The Long Dark – Hands on

Oggi come oggi, parlare di temi apocalittici e di sopravvivenza in un videogioco trascina quasi inevitabilmente al solito e abusato tema: zombie. Ma ogni tanto capita l’eccezione: dimenticatevi le orde di cadaveri che camminano, dimenticatevi le città semidistrutte, perché The Long Dark è ambientato nel panorama naturale del Canada, dove il nemico principale è il freddo.

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Sono molti i fattori che rendono questo titolo atipico e attraente per coloro in cerca di qualcosa di nuovo: il gioco è in prima persona e mosso dal motore Unreal Engine 4, ma invece di offrire una grafica realistica si avvale di uno stile cartoonesco, in totale opposizione ai temi trattati. In The Long Dark, infatti, l’umanità è vittima di un disastro geomagnetico di proporzioni globali che ha messo fuori uso qualsiasi apparecchiatura elettrica esistente, riportando la civiltà indietro di duecento anni. E quale luogo peggiore per dover affrontare la vita senza sostegni tecnologici se non la natura inospitale e ostile delle zone più settentrionali dell’America del Nord?

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Realismo e sopravvivenza sono le due parole chiave del gameplay, diviso in due modalità: quella narrativa, con una struttura a episodi che vede un protagonista impegnato a svelare i misteri del fenomeno e adeguarsi a questa nuova esistenza, e quella sandbox, dove i giocatori sono sfidati a sopravvivere più a lungo possibile. Al momento, il gioco è in fase di sviluppo, ed è disponibile al pubblico (tramite Early Access su Steam) solo la modalità sandbox, in continua fase di ampliamento, che noi abbiamo provato.

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Avviata una partita, previa selezione del sesso del personaggio, si viene generati in un punto casuale della mappa, con qualche oggetto nell’inventario. La sfida appare subito evidente: basta aprire il menù per trovarsi davanti a parametri quali temperatura, vento, fame, sete e stanchezza. La temperatura è influenzata dai fattori ambientali, che mutano in tempo reale alternando calma piatta a nevicate, bufere, nebbia, e via discorrendo. Logicamente, più la situazione peggiora, più sarà prioritario trovare rifugio in un luogo coperto, pena la morte per assideramento – sempre che ad uccidere non siano prima la fame o la sete. Per la fame esiste un apposito contatore di calorie che misura non solo l’apporto energetico del cibo in possesso, ma anche il consumo previsto per determinate azioni. Ad esempio, preparare un falò richiede una certa quantità di tempo e una certa quantità di calorie, pertanto sta al giocatore trovare l’opportuno equilibrio per non ritrovarsi in negativo con il consumo calorico, che una volta sotto zero inizia lentamente a far calare la salute – così come per la sete. Quest’ultima, per essere placata, richiede acqua da ottenersi tramite bottiglie trovate in giro, o, più facilmente, neve da sciogliere sul fuoco. Qui si apre un altro paradigma: l’acqua sciolta può essere consumata così com’è, ma il rischio è che sia contaminata. Analogo problema per le scorte alimentari, in particolar modo la carne, la quale, se non cotta, è altamente probabile che possa causare dissenteria – così come cibi pronti ma scaduti.

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Il deperimento è un problema che riguarda l’intero inventario: non è solo il cibo a essere soggetto ad esso, ma anche vestiti e attrezzi. Ogni capo di abbigliamento (suddiviso in ogni parte, dal copricapo ai calzini) ha differenti livelli di protezione da vento e freddo, e l’usura ne influenza l’efficacia, fino ad arrivare a renderli inutilizzabili. Si può tentare anche la riparazione, a patto di avere a disposizione altri abiti da sacrificare a tal scopo, e ovviamente un kit per il cucito, che a ogni utilizzo perde a sua volta integrità – così come la perdono la spranga, ogni volta che viene utilizzata per forzare porte e portelli, o il coltello, da usarsi per aprire scatole, tagliare carne, e difendersi. Da cosa? Lupi, perlopiù. Il combattimento avviene in modo inusuale: invece del solito approccio da gioco in prima persona, dove l’arma appare visibile in pugno, qua viene estratta solo nel momento dell’attacco da parte dell’animale selvatico, in cui bisognerà premere il tasto sinistro per caricare l’attacco e il destro per sferrarlo. Essere azzannati da un lupo, a patto che si sopravviva, causa due principali problemi: dissanguamento e infezione. Per il primo basta usare delle bende, ricavabili anche strappando vestiti, ma per il secondo è d’obbligo procurarsi dei medicinali, materia rara. In tutto questo, non abbiamo menzionato il fattore stanchezza: cosa succede se, dopo un attacco, si è allo stremo delle forze (probabilmente perché si è passata l’intera giornata ad esplorare)? La risposta è, probabilmente, la morte. Essere stremati, infatti, non è un problema fine a sé stesso, ma ne crea di potenzialmente fatali: diventa impossibile correre, e trovarsi senza medicinali e feriti lontani da ogni insediamento è una situazione senza speranze. Da notare, peraltro, che il game over è permanente. Non si può salvare la partita, il gioco prevede di ricominciare da zero ogni volta.

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La lista di elementi da analizzare è enorme, e si potrebbe spendere un paragrafo a descrivere ogni singolo oggetto. Quello che invoglia a giocare, però, non è tanto la quantità di oggetti, quanto piuttosto il livello qualitativo dell’esperienza. Nel momento in cui scriviamo questo articolo, ci troviamo in prossimità dei primi freddi pre-invernali, e non c’è situazione migliore per spiegare cosa si prova giocando The Long Dark: avete presente quella sensazione rincuorante e soddisfacente che attraversa il corpo quando si rientra nel tepore casalingo dopo aver passato tempo esposti al freddo? È esattamente la stessa sensazione che genera questo gioco quando trovate un rifugio. La differenza è che, con buona probabilità, all’esterno delle vostre abitazioni non potete godere degli scenari incantevoli e mortali che offre questo prodotto.

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Come abbiamo anticipato, la versione da noi provata è acerba e limitata. Molte opzioni del gioco non sono disponibili, come ad esempio la possibilità di scavare nella neve o la mappa, e non è ancora stata implementata la presenza di altri superstiti, che, a detta degli sviluppatori, sarà un punto molto importante della modalità narrativa della versione finale. Cionondimeno, possiamo dire che siamo rimasti piacevolmente colpiti, grazie non solo alla cura dettagliata del gameplay ma anche a quella degli ambienti di gioco, ricchi di atmosfera e storia, che viene narrata semplicemente con gli oggetti che si trovano. Basta infatti trovare un cadavere piegato su sé stesso con addosso una scatoletta di cibo per capire il dramma che avvolge quella persona, defunta probabilmente per gli stenti perché, paradossalmente, non aveva strumenti per aprire la sua ultima riserva alimentare.
Infine, non abbiamo ancora parlato di chi lavora dietro The Long Dark: è il primo gioco di Hinterland Studios, un team indipendente che comprende persone provenienti da differenti grandi compagnie e che hanno lavorato a saghe di indiscusso successo come Company of Heroes, Warhammer 40.000: Dawn of War, Borderlands, Mass Effect, God of War, Red Faction, Saints Row, e tanti altri nomi. Con un curriculum come questo, e con le premesse da noi indicate, non possiamo che essere certi che questo gioco meriterà il vostro tempo e i vostri soldi.

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