Tomb Raider (2013) – Tomb Raider

Icona pop e indiscussa eroina dei videogames degli anni ’90, Lara Croft è un simbolo di un’intera era videoludica. Dopo il suo periodo di massimo splendore, però, la sexy tombarola stava invecchiando abbastanza male, rischiando di cadere nella mediocrità nonostante gli apprezzati sforzi degli sviluppatori di modernizzare la serie. Che fare, allora? Semplice: terrorizzare tutti i fan con qualche anno in più sulle spalle, decidendo per il reboot. Come tutti loro, anche noi di Gamesource – fan della vecchia guardia – ci siamo trovati tanto spiazzati quanto incuriositi dalla decisione: sempre più convinti con il passare del tempo, più speranzosi ad ogni presentazione, ad ogni nuovo video, fino alla prova in prima persona della beta version di qualche mese fa, dove l’hype ha raggiunto il punto di non ritorno. Oggi, con finalmente il nuovo Tomb Raider sugli scaffali dei negozi, possiamo parlare di Lara senza tralasciare alcun dettaglio, con la stessa emozione di quando si rincontra, dopo anni, una vecchia fidanzata del liceo mai dimenticata.



Lara è bella come la ricordavamo… forse anche di più


Lezioni di archeologia: Yamatai

Per permettere meglio ai più scettici di digerire l’idea del Reboot, Square Enix e Crystal Dynamics hanno deciso di ambientare questa avventura nel passato, mettendo il giocatore nei panni di una giovanissima Lara Croft alla sua prima avventura. Un piccolo inciso: ogni personaggio appartenente alla spedizione archeologica di Lara meriterebbe l’oscar come miglior attore non protagonista, vista la carismatica caratterizzazione data ad ognuno: siamo pronti a scommettere che prima della fine dell’avventura amerete i vostri compagni di viaggio come li avrebbe amati Lara, gioendo e piangendo con loro nelle situazioni più disparate. A questo proposito, come già saprete dai numerosi trailer diffusi in rete negli scorsi mesi, l’avventura comincerà con una tragedia: dopo aver suggerito all’equipaggio di cambiare rotta nel tentativo di trovare il sito archeologico di suo interesse, Lara vedrà la nave inabissarsi a causa di una violenta tempesta, e tutti i personaggi si trasformeranno in naufraghi su di un’isola nei paraggi.

Scopo del gioco sarà, oltre a sopravvivere, scoprire il modo di fuggire dall’isola. Il compito sarà tutt’altro che semplice, dal momento che oltre alle forze soprannaturali che ad un certo punto della trama entreranno in gioco – restiamo volutamente sul vago, continuate pure a leggere – la bella Lara dovrà vedersela anche con gli ostili abitanti dell’isola, capitanati da un folle adepto dell’antica religione del luogo, che venera la regina Yamatai e celebra sacrifici umani per risvegliarne il potere.

Parallelamente alla trama principale – e a nostro parere ben più interessante – vi è la forzata maturazione di Lara, che gettata tra le fauci dell’avventura si vedrà costretta a prendere decisioni difficili pur di sopravvivere: dopo essere scampata a morte certa e aver trovato un riparo, infatti, la giovane archeologa dovrà procurarsi un’arma, sfamarsi e difendersi dalle numerose insidie presenti sull’isola del naufragio. Quando inizieranno a comparire i primi avversari umani, poi, la trasformazione dell’archeologa in avventuriera e tombarola conoscerà il battesimo del fuoco: Lara sarà costretta ad uccidere e, una volta sporcatasi le mani, capirà che l’unico modo per dare una speranza ai suoi amici sarà vendere cara la pelle. Certamente, le situazioni paurose e dalle tinte prettamente survivor come i primi minuti di gioco diverranno sempre meno frequenti con il passare dell’avventura, durante la quale la predominanza della componente action sarà indiscussa; se pensiamo però all’aggiunta emozionale che questo Tomb Raider presenta rispetto ai vecchi capitoli della serie dobbiamo davvero ammirare il lavoro svolto dagli sviluppatori: Lara è più viva che mai, e questa sua umanità ci ha sinceramente colpito al cuore.



Il lato psicologico di Lara e il suo rapporto con gli altri personaggi è molto curato


A survivor is born

In fase di reboot Crystal Dynamics ha chiaramente accolto la nuova tendenza del mercato degli action/adventure (qualcuno ha detto Uncharted?): brevi sezioni platform e di arrampicata costantemente intervallate da concitate sparatorie, il tutto impreziosito da eventi scriptati e quick time event sempre in grado di far saltare il giocatore sulla sedia e di dare all’intera esperienza di gioco un taglio hollywoodiano. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ribadiamo quanto ci era già parso di capire al momento del nostro primo hands on: in Tomb Raider non c’è un solo secondo di pausa. La componente survivor del gioco non consiste tanto nel procacciarsi il cibo e nel trovare un fuoco per riscaldarsi, quanto più nell’evitare infinite orribili situazioni di morte violenta che piombano sulla testa di Lara senza darle respiro: attorno a lei tutto esplode, crolla e si distrugge in ogni momento, mentre i nemici attaccano con armi sempre più letali e pericolose. In tutto questo, se ci permettete l’ardito paragone cinematografico, Lara assomiglia al Bruce Willis di Die Hard, che stoicamente continua a combattere nonostante le ferite, i tagli e le mille cadute sulle costole.

