titolo le potenzialità per divenire forse uno dei giochi più longevi di sempre. Da segnalare è infatti anche la presenza, all’interno del cd di gioco, del tool “Construction Set” tramite il quale ogni giocatore può creare oggetti, armi, incantesimi e ambientazioni nuove di zecca da inserire nell’esperienza di gioco. In parole povere concludiamo dicendo che se ancora non potete contare su Morrowind all’interno della vostra collezione, sarebbe meglio rimediare.

 

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