Vanquish – Recensione Vanquish

Partiamo subito con una premessa: recensire Vanquish, l’ultima fatica di Shinji Mikami, non è cosa semplice. Non è semplice perché Vanquish vive di assoluti. Prendere o lasciare. Sarebbe quindi troppo facile lasciarsi trasportare dall’emotività del momento, reduci da una battaglia contro robot giganti, ancora troppo divertiti o troppo annoiati per dare un vero parere oggettivo. Per parlare con cognizione di causa di questo anomalo TPS bisogna prendere un lungo respiro, resettare ogni idea preconcetta e proseguire.

Vanquish è, dicevamo, l’ultima fatica di Shinji Mikami, game designer divenuto famoso per aver contribuito ai natali di Ace Attorney e, soprattutto, a quelli del cacciatore di demoni Dante e alla longeva saga di Resident Evil. Partito come un progetto sconosciuto, il titolo è ben presto passato di bocca in bocca, sino a diventare uno dei più attesi di quest’ultima metà del 2010. L’idea di base di Mikami partiva da un concetto tanto semplice quanto innovativo: prendere il gameplay compatto di un gioco come Gears Of War e fonderlo con la frenesia e l’esagerazione di Devil May Cry. La fama dei Platinum Games non ha fatto altro che amplificare l’attesa, lasciando i giocatori a chiedersi quanto di buono poteva venirne fuori. Preannunciamo subito che la sfida è stata vinta quasi interamente.
 

I Russi attaccano, Sam Gideon risponde!

In un futuro prossimo e iper-tecnologico, la scienza non è riuscita a risolvere il problema demografico. La Terra risulta sovrappopolata e grandi nazioni come la Russia si trovano sull’orlo del declino. Per sovvertire l’ordine delle cose, la grande nazione sovietica parte per un folle piano di conquista del globo. Equipaggia un’imponente stazione spaziale con un arma di distruzione di massa, puntando un raggio laser contro la città di San Francisco per trasformarla in un calderone bollente e devastato. Colpiti nel profondo, gli States devono reagire.
La DARPA (l’agenzia di ricerca per la difesa) decide di mandare in campo Sam Gideon, un agente addestrato per indossare un modello ultra-avanzato di esoscheletro, una tuta armata di tutto punto per la battaglia. Spedito insieme ad un nutrito gruppo di Marines, Sam dovrà porre fine alla minaccia russa con le cattive maniere in un escalation narrativa devota ai film catastrofici e spionistici di serie B.
 

Il plot alla base del gioco risulta, infatti, insipido e quasi per nulla stimolante. Cadono in questa trappola anche i personaggi, protagonista compreso, sin da subito etichettabili come semplici stereotipi e nulla più. Sam è il classico eroe giapponese spaccone ma dal buon cuore, mentre il capitano Burns è il solito Marine sgarbato reduce da mille campi di battaglia. Nulla da temere però, perché la componente narrativa di Vanquish svolge il ruolo di mero pretesto per l’azione. Non si va avanti per sapere come finisce, ma perché ritrovarsi ad affrontare frotte di nemici da abbattere risulta divertente ed appagante.

It’s Vanquish, baby!

Passato un veloce tutorial iniziale e qualche video, ci ritroveremo subito nel cuore della battaglia. Come in un normale TPS, così come GOW ha insegnato da tempo, potremo gettarci a capofitto nella mischia, a nostro rischio e pericolo, oppure ripararci, grazie ad una semplice pressione di un tasto, dietro le immancabili coperture. Il resto dei comandi rispecchia quanto ci si può aspettare da uno sparatutto: si sceglie l’arma, si prende la mira e si spara. Fino a qui tutto chiaro, come siamo stati abituati a vedere sin quasi alla nausea. Ma per nostra fortuna Vanquish non si limita a questo.
La prima grande novità è rappresentata dal sistema di spinta turbo. Il nostra Sam potrà scivolare sul terreno grazie a dei razzi posti sulle gambe dell’armatura. In questo modo ci sposteremo a velocità sonica, sfuggendo facilmente ai colpi nemici. C’è una contro-indicazione però: la spinta dei razzi esaurirà in fretta la carica dell’armatura. Dovremo dunque attendere la ricarica dell’apposita barra per poter nuovamente pattinare sul terreno. Quando il turbo è attivo, utilizzare un’arma da fuoco darà il via al rallentamento del tempo in stile Bullet Time, permettendoci di moltiplicare la nostra razione di fuoco.
 

