Tom Clancy’s Splinter Cell: Double Agent – Recensione Tom Clancy’s Splinter Cell Double Agent

"Chi va piano va sano e va lontano" dissero alla Microsoft

Il primo anno di vita di Xbox 360 ha mostrato un altalenarsi di prodotti accattivanti e innovativi con videogiochi che di nuovo portavano semplicemente una nuova grafica in alta definizione senza troppo spingersi su forti innovazioni; quando poi ci si trova di fronte al nuovo capitolo di un titolo di punta, che va a coronare un inizio cauto e sottotono, ci si aspetta un successo indiscusso. Splinter Cell: Double Agent è quel nuovo capitolo che si aspettava su Xbox360, quel capitolo che riesce fin dai primi istanti a cancellare ogni dubbio di menomazione tecnica, lasciandosi scoprire lentamente e tenendovi incollati allo schermo, sia grazie alla realizzazione tecnica che per la trama assolutamente diversa da qualsiasi prodotto fin’ora disponibile.

Un Doppiogiochista di classe

All’avvio del gioco sarà possibile scegliere se partecipare alla campagna singleplayer, la vera e propria storia del nuovo capitolo di Splinter Cell, o affidarsi ad uno scontro multigiocatore via system link, split screen o Xbox Live. La prima novità riguarda la possibilità di giocare la campagna singleplayer in cooperativo con un altro giocatore, rivivendo le missioni in modo “simile” alla storia originale ma studiata in modo da richiedere la collaborazione del vostro partner per la riuscita dell’avventura. Naturalmente la fretta di scoprire cosa nasconde la nuova avventura di Sam Fisher, l’intramontabile agente dell’NSA che c’accompagnerà anche stavolta nella nostra storia , ci dovrebbe far scegliere immediatamente di entrare in azione nella modalità singleplayer. Dopo un caricamento probabilmente eccessivamente lungo verremo proiettati nell’azione di gioco vera e propria e cosa che potreste chiedervi è se vi troviate di fronte ad un filmato o se il gioco è già iniziato: vi basti sapere che fortunatamente per noi Ubisoft ha studiato con attenzione le potenzialità dell’Xbox 360 ed è riuscita a portare su schermo una qualità grafica che non solo emula ma che migliora anche quella dei filmati dei precedenti capitoli di Splinter Cell. Questa è certamente un’avventura decisamente diversa: un’avventura con un Sam Fisher decisamente cambiato sotto l’aspetto della prudenza. È così che ci troveremo con Sam in una prigione a escogitare una fuga insieme a un militante del gruppo terrorista JBA (John Brown’s Army). Sembrerebbe che Sam abbia cambiato frontiera passando al JBA, ma, come suggerisce il nome del quarto capitolo di Splinter Cell, Sam vivrà una doppia vita e lo scopo di quella fuga sarà quella di riuscire a infiltrarsi nel quartier generale del JBA. Da questo momento qualsiasi azione compiate avrà una doppia valenza e dovrete riuscire sia a fare l’agente segreto sotto copertura per la NSA e al tempo stesso non far insospettire gli appartenenti al gruppo terrorista del JBA. Ad aiutarvi vi saranno sullo schermo i due indicatori della NSA e del JBA che vi faranno capire come meglio agire nei momenti più prossimi.


Sam Fisher spreme l’Xbox

La vostra prima missione è una sorta di tutorial in cui dovrete fare da partner a una recluta dell’NSA e infiltrarvi in una stazione geotermica in Islanda. L’inizio è scoppiettante e dopo esservi lanciati da un elicottero nelle gelide acque dell’isola resterete senza parole ammirando la fluidità dei movimenti di Sam così come l’effetto dell’acqua e di tutto ciò che vi circonderà. Sulla terra ferma noteremo altre caratteristiche fisiche del nostro alter ego, che respira esattamente a tempo con il tipo di movimento che sta eseguendo, provocando, con il freddo di quelle zone, una nuvoletta di aria calda: correndo lo sbuffo sarà più rapido, viceversa, se siete fermi o camminate, Sam respirerà normalmente perdendo il fiatone. Particolare anche il sistema della telecamera che, con Sam in movimento, porterà il nostro protagonista a torcere il collo per seguire il vostro sguardo attraverso la telecamera. La prima modifica palesemente visibile è la giocabilità rinnovata, più semplice e immediata grazie a uno studio del sistema di controllo di Xbox 360, che permette con pochi tasti di effettuare operazioni di ogni tipo. Premendo un tasto è possibile eseguire praticamente ogni tipo di azione a seconda dell’oggetto, o della persona con la quale volete interagire: potete aprire una porta, afferrare alle spalle un avversario, aggrapparvi alle sue gambe e tirarlo dentro un buco nel ghiaccio e se nel caso fossero possibili più azioni, tener premuto più a lungo il tasto e selezionare la soluzione che preferite. Una soluzione analoga è stata scelta per la selezione delle armi, premendo il tasto RB potrete navigare immediatamente tra le armi a vostra disposizione e selezionare, se necessario, il tipo di attrezzatura accessoria per gli oggetti che ve lo consentono.
A parte il primo caricamento, gli altri sono decisamente rapidi e per fortuna potrete salvare la partita in qualsiasi momento tramite il menù di pausa: così da permettervi di caricare la partita dopo aver commesso un errore fatale.


Nulla di particolare ma nulla da recriminare

Mentre il motore grafico risulta essere lo stesso del precedente capitolo, lo studio dei personaggi del gioco mostra invece un lavoro molto dettagliato e curato: dalle animazioni dei movimenti del corpo alla realizzazione del viso dei personaggi, con le loro espressioni ed elementi decorativi come il sudore, la barba più o meno lunga, il diverso taglio di capelli e tutto quel che concerne in un corpo umano.
Il sonoro, o meglio, gli effetti sonori, sono ben dettagliati e, come d’uopo per un gioco stealth del genere, riescono a riprodurre al meglio tutti i suoni necessari alla creazione di una buona strategia: i passi di una guardia nelle vicinanze, di una in lontananza e così via.


Conclusione

Si parlava pocanzi anche di una modalità online su Xbox Live o via system link che propone la classica sfida tra Mercenari e Spie per la difesa o la conquista di dati segreti dislocati in alcuni computer: con questo l’obiettivo degli sviluppatori è stato quello di offrire analoghe possibilità di riuscita a entrambe le squadre permettendo di non incrociarsi nelle aree di “rinascita”, per evitare che un giocatore scorretto possa uccidervi prima ancora di entrare in azione.
In generale Splinter Cell: Double Agent è un gioco che si discosta parecchio dai precedenti capitoli della serie, ma che affascina in un modo unico e fino a oggi difficilmente eguagliato.

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