Ultimate Marvel vs. Capcom 3 – Recensione Ultimate Marvel vs. Capcom 3

L’universo sembra proprio essere, ancora volta, in pericolo. Galactus è tornato a infastidirci dopo che la sua disfatta sembrava definitivamente confermata su Playstation 3 e Xbox 360. Lo stile, qualcuno direbbe, è un riflesso del carattere, e quello del brutto ceffo Marvel non parrebbe di certo uno dei più convenienti. Quando, nel Novembre 2011, Capcom rilasciò il titolo (sostanziale aggiornamento del precedente Marvel vs Capcom 3: Fate of Two Worlds), i videogiocatori di tutto il mondo ricevettero una dimostrazione quasi incredibile di quale esagerazione videoludica fosse capace Capcom. Trascorsi i mesi e i vari passaggi di console, è una piacevole sorpresa constatare che le recensioni di allora potrebbero essere prese e riversate di peso su questa versione portatile suonando più che vere. 
 

 
 

Questo fatto, in realtà, non ha più nulla di misterioso. Ed è proprio per questo motivo che questa recensione non intende affatto raccontarvi le somiglianze ormai assodate con la versione casalinga, quanto piuttosto indugiare sulle differenze che le allontanano. Per coloro che si siano persi il felice esordio della rissa più fragorosa di sempre, quindi, il rimando obbligatorio è a qualunque recensione, articolo o video reperibile un po’ ovunque nella rete.
 

 
 

Playstation Vita è una console intrinsecamente modaiola, lo sappiamo, e nasce per essere social: sarà necessario allora analizzare brevemente, ma prima di tutto, cosa ha da offrire UMvsC3 in tal senso. Beh, social è una parola forse esagerata, visto che, tra contendenti sconosciuti, ci dovremo impegnar non poco a menar le mani senza troppa generosità di spirito. Come impone la tradizione conservatrice di Capcom, le modalità online sono le stesse e le aggiunte alquanto marginali. Le prime funzionano esattamente allo stesso modo di quanto già visto su altre piattaforme, permettendo così la possibilità del più che benvenuto cross-play tra PS3 e Vita. 
 

 
 

 

Le due novità, la possibilità di partecipare da spettatore a un match online e quella di salvare indiscriminatamente i replay di gioco (sia nostri, sia altrui), ci permetteranno di aggiungere al pacchetto l’illusione di una sorta di studio in corso. Perché si sa, o quantomeno Capcom lo deve sapere per noi, che per conoscere le tecniche dell’avversario e carpirne le debolezze la raccolta di materiale visivo sul campo di gioco è quanto mai remunerativa. Uhm. Per il resto, il gioco online scorre senza intoppi, fatta eccezione per la straordinaria difficoltà di avere la meglio su giocatori già da tempo intenti a esprimere con tutta la loro abilità la naturale, umana e inevitabile lotta per l’esistenza. 

 

Ma ciò che turba maggiormente tra le novità proposte dal picchiaduro Capcom è la modalità touch, metodo di controllo a dir poco scellerato utilizzabile sia offline che online. Il misfatto è tale che, per una corretta disamina dei fatti, le questioni da tirare in ballo sarebbero sinceramente troppe. Su tutte, la pretesa di imporre al prodotto una modalità che sfrutti il touch è ridicola, inutile, priva di ogni buonsenso: insistere ovunque sullo schermo con le proprie dita produce delle lunghe concatenazioni di colpi che rendono i conflitti tra i team selezionati inutili e poco divertenti. La facilità con cui si arriva a finire il gioco utilizzando questa modalità dalla codardigia inammissibile (opportunamente filtrabile nell’online) è inquietante e sconsigliabile a chiunque. 
 

 
 

Ma ogni elemento negativo o superfluo aggiunto in questa versione non può scalfire l’ossatura di un gioco che continua comunque a reggersi dignitoso sulle proprie fondamenta, non eccessivamente tecnico, spettacolare ed eccezionalmente curato sotto il profilo tecnico-artistico. Non solo un’ulteriore prova delle potenzialità grafiche presenti e future di Playstation Vita, ma anche un collaudo più che riuscito del suo D-pad. Perché dobbiamo riconoscere che, se l’ampia diffusione di picchiaduro avvenuta su PSP si è vista ancorata a un controllo digitale imperfetto e scomodo, persino nella sua ultima revisione con il modello 3000, Vita si erge incolume di fronte a un simile pericolo regalandoci una risposta pressoché perfetta. Constatare come non ci sia alcuna influenza esercitata dall’escursione del D-pad sulla esecuzione delle nostre azioni, e il fatto che laddove alcun limite contiene la riuscita delle stesse se non la propria coordinazione manuale, rende questa versione portatile del picchiaduro Capcom smaccatamente irresistibile.  
 

 
 
 


In breve

 

L’iniziativa di Capcom di dotare il suo picchiaduro più spensierato di funzioni profondamente inefficaci non intacca un gioco in grado di celebrare un vero elogio allo spasso e all’esagerazione. Inoltre, l’ausilio di un pad digitale dalla precisione inedita su un handheld inaugura una nuova e promettente fase per le ostilità videoludiche outdoor. Si aggiungano all’insieme una realizzazione tecnica praticamente indistinguibile da quella già apprezzata tempo addietro, il cross-play e la nota accessibilità del titolo che ben si sposa con una fruizione portatile, e avremo uno dei tanti motivi per cui desiderare una Ps Vita. 

 
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