La seconda gradita sorpresa sono le combo corpo a corpo, spettacolari e differenti a seconda dell’arma equipaggiata in quel momento. Per quanto potenti però, le mosse a mani nude esauriranno subito tutta l’energia della tuta, costringendoci ad utilizzarle solo quando saremo veramente sicuri di abbattere l’avversario. Unire la pattinata turbo ad un attacco a mani nude darà luogo ad una mossa devastante di grande impatto visivo.
Sono questi elementi, legati insieme in modi differenti, a dare l’idea di non trovarsi di fronte al solito TPS. Vanquish è frenetico e velocissimo, al limite dell’estremo. Il protagonista si muove a velocità folle e mette fine ai nemici con combo degne del più stylish degli action (senza disdegnare quick-time events esagerati); nemici che spesso e volentieri affolleranno lo schermo variando dal piccolo droide da battaglia al robot gigantesco e distruttore. Però non è tutto oro quel che luccica, e infatti l’opera di Mikami non è esente da difetti.
Il gioco prosegue troppo simile a sé stesso per tutti i cinque Atti, il che potrebbe scontentare qualche giocatore. La ripetitività comunque inciderà ben poco, dato che per portare a termine l’avventura basteranno, sì e no, 8 ore scarse. La mancanza di una modalità multiplayer e di vere modalità aggiuntive (a parte la sfida contro vagonate di avversari), rendono quindi Vanquish appetibile solo a chi ama mettere in gioco sé stesso, portando a termine l’avventura con una difficoltà sempre maggiore, un po’ come accadeva nei vecchi arcade da sala giochi. Infatti, alla fine di ogni quadro apparirà il classico tabellone con i voti, che ci darà un punteggio totale in base ai nemici uccisi, al tempo percorso e così via.
 

Inoltre, le poche combo disponibili ed il precario utilizzo del combattimento corpo a corpo rendono il titolo più simile agli sparatutto in terza persona classici, che non agli action in stile DMC. Quindi, come dicevamo in apertura, la fusione tra i due generi risulta ampiamente riuscita, ma con qualche riserva. Leggermente più critico, invece, il discorso sull’IA, tanto avversaria quanto alleata. I compagni d’avventura si riveleranno ben presto inutili, tanto che dovremo accollarci sempre noi l’abbattimento degli avversari. Questi ultimi, in molte situazioni, si comporteranno in maniera troppo prevedibile, scegliendo spesso percorsi irrazionali e poco pratici. In questo frangente si poteva fare un po’ meglio, ma data la natura assolutamente non statica del titolo, il problema non incide più di tanto sull’esperienza complessiva.

Grigio metallo

Tecnicamente parlando Vanquish risulta pregevole. Il potente motore grafico, nonostante debba sostenere mappe piccole e generalmente poco arredate, riesce a restituire una resa visiva davvero ragguardevole, senza alcun calo di frame-rate e con una fluidità davvero impressionante, specialmente se contiamo il grande numero di nemici ed alleati su schermo. Pur senza far gridare al miracolo, la buona qualità grafica di Vanquish si evince da ogni fotogramma. La gestione della fisica è lasciata all’ottimo motore Havok, che come sempre svolge egregiamente il suo lavoro.
Dal punto di vista stilistico, Mikami ha optato, così come Kamiya con Bayonetta, per l’esagerazione: i vari quick-time events, ad esempio, sfidano le leggi della fisica. Il design invece rimane contenuto, tanto che nelle armature e nei nemici c’è molto di Halo e qualcosa di Gears Of War. Ma i rimandi videoludici non finiscono qui: la schermata dei dialoghi via etere con i compagni ricorda molto da vicino il sistema Codec di Metal Gear Solid. Un caso o una vera e propria strizzatina d’occhio?
 

Anche il comparto sonoro rispecchia la bontà di quello grafico. I vari temi musicali risultano riusciti e trascinanti, capaci di caricare il giocatore durante tutti gli scontri grazie alla loro natura elettronica. Un po’ sottotono il doppiaggio italiano che, nonostante appaia nella media delle produzioni nostrane, non riesce a competere con quello inglese o l’originale giapponese. Per nostra fortuna, dal menù delle opzioni, sarà possibile scegliere la lingua del doppiaggio e dei sottotitoli.


Tirando le somme

Dopo l’uscita di Gears Of War il mercato degli sparatutto in terza persona ha dovuto adeguarsi, sfornando copie più o meno riuscite del titolo Epic. I ragazzi di Platinum sono partiti da quella base per portare sugli scaffali un prodotto nuovo e frizzante. Vanquish è una ventata d’aria fresca, capace di iniettare nel genere una dose abbondante di velocità e frenesia. Una trama ridotta all’osso e un approccio all’azione molto arcade fanno di Vanquish un prodotto originale ma con radici ben salde, che punta con disinvoltura ad una ristretta fascia d’utenza. Un prodotto che, per sua stessa natura, rifugge ogni compromesso. L’ultima fatica di Mikami si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo.
L’acquisto è vivamente consigliato a tutti gli amanti dell’azione più pura e frenetica e a chi adora mettere in gioco se stesso, provando e riprovando uno stesso quadro per raggiungere un punteggio sempre migliore. Se invece pensate che un gioco debba offrire ore e ore d’intrattenimento rimarrete delusi. Colpevole anche l’assenza di una modalità online, Vanquish si porterà via poche ore del vostro tempo. Ma lo farà con stile.

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