Ma non finisce qui, perché il gameplay di Tomb Raider è impreziosito da una serie di accorgimenti atti a renderlo sempre fresco e mai noioso, nonostante la formula di base sia il solito ridondante susseguirsi di sparatorie e arrampicate. L’arco trovato all’inizio del gioco, debitamente potenziato con il proseguo dell’avventura, diverrà un vero e proprio coltellino svizzero in grado di cavare Lara d’impiccio nelle situazioni più disparate: sarà possibile lanciare frecce incendiarie in grado di bruciare un nemico o incendiare dei bidoni di carburante o distruggere ostacoli; legando una corda alle frecce, invece, Lara potrà spostare degli oggetti semoventi (per risolvere semplici enigmi basati sulla fisica) o raggiungere zone troppo lontane per un semplice salto; utilizzando l’arco come arma, infine, sarà possibile distrarre i nemici lanciando frecce vicino a loro, oppure eliminarli silenziosamente per evitare i ben più pericolosi scontri a fuoco. Di particolare pregio una sezione di gioco all’interno di un’area boschiva abbastanza vasta, in cui siamo riusciti ad eliminare quasi tutti i nemici in modalità stealth. Unico neo di questa modalità: una volta scoperti non è possibile nascondersi e riprendere ad eliminare gli avversari silenziosamente, ma bisogna proseguire a pistole spianate. Ci è parsa comunque evidente la possibilità di sezioni stealth ben più lunghe e gratificanti di quelle di molti altri action/adventure, dove questi momenti sono veramente ridotti all’osso.



Le sezioni stealth, se ben gestite, possono essere gratificanti e abbastanza lunghe


A quanto appena detto bisogna poi aggiungere la componente esperienziale del gioco di ruolo. Ogni azione di Lara sarà infatti premiata da un corrispettivo in punti esperienza, da spendere ai campi base per acquisire nuove abilità: la scelta comprende l’affinamento dell’istinto di sopravvivenza – una modalità simile alla visione del detective di Batman: Arkham City – l’aumento della resistenza e l’utilizzo di nuove mosse in combattimento, ma tra le opzioni disponibili i giocatori più esigenti troveranno anche la possibilità di recuperare le frecce dai cadaveri uccisi, l’ottenimento di più xp dalla caccia degli animali e molto altro. Passano alle armi, anche qui c’è l’imbarazzo della scelta: utilizzando i componenti raccolti Lara potrà potenziare innanzitutto la piccozza che le servirà per arrampicarsi sulla nuda roccia; poi, con potenziamenti visibili sulle armi stesse, renderle più precise, potenti e letali: riduzione del rinculo, proiettili incendiari e modalità di fuoco alternative sono solamente alcune delle possibili modifiche che apporterete al vostro arsenale, in cui ogni arma sarà ugualmente utile in base alla situazione di combattimento in cui vi troverete.



Tutte le armi e l’attrezzatura sono modificabili per essere d’aiuto in tutta l’avventura


Un punto interrogativo sul reboot del gameplay sicuramente lo solleveranno i fan dei primi episodi: le lunghe fasi esplorative e i salti dalle piattaforme del primo Tomb Raider, le sezioni subacquee di Tomb Raider 2 con la sua indimenticabile Venezia, gli enigmi basati sulla fisica di Underworld e Legend sono completamente scomparse. Per dirla in breve, il concetto è che se inizialmente Uncharted aveva copiato Tomb Raider ora è avvenuto il contrario, con buona pace di chi non vedeva di buon occhio il reboot fin dal suo annuncio. Se amate alla follia i vecchi episodi della serie, quindi, preparatevi a un bel cambio di rotta, dal momento che Crystal Dynamics ha deciso per il taglio netto piuttosto che per la mediazione: il nuovo Tomb Raider in quanto a gameplay sa certamente il fatto suo, ma se da una parte le sparatorie andavano per forza svecchiate e rese meno ridicole, sotto l’aspetto esplorativo si poteva essere meno estremisti. Comunque sia, rispetto al già citato Uncharted, l’ampia scelta di armi e le numerose possibilità date dall’arco di Lara si sono rivelate una scelta più che azzeccata per mitigare la sensazionalità dei continui script e del mondo che letteralmente crolla attorno al giocatore.

