The Sims 2: Castaway – Recensione The Sims 2: Castaway

Tutti ( o quasi) i videogiocatori conoscono, per un motivo o per un altro, The Sims. Per chi facesse parte della minoranza di persone che non ha sentito nominare neppure per sbaglio questo gioco, con il brand "TheSims" si identifica una vasta serie di gestionali, il cui omonimo capostipite fu creato nel 2000 dallo statunitense Will wright per l’utenza PC. più che gestionale, vero e proprio simulatore di vita: il successo fu tanto e tale che ne seguì una sfilza di espansioni, spin off e seguiti (il celeberrimo The Sims2, per l’appunto)sia per computer che per console domestiche e portatili, che si distinguono dall’originale attraverso caratteristiche peculiari. E’ questo il caso del gioco in analisi in questa recensione: The Sims2: Castaway, multipiattaforma arrivato in Italia col più banale titolo TheSims2:Island, di cui si valuterà la versione uscita per PSP. Abbandonata la tranquilla vita tra le mura domestiche, in questa occasione, i nostri alter ego virtuali se la vedranno con la necessità di sopravvivenza nell’isola deserta sulla quale sono approdati in seguito al classico naufragio. L’idea della vita sull’isola, che tragga  letterarie origini da Robinson Crusoe , passando da LOST o, parlando di prodotti più terra a terra, dal trash reality show dell’Isola dei Famosi( e la controparte USA, Survivor), non è decisamente tra le più originali; tuttavia si rivela una trovata geniale che spezza la monotonia tipica dell’esistenza urbana da sempre tratto distintivo del franchise.

 I’m a survivor…I’m not gonna give up!

Come da tradizione Sim, la prima cosa da fare è quella di creare a proprio piacimento il personaggio con cui muovere i primi virtuali passi: sesso, carnagione, conformazione fisica, taglio  e colore di capelli, scegliendo tra una gamma di possibilità ( a dire il vero non troppo vasta) . Poi tocca al nome e al segno zodiacale del personaggio, che ne influenza il carattere; infine, c’è la possibilità di decidere la professione del nostro avatar fatto di pixel: optando per un mestiere piuttosto che per un altro ( i lavori sono 5: meccanico, avvocato, medico, cuoco, insegnante), il Sim partirà nell’avventura con un bonus in una determinata abilità ( corpo, creatività, cucina, logica, pulizia e meccanica) che gli/le sarà di vitale utilità visto ciò che  capiterà di là a poco: neanche il tempo di scattarsi una bella foto a bordo del suo yatch nuovo di pacca, che una tempesta costringe il nostro ad abbandonare l’imbarcazione ormai distrutta, per trovare la salvezza sugli sconosciuti ed inesplorati lidi di una lussureggiante spiaggia tropicale. E deserta.
Abituato agli agi delle mura domestiche, con tutti gli accessori e i confort a disposizione, il Sim si ritroverà su quest’isola,e, nella continua speranza di trovare altri uomini e di poter far ritorno alla civiltà, deve comunque darsi da fare per sopravvivere e far fronte alle mille difficoltà che la vita selvaggia comporta; così comincia il gioco vero e proprio, come già detto punto di rottura con gli altri titoli della serie, ma solo in apparenza: il sim, novello Robinson Crusoe, dovrà effettivamente soddisfare i suoi bisogni (che siano la fame, la stanchezza, la necessità di socializzare, di divertirsi, e ultima ma non meno importante, l’esigenza di espletare i bisogni corporali) e per poterlo fare si dovrà ingegnare per costruirsi gli oggetti adatti: la cosa migliore sarà quindi mettersi a raccogliere ciò che Madre Natura gentilmente (e gratuitamente) offre, e utilizzarlo a seconda delle necessità. Legna, frutta, conchiglie, foglie raccolte serviranno a crearsi dei rudimentali utensili per migliorare le proprie condizioni: ad esempio se si è creato un Sim con bonus meccanica, questi potrà, più facilmente di altri, ottenere da un ramo, un arpione per catturare i pesci, e così via a seconda delle capacità e degli oggetti raccolti che purtroppo o per fortuna, i programmatori hanno decretato essere infiniti: il livello di sfida cala parecchio, tuttavia il Sim non rischierà di dormire all’addiaccio (ben presto si costruirà un lettino di paglia) a causa della scarsità di legna.
Natura generosa!

I’m not got stop, I’m gonna work harder!

Naturalmente la nostra sim vita selvaggia non si riduce alla sola spiaggia in cui si è naufragati: l’isola deserta (che poi deserta non è!) è vasta e prevede diverse location: la giungla più fitta, dove la vegetazione è più lussureggiante e varia, grotte ricche di cristalli, altopiani ricchi di alberi da frutta; in questi luoghi avremo la possibilità di incontrare degli scimpanzé con cui fare amicizia, per non rischiare la follia di una vita solitaria. Curioso e divertente il fatto che i vestiti con i quali si è approdati si logoreranno a contatto con le frasche e i rovi, perciò, improvvisandosi "stilisti della natura" si potranno creare abiti di foglie sempre diversi e comodi, per resistere al freddo notturno o il torrido caldo dell’estate tropicale. Anche i capelli con il tempo cresceranno, dando la vera impressione dello scorrere del tempo. E tra raccolte di noci di cocco e conversazioni con primati locali, anche il nostro rudimentale rifugio prenderà forma, con grande soddisfazione e tutti i benefici del caso. Il gioco comunque non si limita a questo: attraverso il ritrovamento ddei diari di alcuni esploratori, si verrà a conoscenza dell’esistenza di tesori di inestimabile valore e inspiegabili misteri. Inoltre questi "documenti" (selezionabili dall’inventario) proporranno alcuni obiettivi sbloccabili sempre più complessi, l’ideale per spezzare la ripetitività del raccogli e costruisci di cui sopra.
Parlando di giocabilità, e tenendo anche conto che la PSP non è un capolavoro di ergonomia, siamo a livelli sufficienti ma non troppo esaltanti: per interagire con i vari oggetti dello sfondo è sufficiente premere un tasto ( X per la precisione), e in caso di diverse azioni eseguibili selezionare l’opzione prescelta dal menu a tendina; croce direzionale per gli spostamenti e analogico per la telecamera, opprimente e imprecisa come non mai. I caricamenti da un ambiente all’altro invece, sono frequenti e un po’ lunghi, tuttavia non così fastidiosi da minare l’approccio del giocatore con questa avventura portatile dei personaggi creati da Will Wright. L’accompagnamento sonoro, composto da musichette tribali e dai rumori della giungla, è adeguato e mai invasivo, anzi rende più gradevole l’esperienza di gioco; la grafica invece è mediocre e fin troppo essenziale, con assenza totale di dettagli e difetti sparsi qua e là.

I will survive, keep on surviving!

Concludendo, la sim-esperienza sull’isola tropicale è piuttosto divertente, e può essere "gustata" anche a piccole dosi, con partite veloci oppure con sessioni di gioco più durature: le novità rispetto a The Sims 2 classico fanno la differenza  e prendono le distanze in maniera simpatica  dalla routine del menage domestico della civiltà odierna. Non un titolo imprescindibile, vista la grande quantità di giochi migliori solo per la stessa PSP, ma tutto sommato, a patto che si chiuda un occhio per i difetti, l’ennesimo simpatico capitolo del simulatore di vita più amato di sempre.

 

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