The Saboteur – Recensione The Saboteur

 Tra il bianco e il nero, c’è sempre il grigio

Stupire il pubblico dei videogiocatori diventa sempre più difficile, questo perché le innovazioni tecnologiche hanno permesso a ogni gioco di nuova generazione di ricalcare e riproporre non sempre con successo i punti di forza che portarono altri titoli nell’Olimpo videoludico ai loro tempi. Ricordate Shenmue? Il capolavoro di Sega-AM2 per Dreamcast, segnò un punto di svolta epocale nella realizzazione dei videogiochi, rendendo possibile al giocatore l’esplorazione quasi completa degli scenari e l’interazione con essi. Il titolo pose le basi per il free roaming, oggi fin troppo sfruttato da un’esagerata moltitudine di titoli. Distribuito da Electronic Arts per PC, Xbox 360 e PlayStation 3, Pandemic ci propone un titolo che sfrutta però non solo questo principio, ma anche molti altri aspetti presi da stealth games, e finanche da giochi automobilistici, mescolando il tutto in uno scenario cinematografico di prim’ordine: le intenzioni di costruire un prodotto a tutto tondo sono titaniche, il risultato sarà all’altezza?

 

Il nostro protagonista, la nostra città

 

C’est la vie

Parigi degli anni ’40. La trama del gioco è ambientata nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, in una Francia divisa tra i settori conquistati dal nazifascismo e quelli in mano ai partigiani. Durante la nostra avventura parigina non vestiremo però i panni né di un soldato nazista, né di un soldato della resistenza, bensì quelli di Sean Devlin, un pilota e meccanico di origini Irlandesi. Dopo aver perduto il suo miglior amico a causa di un sadico nazista, Sean si rifugia al “La Belle Nuite” un famoso locale per soli uomini, a Parigi. Qui conosce Luc, membro della Resistance parigina intenzionato a cacciare a calci nel sedere i soldati nazisti che occupano la bella capitale. Come spesso accade l’obiettivo personale di vendetta porterà il nostro protagonista a scontrarsi con affari ben più grandi di quanto avrebbe immaginato, e a correre pericoli da improbabile soldato, infiltrato e sabotatore. Faremo la conoscenza di svariati personaggi in un’atmosfera molto cosmopolita: incontreremo infatti mercanti clandestini, spie inglesi, meccanici italiani, tutto mediante accurati flashback, missioni guida, e in una totale libertà di movimento. Non c’è che dire la trama è ben strutturata e coinvolgente, l’ambientazione ricostruita in modo minuzioso e cinematografico, grandi punti a favore del titolo.


Voir et entendre

La grafica è nella media dei titoli in uscita, ben curata soprattutto per quanto concerne le ambientazioni e la mimica facciale di alcuni personaggi, altri invece appaiono abbastanza trascurati. Il punto senza dubbio più originale di tutto il gioco è visibile proprio a livello grafico, e si mescola perfettamente con gli intrecci della trama. Per essere più precisi si tratta del gioco cromatico effettuato su Parigi, infatti le zone occupate dal regime nazista giocheranno sul bianco e nero in contrasto col il vivo e sgargiante rosso delle bandiere o degli stendardi nazisti, al contrario le zone liberate saranno piene di colori caldi e rassicuranti.

 

Eccoci all’opera in un settore occupato

 

 

Il contrasto di colori è in realtà alla base di uno anche sonoro tra le varie zone: il prodotto è molto curato infatti sotto questo aspetto, alternando trasmissioni audio naziste e rumori inquieti a tranquilli sottofondi di musica jazz e blues che ricordano tanto l’atmosfera illuminata dei caffè francesi, nelle zone liberate. Unica pecca del sonoro, il doppiaggio a volte non coordinato al labiale dei visi ben dettagliati, e che rischia di risultare volgare in certi punti, ma solo per quanto riguarda la traduzione italiana non del tutto corretta. 

Il mondo è bello perchè è vario, ma non troppo

Se trama e ambientazione, grafica e sonoro meritano rilevanti note d’eccellenza, non altrettanto si può dire del gameplay di questo titolo, in cui, come già detto, Pandemic ha cercato di fondere troppi generi diversi con alla base un meccanismo free roaming non molto efficace. Sean ha totale libertà di movimento e azione, anche per quanto riguarda il modo in cui affronta le missioni primarie, che ricordano molto GTA, e rischiano di risultare davvero noiose dopo poche ore di gioco. Anche sfuggire ai nemici sarà semplicissimo, infatti basterà cambiare settore e ritornare subito dopo per notare che le guardie (IA molto poco curata) non vi danno più la caccia, almeno che voi non attiriate nuovamente la loro attenzione. L’esplorazione è stata incrementata con elementi quali l’arrampicata, che invece ricordano molto come idea quelle di Altair, o di Ezio in Assassin’s Creed, ma risultano difficoltose per l’impostazione che hanno e a volte rischiano di innervosire il giocatore, che per elevarsi sarà costretto a premere un tasto ripetutamente fino ad arrivare alla propria meta. Simile ad AC anche l’esplorazione dei tetti e i nascondigli nelle mansarde per evitare gli occhi nemici. Libertà completa anche nello scegliere il modo di agire e di combattere, sarete infatti voi con il vostro buonsenso a decidere se Sean si infiltrerà come una spia tra i nazisti, li prenderà a pugni e sparerà a tutt’andare come un barbaro irato: questo rende comunque divertente il gioco fuori dalle missioni principali. Infine, giustificati dalle passioni automobilistiche di Sean, avremo non solo la possibilità di rubare qualsiasi auto si trovi in giro, ma anche di partecipare a vere e proprie gare, il che smorza l’atmosfera del gioco e in antitesi con la trama provoca parecchia perdita di credibilità. Insomma volendo realizzare un’esperienza di gioco che toccasse quasi tutti i generi ludici, Pandemic ha purtroppo tolto molti punti a un prodotto che avrebbe riscosso decisamente più successo se avesse avuto un gameplay più semplice.

 

Tutti a bordo, per le strade di Parigi

 

Tiriamo un po’ le somme

The Sabouter è un gioco che senz’altro vale la pena provare. I personaggi sono carismatici e ben caratterizzati, le ambientazioni straordinarie e grafica e sonoro meritano solo applausi. Il gameplay purtroppo delude, diventa noioso già dopo poco e non consente una totale fruibilità del titolo. Un vero peccato perché con meno ambizione sarebbe potuto diventare un vero capolavoro. Però resta senza dubbio un’interessante visione della seconda guerra mondiale, da un punto di vista che non sia prettamente quello del soldato di una delle due fazioni, e offre a mio parere una trama molto coinvolgente ed originale.

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