Il lifting che ci voleva

Dal lato tecnico Tomb Raider stupisce sotto molti aspetti: innanzitutto l’incredibile naturalezza dei movimenti di Lara, lontani anni luce dalla perfezione circense dei precedenti episodi e finalmente in grado di trasmettere al giocatore la difficoltà di un salto o il dolore di una caduta. Nonostante non siano sempre stati perfetti, passano l’esame anche i modelli poligonali di personaggi e nemici, Lara in testa – con i vestiti a brandelli e il corpo che si riempie di tagli, sangue o fango in base alla situazione ambientale. Potremmo avere qualcosa da ridire sui comprimari – la gamba ferita di Roth è tutto fuorché un elemento in alta definizione – e sui capelli lunghi raccolti in una coda invece che con la storica treccia, sempre difficili da realizzare in un videogioco. Evitiamo però il commento critico, consapevoli che il cono di bottiglia in questo senso è dato dall’hardware delle console su cui abbiamo provato il gioco, mentre su PC la bruna chioma della protagonista è di tutt’altra fattura grazie alla tecnologia TressFX Hair di AMD.



Le ambientazioni e il level design sono davvero curati e ispirati


Per quanto riguarda gli scenari e gli ambienti di gioco in generale, vi anticipiamo come questi si facciano apprezzare sulla distanza: se infatti all’inizio dell’avventura Lara si troverà nella solita giungla, basteranno un paio d’ore di gioco per capire quanto varie e particolareggiate sono le ambientazioni. La giusta alternanza tra angusti spazi chiusi e ampie vedute (interamente esplorabili e ricche di nemici) tengono incollati allo schermo. L’ispirato level design, in egual misura, alterna sezioni di arrampicata verticale a momenti che strizzano l’occhio alla Lara Croft più vecchio stile, con salti misurati al centimetro tra una piattaforma e l’altra. Anche in questo caso non ci troviamo di fronte all’eccellenza assoluta in quanto a comparto tecnico, ma la velocità dell’azione e i numerosi effetti particellari presenti sullo schermo per la maggior parte dell’avventura faranno chiudere un occhio su qualche piccola magagna qua e là, che per quanto ci riguarda si è limitata a qualche sporadico caso di compenetrazione tra i personaggi e gli oggetti dello scenario.

Giusto due righe anche sul comparto sonoro: senza riprendere il tema portante della vecchia sere – i più nostalgici saranno dispiaciuti – la nuova colonna sonora è un buon accompagnamento all’avventura. Non si tratta di musiche che rimarranno nella memoria, ma le rimbombanti sezioni ritmiche durante le fasi di combattimento contribuiranno certamente a coinvolgere i giocatori  nell’azione.

Bentornata, signorina Croft

Tomb Raider ci è piaciuto e crediamo che leggendo questa lunga recensione sia trapelata tutta la nostra emozione nel ritrovare Lara più in forma che mai. Nonostante questo siamo tenuti a segnalare anche alcuni difetti presenti nel titolo, se si può definire “difetto” il cambio di rotta rispetto al passato (ma dopotutto è a questo che servono i reboot): dal lato giocabilità pura abbiamo notato una curva di difficoltà leggermente troppo ripida dei quick time event (i giocatori meno esperti dovranno ripetere più volte alcune scene scriptate) e la mancanza delle sezioni subacquee che tanto ci hanno divertito in passato. Gli enigmi in generale, come già detto, sono stati semplificati in favore di una componente action che in questo reboot ha predominanza assoluta: scordatevi le lunghe sessioni di salto da una piattaforma all’altra, dove bisognava misurare le distanze per non precipitare nel vuoto. Ora Lara corre e spara come il miglior Nathan Drake, anche se dalla sua ha uno spessore psicologico più interessante dello spavaldo pseudo Indiana Jones di Naughty Dog.
Fatte queste ultime precisazioni, il nostro giudizio: tutta la redazione di Gamesource sa che chi vi scrive non ammetterà mai il superamento della serie di Uncharted, almeno in questa generazione di giochi. Se però Naughty Dog – ispirandosi deliberatamente a Tomb Raider per la creazione del suo personaggio – ha ridefinito il genere, e ha in parte deluso le aspettative dei fan con un terzo capitolo così vario da risultare una sequenza di sessioni distaccate tra loro, così non ha certamente fatto Crystal Dynamics. Destino vuole che, a causa dello sviluppo di The Last of Us, proprio quest’anno Nathan Drake si prenderà una pausa: attento Nate, perché la signorina Croft, quella che ti ha insegnato il mestiere, è tornata a riprendersi il suo posto sul trono, ed è tornata con il botto. Che possediate PC, xbox 360 o Playstation 3, se amate gli action adventure e siete disposti ad incontrare una Lara Croft decisamente diversa da quella che conoscevate, siete avvisati: Tomb Raider diverrà presto uno dei vostri titoli preferiti di questa generazione.

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