The Getaway – Recensione The Getaway

Un GTA a Londra?

Il team londinese della Soho, per conto della Sony, tenta l’assalto alla concorrenza, nello specifico la Rockstar ed al suo colossal, Grand Theft Auto: è evidente che The Getaway nasce esattamente come clone della saga americana e si pone come obiettivo quello di proporre un’esperienza superiore. La nostra avventura avrà dunque luogo tra le strade di Londra, dove verremo a contatto con la malavita "indigena" , impersonando due individui diversi, lontani fra loro come il girno e la notte che, insieme, andranno a confezionare uno dei giochi più attesi del suo tempo: ma quest’attesa verrà adeguatamente ricompensata?

 Vite parallele

Continuamo ad osare, dicendo che The Getaway si propone come avversario di GTA, ma iniziamo subito col dire che il Team Soho non lascia molti sbocchi per continuare a crederlo: la storia si sviluppa in due vie parallele, senza darci alcuna strada diversa da poter percorrere solo per azzardare, magari, un free roam. Impersoneremo Mark Hammond e il detective Frank Carter nelle due metà del gioco: vivono storie diverse, intraprendono la strada delle armi da fuoco per motivi diversi ma, entrambe, vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, quello di soddisfare un bisogno personale di vendetta. La scena iniziale ci metterà dinanzi alla morte della moglie di Mark ed al rapimento del figlio: l’ex brigante, quindi, sarà costretto ad un inseguimento, ricreato in maniera molto banale, dato che la strada sarà indicata con estrema facilità, nonché a delle sparatorie sempre più sanguinose. Ovviamente questo è solo l’inizio di una strada che vi condurrà ad uccidere numerose persone, tra innocenti e colpevoli.


Mark Hammond, che prende in ostaggio una povera donna: sarà possibile fare anche questo

Il criminale di Londra

La situazione che ci viene presentata tende a ricordare un buon film d’azione,  ambientato nella capitale inglese: non ci sono aiuti a schermo, come mappe per indicare la strada da percorrere o dove ci troviamo, l’ammontare dei proiettili, il tipo di arma che stiamo impugnando o la salute che ci è rimasta. Tutto procede come se il giocatore fosse spettatore di un interessante film sul quale, comunque, risulta giudice universale. Per ovviare al problema della mappa ci basterà, una volta saliti in macchina, seguire le frecce che si illuminano sulla nostra vettura e che indicano la direzione da prendere, sia essa sinistra o destra mentre, quando saremo a piedi, basterà osservare un po’ l’ambiente circostante per cogliere la direzione esatta. Per quanto riguarda la salute, quindi l’energia, basterà stare attenti ai colpi ricevuti e controllare l’andatura del proprio alter ego, che arriverà a strisciare tenendosi il fianco. Potremmo poi veder comparire vistose macchie di sangue sulla giacca. Al curioso sistema della salute è legato il sistema di recupero energia: ci basterà appoggiarci ad un muro e fermarsi lì per qualche secondo per tornare come nuovi, senza aver bisogno di medikit o qualsiasi altra cosa possa la nostra immaginazione concepire.
Le sezioni a piedi sono alternate a quelle in macchina: la nostra avventura inizierà proprio da qui, in una macchina, rigorosamente con guida a sinistra, come si usa in inghilterra, che ci consentirà di correre per le strade trafficate di Londra. Durante le sparatorie, invece, anche se si potrà notare una scarsa intelligenza artificiale degli avversari, potremo comunque notare un buon sistema di gestione delle armi e dell’azione in corso: forse la telecamera darà qualche problema ma, tutto sommato, non rovinerà moltissimo l’esperienza videoludica.

 


Potremo anche rubare macchine all’occorrenza: ma ricordate che si guida a destra e non a sinistra

Sul bel Tamigi blu

Londra è riprodotta in maniera davvero eccellente dal Team Soho e le ambientazioni sono davvero di pregevole fattura: le strutture, i monumenti, i parchi, gli edifici e le stesse macchine rispecchiano fedelmente quelli della capitale inglese. Per quanto riguarda, invece, i poligoni dei personaggi, o degli attori della vicenda se preferite, vedendola in chiave filmistica, possiamo ampiamente criticarne l’uso: i modelli sono privi di mimica facciale ed hanno  colori poco verosimili, quasi a farli sembrare dei poco piacevoli zombie che camminano. Gli stessi filmati sono riprodotti con la grafica da gioco e, quindi, non avremo niente di particolare da notare nella voce supporto grafico. Per quanto riguarda il sonoro non possiamo criticare assolutamente niente, né al doppiaggio interamente in italiano, né agli effetti sonori o alle voci fuori campo: forse l’unica pecca è la colonna sonora, che s’avvia con una main theme sui generis che potrebbe non piacere a tutti. Tutto sommato abbiamo, nel complesso, un buon sistema tecnico.
La più grande pecca risiede, però, nell’intelligenza artificiale del sistema di gioco, cosa già accennata in precedenza. Quando sarete in macchina, a velocità sostenuta, non pensate che gli altri si possano scostare al vostro arrivo, per evitarvi: spetterà a voi salvarevi da un incidente o da uno schianto sicuro. Per quanto riguarda gli avversari, poi, ne abbiamo già evidenziato la scarsa capacità d’azione.


Una sparatoria con la polizia e un’ambulanza, prettamente stile londinese

 

 

L’epilogo migliore

The Getaway si era fatto attendere con molta suspance ed interesse, doveva essere un acerrimo rivale della saga Rockstar e, alla fine, si è dimostrato un buon gioco, ma non tanto da poter contrastare gli avversari del free roam. Il Team Soho ci costringe nella sua trama cinematografica, nelle sue azioni  troppo concentrate e prive di pause, nel suo sistema di combattimento, a volte impacciato, costituito rigorosamente da sparatorie, e nei suoi inseguimenti automobilistici. Sul piano del realismo, The Getaway riceve sicuramente un voto positivo; basti vedere che, andando a sbattere contro un semaforo, questo non volerà in aria come un foglio di carta ma ci bloccherà, rovinando la macchina. La stessa polizia interverrà nelle nostre scorribande, diventando una punizione per la nostra guida malandata e rendendo la situazione ancor più realistica.
Non ci regala un’esperienza videoludica memorabile, non ci dona una spensierata avventura nella capitale britannica, ma ci dona una variante entusiasmante in due storie, forse per qualcuno anche leggermente scadenti, che sarà interessante seguire fino alla fine. Una pecca che, in ultima analisi, ci teniamo a sottolineare è l’orrenda gestione del sistema di salvataggio, effettuabile solo a fine missione, cosa che ci costringerà a finirla senza prenderci alcuna pausa. Dunque, The Gateway è da giocare tutto d’un fiato, che ci piaccia o no… proprio come un film.

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